
"Il viaggio è una questione secondaria. A me interessano i viaggiatori" afferma Beppe Severgnini introducendo questo libro. "Eravamo turisti. Siamo diventati viaggiatori. Imperfetti, ma viaggiatori" sostiene l'autore. Siamo curiosi, rumorosi, avventurosi, frettolosi, generosi. Leggiamo poco e compriamo troppo. Siamo complessivamente onesti e giustamente diffidenti. Siamo tolleranti. Se vi riconoscete in queste pagine, vi raccomandiamo di essere indulgenti. Con voi stessi e con l'autore, che ricorda: "Se ho saputo descrivere la commedia umana che circonda i nostri viaggi, il motivo è uno solo: tra gli attori ci sono anch'io, e di solito mi diverto come un matto".
Margaret Lea è una giovane libraia antiquaria che negli anni trascorsi con il padre tra pagine immortali e volumi sepolti dall'oblio, ha coltivato una quieta passione per le biografie letterarie in cui di tanto in tanto si cimenta. La sua prevedibile esistenza viene sconvolta il giorno in cui Vida Winter, sfuggente e carismatica scrittrice alla fine dei suoi giorni, la incarica di scrivere la sua biografia ufficiale. Margaret parte alla volta dell'isolata magione dell'anziana autrice, nelle campagne dello Yorkshire, e rimane immediatamente stregata dalle vicende della singolare famiglia Angelfield e dalla sorte di un misterioso racconto che Vida Winter non ha mai voluto pubblicare... "La tredicesima storia" dipana così davanti agli occhi del lettore non solo il tempestoso trascorrere di esistenze avvolte dal segreto, ma anche la complessa, intensissima amicizia tra due donne di differenti generazioni che, dietro la magica finzione del narrare, troveranno l'una nell'altra verità su se stesse a cui mai sarebbero potute arrivare da sole.
Shun'ei vive secondo le più rigide regole religiose in un tempio buddista sul monte Hiei. Ma non è sempre stata una monaca. In una gelida notte rievoca la sua storia. Un tempo si chiamava Toshiko Fujiki ed era una celebre scrittrice, famosa per la sua bellezza e la sua tormentata vita sentimentale. Aveva una figlia, un ex marito e un amore travolgente e distruttivo per un uomo sposato. A quarant'anni la decisione di rifuggire la fama e i tormenti della passione. La storia di una donna che ha osato seguire fino in fondo, e in ogni circostanza, soltanto ciò che le ha dettato il cuore.
Le due vite narrate sono quelle del prozio dell'autore, Shanti Behari Seth, e di sua moglie Henny Caro. Per alleviare la solitudine in cui precipita Shanti dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1989, la madre di Vikram Seth propone al figlio di "intervistarlo", e durante alcuni mesi di conversazioni l'autore prende appunti per scrivere un libro su di lui. Saranno poi le lettere di Henny, scoperte per caso dal padre di Seth in un baule, a far nascere il progetto del libro, un affresco che spazia dall'India d'inizio secolo - quella dell'infanzia di Shanti - fino all'Inghilterra degli anni 70, quelli vissuti da Vikram con gli zii come ospite nella loro casa londinese.
Michael vive a Londra, è un affermato violinista, ama la sua musica, il suo violino, l'emozione dei concerti, gli spartiti. Poi uno sguardo fortuito attraverso i finestrini di due autobus che si incrociano e un ricordo che riaffiora: Julia, incontrata a Vienna durante gli studi di musica, una pianista la cui bellezza incantava quanto il suo talento, che Michael ha amato disperatamente, perso per stupidità e rimpianta per anni. Il loro incontro fa riaccendere la passione, ma Julia è sposata, ha un figlio e un segreto. I due dovranno confrontarsi con la verità e la necessità di scegliere.
Quindici anni dopo la fine della guerra due giovani, che nel settembre del '44 sono stati protagonisti su fronti opposti di una rappresaglia, si incontrano. Il destino vuole che si debbano parlare, dire tutto, chiarire ogni cosa, chiudere i conti. Inizia così un viaggio nella memoria di una guerra che ha spinto molti ragazzi a combattere l'uno contro l'altro, un cammino a ritroso per riscoprire le motivazioni profonde e i sentimenti laceranti che sono stati alla base di quelle scelte. Ne emerge un'Italia divisa e ferita, ma anche un'idea forte che suggerisce come la riconciliazione con questo passato possa avvenire solo se offerta dalle vittime ai loro aguzzini.
"Considerate se questo è un uomo / Che lavora nel fango / Che non conosce pace / Che lotta per mezzo pane / Che muore per un si o per un no". Sono i versi che aprono "Se questo è un uomo", il libro che consacra Primo Levi all'attenzione del mondo. Ma chi è Levi, oltre che un grande protagonista della letteratura e un testimone sopravvissuto all'Olocausto? È un bambino con gli occhi attenti, un appassionato di montagna, un giovane innamorato, uno scienziato rigoroso. Un uomo dal corpo fragile e dallo spirito tenace. Cosi tenace da sfidare la logica del campo di concentramento: privare l'uomo della propria umanità. Alla brutalità nazista Levi oppone la conoscenza, la luce della ragione. Una luce che rischiara ancora il passato, e ancora illumina le minacce del futuro. Età di lettura: da 11 anni.
