
Pubblicato nel 1719, "Robinson Crusoe" ottenne fin dal primo apparire un enorme successo, dovuto oltre che alla moda dei racconti di viaggio, alla scrittura semplice ed elegante e al fascino di un eroe che incarna tutte le virtù della classe media inglese e diventa icona dello sviluppo cosiddetto civile. Nel suo rapporto con il "selvaggio" Venerdì, di cui è padrone e precettore, l'astuto Robinson prefigura così il colonialismo britannico. E la sua solitudine di naufrago si fa scelta, conseguenza inevitabile del dominio, oltre che allegoria della condizione esistenziale dell'uomo.
Un successo immediato accolse fin dalla prima edizione "Le straordinarie e sorprendenti avventure di Robinson Crusoe". Nei quasi trent'anni trascorsi lontano da ogni forma di civiltà, Robinson costruisce, coltiva, caccia, assegna nomi, ripercorrendo in sostanza la storia del genere umano. La forza di suggestione di quelle pagine è tale da aver oscurato tutto il resto, e forse pochi saprebbero dire, a dispetto della notorietà della vicenda, che cosa avvenne prima e dopo il fatidico naufragio. Dall'universo letterario Robinson Crusoe è passato rapidamente a quello del mito, e tuttavia questo non esaurisce il progetto dell'opera. Robinson, infatti, protagonista di una biografia in due tempi, fa ritorno nelle "Ulteriori avventure" alla sua isola di Speranza, di cui fu già king and lord. Qui ricomposto, il grande affresco di Robinson si arricchisce per la prima volta anche della traduzione italiana delle "Serie riflessioni", in cui lo stesso personaggio rievoca e commenta in chiave morale alcuni episodi del libro.
Durante la seconda metà del XVII secolo, Robinson Crusoe, un giovane da sempre fortemente appassionato alla vita di mare, decide, appena compiuti diciannove anni e contro la volontà del padre, di imbarcarsi per esplorare il mondo e conoscere nuovi orizzonti. Ogni suo viaggio finisce però in mille peripezie, fino a ritrovarsi, durante la sua ultima avventura, naufrago su un’isola deserta dove rimane per ventotto lunghi anni, molti dei quali passati in assoluto isolamento: solo dopo dodici anni dal naufragio si renderà conto di non essere mai stato veramente solo…
Daniel Defoe è stato uno scrittore britannico vissuto tra il 1660 e il 1731. Nato in una modesta famiglia londinese, cercò di far fortuna attraverso una serie di piccole attività, soprattutto mercantili. Più avanti, però, finì in bancarotta e fu arrestato. Durante uno dei suoi arresti iniziò a scrivere il romanzo Fortune e sfortune della famosa Moll Flanders, pubblicato nel 1722. Ma è pochi anni prima, e precisamente nel 1719, che scrisse il suo romanzo più celebre, considerato il capostipite dei romanzi d’avventura: La vita e le strane sorprendenti avventure di Robinson Crusoe, meglio conosciuto, più semplicemente, come Le avventure di Robinson Crusoe.
Nata nel carcere di Newgate, orfana, sposa del fratello, piccola apprendista cucitrice, giovane gentildonna, femminista ante litteram, e più grande ladra del suo tempo. Questo, e altro, è Moll Flanders. E prima ancora è una maestra del travestimento e dell'inganno, al punto che neanche il suo stesso nome è certo, anche quello è una copertura, un velo che ci impedisce di conoscerne la vera identità. Nel 1722, meno di tre anni dopo aver scritto Robinson Crusoe, Daniel Defoe dà alle stampe Moll Flanders: uno dei frutti principali della straordinaria stagione creativa di cui fu protagonista. "Defoe si aggira dovunque a Londra," scriveva E.M. Forster. Se Robinson prende il largo e diventa il più famoso naufrago della storia letteraria. Moll ci accompagna per le strade e le campagne inglesi. Nel suo picaresco pellegrinaggio la seguiamo in luoghi d'ogni genere e compagnie d'ogni risma: con lei entriamo nelle case della borghesia in ascesa, dormiamo nei letti di mercanti e truffatori, lasciamo Londra per concederci una gita a Oxford e saliamo a bordo di diligenze dirette nel nord dell'Inghilterra, ci innamoriamo di un bandito irlandese e veniamo deportati come schiavi nelle colonie americane della Virginia. Questa nuova traduzione si propone di portare alla luce la creatività verbale e lo stile oraleggiante di Moll, inarrestabile e sensuale narratrice.
Un grande giornalista traduce, rispettando finalmente la stesura originale, e commenta, mostrandone la deflagrante attualità, l'opera letteraria del suo illustre collega degli inizi dell'era moderna. L'isola dove si svolgono le avventure del naufrago Robinson rappresenta tutti i problemi e le contraddizioni di quel mondo moderno che, agli inizi del XVIII secolo, si andava delineando nel confronto tra l'Europa e le nuove terre scoperte. Il romanzo può essere quindi considerato una sorta di "Odissea semplificata" degli albori della nostra epoca, con la stessa carica simbolica, la stessa ricchezza di allegorie.
