
Enrico ha tagliato la gola a un pescatore per un commento fuori luogo; Mario ha sparato al vicino perché gli rubava la terra. Claudia doveva porre fine alle sofferenze di Lucia; Luisa aveva tutte le ragioni per brindare con la madre, alla morte del padre. Un tempo si chiamavano manicomi criminali, ora sono centri di recupero: ci arrivano persone che non hanno ucciso per interesse o per calcolo, ma in preda alla follia. Da dove vengono, cos'è scattato nella loro testa, e cosa pensano ora, come vivono, al riparo dal mondo? Con delicatezza e immaginazione poetica, senza facili morali e senza mai giudicare, Umberto Piersanti ha condensato in queste pagine le loro storie.
A sconvolgere la tranquilla esistenza di Aaron Greidinger, giornalista di successo, arriva un "fantasma" dal suo passato: Max Aberdam, un vecchio amico che aveva creduto morto nell'Olocausto. Max, seppur settantenne, non accetta di rinunciare alla vita e alla passione, passione che assume le forme della giovane Miriam. E fra i tre si innesca un perverso gioco di seduzione, in cui Max arriva a spingere Aaron tra le braccia di Miriam. Dal passato della donna affiora però un segreto terribile: ad Aaron la scelta se amarla o giudicarla.
Pavel Ivanovic Cicikov viaggia attraverso la Russia comprando "anime morte", i nomi dei contadini morti dopo l'ultimo censimento sui quali i proprietari dovevano pagare le tasse fino al censimento successivo. Vuole usare quei nomi per ottenere l'assegnazione di terre concesse solo a chi poteva dimostrare di possedere un certo numero di servi della gleba. Il romanzo avrebbe dovuto comporsi di tre parti, la terza però non fu mai scritta, mentre della seconda restano solo alcuni frammenti nei quali però il quadro dei vizi e dei difetti russi appare meno fosco che nella prima parte.
Ma che storia è? Cosa c'entrano le anime con le acciughe? Anzi, come vedremo, con un intero banco di acciughe? C'entrano, perché siamo nell'aldilà. Come non l'avreste mai immaginato, dove tutto è all'insegna della leggerezza. Infatti si chiama aldiquà. C'è Achille... che si sveglia poche ore dopo essere mancato nella sua casa milanese di via Cusani, e comincia subito a dialogare con un trapassato illustre, il maresciallo Radetzky, già inquilino dello stesso palazzo ai bei (per lui) tempi dell'occupazione austriaca... La conversazione continua con le più disparate anime che vagano nei dintorni, e in parecchi altri luoghi, vicini e lontani, in una sfera ultraterrena ma attaccatissima a quella terrena, che il trapassato, giustamente, dalla sua postazione, ribattezza «aldiquà». L'anima di Achille si è trasferita nel garage di piazza San Marco, nella Porsche di amici di uno dei suoi figli, dove da tempo dimora anche il suo gatto Ely. Da qui in poi gli incontri, le storie, e i dialoghi si fanno sempre più fitti... e, ovviamente, surreali. E di storie da raccontare ne hanno tante non solo Umberto Eco o Elio Fiorucci o il maresciallo Radetzky, ma anche altre anime, indicate con il solo nome di battesimo, Marco, Lucrezia... Ma niente paura, il tono degli scambi è in buona parte ironico, spesso comico, addirittura esilarante: si sorride, si ride, e ci si augura francamente che l'«aldiquà» sia davvero così spassoso, così rassicurante, così vario, e i suoi misteri così poco misteriosi. E molto spazio nella storia hanno anche gli animali, che svolazzano a loro volta nell'«aldiquà», dotati di anima. Comprese le acciughe, che nuotano in enormi banchi e che diventano mezzo di trasporto e guida delle altre anime, quelle degli esseri umani.
C'è la morte nell'anima di Luigi Alfredo Ricciardi. Imprigionato nel guscio della solitudine più completa, che non permette a nessuno di intaccare, è sulla soglia della disperazione. All'ottavo appuntamento con i lettori del commissario dagli occhi verdi, più che mai protagonista in una indagine dove tutto è anomalo, Maurizio de Giovanni ci regala la meraviglia di un romanzo in cui le anime di ciascuno si rivelano fatte di vetro: facili a rompersi in mille pezzi, lasciano trasparire la fiamma che affascina e talvolta danna, e occorre allora il sacrificio della rinuncia, che può apparire incomprensibile ed esporre alla vendetta. Prende così forma un congegno narrativo misteriosamente delicato e struggente, vertiginoso e semplice, che spinge Ricciardi su strade rischiose. E lo costringe a fare i conti con sé stesso e i propri sentimenti. Mentre le pagine sembrano assumere la voce di una delle più celebri canzoni partenopee, per carpirne il più nascosto segreto.
Il parlare di anime, di spiriti, di interiorità non appartiene soltanto a chi medita o a chi vive nel silenzio di un monastero o di un convento: ciascuno di noi porta in sé il desiderio e la consapevolezza che qualcosa, in noi, va oltre la carne, il tempo, lo spazio. La narrazione è una delle forme con cui, da sempre, questa "vita interiore" si è espressa e i poeti e i narratori sono coloro che hanno la vocazione di intuirla e ripresentarla, attraverso storie che valicano i confini personali. Sette narratori di oggi, in questa raccolta, narrano parte della folla di anime che riempiono le nostre esistenze e che possono, a mano a mano, prendere la forma di un piccolo coltello, di una lapide, di una fraterna amicizia, di una rosa... persino di un cumulo di sabbia. Al lettore resta di lasciarsi portare dalle avventure interiori che, nella forma del racconto, aprono a ciascuno gli spazi del non detto, del semplicemente intuito, di speranze possibili. Con racconti di Daniele Mencarelli, Mariapia Veladiano, Alessandro Zaccuri, Melissa Magnani, Davide Brullo, Irene Salvatori ed Emanuele Fant.
