
Nadine aveva promesso che il suo articolo avrebbe cambiato le coscienze sul caso di Evelina. Avrebbe dimostrato che il braccio di quella ragazzina di colore era stato guidato dalla rabbia che l'aveva nutrita fin dalla nascita. Avrebbe spiegato che la pietra che aveva ucciso il giovane volontario americano era stata scagliata dalla frustrazione per la vana attesa dell'uguaglianza, dall'ingiustizia fattasi legge nel Sudafrica dell'apartheid. Ma poi, subentrata una notizia più incalzante all'estremità opposta del pianeta, Nadine aveva piantato tutto in asso e se n'era andata. Dei suoi trentacinque anni, ne ha trascorsi la maggior parte così, correndo da un capo all'altro del mondo, sempre in prima linea nelle zone più pericolose, sempre attenta a non confondere lavoro ed emozioni, a schivare attentamente gli affetti in nome della sua carriera di reporter. Eppure c'è qualcosa, in Sudafrica, che non è riuscita a lasciarsi del tutto alle spalle. Dopo dieci anni, all'avvio dei processi volti ad accertare i crimini commessi dal regime dell'apartheid e favorire la riconciliazione nazionale, Nadine decide di tornare laggiù.
Vissuto nella Persia del XIII secolo, Jalal al-Din Rumi ha unito nella propria persona e nelle proprie opere il fascino del derviscio, la saggezza del santone inebriato di Dio, e la sottile cultura dei più sofisticati mistici sufi. Nei suoi versi, pieni di entusiasmo sacro, di visioni e di anelito verso la purezza, ci ha lasciato un monumento alla poesia, ma soprattutto all'uomo e alla natura, riflessi della realtà divina. Le sue parole ci mostrano un volto dell'islam che non siamo più abituati a vedere, quello dolce, tollerante, festoso, ma soprattutto invitano l'uomo, di ogni tempo e di ogni religione, a compiere il viaggio più straordinario alla ricerca della verità: quello nelle profondità insondate del proprio animo.
Cosa ne è stato della nipote di Olga, la nonna protagonista di "Va' dove ti porta il cuore?". È tornata dall'America in tempo per riappacificarsi con la nonna o ha trovato solo la lunga lettera diario a lei indirizzata? E se il destino le avesse riservato invece una terza ipotesi che esclude le precedenti? Se, vagando per le stanze di quella grande casa, la solitudine l'avesse spinta a salire in soffitta a cercare tracce delle due uniche persone che davvero avrebbe voluto conoscere: sua madre e suo padre? Chi erano? Qual è stata la loro storia? È davvero figlia di un principe turco, come le raccontava la nonna da bambina, o c'è qualcosa che chiede ancora di essere svelato? Alla ricerca di quel segreto, la ragazza scava tra bauli, carte e quaderni ingialliti ricomponendo, pagina dopo pagina, i vari tasselli di un mosaico generazionale. Scopre così, in un diario, le fragilità, i sogni e le inquietudini di sua madre Ilaria, studentessa di filosofia, affascinata da un professore di vent'anni più vecchio di lei. Scopre che un anziano prozio si è rifugiato in un paese lontano per sfuggire alle leggi razziali e da laggiù ha continuato a mandare sporadiche notizie. Forte di questi pochi indizi, la ragazza deciderà di andare alla ricerca del padre e di quel lontano zio, in un viaggio che la condurrà alle origini della propria inquietudine. Con una nuova introduzione dell'autrice.
Alice ha nove anni quando la sua vita cambia per sempre. Tutto quello che conosce sparisce in pochi istanti, lasciandola sola. È per questo che sceglie di non parlare più. Ora a prendersi cura di lei c'è nonna June, di cui non sospettava nemmeno l'esistenza. Con la sua passione e il suo entusiasmo, questa donna amorevole insegna ad Alice a coltivare i fiori. Ad ascoltarli e a imparare i loro significati nascosti. Col tempo, quei fiori diventano le sue parole. Il giglio per l'amore che accoglie e protegge. Le campanule gialle per lo stupore che accompagna le novità. L'orchidea nera per i desideri che bruciano in fondo al cuore. Perché solo qui, nel giardino della nonna, Alice si sente davvero al sicuro. Cullata dalla voce dei fiori, con i quali intreccia meravigliose ghirlande per coloro che desiderano fare un regalo capace di curare l'anima. Ma nel cuore di Alice ci sono ancora ferite che chiedono a gran voce di essere ricucite. Nessun fiore è stato in grado di lenirle. E quando il passato ritorna nella sua vita, Alice non può più far finta di niente. Deve tornare là dove tutto è cominciato per portare alla luce la verità e scoprire che, forse, non è sola come ha sempre creduto ma c'è qualcuno ad aspettarla. Solo così potrà rinascere davvero. Solo così potrà finalmente decidere in quale luogo mettere radici, proprio come un fiore che cresce vigoroso dopo la tempesta.
