
La comunione con l'universo misterioso della pagina scritta è sempre carica di ricordi. E Proust, maestro della rievocazione, fa di questa esperienza un racconto perfetto, in cui la felicità infantile della lettura e la benedizione adulta della memoria, custodita tra le pagine di un libro letto in anni lontani, si rivelano nella loro maestosa dolcezza. Ma leggere è anche indissolubile compagno dello scrivere, per il quale costituisce un'essenziale palestra di umiltà e libertà: così, un giorno, all'attenzione silenziosa del lettore corrisponderà la purezza profonda dello scrittore.
L'opera, che può identificarsi come un lungo viaggio per comprendere il significato dell'arte,, del tempo e dell'essenza umana, è divisa in tre sezioni. Il protagonista, identificabile con Proust, racconta la propria infanzia trascorsa nella città di Combray, la sua travolgente passione per la raffinata e opportunista Odette de Crècy e un viaggio a occhi aperti in varie località evocate anche solo dal nome. Infatti, un oggetto un luogo o anche solo il profumo di the e madeleine diventano un appiglio per ritrovare sensazioni perdute, per fondere i confini del tempo e della memoria in questa delicata e sapiente analisi psicologica.
Nel 1896 Marcel Proust pubblica I piaceri e i giorni, una raccolta di prose sparse. Liquidata all'epoca come l'opera dilettantesca di un giovane frivolo, lascia in realtà intravedere un primo groviglio di temi e immagini che ritroveremo nel capolavoro dello scrittore francese, Alla ricerca del tempo perduto. Soprattutto, ci sono gli snob, con le loro abitudini assurde e mortificanti: una manciata di racconti, ritratti e osservazioni satiriche per descrivere l'incomprensibile rituale della mondanità e i suoi protagonisti.
Il volume raccoglie le due ultime parti del libro: Albertine scomparsa e Il Tempo ritrovato. Albertine scomparsa completa il cosiddetto "romanzo" di Albertine, formando un dittico con la precedente sezione La prigioniera. Il Tempo ritrovato costituisce il maestoso epilogo dell'intera opera, momento culminante per le vicende dei personaggi e per il destino del protagonista, che solo all'ultimo, nella vocazione letteraria, rintraccia, come una folgorazione, il senso della sua vita.
Alla fine del diciassettesimo secolo due giovani francesi, René Sel e Charles Duquet, fuggono da una vita di stenti e sbarcano in Canada, allora chiamato Nuova Francia. Dopo avere firmato un contratto con un signore feudale, che li costringe a lavorare tre anni per lui prima di concedere loro un pezzo di terra, i due intraprendono la dura vita dei "pelle di corteccia", come venivano chiamati allora i taglialegna. René è costretto a sposare una donna indiana, e da quel giorno i loro discendenti vivranno intrappolati fra due culture, senza mai riuscire a elevarsi dalla condizione svantaggiata dei mezzosangue. Duquet invece riesce a scappare e diventa un cacciatore di pelli, ma ben presto si accorge dell'enorme potenziale economico delle foreste nordamericane e decide che lo scopo della sua vita sarà trovare il modo di sfruttarlo. Annie Proulx segue i discendenti di Sel e Duquet nel corso di tre secoli, accompagnandoli nei loro spostamenti dal Nord America all'Europa, dalla Cina alla Nuova Zelanda, in una lunga e avvincente storia di vendette, amori, incidenti, pestilenze e conflitti, in cui alla distruzione delle foreste si accompagna quella dei popoli che le abitano.
Molly Gray non è come tutti gli altri. Fatica a intrattenere rapporti sociali e interpreta a modo suo le intenzioni di chi le è vicino. La nonna, che l'aveva cresciuta, rielaborava il mondo per lei, codificandolo in semplici regole secondo le quali Molly poteva vivere, ma da quando la nonna è morta, la venticinquenne Molly ha dovuto affrontare da sola le complessità della vita. Lanciandosi con ancor più passione nel suo lavoro di cameriera d'albergo. Il carattere riservato, il suo amore ossessivo per la pulizia e l'ordine, la rendono una cameriera eccezionale. Si diverte a indossare la sua uniforme impeccabile ogni mattina, a rifornire il suo carrello di saponi e bottiglie in miniatura e a riportare le camere degli ospiti del lussuoso Regency Grand Hotel a uno stato di perfezione. Ma la vita ordinata di Molly viene sconvolta quando entrando nella suite del milionario Charles Black lo trova morto. Assassinato nel suo letto. Prima che Molly capisca cosa sta succedendo, il suo comportamento insolito insospettisce la polizia, che la considera la principale sospettata. Si ritrova presto intrappolata in una rete di inganni, che non ha idea di come districare. Fortunatamente per Molly gli amici che non ha mai saputo di avere la aiutano nelle indagini alla ricerca del vero assassino. Riusciranno a trovarlo prima che sia troppo tardi? Molly, però, non ha raccontato tutto ciò che ha visto quando ha trovato il cadavere, e l'ha fatto per una ragione ben precisa...
