
Iris - quarantacinque anni, sposata, con due figli - pensa di aver lasciato dietro di sé i due grandi traumi della sua vita: l'abbandono da parte del primo amore, Eitan, che l'ha portata giovanissima a desiderare la morte e, anni dopo, l'attentato di cui è stata vittima che l'ha portata tra la vita e la morte. Ma a distanza di dieci anni da quell'attentato, Iris non si aspetta il riaffiorare del dolore fisico, di quei ricordi terribili, ma soprattutto non si aspetta di rincontrare per caso Eitan. Se a questo si aggiungono il sospetto che il marito Michi abbia un'amante e la preoccupazione per la figlia, plagiata da un uomo molto più grande di lei, la vita di Iris sembra andare di nuovo in frantumi e la situazione diventa ingestibile.
“Scrive in un modo libero, sensuale e impetuoso” Alessandro Piperno
Iris – quarantacinque anni, sposata, con due figli – pensa di essersi lasciata alle spalle i due grandi traumi della sua vita: l’abbandono da parte del primo amore, Eitan, che l’aveva indotta giovanissima a desiderare la morte e, anni dopo, l’attentato di cui è stata vittima, che l’aveva portata tra la vita e la morte. A distanza di dieci anni da quell’attentato, Iris non si aspetta certo il riaffiorare del dolore fisico, di quei ricordi terribili, ma soprattutto non si aspetta di reincontrare per caso Eitan. Se a questo si aggiungono il sospetto che il marito Michi abbia un’amante e la preoccupazione per la figlia, plagiata da un uomo molto più grande di lei, la vita di Iris sembra andare di nuovo in frantumi e la situazione appare ingestibile.
Solo una grande scrittrice come Zeruya Shalev, con la sua scrittura sensuale e fluente, poteva dar voce alla profonda complessità della vita e delle relazioni, e tirare con pazienza i fili della storia fino a comporre una trama impeccabile e portarci in un toccante viaggio catartico attraverso il dolore e il suo contrario.
Colpevole di aver risposto correttamente a tutte e dodici le domande di un quiz televisivo, e di aver vinto un miliardo di rupie, il cameriere diciottenne Ram Mohammad Thomas viene arrestato. Un goffo paria di Mumbai come lui, che non è mai andato a scuola e non legge i giornali, non poteva conoscere le risposte. Per questo i produttori della trasmissione sono convinti che abbia imbrogliato. Certo è che se l'è andata a cercare: come ripetono gli anziani della baraccopoli in cui vive Ram, non è saggio cercare di oltrepassare la linea che separa l'esistenza del ricco da quella del povero. In questo mondo, non c'è speranza di riscatto. Ma c'è una debole speranza di salvezza, che ha il volto di una donna venuta quasi dal nulla e che dichiara di essere il suo avvocato difensore. Per il momento Ram è salvo. Lo aspetta la notte più lunga della sua vita, quella in cui dovrà spiegare al suo inaspettato legale come sia riuscito a rispondere. Inizia così un racconto in cui va delineandosi uno spaccato dell'India di oggi denso di orrori e di meraviglie. È l'India in cui le diverse religioni raramente convivono in un pacifico e fruttuoso equilibrio, un paese in cui la propria fede può fare la differenza fra la vita e la morte; in cui il profumo dell'incenso si mescola al lezzo delle fogne all'aperto e i colori dei sari contrastano col grigiore dei condomini popolari.
2005. I servizi segreti italiani ricevono un’informativa: un gruppo di immigrati musulmani, che opera a Roma nella zona di viale Marconi, sta preparando un attentato. Per scoprire chi siano i componenti della cellula viene infiltrato Christian Mazzari, un giovane siciliano che parla perfettamente l’arabo. Christian inizia la sua indagine sotto copertura: per gli abitanti del quartiere diventa Issa, un immigrato tunisino in cerca di un posto letto e di un lavoro. Il suo destino si incrocia con quello di Sofia, una giovane immigrata egiziana che indossa il velo e vive nel quartiere assieme al marito Said, alias Felice, architetto reinventatosi pizzaiolo. Attraverso Sofia vediamo la cultura islamica con gli occhi di una donna alle prese con una vita coniugale complicata. Sofia ha però un grande sogno da realizzare. Nell’alternarsi delle voci di Issa e Sofia l’ironia e la satira dei luoghi comuni fanno di Divorzio all’islamica a viale Marconi una commedia nera in cui il serio e il grottesco, il razionale e l’assurdo, l’amore e la paura descrivono le contraddizioni della società italiana con un linguaggio originale, che imita i “parlati” degli immigrati e degli italiani. In un susseguirsi di scene esilaranti e momenti ricchi di pathos, di dialoghi frizzanti e arguti proverbi popolari, si arriva a un avvincente finale a sorpresa che spiazza il lettore, costringendolo con grande divertimento a riavvolgere la pellicola dall’inizio.
