
Un gioco come tanti.
Una sfida tra ragazzi.
La distrazione di un attimo,
e niente è più come prima.
Estate. Tempo di vacanze, di corse in bicicletta, di partite di calcio con gli amici. Non per Danny. Niente è più lo stesso a casa sua dalla sera in cui la mamma rientra scortata da due poliziotti. C’è stato un grave incidente, però la mamma non ne ha colpa. Ma è proprio così? E chi è la ragazzina dai capelli rossi che si presenta a casa loro e dichiara di sapere come stanno davvero le cose? John Boyne ci regala una nuova storia lancinante, in cui ancora una volta sono i bambini a deviare il corso degli eventi. Una parabola moderna, scritta con la voce di un ragazzo di dodici anni, che si legge tutta d’un fi ato e non si cancella più.
Per Andrea Lucchesi incomincia una nuova vita: da ispettore della Sezione Furti e Rapine è stato promosso a commissario della Sezione Omicidi. Ma insieme con la promozione arrivano i guai, le responsabilità e soprattutto i rospi difficili da digerire. Senza contare che alla Omicidi si trova a scontrarsi ogni giorno con un'umanità spesso mediocre e violenta oltre l'immaginabile: tre casi di omicidio, tre donne uccise con ferocia e determinazione, tre vittime cui rendere giustizia. Ma anche la vita privata non gli riserva belle sorprese: la figlia adolescente, sua unica vera ragione di vita, sembra sfuggirgli di mano; i fantasmi del passato, carichi di dolore e colpe, non lo abbandonano mai; e le donne del presente sono per lui universi incomprensibili e pericolosi, dai quali fuggire. Come sempre ad Andrea Lucchesi restano solitudine, rabbia, paura... Ma ancora una volta c'è una donna al suo fianco, che, nonostante il pessimo carattere che lo contraddistingue, lo ama abbastanza da volerlo salvare da se stesso: la bella e brava ispettrice Lucia Anticoli, compagna d'indagini insostituibile, ma anche presenza silenziosa e indispensabile nei giorni bui che lo attendono.
Un giovane libraio, aspirante scrittore, sorprende una ragazza di singolare bellezza a rubare libri raffinati e andarsene dribblando abilmente la barriera antitaccheggio. Non la ferma, si limita ad annotare i titoli sottratti, sperando che lei torni per una delle letture di poesia che organizza con i suoi soci, tutti ferventi bibliofili. Presto la potenziale nemica diventa la sua ossessione sentimentale: le parla, la segue, la bacia dopo una perquisizione tra gli scaffali, consenziente e carica di valenze erotiche. Nonostante cerchi di ricostruirne la personalità attraverso il catalogo delle sue scelte come lettrice, sulla vita della sfuggente Severina scopre poco: abita in una pensione con quello che sembra l'anziano padre, il quale legge con lei tutti i libri prelevati nelle librerie e paga il conto quando i proprietari lo reclamano. Tra le pagine dell'esistenza di Severina si cela un mistero.
Da oltre tremila anni, nel cuore nero dell'Africa pulsa uno straordinario mistero, nato dalla mente e dalle mani di un uomo e poi sottratto agli altri uomini grazie al letale abbraccio di un fiume indomabile e di una natura brutalmente ostile. Quel mistero è la tomba del faraone Mamose, concepita dallo scriba Taita per celebrare la potenza del suo sovrano e per conservarne in eterno le immense ricchezze. Orgogliosamente convinto che nessuno riuscirà mai a violare il maestoso sepolcro, Taita ha lanciato la sua sfida ai posteri, lasciando una traccia di enigmatiche indicazioni, vergate su un papiro, che illuminano i segreti della tomba e indicano la via per raggiungerla. E l'appassionante sfida è ancora aperta per chiunque sia tanto coraggioso da volersi cimentare con i tenebrosi fantasmi di un remoto passato: per lo spregiudicato Nicholas Quenton-Harper diventa una eccitante scommessa; per l'avido collezionista Gotthold von Schiller un anelito all'immortalità; per l'affascinante archeologa Royan Al Simma un'orgogliosa conferma della grandezza del popolo egizio. Un tornado di bramosia e di desiderio investe allora la tomba del faraone, ne fa scattare le trappole mortali, scatena gli istinti più oscuri e feroci, imprigiona colpevoli e innocenti in un inebriante vortice di possesso. E ben presto tutti scopriranno che il nemico vero è proprio lui, Taita, che pare aver atteso trenta secoli poter infine scatenare una caccia al tesoro tanto pericolosa quanto travolgente.
