
Tra il 1976 e il 1977 una serie di terribili omicidi sconvolge la città di Detroit. Un serial killer, che un giornalista ha ribattezzato Babysitter, ha ucciso almeno sei ragazzini nella contea di Oakland, un quartiere residenziale di Detroit. Le vittime sono state rapite mentre erano da sole e i loro corpi senza vita vengono fatti ritrovare a distanza di giorni, in luoghi pubblici, accuratamente lavati e ricomposti. La polizia non ha che deboli indizi e la paura si diffonde sempre più nei ricchi sobborghi bianchi della città. Hannah Jarrett è una bella donna di trentanove anni. È sposata con Wes, un ricco uomo d'affari sempre molto impegnato, fa la casalinga e ha due splendidi figli, Conor e Katya. Una classica e felice famiglia della buona borghesia di Far Hills, a nord di Detroit. Hannah, però, ha un segreto: a una raccolta fondi ha conosciuto Y.K., un uomo affascinante ed enigmatico. Anche se non ne conosce il nome, il suo carisma oscuro la attrae in maniera irresistibile fino a farla sprofondare in una relazione fatta di sesso e sopraffazione, che la getta in uno stato tra l'euforia, la paura e la depressione. Mikey, infine, è un ragazzo con un passato difficile e un presente fatto di lavoretti tra il legale e l'illegale, al servizio di un uomo misterioso che conosce molti segreti. Un giorno, mentre esegue un lavoro per il suo capo, si trova costretto, suo malgrado, ad affrontare una situazione più grande di lui e a riparare un torto. Le conseguenze delle sue azioni avranno effetti imprevisti per Hannah, Y.K. e anche per Babysitter. Joyce Carol Oates costruisce, attorno a un fatto di cronaca nera realmente accaduto, un romanzo ricco di suspense, con una trama avvincente, impeccabile nel ritmo e nella scrittura, denunciando, ancora una volta, la corruzione, il razzismo e il sessismo insiti nella cultura americana e confermandosi una scrittrice fondamentale, spietata e meravigliosa.
Berlino, 1929. La capitale tedesca è una città sull'orlo dell'abisso, dove covano tutte le tensioni, tutte le angosce e tutte le deliranti ambizioni di un paese uscito a pezzi dalla guerra. Rivendicazioni operaie, complotti ultrareazionari, lotte politiche creano un cocktail micidiale in quella che è la più americana delle metropoli europee. Il giovane commissario Gereon Rath, appena arrivato da Colonia, oltre che con la frenesia della città deve vedersela con la propria insofferenza per essere stato confinato alla Buoncostume. Mettere in gabbia prostitute che sui set pornografici si accoppiano con i sosia della defunta grandezza prussiana - dall'ex imperato-re Guglielmo II a Federico il Grande al generale Hindenburg - non è esattamente la sua aspirazione. Mentre Gereon e la sua squadra si immergono nella vita notturna popolata di night clandestini per ogni gusto, di coca e traffici illeciti, scoppia qualcosa di simile a una guerra civile. Il primo maggio i comunisti infrangono il divieto di manifestare e su interi quartieri popolari cala uno stato d'assedio, alla fine del quale i morti si contano a decine, quasi tutti vittime di pallottole partite da armi della polizia. I giornali parlano con sdegno di "Maggio di sangue". Il prefetto cerca di sviare l'attenzione sul caso di un misterioso omicidio: da un canale è stata ripescata un'auto di lusso con al volante un uomo in abiti elegantissimi, le mani maciullate in seguito a torture. Segni d'identità: nessuno. Testimoni: zero.
