
È una notte pigra e un po' annoiata per tre adolescenti bianchi che percorrono le strade di Washington su una Gran Torino. Dentro, l'aria è inebriante di fumo, alcol, musica alla radio. Fuori, ogni curva è una promessa, una porta spalancata su un mondo di possibilità. Come la vita davanti a loro: tutto può essere, tutto deve ancora succedere. Heathrow Heights è a pochi chilometri dal loro quartiere, ma non ci sono mai stati. Là, non conoscono nessuno. Là, vivono solo i neri. Il posto giusto per andare a fare un po' di casino, per dimostrare che non hai paura di niente: cosa fondamentale, quando hai sedici anni. E anche se hai una fifa nera, te la tieni e stai zitto, per non fare la figura dello sfigato. Anche quando sai benissimo che, se sei fuori dal tuo territorio e non conosci le vie di fuga, rischi grosso. E infatti, quando il gruppo provoca tre coetanei di colore e poi finisce in una strada senza uscita, scatta la rissa. Parte un proiettile, uno dei bianchi muore, un altro resta sfigurato. Ma a cambiare è la vita di tutti. A più di trent'anni di distanza, i destini dei protagonisti torneranno a intrecciarsi. Perché uno dei sopravvissuti, che vuole chiudere i conti con quella notte, sceglierà la via della riconciliazione. E perché un altro, che ritiene invece di aver pagato troppo, deciderà di farsi giustizia. Con qualunque mezzo possibile.
Ad Anacostia, il quartiere più malfamato di Washington D.C., Derek Strange e la sua agenzia investigativa sono l'unica risorsa per chi si sforza di credere ancora nel valore della verità. Quando un noto spacciatore della zona, Granville Oliver, viene incarcerato con l'accusa di omicidio e rischia di finire sulla sedia elettrica, Strange accetta di scandagliare la rete intricata di ricatti e omertà che sta dietro al delitto. Ma nessuno sembra disposto a collaborare con lui e con il suo partner Terry Quinn, tranne una giovane donna, ex fidanzata del vice di Oliver, l'unica che accetta di parlare a rischio della vita.
1968. Il reverendo Martin Luther King è stato brutalmente assassinato, e nelle città è scoppiata la rivoluzione. L'odio covato tanto a lungo incendia gli animi e le strade. In una Washington dilaniata dalla discriminazione razziale e da un'incontrollabile violenza, un ragazzo di colore, Derek Strange, ha appena realizzato il suo più grande sogno: è diventato un agente di polizia. È onesto, imparziale e crede fermamente che attraverso la legge le cose possano cambiare. Suo fratello Dennis non è della stessa pasta, la sua è la legge della strada, quella per cui ogni giorno è una scommessa e si racimolano i soldi spacciando droga, con piccoli furti e qualche rapina. Quando Dennis viene trovato con la gola squarciata in fondo a un vicolo, Derek si mette sulle tracce degli assassini, ma ben presto si accorge che la morte di un ragazzo nero non è poi così importante e che forse la legge a Washington non è uguale per tutti. Derek è di fronte a un bivio, ma il desiderio di vendetta prevarrà sul rispetto della legge, e il fuoco della rivolta sconvolgerà anche la sua vita.
Lorenzo Brown ama il suo lavoro. Dopo otto anni di prigione, ha chiuso con il giro e ora perlustra le strade di Washington D.C. per conto della Lega protezione animali, in cerca di cani maltrattati, denutriti e il più delle volte addestrati per uccidere. Salvare quelle povere bestie che nella vita, come lui, non hanno conosciuto altro che violenza aiuta Lorenzo a salvare se stesso, e a non cedere nuovamente al richiamo della droga e del crimine. Anche Rachel Lopez ama il suo lavoro. Come agente di sorveglianza, di giorno percorre quelle stesse strade in cerca di anime altrettanto maltrattate e addestrate per uccidere, ex detenuti in libertà vigilata, uomini come Lorenzo, che lei aiuta a restare a galla. Anche Rachel, però, ha un fardello segreto: una doppia vita fatta di alcol e di sesso, incontri notturni senza promesse né legami, solo per scacciare la solitudine e il senso d'impotenza che la perseguitano. Ma quelle notti iniziano a lasciare il segno, Lorenzo lo sa riconoscere. Per giunta, nelle strade che ha da poco abbandonato sta per scatenarsi una guerra territoriale, che ingoierà chiunque si trovi nei pressi. Lorenzo ha bisogno di Rachel per non essere riassorbito nel gorgo, ma lei non c'è. E quando viene fatalmente ferita, le ultime resistenze crollano e il bisogno di vendicarla diventa impossibile da ignorare.