E' un libro destinato a chi crede che si possa continuare a crescere nella propria vita superando i vari livelli che il destino ci frappone e interpone sino al raggiungimento di quella pace interiore che alla fine consente a tutti di poter esprimere che non si è vissuto invano.
Ormai quasi trent'anni fa Londra fu scossa da un feroce delitto che si scoprì avvenuto per sbaglio (invece della moglie l'assassino aveva ucciso la bambinaia di casa). Il colpevole era una figura di spicco dell'aristocrazia inglese, Lord Lucan. Ma la polizia non riuscì mai ad arrestarlo. Da allora si sono accumulati allarmi e improbabili cronache sul latitante, avvistato nei più remoti angoli del mondo e, a quanto pare, protetto da una possente omertà di classe. Sulla base di questo canovaccio terribilmente vero Muriel Spark ha costruito il suo romanzo, una sorta di supplemento di indagini dove Lord Lucan si sdoppia e incorre in avventure macabre ed esilaranti.
Nicolas, un bambino timido, parte per la settimana bianca organizzata dalla scuola. Lo accompagna a destinazione il padre, perché è molto protettivo e non vuole affidare il figlio ad altri, durante il viaggio. Dimentica però in auto la valigia del figlio che sarà aiutato dal capo della classe Hodkann. Una minaccia aleggia su Nicolas e durante la settimana le sue paure infantili diventano angoscia. Infatti un bambino del paese viene violentato e ucciso e Nicolas aiuterà a risolvere il mistero.
Nell’estate 2009 Alain de Botton riceve una proposta a cui non si può dire di no: diventare il primo «scrittore residente» di uno degli aeroporti più importanti del mondo. Il direttore generale della BAA, azienda che gestisce lo scalo londinese di Heathrow, vuole che vi si trasferisca per una settimana, che raccolga impressioni e testimonianze e che le rielabori in un libro. Il tutto da una scrivania piazzata in mezzo all’atrio delle partenze, tra la zona D e la zona E. Autorizzato a curiosare anche negli angoli più inaccessibili e a scrivere tutto, ma proprio tutto, quello che vede, per sette lunghi giorni De Botton gironzola tra terminal, piste di atterraggio e cucine, chiacchierando con chiunque, dagli addetti alla sicurezza al sacerdote dell’aeroporto, dai colletti bianchi a Dudley il lustrascarpe.
Finito quasi per caso in un crocevia di storie e di emozioni – amanti che si separano, comitati di accoglienza per parenti ancora sconosciuti, desolati uomini d’affari, immigrati respinti dalle autorità doganali, studenti ghanesi in cerca di un futuro migliore – lo scrittore trasforma i suoi bloc-notes in racconti e in sorprendenti riflessioni sui meandri della psiche umana, sulle affascinanti contraddizioni del mondo moderno e sul viaggio come possibilità di «apportare cambiamenti duraturi nelle nostre esistenze».