Torna in una nuova edizione con una Nota inedita di Gianfranco Marrone il saggio divertente e arguto dell'antropologo francese Claude Lévi-Strauss che, a partire da un incredibile fatto di cronaca, ricostruisce le origini, i simboli e i rimandi che si celano dietro la figura di un personaggio quasi divino. «Babbo Natale è vestito di scarlatto: è un re. La sua barba bianca, le sue pellicce e i suoi stivali, la slitta sulla quale viaggia evocano l'inverno. Incarna l'aspetto benevolo dell'autorità degli anziani. Ma in quale categoria bisogna collocarlo dal punto di vista della tipologia religiosa? Non è un essere mitico, poiché non c'è mito che renda conto della sua origine e delle sue funzioni; e non è nemmeno un personaggio di leggenda, poiché non è collegato a nessun racconto semistorico. Appartiene piuttosto alla famiglia delle divinità. È la divinità di una sola fascia di età della nostra società e la sola differenza tra Babbo Natale e una vera divinità è che gli adulti non credono in lui, benché incoraggino i propri figli a crederci. Babbo Natale è dunque, anzitutto, l'espressione di un codice differenziale che distingue i bambini dagli adolescenti e dagli adulti». Nel Natale del 1951, sul sagrato della cattedrale di Digione, un fantoccio di Babbo Natale viene impiccato e poi bruciato, per manifestare agli occhi di tutti i bambini il rifiuto, da parte del clero, della «paganizzazione» della festa cristiana. Lévi-Strauss, fondatore dell'antropologia culturale e padre nobile dello Strutturalismo, trasse dalla notizia l'occasione per questo saggio, straordinario per intelligenza e ironia. Uno scritto intensamente divertente, perché fa rivolgere - divergere, appunto - lo sguardo da Babbo Natale, figura abituale e innocente, alle sue profondità di significato più recondite, arcaiche e perenni. Partendo dalle «coerenti illogicità» di questo culto - prima di tutto il fatto di essere forse l'unica credenza in cui gli adulti non credono pur spingendo i bambini a crederci - Lévi-Strauss scava in questa divinità dei non-iniziati, ovvero i bambini, che li demarca e li riunisce periodicamente agli iniziati. Perché cosa sono i bambini fin da sempre, e i loro riti di passaggio, e i morti, e i vivi-morti, nelle rappresentazioni incise nelle culture umane? L'episodio di Digione diventa così un momento di riflessione sulla categoria sociologica e antropologica che Gianfranco Marrone, nella sua Introduzione, chiama «natalizzazione». Categoria che, come mostra Antonino Buttitta nello scritto che chiude il volume, viene ricompresa all'interno delle tradizionali simbolizzazioni del «contratto sociale» iniziatico tra i vivi e i morti.
Giuseppe Culicchia torna a rendere giocoso omaggio alla sua città, Torino, da sempre presente in un modo o nell'altro nei suoi libri, attraverso il canto del suo monumento simbolo: la Mole Antonelliana. Lo fa dando la parola al genio visionario di chi la concepì e le donò il nome, l'architetto Alessandro Antonelli. Un personaggio che attraverso un monologo teatralmente fluviale, intervallato dal coro formato da una coppia di turisti nella Torino contemporanea, ci fa toccare con mano l'ambizione che lo spinse a progettare il suo capolavoro e l'ostinazione con cui lo realizzò malgrado la ristrettezza di vedute di committenti e amministratori. Il tono è freneticamente creativo, postmoderno nel suo urlare "Voglio una Mole sopraelevata / Voglio una Mole come in Blade Runner / Voglio una Mole esagerata / Voglio una Mole come Daryl Hannah", ma allo stesso tempo fedele allo spirito di quello che lo stesso Culicchia chiama "un genio del tutto fuori sincrono rispetto ai suoi contemporanei, ma anche un noto caratteraccio".
"L'azzurro del cielo" fu scritto da Georges Bataille nel 1935 ma non fu pubblicato perché ritenuto dall'autore troppo limitatamente personale (uscì nel 1957 grazie al consiglio di alcuni amici dell'autore). Il romanzo porta i "segni premonitori" di una tragedia storica imminente, rappresentando i mali che sarebbero dilagati con la guerra. Predominano il colore nero del lutto dei paramenti funebri per la morte di Dolfuss e il rosso delle bandiere con la svastica di Hitler. Ma è da un tormento privato che la vicenda prende avvio, ispirandosi a incontenibili pulsioni scandite in "mostruose anomalie". Londra, Parigi, Barcellona disegnano una topografia della perdizione, una cornice nella quale il protagonista Troppman, attraverso sbronze, notti in bianco e strani riti, si avvicina a una nuova forma di purezza, alla comunione con la morte grazie allo scoperta illuminante del sordido.
