
Elizabeth, lasciata la famiglia e l'Irlanda per vivere una vita più autonoma, deve ritornare a Dublino perché la madre è morente. La donna non può parlare, e scrive lettere alla figlia nel tentativo di riprendere il colloquio con lei interrotto anni prima. Elizabeth le legge a poco a poco, superando gli antichi dissidi, riscoprendo un intenso legame affettivo che la legava alla madre e ritrovando al tempo stesso un dialogo commosso con il fratello. Alla fine, quando la madre morirà, fratello e sorella decideranno di conservare la vecchia casa di famiglia come simbolo di una memoria ancora viva e di sentimenti profondamente radicati.
Salve. Mi chiamo Oliver Tate, ho quattordici anni e sono il protagonista. Mi piacciono le parole complicate come "triscaidecafobia", la paura del tredici, e altre più semplici e dirette, tipo "stronzo". Le mie ambizioni sono le seguenti: scoprire perché mio padre a volte resta a letto tutto il giorno scoprire perché mia madre ha deciso di prendere lezioni di surf, e forse anche di altro, da uno stronzo con l'aria da hippy perdere la verginità entro l'anno. In camera da letto i miei genitori hanno un interruttore in grado di regolare l'intensità della luce. Se la mattina lo ritrovo posizionato sulla tacca che indica la mezza luce, vuoi dire che la sera precedente ci hanno dato dentro. È il mio modo di monitorare come vanno le cose tra loro. Ora, dalle mie indagini risulta che non fanno sesso da due mesi, il che potrebbe suggerire l'incombere di una crisi coniugale. Ho il sospetto che il surfista non sia del tutto estraneo alla faccenda, il che significa che, oltre a occuparmi dei miei problemi personali, primo fra tutti quello di Jordana, la tipa che mi piace anche se ha l'eczema, dovrò cercare di intervenire in qualche modo per toglierlo di torno e risolvere la questione tra i miei.
"Ci sarà Romain..." Bastano tre parole perché Florence dimentichi tutto il resto e venga sopraffatta dai ricordi. Sono passati diciotto anni da quando lui è partito per l'Africa, lasciandola disperata e libera per Denis. Ai tempi dell'università e dell'impegno ideologico, in una Parigi percorsa da una vitalità vibrante e spregiudicata in cui tutto sembrava possibile, Denis e Romain hanno amato Florence liberamente, audacemente. E Florence li ha amati entrambi. Ma non poteva durare, a costo di una sofferenza che prima o poi lascia il segno. Il loro triangolo aveva retto nel periodo dell'utopia e della spensieratezza, finché non era giunto il momento delle vere scelte. Romain aveva deciso di partire. Florence aveva sposato Denis: un matrimonio senza figli, sereno anche se un po' noioso, fino a quella sera... Quella sera Romain è di passaggio a Parigi e la festa é solo una scusa per rivedere Florence. Perché non l'ha mai dimenticata. Perché la vuole tutta per sé. Non gli importa più del legame profondo che lo univa a Denis, non gli importa della gelosia che all'improvviso si scatena nell'ex amico. E Florence è lacerata dai dubbi. Nell'arco di una sola serata prende coscienza di non aver mai deciso della propria vita. Ha accettato, non ha scelto. E adesso che lo potrebbe fare il futuro le appare insopportabile...
Si può leggere nella ricostruzione di una vicenda il senso di un'altra? Silvia, la ragazza che raccoglie le fila della propria sgangherata famiglia dopo aver completato una tesi su Mario Segni e il fallimento del suo progetto di rigenerazione del Paese, non ne è proprio sicura, ma comunque ci prova. Una comunità che per caso si trova padrona di una villa bellissima in un parco incontaminato dissipa ottusa ricchezza e benessere, tormentandosi dispettosamente gli uni con gli altri. In realtà ci sarebbe la possibilità di sottrarsi a questo paradossale destino, basterebbe unire le forze e perseguire un progetto, smettere di litigare e crederci tutti insieme. Invece il progetto va in fumo senza ragione apparente, anche se mille malesseri corrodono affetti, sentimenti, rapporti. Un tempo la sorte ha loro donato la villa e il suo parco, per caso, per culo, per via di una scala reale di cuori che ha battuto a poker un'altra scala di fiori (come quando fuori piove); ora il destino continua a divertirsi inventando nuove sorprese. Non ha funzionato il progetto. Peccato! Davvero allo scacco non c'è rimedio, oppure l'azzardo prevede che finito un giro si ricominci da capo a giocare? Dopo dieci giorni di interrogatori e sondaggi l'unica certezza è che nella vita vale sempre la pena di rischiare.