NOTA SULL'AUTORE
Amara Lakhous è nato ad Algeri nel 1970 e vive a Roma dal 1995. Laureato in filosofia all’Università di Algeri e in antropologia culturale alla Sapienza di Roma, in questa stessa università ha conseguito il suo dottorato di ricerca con una tesi dal titolo “Vivere l’Islam in condizione di minoranza. Il caso della prima generazione degli immigrati musulmani arabi in Italia”. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo, Le cimici e il pirata (Arlem editore) in versione bilingue arabo/italiano, e nel 2003 ha pubblicato in Algeria il secondo romanzo in arabo, Come farti allattare dalla lupa senza che ti morda, successivamente riscritto in italiano con il titolo Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio (Edizioni E/O 2006). Con questo romanzo, tradotto in varie lingue, ha vinto nel 2006 il premio Flaiano per la narrativa e il premio Racalmare – Leonardo Sciascia. Nel maggio 2010 è uscito l’omonimo film, diretto da Isotta Toso.
Come si sopravvive allo strappo, alla perdita delle radici? Cosa resta, come ci si inventa di nuovo? Katarína torna da Praga a Bratislava per trascorrere il Natale insieme alla famiglia. Alle vecchie incomprensioni con la madre, si aggiunge la difficoltà di giustificare l'assenza del marito Eugen. Ma in quei pochi giorni ritrova anche le vecchie compagne di università, soprattutto Viera, che si è trasferita in Italia grazie a una borsa di studio e torna sempre più malvolentieri in Slovacchia. Le due amiche si riavvicinano, si raccontano l'un l'altra gli strappi, le ferite - Viera con Barbara, che era stata la loro insegnante di italiano, Katarína con Eugen, che l'ha abbandonata due mesi prima con un biglietto sul tavolo della cucina. Katarína ripercorre il rapporto con lui, dal primo incontro al matrimonio forse troppo precoce, con le tante difficoltà di integrarsi a Praga, fino al dolore, di cui ancora non riesce a parlare. E tra i ricordi emergono frammenti della vita a Bratislava sotto il governo comunista: l'abolizione delle festività cattoliche, la censura, le code per la carne e per qualsiasi cosa. Con "divorzio di velluto" si intende la separazione tra Slovacchia e Repubblica Ceca, che nel romanzo riverbera quelle tra Katarína e il marito Eugen, tra Viera e un paese per lei troppo stretto... È una storia di assenze che pesano, di tradimenti, di desideri temuti e mai pronunciati, di strappi che chiedono nuove risorse per essere ricomposti, di sradicamento e di rinascita - una ricerca di sé della protagonista e del suo paese, entrambi orfani di un passato solido.
E' il destino, ancora una volta, a dare le carte: proprio al giudice Kristóf Kómives, cittadino integerrimo, tocca sciogliere dal vincolo matrimoniale Imre Greiner, un medico che è stato suo compagno di collegio e Anna Fazekas, che Komives aveva incontrato qualche volta, molti anni prima. Ma la sera che precede l'udienza Kómives, rincasando a tarda ora, trova ad aspettarlo Greiner, e da lui apprende che un evento atroce è sopravvenuto a rendere inutile la sentenza. Nel corso di un tormentato faccia a faccia Greiner racconterà a Kómives la sua storia con Anna e soprattutto pretenderà da lui una risposta, prima che sia tutto finito. A sua volta Kómives scoprirà le verità che i sogni della notte svelano e le luci del giorno occultano.