Febbraio 1903. Aaron e Samuele, cugini e amici, vagabondano in calesse per la Lucchesia. Il loro idolo si chiama Giacomo Puccini; Samuele è un impresario musicalteatrale; Aaron un fresco ingegnere. Ed è proprio in Puccini, sotto l'Isotta Fraschini che gli si è ribaltata addosso durante un'allegra fuga con l'amante di turno, che s'imbattono; sono loro a dare l'allarme. Cose che potevano succedere nell'Italia di allora. Aaron si sposerà con Rebecca (matrimonio combinato); tra discussioni su Verdi, Wagner e Puccini due modi di essere ebrei - i borghesi di Torino, irrimediabilmente marroni; gli agiati provinciali marchigiani - s'incrociano. Zia Ester e il soprano Drusilla, la casa delle Torrette col suo giardino, la piccola Giovanna e la sua mamma putativa Sara, l'artistico Elia, Miriam che amava i libri, l'affettuosa Kate e il suo Cielo; una guerra e poi l'altra, e in mezzo le leggi razziali, nuove famiglie, nuovi bambini, il fronte, la fuga, le perdite. Reinventarsi una vita, ritrovarsi; e poi il mondo nuovo, il mito degli Stati Uniti e quello di Israele, la ricostruzione, il boom, gli anni del terrorismo. Un secolo narrato da tanti diversi punti di vista, da tante voci che non fanno mai un coro, attraverso la storia di due famiglie ebree.
Un veliero, tre sorelle in fuga da una faida scoppiata per evitare che una di loro diventi regina, un viaggio avventuroso tra Cipro, l'Egitto, il Nord Africa e Cartagine. È questo l'inizio del mito di Didone: regina di diritto, esule per volontà degli Assiri. Didone è una donna volitiva, impulsiva, intelligente e per questo temuta e osteggiata. Costretta da una congiura a fuggire dal Libano, attraversa l'intero Mediterraneo per poi fermarsi nel Nord Africa, fondare Cartagine e con essa costruire il mito dei Fenici. Amata e finalmente protetta dal suo popolo, Didone incontrerà l'uomo che per la prima volta la farà innamorare ma, allo stesso tempo, la porterà alla distruzione: Yarbas, un giovane, bellissimo e crudele principe del deserto. Per lui perderà il bene più prezioso, suo figlio Annibale, e per lui attraverserà il Sahara, si allontanerà dalla sua città, e finirà umiliata e tradita. Tornata a Cartagine, in una città che ora la osteggia, troverà la morte a causa di una aggressione proprio dentro il tempio del quale è sacerdotessa. Il potere, il potere maschile, si libera così di una donna troppo forte per i suoi tempi, e la Storia trova la sua prima eroina. Gaia Servadio racconta Didone: una donna forte, libera, indipendente, profondamente appassionata, e lacerata dall'eterno contrasto tra amore e potere, ragione e sentimento.
Camila, cilena di nascita e rifugiata da anni negli Stati Uniti, è una reporter. Ha appena perso il figlio, è disperata, in crisi con il marito e incapace di chiedere l'aiuto della madre perché nutre nei suoi confronti un devastante senso di inferiorità. Malgrado tutto, accetta di fare un reportage in Messico. Qui, in una sperduta cittadina i cui abitanti sostengono il ribelle zapatista Marcos, incontra Reina de Barcelona. La vicenda di questa donna coraggiosa susciterà in Camila riflessioni e confronti e la incoraggerà a riavvicinarsi alla madre e al marito.
Nel suo ultimo romanzo Marcela Serrano affronta la tragedia dei bambini rapiti per venderne gli organi o per essere dati in adozione a famiglie facoltose. La protagonista, una donna di umili origini che vive in campagna, partorisce in ospedale una bambina, ma dopo qualche giorno le dicono che la figlia è morta in seguito a una febbre violenta. Lei non si rassegna, si convince che la piccola sia ancora viva, e decide di agire. Con l'aiuto di una giornalista scopre che nell'ospedale dove era stata ricoverata ci sono troppe morti sospette e trova una donna pronta a testimoniare di aver sentito i medici parlare chiaramente di un rapimento: il sospetto di un traffico illegale di adozioni e di organi diventa quasi una certezza. La protagonista, insieme ad altre madri nella stessa situazione, decide di creare un'associazione che si batte per portare alla luce gli orribili crimini. Un giorno, durante un sit-in, vede una bambina tenuta per mano dalla moglie del ministro degli Interni, è certa che sia sua figlia. In un impeto di gioia rabbiosa l'abbraccia e tenta di strapparla alla falsa madre. Immediatamente arrestata, viene internata in un ospedale psichiatrico. Lì lotta per non impazzire e con caparbietà non rinuncia all'idea di riavere sua figlia.
Nove donne più una. Nove donne radunate nello studio della loro psicoterapeuta raccontano la propria storia e le ragioni per le quali sono andate in terapia. Lupe, adolescente lesbica, alla ricerca della propria identità tra feste, sesso, droghe e passioni non proprio convenzionali; Luisa, vedova di un desaparecido, che per trent'anni aspetta il ritorno del suo unico amore; Andrea, giornalista di successo che si rifugia nella solitudine di Atacama, il deserto più arido del pianeta, sono alcune delle protagoniste di questo vivace romanzo che parla di donne e di sentimenti. Seppur profondamente diverse per età, estrazione sociale e ideologia politica, scopriamo che le loro esperienze si richiamano e che la vera protagonista del romanzo è la femminilità. Dall'autrice di "Noi che ci vogliamo così bene", un caleidoscopio dell'universo femminile in tutta la sua sfaccettata bellezza.

