
"In che rapporto stanno il passato e l'avvenire? A prima vista, questo romanzo sembra rispondere che chi non ha memoria, non ha futuro. Il protagonista indaga su un episodio della Resistenza che coinvolge la sua famiglia e un amico appena defunto, molto più anziano di lui. Nel frattempo, mentre ricerca quell'antica verità, s'interroga sui tempi che gli si schiudono dinnanzi, i primi anni Zero del nuovo millennio. Lo smarrimento della memoria sembra andare di pari passo con l'incapacità di comprendere il da farsi. Mettere ordine nella vita di un altro, un padre putativo, sembra il requisito per orientarsi nella propria. In realtà, via via che procede, la vicenda rovescia l'assunto iniziale, ed è chiarendosi cosa chiedere al domani, che il protagonista ottiene una risposta dal passato. Trovando il modo di tenere insieme, in un gesto simbolico e grottesco, entrambe le dimensioni del tempo. In quel momento, giunti all'ultima pagina, ci accorgiamo che ormai tutti gli episodi narrati sono alle nostre spalle, e che si pone anche per noi lettori il problema di metterli in prospettiva, guardando in avanti. Chi non ha futuro, non ha memoria." (Wu Ming 2)
Tre racconti avvincenti, tinti di mistero, che catturano immediatamente il lettore. Richiamandosi al fortunato stile dei gialli di Padre Brown o del televisivo “Don Matteo”, l’Autrice, con uno stile ironico e accattivante, snoda le sue storie attraverso la lente della Fede: l’amore e la misericordia di Dio fanno da sfondo ai racconti e ammantano con delicatezza la vita dei personaggi.
LOREDANA BERTUZZI è stata catechista, corista, membro di pastorale parrocchiale con un breve percorso nel cammino Terziario Francescano. Fa parte del Rinnovamento nello Spirito Santo e ha ricoperto diversi incarichi nel suo gruppo di appartenenza. Svolge diversi servizi in parrocchia. Ha presentato i suoi racconti in piccole sceneggiature teatrali e rappresentato diversi personaggi via radio (ottenendo anche dei riconoscimenti). I suoi scritti e i suoi gialli contengono sempre una dimensione cristiana.
Nella Parigi scossa dalla Prima Guerra Mondiale, un sedicenne altoborghese ha un'intensa relazione sentimentale con un popolano chiamato al fronte. La passione erotica divampa al pari di quella letteraria, che porterà il giovane a incontrare nei salotti esclusivi della città il suo idolo, lo scrittore consacrato Marcel Proust. Con lui avvia un rapporto di amicizia piena di soggezione e di rispetto, ma anche di slanci affettivi, che si trasforma in una vera e propria educazione letteraria. Il racconto di due iniziazioni, sottilmente intrecciate, fino al momento in cui la morte del soldato spezza il legame amoroso e provoca uno sviluppo imprevedibilmente drammatico, che si arresta in modo brusco davanti a una scoperta sconvolgente.
Tutto avviene nella notte del 20 agosto 2007. Il luogo è Gorgo al Monticano, nel cuore della Marca trevigiana, ma la "scena" è in realtà quella del profondo Nordest. Due anziani coniugi, custodi di una grande villa, vengono sorpresi nel sonno da banditi che li uccidono brutalmente dopo averli torturati per costringerli ad aprire la cassaforte. Il delitto è orrendo, bestiale. Il paese è sconvolto, ma è l'intero Nordest a ritrovarsi profondamente scosso. A Roma, il governo guidato da Romano Prodi vara provvedimenti straordinari. Mentre le polemiche si fanno roventi, con la Lega che rilancia le ronde padane a presidio del territorio, si giunge all'arresto di tre sospetti. Sono un ragazzo romeno di vent'anni, che lavora nell'azienda del proprietario della villa, e due albanesi, Artur Lleshi e Naim Stafa, irregolari, pregiudicati, fuori in anticipo grazie all'indulto varato l'anno prima dal Parlamento: i personaggi ideali per scatenare un'ulteriore ondata di rabbia e per radicare ancor più il senso di minaccia in tutto il paese.
20.000 chilometri in Vespa, sei mesi e mezzo all'interno di un viaggio di 144.000 chilometri e tre anni e otto mesi dal Cile alla Tasmania: un viaggio attraverso Angola, Namibia, Botswana, Sudafrica, Lesotho, Swaziland, Mozambico, Zimbabwe, Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia e Gibuti, per completare il periplo, iniziato in Marocco, di un continente dove l'ingiustizia, la vulnerabilità e la tragedia sono elevate all'ennesima potenza, una Babele dove ragazzini dodicenni addestrati dai guerriglieri hanno già ucciso e bevuto il sangue dei nemici; dove la corruzione e la disonestà sono virtù per sopravvivere.
20.000 chilometri in Vespa, sei mesi e mezzo all'interno di un viaggio di 144.000 chilometri e tre anni e otto mesi dal Cile alla Tasmania: un viaggio attraverso Angola, Namibia, Botswana, Sudafrica, Lesotho, Swaziland, Mozambico, Zimbabwe, Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia e Gibuti, per completare il periplo, iniziato in Marocco, di un continente dove l'ingiustizia, la vulnerabilità e la tragedia sono elevate all'ennesima potenza, una Babele dove ragazzini dodicenni addestrati dai guerriglieri hanno già ucciso e bevuto il sangue dei nemici; dove la corruzione e la disonestà sono virtù per sopravvivere.
