
Individuata una meta possibile, l'isola di Papua (Nuova Guinea), Osborne parte per un viaggio che sarà diverso da qualsiasi altro, e più di qualsiasi altro sgangherato e divertente. Comincerà con un'esplorazione di altrove molto contaminati (la Dubai che gli sceicchi stanno trasformando in un immenso parco a tema, le Andamane semidistrutte dallo tsunami e in procinto di essere ricostruite come le nuove Maldive, la Thailandia vista attraverso l'enorme città della salute e del fitness dove l'autore trascorre due surreali settimane) e si concluderà in un'immensa isola tra cieli verdi, fiumi fucsia e vulcani attivi, dove, si ritroverà nudo, cosparso di grasso suino e felice nel pieno di un'orgia tribale.
Bellezza, pericolo, infanzia, solitudine, morte. E poi ancora, sci, slittino, palle di neve, divertimento. Sono queste le prime parole a cui Charlie English pensa quando per la prima volta si siede davanti al computer con l'intento di scrivere un libro sulla neve. Ma la sfida è: quante altre libere associazioni affluirebbero nella sua mente dopo un viaggio nei luoghi della neve più autentici e puri? Ed eccolo partire: dall'Alaska al Vermont alle Alpi, cento paesaggi innevati tra affinità e differenze, languori e allegrie, retaggi ancestrali e tecnologie moderne, alla ricerca dell'essenza stessa della neve. Nasce così il suo libro, una vera e propria mappa della neve a cavallo delle longitudini, dei popoli, delle lingue, delle consuetudini, degli spazi fisici e mentali. Una messe di dati e stati d'animo da condividere con i lettori di ogni angolo del mondo, innevato e no. Il tutto colorito a tratti dalla malinconica sensazione di godere di un bene in via d'estinzione, a causa del surriscaldamento della terra. E la ricchezza delle esperienze accumulate è tale da spingere l'autore a inserire nel volume un vero e proprio manuale della neve ricco di notizie, record e curiosità - dal fiocco di neve più grande mai caduto alla prima incisione su pietra dello sci, ai trucchi e le leggende legate alla neve: esiste davvero l'abominevole uomo delle nevi? È vero che gli eschimesi hanno cento parole per definire la neve?
Milo Weaver ha trascorso anni a guardarsi intorno sospettoso, anni a ingollare anfetamine e a osservare il tremito continuo delle sue mani, e a sentire Grainger, il suo ex capo, declamare incipit di capolavori letterari per comunicare in codice il contenuto di nuove missioni. Una vita fatta di un incessante susseguirsi di città, volti minacciosi e cupe ossessioni, come l'interminabile caccia alla Tigre, un killer capace di uccidere come, se non addirittura meglio di lui. Milo Weaver era, infatti, un "turista". Uno di quelli che, secondo il Libro nero del turismo - la bibbia, il Sacro Graal dei turisti, esistente soltanto in introvabili ventuno copie - è pronto a eliminare chiunque senza pietà, in ogni istante e in ogni parte del mondo. Nessuno conosce il Libro nero del turismo. Nessuno sa chi siano i turisti, poiché i turisti non appartengono all'intelligence, ai servizi segreti ufficiali di Stati e governi. I turisti sono la più organizzata, potente, feroce agenzia segreta che si conosca. Si muovono solo per le operazioni più oscure e gli scopi più inconfessabili, solo quando è in gioco davvero il potere, e i delitti esigono veri, spietati professionisti. Weaver era uno di loro. Apparteneva a questo mondo oscuro del quale pensava di essersi liberato, ma nessuno può liberarsi del turismo. Grainger lo ha scovato di nuovo e gli ha ordinato di partire per la Francia per una missione: trovare Angela, sua vecchia compagna di avventure che sta facendo il doppio gioco.
Quando, nella primavera del 1914, Josef parte da un villaggio austroungarico verso l'America, sua moglie Agnes è sicura che presto farà ritorno a casa. Invece, la Grande Guerra li dividerà per sei anni. Agnes e sua suocera non si sentono certo arenate a Novo Selo. Le due donne ringraziano il cielo per l'arrivo di un turco (un prigioniero di fede musulmana comparso nel granaio) che le aiuta nei lavori pesanti. Ottant'anni più tardi, a Milwaukee, il nipote più anziano racconta la segreta passione di Agnes per il turco, e tutte le vicende e gli amori proibiti di tre generazioni di una sola famiglia: tre storie d'amore perduto capaci di superare il tempo e gli ostacoli che s'intersecano, si perdono e si ritrovano sballottate dal mare tempestoso del ricordo.
Ispirato al ritrovamento di un polveroso fez nella soffitta della casa dei genitori, Jeremy Seal parte nel 1993 per la Turchia con l'intento di ricostruirne la straordinaria storia. Nel 1925 Kemal Ataturk, padre della Turchia moderna, proibì al popolo turco di indossare il tradizionale copricapo come segno di modernizzazione. Quasi settanta anni dopo Seal intraprende una diligente ricerca sulle tracce del fez, ormai introvabile dappertutto, attraversando un paese diviso tra tradizione e modernità, tra influenza europea e islamica.
Scritto nel 1906 e considerato il romanzo di esordio di Musil, la storia, di ispirazione autobiografica, narra attrverso crudi episodi sadomasochistici e avventure intellettuali, il momento di passaggio dall'adolescenza alla virilità nella crisi della società mitteleuropea. Come scrisse lo stesso Musil, in quest'opera risiede la chiave dell'"Uomo senza qualità": l'assenza di sentimento, di morale e di "esperienze" di Toerless, lo rende nostalgico, vuoto. Parabola di profonda attualità, nei tratti psicologici del giovane protagonista si delinea il fiero e consapevole rifiuto di un patrimonio di valori svalutato, paragonabile al vuoto "ideologico" e alla noia esistenziale di molti giovani di oggi.