Dieci anni fa Misha ha conquistato la fama con un libro autobiografico in cui raccontava di come dal 1941 al 1945 aveva attraversato l'Europa a piedi, dal Belgio all'Ucraina, da sola, alla ricerca dei suoi genitori deportati nei lager nazisti. In questo viaggio aveva affrontato mille difficoltà, pericoli umani e naturali, aveva più volte camminato al fianco della morte, e a un certo punto era anche stata adottata da una famiglia di lupi, gli unici esseri viventi che si erano occupati di lei, l'avevano scaldata, nutrita, protetta. Il libro è diventato immediatamente n bestseller internazionale, tradotto in diciotto paesi: milioni di lettori si sono commossi leggendo la storia sconvolgente di questa bamabina alla disperata ricerca della sua mamma. Oggi che il successo è stato coronato anche da un film, l'autrice ammette di aver inventato questa favola drammatica per salvarsi da una realtà dolorosa, quella della guerra, e dalle accuse fatte a suo padre - nella Resistenza belga - di aver parlato sotto tortra. Con il tempo questa favola si è impadronita di lei, fino a confondersi con i suoi ricordi, con la verità storica: raccontare storie cura le ferite dell'anima, tiene lontani gl'incubi, aiuta a soravvivere.
Lilia è caduta in brutte mani e Roberto, forte della sua adolescenza e dell'aiuto del padre, tenta di tirarla fuori dai guai. Una storia importante su un tema attuale.
Roberto incontra Lilia sul treno, è così bella da far pensare a un angelo. Ha uno strano accento, è straniera, forse dell'Est. Alla stazione la ragazza così come era apparsa scompare, lasciando dietro di sé un libro, un biglietto della lotteria e l'impressione di aver lanciato, con i suoi occhi azzurri, una richiesta d'aiuto. Roberto inizia ad indagare e si ritrova di notte per le strade di Milano, dove ci sono ragazze sperdute e lupi neri che le insidiano. È troppo tardi per tornare indietro. Sarà il padre, il grande inviato di guerra così assente dalla vita del figlio, che aiuterà Roberto a salvare Lilia.
Sara è sola. Completamente sola su di su una piccola isola remota. Un'epidemia inarrestabile ha spazzato via l'umanità, lasciandola inspiegabilmente in vita. Con il cane Buck come unico compagno, Sara impara a procurarsi il cibo, a pescare, a coltivare l'orto, a difendersi dagli animali selvatici. Ma soprattutto, cerca di non perdere la speranza. Ogni giorno osserva il mare, scruta l'orizzonte in attesa di un segno. Lancia messaggi in bottiglia, raccontando la sua storia a chiunque possa leggerli. I ricordi del passato si mescolano alla dura realtà del presente: la sua famiglia, gli amici, Alessandro il primo amore. Cosa resta di loro, oltre alle immagini che tornano nei sogni? In bilico tra il desiderio di arrendersi e la volontà di resistere, Sara si interroga sul senso della sua esistenza. È davvero l'ultima rimasta? O oltre il mare c'è ancora qualcuno?
Questo libro è nato dall'incontro fortunato di due donne, Dacia Maraini e Piera Degli Esposti, una scrittrice e una donna di teatro, che hanno tutto per capirsi: affinità, somiglianze, molte esperienze comuni. "Piera ed io apparentemente così diverse eppure unite da molte comuni esperienze: la violenza subita e assorbita durante l'infanzia, le grandi paure che hanno fatto nascere una struttura di difese complessa e spinosa, la gaiezza di fondo che nulla può turbare o abolire, le tormentose difficoltà per prendere possesso di una cultura fondamentalmente estranea e predatrice, i sogni di una sensualità sepolta sotto coltri di timori, di sensi di colpa, di incertezze".
Mérida 1941: Isabel Mola tiene saldamente per mano suo figlio sul marciapiede di una stazione immersa nel silenzio. Deve lasciare la Spagna al più presto. Deve soprattutto lasciare suo marito, un crudele e fanatico falangista. Il complotto messo in atto per ucciderlo è fallito, Isabel è stata tradita dall'uomo che diceva di amarla. Non partirà. Barcellona 1977: Maria Bengoechea è una giovane avvocatessa che ha appena vinto una causa importante. E riuscita a far condannare un ispettore colpevole di aver torturato e ridotto in coma un informatore della polizia. Non sa di aver scoperchiato un tragico vaso di Pandora. La condanna di quell'ispettore riapre infatti un'oscura vicenda che affonda le sue radici nella Spagna filonazista degli anni successivi alla Guerra civile: un quarantennio di odi, vendette, furori, di cui Maria è stata sempre ignara, anche se scorrono nelle sue vene e hanno segnato a fondo la storia della sua famiglia. Qualcosa la unisce a quella Isabel scomparsa in una stazione di provincia, un legame tenuto per anni gelosamente segreto, una catena di intrighi, tradimenti, vendette che si sono perpetuate nel corso di tre generazioni, trasformando ogni volta le vittime in carnefici. E che oggi presentano il conto. Perché il passato non si dimentica, le colpe dei padri ricadono sempre sui figli, e il destino segue senza pietà il suo cammino circolare e inesorabile.
È il 1944 e, mentre crollano i miti di un'epoca e la guerra volge al tragico epilogo, per alcuni giovani dell'Italia del nord è giunto il momento della scelta: combattere con la Repubblica di Salò oppure unirsi ai partigiani sui monti? Dopo alcuni mesi di renitenza alla leva, agli inizi del 1944, un giovane, per timore di esporre la propria famiglia a rappresaglie o forse perché ancora imbevuto dei falsi valori fascisti, si presenta al Distretto militare di Novara e, un mese dopo, presta giuramento alla Repubblica Sociale Italiana. L'addestramento nel lager di Münsingen in Germania e poi i rastrellamenti in inermi villaggi dell'Italia del nord, le case bruciate, le ragazze violentate lo faranno precipitare in una forte crisi.

