
La illimitata libertà spaziale e temporale (l'azione, che è quella dell'amore fatale di Antonio e Cleopatra, ma anche quella delle lotte tra i triumviri dopo la morte di Giulio Cesare e della nascita dell'Impero, percorre le città, le terre e i mari di tre continenti), la mescolanza di comico e tragico, le trasgressioni sceniche e linguistiche, sono tutti elementi che raggiungono in quest'opera della piena maturità del drammaturgo (la datazione si può collocare intorno a1 1608) il loro vero e proprio apogeo. "Antonio e Cleopatra" è una grande tragedia d'amore, un grande dramma politico ma anche un discorso sull'arte e sull'esperienza artistica.
La vicenda di Petruccio, l'avventuriero veronese che sposa e riesce a soggiogare l'intrattabile Caterina, attirato soprattutto dalla sua ricca dote, è al centro di questo testo dalla comicità irresistibile, ricco di dialoghi arguti e spavaldi, resi con un linguaggio diretto e irriverente. La coppia dei due futuri sposi sa dispiegare una verve teatrale travolgente. Le loro liti furibonde, le loro diatribe, i loro diverbi fanno della Bisbetica domata una delle commedie più riuscite del repertorio shakespeariano.
La prima parte di "Enrico IV" lascia un'impressione di vitalità esuberante, di ardimento individuale (nei personaggi) e creativo (nell'autore). Tutt'altra impressione suscita la "Parte Seconda", che ha la stessa lunghezza di quella precedente, lo stesso numero di scene e la stessa struttura animata dagli stessi protagonisti. La differenza è che è rimasto un solo giovane, Hal, assente dal campo di battaglia, e i padri che si sono rattrappiti. Inoltre Shakespeare introduce altri due personaggi entrambi in là con gli anni: il Primo Giudice e il giudice di campagna Robert Shallow.
"Cimbelino", rappresentato in vita dell'autore ma pubblicato solo postumo nel 1623, è un dramma romanzesco che curiosamente combina un episodio di storia britannica all'epoca della dominazione romana con una novella del Decamerone. Protagonista del dramma è la bella e innocente figlia di Cimbelino, Imogene, che si trova al centro di una complessa rete di forze che vorrebbero imporle le nozze con il figlio della matrigna. Solo dopo un'innumerevole serie di equivoci, travestimenti e colpi di scena, Imogene riuscirà a riabbracciare il marito segreto Postumo, a ricongiungersi con il padre e a propiziare una nuova alleanza tra romani e britanni. Introduzione di Nemi D'Agostino.
Il Mercante di Venezia, andato in scena per la prima volta nel 1596, affronta diverse tematiche care all'autore, tra cui il conflitto fra ego e amore, il pregiudizio e l'intolleranza tra ebrei e cattolici, la pietà e la legge. Tutta la vicenda, ambientata a Venezia e a Belmont, ruota attorno a due donne particolarmente astute: Porzia e Nerissa, mogli rispettivamente di Bassano e Graziano, che si fingono avvocato e scrivano per difendere i loro interessi dall'usuraio ebreo Shylock, figura ambigua e calzante rappresentazione di un uomo al tempo stesso tiranno e vittima, sacrificante e sacrificato.
Dopo il primo volume dedicato alle Tragedie, questo nuovo tomo, il secondo dei quattro previsti per completare "Tutte le opere" di Shakespeare raccoglie le Commedie: dieci testi, considerati capolavori universali, nell'originale inglese in edizione critica, con traduzione a fronte e con un ricco apparato di introduzioni e commenti (I due gentiluomini di Verona; La bisbetica domata; La commedia degli errori; Pene d'amor perdute; Sogno di una notte di mezza estate; Le allegre comari di Windsor; Molto rumore per nulla; Come vi piace; La dodicesima notte; I due nobili congiunti). In queste pièces Shakespeare realizza la sublime interazione di pratiche e linguaggi teatrali eterogenei: il decoro dei classici si unisce alla vivacità e alla sregolatezza della festa popolare, la tradizione orale vivacizza quella scritta, lo spirito comico si accompagna al tragico, la riflessione del saggio alla libertà del sognatore, l'illusorietà della favola al ritmo magistrale della rappresentazione. È questa l'essenza stessa del comico, che allinea queste celebri opere alle maggiori creazioni del genere, da Rabelais a Cervantes e oltre. Ma uniche e irripetibili sono le figure caratteristiche della Commedia shakespeariana. Tra queste, quella del Matto: colui che chiede di "godere di una libertà illimitata, come il vento che può soffiare su chi vuole e quelli a cui più brucerà la sua follia, dovranno riderne di più"...