Charles Bukowski "ritorna". Ritorna con una raccolta di scritti già pubblicati in vita ma che qui postulano una continuità, un'unità di tono, un preciso e vario dispiegarsi di temi. Che si tratti di arte, di musica, di politica, dei colleghi scrittori o di ripercorrere la propria vita, la penna del vecchio Buk non sorprende, ma illumina, lascia senza fiato. Che cosa doveva essere letteratura, era chiaro: "La maggior parte degli scrittori scriveva delle esperienze delle classi medio-alte. Avevo bisogno di leggere qualcosa che mi facesse sopravvivere alle mie giornate, alla strada, qualcosa a cui appigliarmi. Avevo bisogno di ubriacarmi di parole.". "Azzeccare i cavalli vincenti" va oltre il testamento letterario. In questa raccolta di riflessioni Bukowski innesca una personalissima, vitale ed esplosiva battaglia contro la fiacca mentalità borghese, con uno humour disincantato, dark e cinico che non può lasciare indifferenti. Ecco allora le prese di posizione contro la cultura "alta" delle università, i poco convenzionali pamphlet sul piacere di defecare e sul diritto di guidare ubriachi, e le dichiarazioni programmatiche sulla superiorità di una vita spogliata dagli agi materiali e magari arricchita da una bottiglia di vino e da un disco di Mozart. Tristezza, follia, humour. L'universo bukowskiano concentrato in una raccolta di saggi e scritti apparsi su riviste e taccuini tra il 1944 e il 1990.
Un misterioso assassino è pronto a colpire utilizzando lo stesso modus operandi del Teschio, il serial killer che agiva coperto da una inquietante maschera che gli è valsa il soprannome. Ma il Teschio è stato catturato, e attualmente è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. Allora chi si nasconde dietro la maschera del killer? Chi uccide imitando i macabri rituali del suo predecessore? Qualcuno che sta mettendo in atto una vendetta nei confronti dell'ex agente e profiler Alex Nero? Un complice? Un imitatore? Un seguace? Chi è Azrael? Questi sono gli inquietanti interrogativi a cui sarà chiamato a rispondere Alex Nero, insieme alla squadra di investigatori con cui ha già collaborato nelle precedenti indagini. In una società annichilita dalla crisi, sconvolta da scontri etnici e avvelenata dalla corruzione, una realtà di macerie, non tanto fisiche quanto morali e umane, il cacciatore diventa preda, nel delirio ossessivo di un uomo che ha concepito un folle piano di vendetta, dando inizio a una caccia all'uomo senza tregua, senza quartiere. Per cercare di risolvere il caso, gli investigatori dovranno utilizzare tutte le loro risorse, scientifiche ma soprattutto umane, in un'indagine che metterà in pericolo tutti loro e condurrà a sacrifici dolorosi.
Una cella di due metri per lato. Una fragile porta di legno sconnessa. Una tavola, con sopra tre pezze di lana e lino, e un tavolino con un calamaio e una vecchia lampada con lo stoppino logoro e la fiamma danzante. A Ipa, il monaco egiziano, non serve altro per vivere nel monastero sulla vecchia strada che collega Aleppo e Antiochia, due città la cui storia ha inizio nella notte dei tempi.
È il V secolo, un momento decisivo nella storia della Cristianità. Sono anni di violenza religiosa, di lotte e contrasti feroci, e la fede nel Cristo vuol dire scegliere una fazione, abbattere i propri nemici, e così decidere del proprio stesso destino.
Nestorio, l'abba che ha preso Ipa sotto la sua protezione, il venerabile padre con cui a Gerusalemme e Antiochia il monaco ha discusso liberamente dei libri proibiti di Plotino, Ario e degli gnostici, è nella tempesta. Nel 428 d.C. è stato ordinato Vescovo di Costantinopoli e ora, due anni dopo, è accusato di apostasia, la più terribile delle accuse, l'abbandono e il tradimento della fede nel Cristo. Il Patriarca Cirillo, l'Arcivescovo di Alessandria, ha scritto dodici anatemi contro l'«apostata», colpevole ai suoi occhi di non riconoscere che «il Cristo è Dio nella sostanza e che la Vergine è Madre di Dio».
Che Chiesa è mai quella che scomunica un saggio dal volto radioso, un uomo santo e illuminato che ha il solo torto di ritenere assurdo che «Dio sia stato generato da una donna»? Che Chiesa è quella rappresentata dal Patriarca Cirillo, capo di una diocesi dove i cristiani al grido di «Gloria a Gesù Cristo, morte ai nemici del Signore!» hanno scorticata la pelle e lacerate le membra della filosofa Ipazia, «la maestra di tutti i tempi»?
È un tempo infausto per il monaco Ipa, poiché a tremare non sono soltanto i pilastri della religione, ma anche quelli del suo cuore. Da quando il sole cocente della bella Marta è spuntato per lui ad Aleppo, Ipa ha conosciuto i sussulti dell'angoscia e i fremiti della passione. E gli orrori si sono impadroniti a tal punto della sua anima che gli sembra a volte di parlare con Azazel, il diavolo in persona.