Anastasija Kamenenskaja della polizia criminale e la sua amica giudice Tatjana sonon ospiti di una trasmissione televisiva sulle donne che fanno lavori cosiddetti maschili. Nel corso della diretta, tra il pubblico, un ragazzo, pagato da un anonimo, solleva un foglio con la scritta "Indovina dove incontrerai la morte?". Da quel momento, uno dopo l'altro, una serie di omicidi insanguina Mosca. Le vittime sono barboni, emarginati, handicappati, e sul cadavere di ciascuna viene trovato un pesce di ceramica che divora un bambolotto. E ogni volta, l'assassino sfida apertamente la polizia. Scoperto per caso che il pesce è un riferimento al pittore fiammingo Bosch, il sospetto principale diventa uno studioso, ammiratore dell'artista, che anni prima aveva perso un figlio in un'operazione di polizia. Ma le cose non possono essere così semplici, e più i cadaveri aumentano, più fitto si fa il mistero. Alla quarta vittima appare evidente che il filo conduttore degli omicidi sono i sette peccati capitali e che il film "Seven" è la fonte ispiratrice dell'assassino. Mancano dunque tre vittime all'appello: chi sarà la settima?
Emmi e Leo: per chi ancora non li conosce, sono i protagonisti di un amore virtuale appassionante, che ha vissuto ogni sorta di emozione, a parte quella dell'incontro vero. Sì, perché dopo quasi due anni, Leo ha deciso di tagliare definitivamente i ponti con Emmi e partire per Boston, per ricominciare una nuova vita.
Emmi non si dà però per vinta, e riesce nell'impresa di riallacciare i rapporti con Leo. Mentre lei è ancora felicemente sposata con Bernhard, per Leo in nove mesi le cose sono cambiate, eccome: in America ha conosciuto Pamela e finalmente ha iniziato la storia d'amore che ha sempre sognato. Si sa, però, l'apparenza inganna. Ritornano le schermaglie via e-mail che hanno tenuto col fiato sospeso i numerosi lettori di Le ho mai raccontato del vento del Nord, e anche stavolta promettono scintille.
"Così la posta elettronica ci fa riscrivere le Relazioni pericolose."
Paolo Mauri, "la Repubblica"
"Uno di quei libri da cui è difficile separarsi, perché quando si comincia a leggere, non c’è ritrosia intellettuale che possa ostacolare l’impellenza emotiva di sapere come andrà a finire."
Chiara Gamberale, "Vanity Fair"
"Si fa scorrere pagina dopo pagina, lungo una storia sorprendente, mutevole, romantica, intelligente."
Natalia Aspesi, "Elle"
"Un’idea semplicissima e vincente quella del romanziere e giornalista viennese Daniel Glattauer: creare una love story online. A colpi di e-mail. Un romanzo epistolare dei nostri giorni con protesi tecnologica, una relazione virtuale che vive di ubiquità: corpi lontani ma menti che si avvinghiano in un balletto delizioso."
Luigi Forte, "Tutto Libri"
Sopravvissuto a numerosi campi di concentramento, Fred Wander dà voce ai suoi compagni di detenzione - in prevalenza ebrei provenienti da ogni parte d'Europa - con i loro momenti di grandezza ma anche con le loro meschinerie e limitatezze. Vediamo così entrare in scena Cukran, l'incolto ebreo turco che ha sposato una donna francese di rango, o de Groot, il famoso sarto di Amsterdam, il viveur che passava il suo tempo nei caffè della città, o Lubitsch, rampollo di una famiglia patrizia slovacca, o Tadeusz Moll, il giovane di buona famiglia costretto a lavorare nei forni crematori. Riprendendo la tradizione dei narratori ebraici e facendo propria la lezione di Mendel Teichmann, il cantore dell'universo chassidico che all'inizio del romanzo spiega all'autore "come si narra una storia", Fred Wander restituisce un volto alle tante anonime vittime, rievocando l'esistenza del singolo prima del lager, e più in generale tracciando un quadro vivissimo di quel mondo dell'ebraismo europeo destinato a scomparire nel più tragico dei modi.
Storia di due grandi famiglie scozzesi dietro la cui apparente felicità sono cresciuti negli anni piccoli e grandi drammi, incomprensioni, complicità e amori.