Dopo quattro lunghi viaggi in Vespa attraverso 134 paesi, dopo più di 250.000 chilometri in sella alle sue due ruote, nel 2004 Giorgio Bettinelli decide di iniziare una nuova vita in Cina. Compra una casa sulla riva sinistra del Mekong, si sposa. Sembra l'avvio di una stagione della vita più sedentaria, o almeno più tranquilla. E invece il demone del movimento è di nuovo in agguato. Il quinto viaggio comincia nel maggio del 2006. Questa volta è un viaggio in un paese solo, ma toccherà tutte le trentatré realtà geografiche che compongono l'immenso mosaico cinese: un All China Tour su due ruote in cui con ironia, con affabilità, con annotazioni puntuali, Bettinelli fa immergere il lettore nel grande punto interrogativo rappresentato dalla Cina di oggi. Dai minuscoli villaggi di provincia agli immensi cantieri cittadini, dalle strade sconnesse ai modernissimi snodi autostradali, dai deserti sconfinati agli shopping malls all'occidentale. Sono diciotto mesi, 39.000 chilometri, per incontrare nuovi ricchi e contadini, burocrati e donne bellissime, vecchi e giovani, per sentire qualcosa degli infiniti sapori e colori, suoni e silenzi che cadenzano la vita di tutti i giorni nei territori dell'antico Impero Celeste. Per conoscere cosa c'è davvero dentro il nuovo miracolo cinese.
"Cercasi traduttore per un romanzo della Mesmenia. Molto buona retribuzione". Un annuncio di lavoro improbabile, un piccolo stato ancora più remoto del Bhutan o del Belize, alcuni rudimenti di mesmeno, molta faccia tosta... et voilà: Thomas Lagrange, ex cameriere di McDonald's, ha davanti a sé una luminosa carriera. Ventisettenne parigino, Thomas non ha certo un curriculum strepitoso, ma l'inserzione sul giornale sembra fatta apposta per lui. Nessuno conosce la Mesmenia, il paese più desolato del mondo, un punto nero incuneato tra Russia ed Estonia. Nessuno tranne lui, che ha studiato mesmeno all'università perché si era perdutamente innamorato dell'insegnante Malislovna. È vero che non pratica la lingua da anni, ma poco importa: Thomas ottiene il lavoro e si cimenta con il testo. Ben presto, però, si accorge di non saper tradurre alcuni passaggi, così, quando incappa in una parola che non conosce, decide di interpretarla a modo suo. In fondo, il bello della letteratura non è proprio che si svela a ognuno in modo diverso? E poi di certo, prima della pubblicazione, la traduzione verrà sottoposta a un'attenta revisione. Ma, un paio di mesi dopo, Thomas scopre che il libro è stato messo in commercio nella sua traduzione integrale e che lui viene citato addirittura come autore. Intanto la Mesmenia balza agli onori della cronaca: di colpo, tutti vogliono notizie e l'unico testo disponibile è quello di Thomas. Quando diventa un bestseller, le cose si complicano ancora di più. Malislovna riemerge dal passato, attratta dal successo di Thomas. E perché la mafia baltica non lo lascia in pace?
Nel 1993 una ragazza si uccide gettandosi dal tetto di una palazzina, all'interno della comunità di recupero per tossicodipendenti di MaiPiù, in Romagna. Paolo Mormino, al suo primo incarico nella polizia, si occupa delle indagini. Il caso è semplice. Il suicidio è avvenuto davanti a numerosi testimoni, mentre il capo della comunità, Ernesto Magnani, tentava di dissuadere la ragazza dai suoi propositi. Mormino rimane colpito dalla personalità di Magnani, discusso fondatore di MaiPiù. Impara a conoscerne meglio le ragioni e i metodi poco ortodossi attraverso gli occhi di Roberta Ceredi, che lavora nella comunità, con la quale inizia una storia d'amore. Mormino chiude l'inchiesta ma la scoperta, nelle paludi vicino al mare, del cadavere di un uomo pestato a morte, lo riporta a MaiPiù. Questa volta il poliziotto incontra molti ostacoli, sia dentro la questura che in ambienti politici legati alla comunità, e deve scontrarsi con l'omertà che impera tra gli ex tossicodipendenti. A costo di perdere il lavoro e la ragazza, Mormino troverà le risposte che cerca nella palude, la terra di nessuno dove i fiumi finiscono per arenarsi in cerca di uno sbocco verso il mare.
Seconda parte del grande romanzo "I fantasmi di Mosca" scritto da Bettiza sulla base della propria esperienza personale in Urss durante la Guerra Fredda, "La confessione di Sveto" è ambientata a Mosca negli anni del terrore staliniano. Questa sezione del romanzo riporta la lunga confessione rilasciata dall'intellettuale ungarocroato Sveto Karaman, già membro del Komintern caduto in disgrazia, al "grande inquisitore" Angaretis: la relazione con Radica, i gravi decadimenti politici nei quali la sua amante è rimasta coinvolta, le vicende amorose della madre di lei. Muovendosi con maestria tra gli abissi della storia e la riflessione sull'arte del narrare, la penna di Bettiza descrive nei dettagli la psicologia dei personaggi reali e di fantasia, fino a tratteggiare un grandioso, appassionante affresco dell'illusione comunista colta nel suo momento più drammatico e autodistruttivo.