Il corpo di Asa Johnson è nascosto tra i cespugli di un giardino pubblico. Già a un primo sguardo la causa della morte risulta essere un unico colpo di pistola alla testa, per il resto il suo corpo sembra non aver subito violenza. Questo è il macabro spettacolo che Dan Holiday, ex agente della polizia di Washington, si trova di fronte durante una passeggiata nel cuore della notte, fatta solo per schiarirsi le idee. Non può che essere una nuova vittima dell'assassino che vent'anni prima chiamavano "il giardiniere notturno". Il suo modo di procedere era lo stesso: vittima minorenne, di colore, che veniva sodomizzata, freddata con un colpo di pistola e poi completamente ripulita, come per purificarla dalla violenza subita. C'era anche quel particolare inconfondibile: i ragazzi avevano tutti nomi palindromi. Holiday aveva lavorato al caso con T.C. Cook, la leggenda del dipartimento. Ora le loro vite sono completamente diverse. Dan ha lasciato la polizia e fa l'autista per ricchi uomini d'affari. Cook è in pensione da qualche anno, ma il fatto di non essere riuscito a mettere le mani su quello spietato serial killer ancora lo tortura. Dopo il ritrovamento del ragazzo i due si rimettono in contatto con Gus Ramone, il terzo uomo che si era occupato dell'indagine, che è ancora in polizia, e ricominciano da dove avevano lasciato. La loro è una corsa contro il tempo...
Di notte, nei bassifondi di Washington può succedere di tutto. Persino che un poliziotto in borghese venga scambiato per un delinquente e che muoia freddato da un collega in circostanze tutte da chiarire. La polizia ha fretta di coprire l'incidente, ma il sospetto che Chris Wilson sia morto "per colpa" del colore della sua pelle fa sì che sua madre, Leona Wilson non trovi pace. Non le interessano i soldi del risarcimento, non basta che l'agente che ha sparato, Terry Quinn, abbia cercato di restituire il distintivo. Leona vuole la verità. E per trovarla si rivolge a Derek Strange, investigatore privato. Quella che, a poco a poco, viene alla luce è una rete di interessi, ricatti e menzogne più fitta e più nera anche dei pregiudizi.
In quartiere di Washington, Derek Strange, ex poliziotto, ha la sua agenzia investigativa. Tutti i mercoledì sera, Strange allena una squadra di football. È una strana squadra, composta da ragazzini che lui cerca disperatamente di sottrarre alla strada. Tra loro, anche Joe Wilder, dieci anni, niente padre e una madre che ha troppi guai per occuparsi di lui. Ma Joe non riuscirà a diventare grande. La morte, una morte ingiusta e violenta, lo aspetta davanti a un chiosco dei gelati. Strange non si dà pace. Non è un omicidio qualsiasi, qualcuno ha ucciso uno dei 'suoi' ragazzini. Qualcuno deve pagare...
Ogni relazione ha le sue ombre. Anche il matrimonio perfetto. Quando leggerai questo romanzo, farai molte supposizioni. Supporrai che sia la storia di una ex moglie gelosa, ossessionata dalla donna che l'ha rimpiazzata nel cuore del suo ex marito. Oppure penserai che sia quella della ragazza che sta per sposare l'uomo dei suoi sogni, ancora piena di tutte le speranze di una giovane sposa. O ancora ti chiederai se non sia, in fondo, la storia di un triangolo in cui è difficile capire di chi fidarsi. Ti dirai che è una storia d'amore e odio, di seduzione e paura, di tradimento e giochi di potere. Supporrai di aver capito tutto di Vanessa ed Emma e dell'uomo che amano, le motivazioni dietro le loro azioni, l'anatomia delle relazioni che legano l'uno alle altre. Supporrai di sapere chi sono e che cosa muove, davvero, i loro cuori. Ma ti sbaglierai. Perché questo romanzo è proprio come la realtà. E nella realtà non c'è niente di vero. Nessuna relazione è senza ombra. Nessun amore è senza segreti. Ci sono solo gli sprazzi di verità dietro le bugie. O le piccole bugie che, insieme, fanno una verità. E la verità è l'unico modo per voltare pagina.
Alle quattro e mezza, in un quartiere qualsiasi di una qualsiasi città della Francia, i bambini escono dalle elementari. È "l'ora delle mamme" che, in un brusio di gioia squarciato da grida infantili, si chinano, immense, apprensive verso i loro bambini. All'interno della schiera di bambini che si disfa, la piccola Éva è la sola a rallentare il passo. Come ogni sera, dubita di poter distinguere la madre nella massa in attesa, poiché sa che solo quando tutte le mamme si saranno disperse, svanite ai quattro angoli della strada, soltanto allora Thérèse, sua madrea, apparirà... la sigaretta sulla punta delle dita, il sorriso come a elemosinare un po' d'indulgenza.
