
Sul lettino di Freud è la storia di Seymour Trotter, Ernest Lask e Marshal Streider, tre psicoterapeuti che, in virtù della sorte connessa alla loro professione, si trovano a condividere trionfi e fallimenti, fatti e misfatti, onori e infamie della loro pratica terapeutica.
Seymour Trotter, settantun anni, un patriarca della comunità psichiatrica, venerato in tutto il Nord della California per la sua sagacia e il suo motto: «La mia tecnica consiste nell’abbandonare qualsiasi tecnica!», va incontro alla rovina dopo aver preso in analisi Belle Felini, una trentaduenne di gradevole aspetto, bella pelle, occhi seducenti, vestita con eleganza, ma con una lunga storia di autodistruzione alle spalle. Nell’istante in cui l’«alleanza terapeutica» con la sua paziente sembra dare frutti che nessun Prozac può procurare, Trotter viene accusato di comportamento sessuale inappropriato nei confronti della giovane donna e sottoposto ad azione disciplinare dal comitato etico per la medicina.
Incaricato del procedimento è Ernest Lask, assistente universitario presso la facoltà di psichiatria, studioso che ignora quasi tutto della psicoterapia. L’incontro con Trotter, tuttavia, lo affascina e seduce a tal punto che Lask diviene un affermato psicoterapeuta. Giorno dopo giorno, i suoi pazienti lo invitano nei luoghi più intimi delle loro vite. E giorno dopo giorno lui ringrazia i grandi progenitori dell’analisi: Nietzsche, Kierkegaard, Freud, Jung.
Finché non viene il momento in cui nessuno dei grandi guaritori del passato può soccorrerlo. Lask applica un approccio radicalmente nuovo, basato su una forma di «alleanza terapeutica» con il suo paziente Justin. Ma quando quest’ultimo decide di abbandonare bruscamente la moglie, Lask è costretto a correre ai ripari il più in fretta possibile, poiché si rende conto di aver commesso un grave errore di valutazione e di essersi curato più di sé che di Justin nell’analisi.
Errore che confessa al suo supervisore Marshal Streider, il quale, benché abbia fatto suo il motto creativo di Trotter, non riesce a scrollarsi di dosso alcuni suoi comportamenti compulsivi, in particolare l’attrazione per il denaro che turba i suoi rapporti col mondo.
Dopo aver indagato i fantasmi della mente in e attraverso Nietzsche, Schopenhauer e Spinoza, Irvin Yalom, scrive un romanzo che può essere letto come una lettera aperta ai terapeuti e ai pazienti, una sorta di istruzioni per l’uso prima di avventurarsi sull’impervio sentiero dell’analisi, così come un avvincente racconto che svela al lettore comune che cosa accade realmente sul lettino di Freud.
Il Gatto è morto, l'hanno assassinato. Sono proiettili, queste parole, che accolgono Valerio Natali al suo rientro dal Messico dove ha trascorso una lunga latitanza. Massimo Giunti, alias il Gatto, amico fraterno, anche lui della Garbatela, non c'è più. E quello che adesso conta, per Valerio, è soltanto la vendetta: ripartire dall'unico indizio disponibile, il misterioso numero di cellulare digitato dal Gatto prima di morire accoltellato, e ricostruire le sue recenti frequentazioni con alcuni faccendieri coinvolti nel business dello smaltimento dei rifiuti. Lente e sofferte, le indagini di Valerio si addentrano nel vecchio quartiere, nell'intrico di strade e vie che hanno il sapore della sua infanzia. È qui che si riunisce la vecchia batteria. Mario, Nicche, Panettone e Papella. E ancora Bracalone, giovane graffitaro e hacker geniale, e Victor, che ha preso una strada diversa finendo per diventare poliziotto. Sono loro gli uomini che accompagnano Valerio nella ricerca della verità e della vendetta. La vendetta nella famiglia di Valerio Natali è come un destino, un respiro affannato che da sempre ne appesantisce il cammino. Da quando anche il nonno, partigiano, in una Roma terrorizzata dalla famigerata banda Koch, non riuscì a impedire una morte crudele, lasciandosi poi sfuggire per un soffio il diretto responsabile. Ed è proprio dal passato, dalla storia dolorosa della sua città e del suo quartiere, che Valerio otterrà le risposte che cerca.