Affascinante racconto delle peripezie umane, sentimentali e religiose di un monaco, sullo sfondo degli appassionanti conflitti dottrinali tra i Padri della Chiesa e dello scontro tra i nuovi credenti e i tradizionali sostenitori del paganesimo, Azazel è una di quelle rare opere letterarie capaci di gettare uno sguardo profondo e originale sulla Cristianità e l'Occidente, e di raccontare un'epoca in cui le pagine della storia avrebbero potuto essere scritte diversamente.
Ci avete fatto caso? Le tariffe crescono sempre di più: l'acqua dell'89 per cento negli ultimi 6 anni, i trasporti del 30 per cento negli ultimi 13 anni, alcune autostrade addirittura del 200 per cento negli ultimi 14 anni. Eppure in cambio abbiamo servizi sempre peggiori: treni insicuri e superaffollati, autobus in ritardo, rubinetti a secco, cumuli di immondizia sotto casa, discariche a cielo aperto, ponti che crollano in autostrada. I cittadini, ormai, ne hanno le tasche piene dei disagi. E intanto gli Avvoltoi, quelli che si divorano il Paese alla faccia nostra, hanno le tasche piene dei nostri soldi. Dietro i servizi che non funzionano, infatti, non ci sono solo la casualità e la solita italica propensione all'inefficienza. Ci sono anche tante persone che si arricchiscono. Ed è proprio per questo che i servizi continuano a non funzionare: perché a troppi conviene che vada avanti così. Avvoltoi è un viaggio inedito e clamoroso tra le vere ragioni dei nostri disagi quotidiani. I treni non funzionano? Il ras delle ferrovie pugliesi, però, ha accumulato un tesoro di 180 milioni di euro. I rifiuti sono un problema? Ma all'intermediario del Veneto rendono 3,5 milioni di euro in pochi giorni. I rubinetti sono a secco? Eppure i liquidi continuano a scorrere nelle tasche dei manager romani che guadagnano anche 200.000 euro al mese. Per i trasporti pubblici spendiamo 6000 euro al minuto come contribuenti, più i biglietti che paghiamo da utenti. Com'è possibile che il servizio sia poi così scadente? Com'è possibile che ogni anno mettiamo in circolazione nelle nostre città 200 autobus usati? Perché noi dobbiamo avere gli autobus usati e altri Paesi europei, invece, quelli nuovi? Forse perché noi buttiamo i soldi in consulenze d'oro, per esempio i 3 milioni di euro che hanno arricchito l'allegra famigliola (mamma, padre e figlio) incaricata di sistemare l'archivio storico delle malandate Ferrovie del Sud Est? Com'è possibile che in Sicilia l'acqua passi da una società privata all'altra senza mai arrivare nelle case? Chi sono i fortunati che invece non si trovano mai con le tasche a secco? E perché dobbiamo continuare ad arricchire i Paperoni delle autostrade, da Gavio a Benetton, che ogni anno per gentile concessione dello Stato ci sfilano dal portafoglio 5 miliardi di euro? Perché continuiamo a regalare loro il casello dalle uova d'oro? Questa inchiesta svela per la prima volta, e con un linguaggio comprensibile a chiunque, gli interessi nascosti che stanno depredando la nostra vita quotidiana. Quello, insomma, che ogni giorno ci ruba tempo, salute, soldi e serenità. Il libro è stato scritto con una speranza: se tante persone lo leggeranno e ne parleranno, forse qualcosa potrebbe cominciare a cambiare. Gli Avvoltoi di tutti i luoghi e di tutte le epoche, infatti, hanno un unico grande alleato: l'oscurità. Portarli alla luce e guardarli in faccia significa già cominciare a sconfiggerli. O, per lo meno, cominciare a sconfiggere la tentazione di diventare come loro.
Michael Brock è uno degli avvocati più in vista dello studio Drake & Sweeney, a Washington, dove lavorano ottocento legali. Un giorno irrompe nello studio uno homeless che si barrica in una stanza tenendo Brock e altri otto avvocati in ostaggio. Non si sa che cosa voglia, ma l'uccisione di quell'uomo da parte della polizia lascia Michael sconvolto. Comincia così a indagare fino a scoprire qualcosa di molto segreto...