Parabola di un amore fulgido e totale, Romeo e Giulietta narra della passione tra i giovani figli di due casate nemiche e delle tragiche conseguenze di questa rivalità. L'amore incondizionato dei due protagonisti causerà infatti, per una sciagurata combinazione di circostanze esterne, la loro rovina. La vicenda è diventata il simbolo per eccellenza di un sentimento profondo che si oppone con coraggio, ma senza successo, alla cultura di un'epoca, all'odio e alla lotta di due famiglie divise da un rancore antico e implacabile. Scritta tra il 1591 e il 1595, l'opera rappresenta il passaggio dal periodo iniziale a quello più maturo della produzione shakespeariana; ricca di metafore che toccano tutte le note del sentimento, inneggia ad un amore che supera le barriere della morte.
"La bisbetica domata", la cui data di composizione è particolarmente incerta, è probabilmente una delle commedie più rappresentate di William Shakespeare. Petruccio, giovane avventuriero di Verona, si reca a Padova per cercare moglie, e sposa, interessato soprattutto alla sua dote, la bella Caterina Minola, una giovane donna dal carattere scontroso, conquistata attraverso una serie di inganni e buffi travestimenti e con la complicità degli spasimanti di Bianca, sorella di Caterina. L'atmosfera gioiosa e le situazioni divertenti, che portano la vicenda a sciogliersi in un lieto fine, si alternano ai toni talvolta malinconici e patetici offrendo numerosi spunti di riflessione rispetto alla società dell'epoca: ipocrisia, avidità e superficialità sono solo alcuni dei temi trattati nell'opera. Ancora una volta, la drammaturgia shakespeariana offre un'analisi approfondita della psicologia dei personaggi, con un linguaggio vivace e pungente.
L'"Amleto" rappresenta uno dei più grandi capolavori di Shakespeare. Composta agli inizi del '600, mette in scena una grande metafora della vita in cui bene e male si affrontano costantemente coinvolgendo l'omonimo protagonista in un vortice di dubbi e di incertezze esistenziali. Le domande che si pone Amleto sono le stesse che si pone l'uomo moderno: vivere o morire, agire o non agire? Proprio questa caratteristica rende questa tragedia un'opera sempre attuale che grazie alla sapiente drammaturgia shakespeariana, attenta soprattutto a far emergere le sfumature psicologiche dei suoi personaggi, coinvolge ogni tipo di lettore, trasportandolo in una dimensione profonda e complessa. Saggio introduttivo di Luigi Weber.
In Cimbelino Shakespeare compie un tentativo consapevole di unire la storia romana con l'inizio di quella inglese nei suoi primordi celtici. Quando, appoggiato se non spinto dalla regina e dal figlio di lei Cloten, Cimbelino rifiuta di pagare il tributo a Roma, il suo gesto afferma con forza una prima identità nazionale britannica. Per provarsi tale, essa ha bisogno di combattere e vincere la guerra contro la spedizione punitiva romana. La pace che segue ha però un esito sorprendente: Cimbelino decide autonomamente di riprendere a versare il tributo e di sottomettersi a Cesare Augusto, e soprattutto fa marciare assieme in trionfo, verso Londra, bandiere unite nel vento, le truppe britanniche e quelle romane, che ratificheranno l'unione nel tempio di Giove.
William Shakespeare (1564-1616), caso unico nella storia dell'umanità, è presente nello spirito di infinite generazioni. Modernissimo e universale, è riuscito a rappresentare tutto lo spettro delle emozioni umane attraverso ogni genere letterario: tragedie, commedie, drammi storici, sonetti e canzoni. Dell'amore, specialmente, Shakespeare ha descritto tutte le possibili facce: da quella più allegra e spensierata delle canzoni, a quella più tragica e violenta di "Otello". Nel mondo della letteratura, dello spettacolo, della canzone, sono pochi quelli che non si riconoscano in debito con Shakespeare: la sua scrittura fluida, rapida e leggera ancora oggi arricchisce di significato l'ormai vieta espressione "T'amo". "T'amo" diventa il motivo della nostra vita, il canto dell'usignolo non troncato dal verso dell'allodola, il "giorno nella notte". La scoperta dell'amore è per ogni Romeo e Giulietta una comune meraviglia, in cui nemmeno la propria o l'altrui morte ha tinte cupe. L'amore dà a ognuno - nella poesia di Shakespeare - il dono di una giovinezza senza confini: se ci fermiamo ad ascoltare l'usignolo, il richiamo dell'allodola non ci raggiungerà.