"Suite francese" è il titolo dei primi due "movimenti" di quello che avrebbe dovuto somigliare a un poema sinfonico, composto di cinque parti, di cui solo le prime due sono state completate. È il romanzo della riscoperta della Némirovsky che, dopo mezzo secolo di oblio, viene poi ripubblicata in oltre quaranta lingue. La figlia maggiore, Denise, aveva conservato il quaderno contenente il manoscritto, assieme ad altri scritti della madre, per cinquant'anni senza guardarlo, pensando che fosse un diario, troppo doloroso da leggere. Con sguardo lucido e persino distruttivo, Némirovsky tratteggia implacabile una grande civiltà in sfacelo. Il primo "movimento" difatti racconta in un grande affresco corale l'esodo di massa dei francesi che, all'arrivo delle truppe naziste, si spostano con tutto quanto, in un trasferimento di dimensioni bibliche. La seconda parte, invece, descrive i primi mesi dell'occupazione in una piccola città della campagna francese. I protagonisti sono due donne, la vedova Angellier e sua nuora, Lucile, e un ufficiale tedesco, Bruno von Frank. Tra il giovane ufficiale e la sconsolata Lucile scocca una scintilla che presto diventa amore: una vicenda emblematica dello stesso paese che finisce per accogliere i soldati tedeschi come uomini, "dimenticando" la loro natura di nemici.
"Suite francese", pubblicato postumo nel 2004, è l'ultimo romanzo di Irène Némirovsky. Scritto agli albori del secondo conflitto mondiale a Issy-l'Évèque, in Borgogna, è un affresco spietato, composto quasi in diretta, della disfatta francese e dell'occupazione tedesca, in cui le tragedie della Storia si intrecciano alla vita quotidiana e ai destini individuali. È un caleidoscopio di comportamenti condizionati dalle aberrazioni della guerra, dalla paura, dal sordido egoismo, dalla viltà, dall'indifferenza, dagli istinti di sopravvivenza e di sopraffazione, dall'ordinaria crudeltà, dall'ansia di amore. È il racconto della passione, ambigua e tormentata, che nasce tra una giovane donna il cui marito è disperso al fronte e un ufficiale tedesco. Con lucida indignazione ma anche con pietà, Némirovsky mette a nudo le dinamiche profonde dell'esistenza umana di fronte alle prove estreme e scrive un insperato capolavoro della letteratura del Novecento.
Èil 4 giugno 1940, in una Parigi ferita e spaventata dai primi bombardamenti nazisti. Uomini, donne, intere famiglie si preparano a fuggire dalla città: i Péricand, ricchi borghesi cattolici, i coniugi Michaud, modesti impiegati di banca con un figlio al fronte, Gabriel Corte, intellettuale intenzionato a collaborare con l’invasore, Charlie Langelet, scapolo sessantenne benestante e snob. La meta, per tutti, è la campagna, dove pure il nemico non tarda ad arrivare. E l’incontro fra occupanti e occupati avrà, per qualcuno, esiti inaspettati: è il caso di Lucile e del delicato rapporto che nasce fra lei e il giovane ufficiale tedesco che è costretta a ospitare nella propria casa. Un romanzo popolare possente, folto di personaggi memorabili e storie avvincenti. I destini di una moltitudine di individui si intrecciano sullo sfondo delle tragedie della Storia, mettendo in scena la commedia della vita quotidiana, tra cinismo e meschinità, arroganza e vanità, eroismo, pietà e amore. Il capolavoro che ha segnato la riscoperta internazionale di Irène Némirovsky.
