
Figlio di un avvocato di provincia finito in carcere, Ernesto, il bambino protagonista dei Fiumi profondi, è stato allevato dalle vecchie "mamme" di una comunità india. Il contatto con la natura immacolata e l'essere cresciuto in un mondo primitivo hanno marcato indelebilmente il suo carattere. Quando finisce in un collegio di Abancay, vive nel ricordo dei suoi amici indios e dei grandi e austeri paesaggi che era abituato a "respirare". Poi ad Abancay esplodono contemporaneamente il tumulto delle prostitute, la peste e la rivolta degli indios. Ernesto sembra ritrovare se stesso: sente in questi sconvolgimenti il segno di un destino superiore e vi partecipa come trascinato da forze magiche. La fuga dal collegio sarà per lui un ritorno alle sorgenti stesse della vita. Prefazione di Marco Aime.
Prima o poi è successo a tutte. Pomeriggi passati tra i fornelli a preparare fantastiche cenette per il nostro principe azzurro. Mesi di noiosissime partite in televisione, di giornate con gli occhi appiccicati al cellulare in attesa che chiami. Disponibili, carine, presenti. E lui cosa fa? Ci molla. Per una che al massimo sa cucinare popcorn, non si fa mai trovare, si concede una volta sì e tre no. Una "stronza", in poche parole. E se fosse solo una che ha capito tutto? Una guida alle relazioni di coppia rivolta alle donne "troppo premurose".
Dario Argento torna con questa raccolta di racconti alla scrittura, per aprire nuovi sipari nei quali animare fiabe maledette, creando così immagini che diventano pitture dove demoni, streghe e il sovrannaturale si mescolano col reale. Il suo orrore fantastico giace sempre pronto a sorprendere sotto una verosimiglianza che sappiamo può, a sua volta, venire sconvolta. E verosimili sono infatti le storie che escono dalla sua penna: bambini e giovani donne, studiosi e personaggi storici, guerriglieri, demoni e creature chimeriche, che vivono vicende inquietanti e spaventose. La sua scrittura crea scene definite e nitide, ma anche emotivamente coinvolgenti, capaci di coniugare suspense, dilemmi etici e tormenti umani. Innumerevoli tracce del suo talento cinematografico si possono riconoscere in questi racconti dall'ambientazione più varia: il set delle storie sono infatti luoghi angoscianti e fantastici ma al tempo stesso reali, come la Villa dei Mostri di Palagonia, gli Uffizi di Firenze, un'isola indonesiana, la Biblioteca Angelica di Roma... Al lettore, mentre segue le vicende di personaggi che si muovono tra straordinari musei e diroccati palazzi barocchi, tra castelli del passato e grattacieli del futuro, viene unicamente lasciata la facoltà di tenere sotto controllo l'accelerazione del proprio battito cardiaco. Ci ritroviamo a vivere storie senza censura e situazioni che sono destinate a turbarci e sorprenderci. L'azione e il ritmo si fanno musica e ci trascinano in una dimensione onirica e fantastica e, come avviene nei suoi film, riconosciamo in questi racconti dalle trame inattese quel dialogo con la paura, con l'inquietudine, con le ombre dei paesaggi e dell'animo umano, con i bagliori irreali e con la tensione che formano la cifra più profonda del suo sentire artistico. E infatti del maestro del cinema italiano ritroviamo nello scrittore Argento tutti i dualismi della nostra folle natura, le contraddizioni che nutrono le nostre fantasie, i sotterranei movimenti dell'inconscio, l'eterno balletto tra pericolo e salvezza, tra sogno e realtà.
Un marinaio in pensione, che racconta di essere discendente del leggendario bandito Butch Cassidy, e un macchinista disoccupato della metropolitana di Buenos Aires decidono di assaltare un treno che percorre 400 chilometri nella Patagonia Argentina, per liberare un loro compagno e impossessarsi di un ricco bottino. Una volta sul treno però le cose non vanno come previsto: tra turisti tedeschi, partorienti e senatori corrotti, i due improvvisati rapinatori si ritrovano coinvolti in situazioni drammatiche e assurde, che si risolveranno con una sparatoria o con una partita di calcio. Patagonia ciuf ciuf è allo stesso tempo un romanzo noir e una narrazione caustica e umoristica sulla realtà argentina che scorre rapida sui binari della Patagonia.
A dodici anni Gesù scappò da Giuseppe e Maria e trascorse tre giorni da solo a Gerusalemme. Di questa fuga sappiamo poco, ma fu indubbiamente di fondamentale importanza per la sua formazione. Cosa accadde in quei giorni? Chi incontrò? Cosa maturò in quel ragazzino fragile e sensibile, disgustato dalla miseria e dall'ingiustizia? Cosa lo trasformò in quel giovane calmo e risoluto, dallo sguardo carico di ardore e il cuore dolce, che avrebbe trasmesso al mondo un messaggio di speranza? Stéphane Arfi - basandosi sui testi di Hillel il Vecchio, grande rabbino ebreo - racconta cosa avvenne in quei giorni e come Gesù scopri che il vero segreto della felicità non era l'amore, ma un altro valore, più sottile: il bene, "hessed". Un valore che Gesù non ha cessato di trasmettere nel corso della sua vita, ma nei secoli il suo insegnamento è stato accolto solo in parte, perché così potente da cambiare il mondo. Ecco la storia di un episodio poco noto della vita di Gesù e quella di una parola - bene - che risolve il più grande enigma umano: come essere veramente felici?