"L'intera storia d'Italia - e gran parte di quella Europea - sembra concentrarsi in questa terra singolare e affascinante" scrive Francine Prose in questo resoconto di un viaggio attraverso la terra, la storia e il presente contraddittorio della Sicilia. Cattura i luoghi e le genti proponendo un racconto denso di vita quotidiana e un'esplorazione attenta del passato. Dallo splendore dell'anfiteatro greco di Siracusa alla fantasia del barocco seicentesco di Noto, dal piacere del girovagare tra le botteghe, allo sfarzo del carnevale di Acireale: appare immediatamente chiaro come questa terra mediterranea abbia potuto stregare chiunque l'abbia visitata nel corso dei secoli.
Autore
Frederic Prokosch
Risvolto
«In Voci, il mio libro di memorie, mi sono sforzato di cogliere la verità delle mie varie vittime, così come ho tentato di cogliere la fugace iridescenza delle mie farfalle. Ma, nello sforzarmi di cogliere quella verità, mi sono sorpreso a brancolare in un paesaggio di fantasmi meravigliosi, quel fregio sonnambolico di silhouettes erranti e di sfondi mutevoli che compone il nostro ‘passato’. Per essere veritieri, bisogna sempre mentire un poco, così come per mentire bisogna essere un poco veritieri. E il passato non risuscita che in un chiaroscuro onirico dove gioia e dolore diventano le maschere molteplici che celano i volti e le voci degli anni scomparsi per sempre, con il solo fine di riapparire in un nuovo camuffamento»
Frederic Prokosch
Fin da ragazzo, Prokosch elaborò un’arte sottile nello stanare gli scrittori che amava. Li sorprendeva ogni volta nel luogo giusto e al momento giusto, registrava, implacabile, le loro battute e oggi, a distanza di decenni, ce le ripropone in minuscoli pastiches, dove con sbalorditivo mimetismo viene fatto riecheggiare lo stile di ogni singolo autore – stile della pagina e della persona. Leggere questo libro, scritto da un sapiente romanziere e collezionista di farfalle, che ha attraversato il secolo con gli occhi, e gli orecchi, ben aperti, vuol dire ripercorrere, esilarati e leggeri, tutta la letteratura del Novecento. Già un parziale elenco degli incontri qui raccontati può dare un’idea della sovrabbondante ricchezza di queste memorie, anche se soltanto la lettura ci confermerà quanto sia giustificata la pretesa di Prokosch in questo suo libro: «penetrare nella natura segreta dei fluidi che finiscono per addensarsi in opere d’arte». Ben intagliate come altrettanti cammei, le scene raccontate da Prokosch accompagneranno d’ora in poi la nostra immagine di certi autori, qui amabilmente costretti a rivelarsi.
Eccone alcuni: Virginia Woolf nel suo antro della Hogarth Press; Auden che parla di Kafka in un bagno turco; James Joyce in visita nella libreria di Sylvia Beach; Wallace Stevens che parla di squash; E.M. Forster sul prato del King’s College; Walter de la Mare che evoca elfi e fantasmi; Brecht in un bar a New York; Thomas Wolfe alle prese con le bacchette in un ristorante cinese; Gide in vestaglia di velluto rosso; Colette, fra tanti cuscini, che elenca le sue farfalle preferite; T.S. Eliot sulle rive del lago di Nemi; Maugham che balbetta vicino alla tomba di Cecilia Metella; Dylan Thomas a Ostia; Gertrude Stein che discetta sugli ortaggi; Ezra Pound che si infuria giocando a tennis, perché una certa signorina Piaggio lo batte; Hemingway sottoposto a interrogatorio da Lady Cunard; Marianne Moore che riflette sugli armadilli; Santayana che riceve in convento; Mario Praz che riceve nella sua casa di via Giulia; Norman Douglas che depreca i suoi colleghi più giovani in un caffè di Capri; Karen Blixen che parla degli spiriti dell’Africa; Nabokov che si abbandona ai suoi ricordi di entomologo.
"Vi abbondano spicchi di luna e ciò che comunemente e quasi turisticamente (siamo, tuttavia, nel 1935) circola nel bazar orientale. Molti colori indaco, pavone, oro, verdi profondi e molte manciate di pietre che non giureremmo preziose. Ma l'atmosfera c'è: quel nescio quid, quel qualche cosa di morbido, di incosciente, di vizioso e di oppiaceo, di aromatico e di inebriante che parve entusiasmare lettori come Gide, Malraux e Camus... quell'aria da narghilè, da oppio e da vizi segreti gira a spirale intorno a tutto il libro e lascia forse pensare che il successo ottenuto non ne sia estraneo. Ma tant'è, il nostro interesse di lettore è dato da un particolare profumo artificioso, ma non artificiale e ormai assolutamente introvabile oggi. Questo profumo è l'esotismo, merce distrutta dal calpestio dei nuovi asiatici, delle orde di coloro che non sanno più sognare, immaginare e nemmeno vedere". (Goffredo Parise)