Infine, l'attesa si compie: ecco la terza parte, quella conclusiva, del grande romanzo di Javier Marías. La vicenda è quella ormai nota: Jaime Deza - che amici, colleghi e familiari chiamano Jacobo, Jack, Jacques, ma anche Yago - è al servizio di un misterioso centro di spionaggio inglese che sfrutta il suo straordinario talento di interpretare le potenzialità di un carattere, di saper leggere il volto delle persone e di prevederne così i comportamenti. Dal rapporto con Tupra, il suo superiore, Jaime Deza apprende - dal vivo e con pratiche dove ogni scrupolo viene messo da parte - cosa sia la violenza, come dietro l'apparenza della realtà vi siano oscuri e inestricabili intrecci e finisce per conoscere il vero volto di chi lo circonda, e anche il suo. Allo stesso tempo deve congedarsi per sempre da due figure fondamentali: il padre e Sir Peter Wheeler; grazie all'esperienza diretta della Guerra Civile spagnola, il primo ha saputo trasmettergli la coscienza di quanto il tradimento e la delazione siano presenti nell'essere umano, mentre il secondo lo ha introdotto nel misterioso mondo dei «traduttori di anime», dove gli scopi finali delle azioni non sono mai trasparenti e spesso la legalità è messa tra parentesi. Nella sua condizione di spagnolo trans-terrado nell'«isola grande», Jaime è infine obbligato a confrontarsi con la solitudine provocata dalla lontananza dei figli ancora piccoli e della moglie Luisa: una solitudine che la presenza della giovane Pérez Nuix non riesce certo a colmare.
Incentrato sul tema del tempo e della memoria, e pervaso da una irridente levità ironica, questo terzo e ultimo volume del suo progetto narrativo più ambizioso conferma il talento di Javier Marías, da molti ormai considerato fra i più autorevoli scrittori europei.S
Continua qui la storia di Jaime o Jacobo o Jacques Deza, uno spagnolo al servizio di un gruppo senza nome, dipendente dal MI6 o Servizio Segreto britannico, il cui compito e "dono" è di prevedere quello che le persone faranno nel futuro, sapere oggi come saranno i loro volti domani. Ricompaiono personaggi e temi di "Febbre e lancia"; nuova è la coppia di italiani, i Manoia, con lei che in una discoteca cerca di divertirsi tradendo il marito, uno del Sismi, con un malavitoso.
"Tuo è il regno" ci immerge in uno spazio di cui tutto ignoriamo all'inizio e che presto diventa parte incancellabile della memoria: uno spazio dagli oscuri confini qui chiamato l'Isola, una tenuta alla periferia dell'Avana composta dal'Aldiqua, un insieme di edifici fatiscenti, porticati e cortili, e dall'Aldilà, un giardino lussureggiante in cui molti si sono addentrati senza far più ritorno. Siamo nelle ultime settimane che precedono la rivoluzione cubana. L'atmosfera è carica, tesa, ma solo per allusioni si viene a sapere qualcosa di ciò che accade altrove, perché l'Isola è anzitutto un mondo autosufficiente, dove appaiono in successione, come attraversando un palcoscenico, i protagonisti del romanzo.
"La maggior parte dei morti tace. Per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare." Perché comunicano a ognuno qualcosa di personale e accompagnano diversi momenti della nostra vita, innescando con noi un dialogo intimo al di sopra dello spazio e del tempo. Per questo Cees Nooteboom, nel corso di trent'anni di viaggi per il mondo e attraverso i cieli della letteratura, ha visitato le tombe dei grandi scrittori e filosofi che lo hanno segnato, raccogliendo quello che, dietro una lapide di marmo, un monumento bizzarro, un'epigrafe toccante o l'incanto di un'atmosfera, hanno ancora da raccontare. Dal famoso Père-Lachaise di Proust e Oscar Wilde alla pittoresca collina sopra Napoli che ospita Leopardi, dalla cima del monte Vaea, nelle isole Samoa, dove è sepolto R.L. Stevenson, a Joyce e Nabokov in Svizzera. Calvino a Castiglione della Pescaia, Melville in un angolo sperduto del Bronx, e Kawabata nel suo Giappone; Keats e Shelley accanto a Gregory Corso nel romantico Cimitero Acattolico di Roma; Brecht a due passi da Hegel a Berlino est; Brodskij insieme a Pound nell'isola veneziana di San Michele, e il Montparnasse di Baudelaire, Beckett e Sartre, a cui ha scelto di unirsi anche Susan Sontag.
"Tululù", ossia sciocchina: così viene chiamata Matilde dalla piccola Assunta, nata dalla sua breve unione con Bruno, un manovratore di treni arido e sbrigativo che l'ha abbandonata per fuggire con un'altra. Siamo alla periferia di Trieste, in un pertugio di Novecento grigio e imprecisato, dove tutti i personaggi sono destinati a una differente solitudine: Bruno che, scaricato dall'amante, vorrebbe rientrare nel nucleo familiare ma viene respinto dalla figlia; Assunta stessa la quale, legatasi a un antiquario anch'egli ambizioso e anaffettivo, scivola in un opaco ménage borghese; e Matilde, il cui destino è concentrato nell'ultima disperata discesa in città, quando indossa i "vestiti buoni" di vent'anni prima per andare dalla figlia.