Vienna, 1881. Dopo dieci anni nell'esercito austro-ungarico, il tenente August Liebeskind sta trascorrendo le vacanze nella sua città natale, deciso a godersi un po' di libertà prima di iniziare un nuovo lavoro nella fabbrica di cioccolato dello zio. Fin da giovane, infatti, August ha sempre amato passare il tempo nelle cucine della villa di famiglia, dimostrando un talento non comune nell'abbinare ingredienti, soprattutto dolci, e nel riconoscere aromi e profumi. Quando, in un caffè viennese, August vede comparire Elena Palffy, ne rimane subito stregato. La donna, in apparenza fredda e sfuggente, ha un profumo inebriante, che sa di zucchero, di avventura, di paesi lontani e di spezie, con una punta di bruciato. Al collo porta un ciondolo di foggia esotica: un prezioso scarabeo d'oro. Sebbene il giovane tenente venga a sapere che il marito di Elena è scomparso in circostanze oscure e che lei è sospettata di averlo ucciso, decide di provare lo stesso a conquistarla. E di inventare per lei dei cioccolatini che rendano onore al suo fascino inafferrabile. Elena e August diventano inseparabili, finché, così come all'improvviso era entrata nella sua vita, altrettanto bruscamente la donna scompare, lasciando dietro di sé solo il suo scarabeo d'oro...
Con lo sguardo del cuore, detto anche interiore, si impara qualcosa di grande per la prima volta. Può trattarsi di una illuminazione improvvisa, oppure di un lungo percorso spirituale. Ma quando accade, ecco che la vita, da quel momento, cambia radicalmente, rivelando ricchezze inaspettate. Lo sguardo del cuore è la meta di tutte le tradizioni spirituali dell’Oriente e dell’Occidente e consiste in una introspezione che nasce nell’individuo ma è stimolata dagli eventi e dalle persone intorno a noi che ci portano a sospendere gli schemi, predisponendoci a una visione del mondo e della vita spontanea e immediata, aldilà di ogni razionalità, studio o preparazione. Si tratta solo di imparare a “sentire” questo nuovo sguardo, e a viverlo. Le storie qui raccolte al sufismo, al buddhismo, al taoismo, e ad altre correnti orientali. Il lettore è libero di leggerle nell’ordine che preferisce, seguendo le sue esigenze o inclinazioni. Sono cinquanta ma, in fondo, si tratta di una stessa storia raccontata in modi diversi. Lette in momenti diversi della vita, sembreranno indicare percorsi e soluzioni diverse, secondo le esigenze del momento. Il non detto è l’essenziale. Sono storie che trasformano: questo è il loro pregio. Si spera che il lettore coltivi lo sguardo del cuore nel sentiero o nel modo più congeniale. Scoprirà che lo ha assaporato altre volte.
"Jing Ke estrasse la mappa e la porse a Ying Zheng. Rimase davanti a lui in ginocchio. Questi la guardò con attenzione, e cominciò a dispiegare il rotolo. Giunto all'ultima piega, la visione inattesa di un piccolo pugnale lo fece balzare all'indietro inorridito, Jing Ke fu lesto a impugnare l'arma, prima che questa scivolasse a terra. Con la mano, afferrò una manica dell'abito del re, preparandosi a vibrare un colpo micidiale." Nel III secolo a.C., la Cina è insanguinata da lotte per il potere che oppongono i sovrani di numerosi staterelli. Tra battaglie, duelli e intrighi di palazzo, sono numerose le vittime di questa carneficina, che non ha riguardi per il sesso o l'età. Ma un giovane riesce a scampare alla strage. È Ying Zheng: in lui si compirà il destino della Cina imperiale. Fondatore della dinastia Qin, diventa un tiranno spietato e crudele, odiato dai sudditi, temuto dai nemici e costantemente a rischio di attentato. Sbarazzatosi dei due reggenti - la madre e il primo ministro, che forse era il suo vero padre - non trova ostacoli nella conquista dell'impero che lo conduce a porre fine a una guerra plurisecolare tra i diversi stati, sottomettendone ogni sovrano, fino a controllare l'intera Cina. A capo di un impero vasto e invincibile, diffonde la cultura del terrore, dando impulso alla costruzione della Grande Muraglia. Cultore di magia e alchimia, si guadagna fama d'immortalità e trasforma la sua figura in mito e leggenda.