Jason Bourne è di fronte a una tragica scelta: una vita in cambio di una vita, il futuro politico del mondo in cambio della salvezza delle persone a lui più care. Ingaggiato da un ministro mediorientale per proteggerne l’incolumità, Bourne prende il suo posto per partecipare a un rischioso summit segreto in Qatar. Ma durante l’incontro un manipolo di terroristi uccide i partecipanti e lo cattura: la mente dell’attacco è lo spietato El Ghadan, uomo di spicco del terrorismo jihadista. Il patto è questo: l’agente segreto deve uccidere il presidente degli Stati Uniti prima che firmi uno storico trattato di pace fra Israele e Palestina, durante un vertice a Singapore. Se non lo farà, El Ghadan ucciderà chi ha fatto rapire: Soraya Moore, ex collaboratrice e intima amica di Bourne, e la sua bambina di due anni. L’uomo non può fare altro che accettare e infiltrarsi nella cellula terroristica di Ivan Borz, il temibile trafficante d’armi ceceno che sta organizzando l’attentato di Singapore. Un percorso strettissimo per salvare Soraya e il presidente e per portare a casa la pelle: perché più si addentra nei meandri oscuri della politica e del terrorismo, più Bourne scopre che forse le macchinazioni di El Ghadan non sono che una trappola per eliminarlo nel peggiore dei modi.
Ono, narratore e protagonista della vicenda, è stato in gioventù un pittore famoso, ma al mondo estetizzante dell'arte per l'arte aveva preferito quello più concreto del dovere verso la patria, legando così la sua sorte a quella del nascente nazionalismo giapponese. Nel dopoguerra, però tutto è cambiato. Ono ripercorre con un senso di incredulità e incertezza le tappe della sua vita, mentre nel romanzo si intrecciano i temi che lo hanno segnato: l'arte, la politica, l'ambizione, l'incomprensione tra generazioni.
A Great Wyrley, un piccolo villaggio inglese, qualcuno uccide cavalli e bestiame e scrive lettere anonime. Annunciando il sacrificio di venti giovinette. Bisogna trovare un colpevole, e George Edalji, avvocato, figlio del parroco, è il principale sospetto. Forse perché è diverso? Suo padre è un parsi, arrivato dall'India e convertito all'anglicanesimo. George è condannato. La campagna che proclama la sua innocenza giunge però alle orecchie di Arthur Conan Doyle, che decide di indagare sul caso. Arthur è il contrario del grigio George, che vuole solo essere inglese e che credendo nella legge si rassegna a patire anni di lavori forzati. Arthur è uno scrittore famoso, un uomo moderno, sportivo e dalla mente aperta, attratto dallo spiritismo. Non sarà Sherlock Holmes a riabilitare George, ma il maturo e stanco Sir Conan Doyle, che giocando la parte dell'investigatore trarrà dalle circostanze anche la forza per ricominciare a vivere.
Il libro ci racconta, vista dagli occhi di un bambino a cui l'autrice affida la prospettiva della narrazione, la favola della riconciliazione tra ebrei e cristiani, una favola ancora tutta percorsa dalla nostalgia millenaria dell'unità perduta. Erano stati i tremendi scoppi antisemiti verso la fine della Repubblica di Weimar a ispirare all'autrice tedesca questo testo dedicato al padre e ampiamente autobiografico, ambientato in Vestfalia, nel quale prendevano corpo profili di antenati, memorie familiari ed eventi storici ancora recenti.
Roma, anno 1611. La giovane pittrice Artemisia si batte furiosamente per imporre il suo talento. L'avversario più temibile che le si para di fronte altri non è che il padre, il grande pittore Orazio Gentileschi. Artemisia è il dramma di una passione folle, della tenerezza e dell'odio di due creature incatenate dai legami di sangue. Ma soprattutto è l'avventura di una delle prime pittrici della storia, una donna che infranse tutte le norme per conquistare la gloria e la libertà.
"Un giorno il mio amico Carlos Frias, di Emecé, mi chiese un nuovo libro per la serie della mia cosiddetta opera completa. Risposi che non avevo nulla da dargli, ma Frias insisté, dicendo: Ogni scrittore ha un libro da qualche parte, se soltanto si dà la pena di cercarlo. Una domenica oziosa, frugando nei cassetti di casa, scovai delle poesie sparse e dei brani di prosa... Questi frammenti, scelti e ordinati e pubblicati nel 1960, divennero El hacedor". Così Borges racconta la genesi di questo libro, uno zibaldone con 23 brani in prosa composti fra il '34 e il '59 e 31 poesie, per lo più recenti.
Statue assassine, disegni, dipinti e incisioni che prefigurano orrendi delitti, ritratti di persone defunte che si animano e scendono dalla cornice intrecciando inquietanti liaison con i viventi: grandi scrittori come Hawthorne, Mérimée, Dickens, Poe, Pirandello – accanto a maestri riconosciuti della ghost story come Le Fanu e M.R. James – hanno affrontato il rapporto tra l’opera d’arte e il mondo degli spiriti, schiudendo inquietanti prospettive sulla contaminazione tra l’aldiquà e l’aldilà della tela, tra questo e l’altro mondo.
Enrico Badellino ha tradotto e curato, tra gli altri, Balzac, Flaubert, Stendhal, Zola, Gide, Mérimée. Ha pubblicato numerosi volumi e antologie, tra cui Sepolto vivo! (Torino 1999), con un’introduzione di Malcom Skey, Dizionario delle morti celebri (Torino 2004), Bulli di carta. La scuola della cattiveria in cento anni di storia (Torino 2010), con Francesco Benincasa.