California del Nord, anni Settanta. Anna ha sedici anni e vive insieme alla sorella adottiva e al padre nella fattoria di Petaluma. Non ha mai conosciuto la madre, morta di parto, e sin da piccola ha imparato a badare alla fattoria. Ad aiutarla c'è Coop, un giovane lavorante più grande di lei, ragazzo taciturno e silenzioso. Con il suo fare protettivo, per Anna è sempre stato una figura enigmatica e affascinante. Ma adesso l'affetto si è trasformato in un'attrazione sempre più forte che minaccia di distruggere tutto ciò che hanno di più caro al mondo. È il padre a scoprirli per caso, una mattina. È posseduto da una furia cieca, e si abbatte su Coop, ancora e ancora, fino a quando lui non giace a terra quasi senza vita. Vent'anni dopo, Anna è fuggita da quella violenza. È in Francia, abita in un piccolo paesino nella casa che fu di Lucien Segura, un misterioso scrittore vissuto durante la grande guerra. Anna ne sta studiando la vita e le opere. Si sente ossessionata da lui. Forse perché nella vita dell'uomo, fatta di segreti, passioni illecite, amori controversi e impossibili, ritrova inquietanti paralleli con la propria vita; o forse perché in quei misteri giace la cruda verità del passato che Anna ha lasciato dietro di sé ma che non riuscirà mai a dimenticare.
L'aforisma fu coltivato da Pessoa nel corso di tutta la vita, sotto il proprio nome e attraverso quello dei suoi eteronimi, e spunta improvviso nei quaderni manoscritti, nei margini - o persino nel mezzo - di testi con i quali non ha necessariamente un rapporto. Compare anche isolato, scritto su pezzettini di carta strappati oppure in serie, separati da righe orizzontali, molti scritti in inglese, lingua nella quale Pessoa, in questo genere letterario, si dimostra decisamente brillante. Questo volume è una piccola raccolta rappresentativa di tali aforismi e pensieri sparsi, per la grande maggioranza inediti; piccola raccolta, ma assai indicativa dello spirito di questo grande poeta dai mille volti, sfuggente e sempre nuovo.
Hermann, un russo di ascendenze tedesche che vive a Berlino, durante un viaggio d'affari a Praga si imbatte in un vagabondo la cui fisionomia gli sembra del tutto identica alla sua. Irrequieto, insoddisfatto dell'insulsa routine, Hermann concepisce un piano criminale: stipulata un'ingente assicurazione sulla vita, induce il barbone a uno scambio di abiti, dopodiché lo uccide. In attesa di incassare l'assicurazione con l'aiuto della moglie, rimane nascosto in un villaggio dei Pirenei, dove tuttavia si rende conto che il suo piano perfetto è miseramente fallito.
Niente mi ha cambiato come mi hanno cambiato i miei bambini. Nessuno mi aveva detto come sarebbe stato, e che avrei dovuto accettarlo. Nessuno mi aveva detto un sacco di cose. E allora adesso vorrei dirle io! Perché è giusto che qualcuno lo dica. Che si fa fatica. Tanta. Ma anche che ne vale la pena. Sempre.
Il giovane Kikuji ha da poco sposato Yukiko dopo aver rotto con il suo passato peccaminoso. Il sacrificio di Fumiko, la donna che per amor suo ha deciso di sparire dalla sua vita, lo spinge a ricercare l'amore ideale, puro e inconsumabile. Kikuji non vuole fare l'amore con la sua sposa proprio perché la ama e, paradossalmente, nel matrimonio ritrova la propria castità, anche se con non pochi tormenti. Fumiko continua ad amarlo, lontano e irraggiungibile, come appare dalle sue lettere che costituiscono il nucleo centrale di questo poema in prosa di acuta e raffinata sensibilità.
Spaziando dai temi metafisici (l'infinito, la realtà, l'inferno, la magia) alle questioni stilistiche (la traduzione, la natura della narrativa), dalla poesia gauchesca a quella di Whitman, da Flaubert alla cabbala fino a una penetrante incursione nel territorio del cinema, Borges si addentra negli argomenti come in quei labirinti che da sempre sono la sua ossessione.