Oppressa da una frenetica gestione del tempo, la nostra epoca ha un grande bisogno di pazienza, virtù protagonista in questo libro di Paolo Pejrone, senza alcun dubbio nostro "giardiniere" per eccellenza, principale responsabile della nuova attenzione culturale che circonda piante e giardini. Il lavoro del giardiniere richiede un senso diverso del tempo e del vivere: "in giardino non c'è fretta", come recita uno dei capitoli del libro. Il tempo della natura non può essere forzato e costretto. E, in questo modo, l'astuzia della ragione ci conduce a una sorta di "piccola ecologia del bello": il bello diventa un mezzo per raggiungere il buono. Il curare i fiori, il crescere con delicatezza e attenzione piante e alberi si rivela, nella sua necessaria lentezza, un modo per cambiare il nostro atteggiamento verso il tempo. "La pazienza del giardiniere" vuole chiarire e ribadire la concezione, imperniata sulla semplicità, che Pejrone ha del giardino, aborrendo e esecrando ogni sofisticazione, sia concreta che metaforica. Il libro evidenzia poi il rapporto che la società civile deve avere con il verde pubblico, denunciando il dilettantismo e l'arroganza con i quali spesso si agisce nel costruire e curare giardini e altri spazi comuni.
Una storia d'amore, di vita e di morte, incentrata sulla vicenda del maratoneta portoghese Francisco Lázaro, che morì a causa di un'insolazione dopo aver corso trenta chilometri alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912.
Un romanzo aspro e allo stesso tempo commovente che coinvolge il lettore nell'alternarsi di esistenze ricche di luci e ombre, di silenzi e risa, di timori e speranze.
«José Luís Peixoto è una delle più sorprendenti rivelazioni della letteratura portoghese contemporanea».
José Saramago
In questa cronaca familiare portoghese si alternano e sovrappongono le voci di un padre e di un figlio. Il primo, morto dopo una lunga malattia, ripercorre la propria esistenza, fatta di molte illusioni e molti fallimenti, e osserva, senza intervenire, il presente da cui ormai è escluso; il secondo rivive il passato e immagina il futuro mentre, ai Giochi olimpici di Stoccolma del 1912, partecipa alla maratona. Non avrà la gioia di conoscere il bambino che sua moglie sta per mettere al mondo: è destinato infatti a morire durante la corsa, stroncato da un'insolazione. Le parole di entrambi si mescolano nel ripercorrere un quadro atemporale e trascendente in cui l'esistenza si rivela mistero e solitudine. Al centro degli avvenimenti, la bottega di falegname di Francisco Lázaro che, tramandata di padre in figlio, nasconde una stanza tenuta sempre chiusa: è stipata di vecchi e malandati pianoforti, muti testimoni delle alterne vicissitudini della vita.
Frammentario e solo apparentemente sconnesso, perché modellato sulla tortuosità del filo dei ricordi, lo stile virtuoso e musicale di Peixoto conduce il lettore nell'intimità più pudica e miserabile dei suoi personaggi, dove la tenerezza si scontra con la crudeltà, e la morte, nonostante tutto, concede spazio alla vita. Quella stanza chiusa, il cimitero dei pianoforti, è la metafora dell'esistenza, è quella zona d'ombra e di conforto in cui si recuperano gli stimoli necessari per andare avanti.
"Scrivere un romanzo vuol dire portare dentro di sé un segreto enorme. Provare a disfarsene parlandone non serve a niente. Il mondo diventa conoscibile solo dopo la scrittura. L'unico modo per liberarci del peso del segreto è scriverlo. Fino ad allora, è impossibile da condividere. Tutto ciò che non è il romanzo è incapace di comunicarlo. Mentre lavoravo a "Libro" dubitavo di me stesso, temevo che i personaggi non uscissero fuori, o la mia pelle assumesse la ruvidezza delle pietre del villaggio che riempiva i miei pensieri. Spesso, a metà di una conversazione, iniziavo a parlare con la voce di Galopim, di Cosme d'Ilídio mentre attende il ritorno della madre. A quell'epoca mi portavo addosso anni che non avevo mai vissuto ma che, durante la stesura del romanzo, respiravo in maniera assoluta, totale. Sono nato l'anno della Rivoluzione dei garofani, nel settembre 1974, ma le domeniche, durante gli interminabili pranzi di famiglia, i miei genitori e le mie sorelle ripetevano le storie di prima che io nascessi quando, durante la dittatura, erano emigrati in Francia. Esattamente come centinaia di migliaia di altri portoghesi. Un milione e mezzo di persone sono emigrate in Francia tra il 1960 e il 1974: circa il 15% di tutta la popolazione del paese. Questa era la dimensione del segreto che mi portavo addosso mentre scrivevo "Libro". I miei genitori sono tornati in patria pochi anni prima della mia nascita, stabilendosi nel piccolo borgo nell'entroterra di Alentejo..."