In una proprietà agricola sperduta nella campagna, drammi familiari covano sotto le ceneri; violenze segrete e passioni d'amore si agitano in un'atmosfera provinciale che sfocerà nel delitto. Ed è appunto un delitto ad aprire magistralmente il racconto della protagonista, la giovane Francou. Francou sente che al suo malessere c'è una sola evasione: l'amore. Tutti i personaggi vivono come murati in se stessi, votati ad amori impossibili. Sarà il delitto liberatorio che spezzerà quell'atmosfera soffocante e porterà a una promessa di "vita tranquilla".
I "Quaderni della guerra" costituiscono la parte più importante degli archivi depositati da Marguerite Duras all'lmec (Institut Mémoires de l'édition contemporaine) nel 1995. Scritti tra il 1943 e il 1949, sono rimasti a lungo chiusi nei mitici "armadi blu" della sua casa di Neauphle-le-Chàteau; la loro pubblicazione permette l'accesso a un documento autobiografico unico e a una testimonianza preziosa sul lavoro letterario della scrittrice ai suoi inizi. Il contenuto di questi quattro quaderni eccede ampiamente il quadro della guerra, malgrado la nota apposta da Marguerite Duras sulla busta che li conteneva, ora diventata il titolo del volume. In effetti, troviamo racconti dove evoca i periodi più cruciali della sua vita, in particolare la gioventù in Indocina; abbozzi di romanzi in corso, come Una diga sul pacifico o "Il marinaio di Gibilterra"; o il racconto all'origine de "Il dolore". Dieci "altri testi" inediti, contemporanei alla stesura dei quaderni, completano quest'immagine di un'opera nascente dove si disegna l'architettura primitiva dell'immaginario durassiano.
La scrittrice racconta la sua vita tra il 1944 e il 1945, quando militava a Parigi nei ranghi della Resistenza aspettando disperatamente il ritorno del marito deportato. Sullo sfondo della guerra mondiale e della guerra civile, due racconti immaginari e quattro racconti in due vecchi quaderni.
La storia d'amore di una francese quindicenne con un giovane miliardario cinese, sullo sfondo di un ritratto di famiglia, nell'Indocina degli anni trenta. Racconto di lucidità struggente, di terribile e dolce bellezza, "L'amante" trasfigura e risolve integralmente in una scrittura spoglia e intensa, il complice gioco che la memoria e l'oblio ricalcano sulla trama della vita. Il romanzo è riproposto in edizione speciale per i cinquant'anni di Giangiacomo Feltrinelli Editore.
Marguerite Duras, una delle scrittrici più amate di sempre anche in Italia, si racconta in una serie di incontri con la giornalista Michelle Porte, e si racconta dal di dentro, attraverso i luoghi della sua vita che fanno da contrappunto, in questa conversazione profonda e coinvolgente, a tutti i suoi straordinari romanzi. Luoghi come la casa di Neauphle, il parco, il bosco, Trouville, il mare, un paese di sabbia e di acqua, che Duras sente come "portatori di storie", personaggi di quello che ha scritto. E allora la parola detta non è solo testimonianza ma diventa scrittura e immaginazione.
"La storia di una famiglia somiglia più a una cartina topografica che a un romanzo, e una biografia è la somma di tutte le ere geologiche che hai attraversato". Come si racconta una vita se non esplorandone i luoghi simbolici e geografici, ricostruendo una mappa di sé e del mondo vissuto? Tra la Basilicata e Brooklyn, da Roma a Londra, dall'infanzia al futuro, il nuovo libro dell'autrice di "Cleopatra va in prigione" è un'avventura che unisce vecchie e nuove migrazioni. Figlia di due genitori sordi che al senso di isolamento oppongono un rapporto passionale e iroso, emigrata in un paesino lucano da New York ancora bambina per farvi ritorno periodicamente, la protagonista della "Straniera" vive un'infanzia febbrile, fragile eppure capace, come una pianta ostinata, di generare radici ovunque. La bambina divenuta adulta non smette di disegnare ancora nuove rotte migratorie: per studio, per emancipazione, per irrimediabile amore. Per intenzione o per destino, perlustra la memoria e ne asseconda gli smottamenti e le oscurità. Non solo memoir, non solo romanzo, in questo libro dalla definizione mobile come un paesaggio e con un linguaggio così ampio da contenere la geografia e il tempo, Claudia Durastanti indaga il sentirsi sempre stranieri e ubiqui. "La straniera" è il racconto di un'educazione sentimentale contemporanea, disorientata da un passato magnetico e incontenibile, dalla cognizione della diversità fisica e di distinzioni sociali irriducibili, e dimostra che la storia di una famiglia, delle sue voci e delle sue traiettorie, è prima di tutto una storia del corpo e delle parole, in cui, a un certo punto, misurare la distanza da casa diventa impossibile.