«Suite francese», ultimo capolavoro di Irène Némirovsky, incompiuto, fu pubblicato in Francia solo nel 2004 e ha permesso al grande pubblico internazionale di conoscere una donna straordinaria e una grande scrittrice rimasta in ombra per molto tempo. Nelle intenzioni dell'autrice, «Suite française» doveva essere una "sinfonia in cinque movimenti" sull'epopea vissuta dal popolo francese sotto l'occupazione tedesca. Purtroppo, i "movimenti" furono solo due: «Tempesta in giugno» e «Dolce», due romanzi che raccontano l'uno, la fuga dei parigini mentre in città stanno per arrivare i tedeschi; l'altro, il drammatico rapporto tra una donna francese e un ufficiale tedesco. L'arresto e la deportazione ad Auschwitz impedirono alla Némirovsky di completare la sua sinfonia. A «Suite francese» è legato anche un piccolo mistero: come ha potuto salvarsi dalla furia nazista che volle, con la solita precisione e meticolosità, distruggere tutto quello che apparteneva a Irène e alla sua famiglia?
«Suite francese» è il titolo dei primi due "movimenti" di quello che avrebbe dovuto somigliare a un poema sinfonico di Irène Némirovsky, composto da cinque parti, di cui solo le prime due sono state completate e pubblicate. La prima parte, «Temporale di giugno», racconta l'esodo di massa dei francesi che, all'arrivo delle truppe naziste, si sono spostati con figli, vecchi, malati e intere case caricate su veicoli di fortuna. Il secondo pezzo, «Dolce», è ambientato in una piccola città della campagna francese, Bussy, nei primi mesi, stranamente tranquilli, dell'occupazione tedesca e narra di due donne: la vedova Angellier e sua nuora, che si innamora di un giovane ufficiale tedesco.
Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Némirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande "sinfonia in cinque movimenti" che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista: Tempesta in giugno (che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell'arrivo dei tedeschi) e Dolce (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più bruciante quanto più soffocata, che lega una "sposa di guerra" a un ufficiale tedesco). Pubblicato a sessant'anni di distanza, Suite francese è il volume che li riunisce.
Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Némirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande "sinfonia in cinque movimenti" che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista: Tempesta in giugno (che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell'arrivo dei tedeschi) e Dolce (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più bruciante quanto più soffocata, che lega una "sposa di guerra" a un ufficiale tedesco). Pubblicato a sessant'anni di distanza, Suite francese è il volume che li riunisce.
Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Némirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande "sinfonia in cinque movimenti" che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista: "Tempesta in giugno" (che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell'arrivo dei tedeschi) e "Dolce" (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più bruciante quanto più soffocata, che lega una "sposa di guerra" a un ufficiale tedesco). Pubblicato a sessant'anni di distanza, Suite francese è il volume che li riunisce.
"Suite francese", ultimo capolavoro di Irène Némirovsky, incompiuto, fu pubblicato in Francia solo nel 2004 e ha permesso al grande pubblico internazionale di conoscere una donna straordinaria e una grande scrittrice rimasta in ombra per molto tempo. Nelle intenzioni dell'autrice, "Suite française" doveva essere una "sinfonia in cinque movimenti" sull'epopea vissuta dal popolo francese sotto l'occupazione tedesca. Purtroppo, i "movimenti" furono solo due: "Tempesta in giugno" e "Dolce", due romanzi che raccontano l'uno, la fuga dei parigini mentre in città stanno per arrivare i tedeschi; l'altro, il drammatico rapporto tra una donna francese e un ufficiale tedesco. L'arresto e la deportazione ad Auschwitz impedirono alla Némirovsky di completare la sua sinfonia. A "Suite francese" è legato anche un piccolo mistero: come ha potuto salvarsi dalla furia nazista che volle, con la solita precisione e meticolosità, distruggere tutto quello che apparteneva a Irène e alla sua famiglia? Introduzione di Maria Nadotti.