"Ogni animale dell'universo di Cortázar non esiste mai 'allo stato selvaggio', definito solo dalle sue singolari caratteristiche. Ogni contemplazione di un animale è, per Cortázar, 'una doppia contemplazione', come quella del casuario, che guarda l'osservatore 'in modo così duro e continuo che è quasi come se ci stesse inventando'. La relazione che si stabilisce così tra animale e umano, tra ciò che viene nominato e colui che lo nomina, tra la creatura immaginata e la creatura immaginatrice, è una relazione di mutuo apprezzamento e di fede reciproca. 'Ti propongo un patto, - dice l'Unicorno ad Alice nel Paese delle Meraviglie, - se tu credi in me, io crederò in te'. Mai la letteratura ha proposto un patto più equo tra un testo e il suo lettore. 'Animalia', dice lo spocchioso Diccionario de la Real Academia Española, è un insieme di 'animali irrazionali'. La definizione si addice perfettamente a questa selezione di racconti che narrano le avventure segrete di questo regno nel quale così spesso la ragione fa la parte dell'intrusa." (dalla prefazione di Alberto Manguel)
Il professor Albus Silente sa che il potente mago oscuro Gellert Grindelwald ha intenzione di prendere il controllo del mondo magico, ma non può fermarlo da solo. Per questo, toccherà al Magizoologo Newt Scamander guidare un'intrepida squadra di maghi, streghe e un coraggioso pasticciere Babbano in una pericolosa missione, in cui incontreranno animali vecchi e nuovi e si scontreranno con i seguaci, sempre più numerosi, di Grindelwald. Ma con una posta in gioco così alta, per quanto ancora Silente potrà rimanere in disparte? La sceneggiatura ufficiale di "Animali Fantastici. I Segreti di Silente" completa perfettamente l'esperienza del film, e invita i lettori a esplorare ogni scena del copione scritto da J.K. Rowling e Steve Kloves. Sono inclusi contenuti speciali inediti e contributi di David Yates, David Heyman, Jude Law, Eddie Redmayne, Colleen Atwood e molti altri. Età di lettura: da 9 anni.
Un piccolo aspide dalle guance morbide come quelle di un bebè, nascosto nella tasca di una giacca; le rane, le salamandre e i tritoni di un fiume salvati da una morte atroce; una sacra famiglia di cani randagi osservati con stupore affettuoso da un convinto gattofilo; una tenia sbarazzina come la "Lolita" di Nabokov, una mantide religiosa ubriacona, e anche un gruppo di Narcisi che parlano e cantano l'antica lingua ebrea del Nord Africa, un accampamento di Iris-guerrieri di un'audacia e di una bellezza terrificanti. Questi sono solo alcuni degli eroi che popolano il Marocco magico di Umberto Pasti, raccontato con la libertà e la grazia di un poeta.
Quando una notte la polizia fa irruzione nel suo ricovero, sequestrandole le decine di cani che accudiva, Chiara consegna alla sua amica d'infanzia, che scrive di mestiere, il grosso quaderno in cui da sempre raccoglie dati, abitudini e fotografie dei suoi beneficiati. È un libro degli ospiti indubbiamente singolare ("Tutti i cani hanno le loro rime: Balù pensaci tu, Billo guardiano tranquillo, Banga attento alla vanga, Lisetta dolce canetta..."), ma anziché rimetterlo in ordine come Chiara vorrebbe, l'amica decide di scriverne una versione nuova. Decide cioè di raccontare la propria vita di ex randagia spaventata, indocile, ma per fortuna anche mordace: insieme a quella degli uomini - uno soprattutto, l'infernale Edi Sereni - e delle donne che, nel tempo, hanno preteso di addomesticarla. Così ci regala il copione di una commedia nera e rosa che fa genere a sé.
Una casa di famiglia, sull'Appennino bolognese. Una vecchia casa. Gli animali sono una presenza nota. Non si tratta sempre di animali domestici, o quantomeno la loro domesticità è lontana dalla nozione tradizionale. Se nell'annus mirabilis 1992 quella di topi, arvicole e ratti era stata una vera e propria invasione, il dibattito si riapre quando arrivano i piccioni con il vaiolo: la sorella del narratore, dolce animalista, si fa in quattro per curarli, e nondimeno cura, almeno idealmente, i topi, anzi i ratti che turbano la quiete della magione. Uno in particolare, piuttosto abitudinario, compare sempre sullo stesso ripiano della libreria, dal che sorge spontaneo il sospetto che il topo sia un osservatore consapevole delle cose umane. Ugo Cornia parte da qui per una scorribanda dentro tutte le convivenze che hanno a che fare con figure animali. Alle derattizzazioni e alle stragi di volatili innocenti fan seguito storie di gatti (il cacciatore di prede Cito, l'avventuroso Cionci, la depressa Pinzia), e di cani (il setter cieco Billo e Tobi, il cane pazzo della sorella). Attraverso gli animali Cornia ricostruisce la storia di famiglia, dove con le bestie si parla, si confligge, si fanno patti, si stabiliscono confini, dove attraverso le bestie si dispiegano il labirinto emotivo degli affetti, le stagioni di un'esistenza, lo spazio delle assenze e la sequenza delle morti.