
Kasumi è nata e cresciuta nell'Hokkaido, ma fugge ben presto a Tokyo, dove sogna di realizzare una vita libera e diversa da quella monotona e squallida dei suoi genitori. Sposatasi con un tipografo mite e serio, Kasumi cerca una via di fuga nelle braccia di un cliente del marito con il quale inizierà una relazione segreta e appassionata, che indurrà l'uomo a comprare una casa nell'Hokkaido per ospitare la donna e la sua famiglia. Nel corso di questo soggiorno, la figlia maggiore di Kasumi scompare senza lasciare traccia. Convinta che la scomparsa della bambina sia il meritato castigo per aver tradito il marito, le figlie e, anni prima, i genitori, Kasumi intraprende un viaggio alla ricerca della figlia che la ricondurrà alle sue origini.
Preciuos Ramotswe, fondatrice dell'unica agenzia investigativa in Botswana, è alle prese con il caso del presunto avvelenamento del fratello di un importante uomo politico e con il mistero di un bambino abbandonato che ha l'odore di un cucciolo di leone piuttosto che di un umano. A complicare il tutto intervengono i problemi finanziari e il suo fidanzato, il meccanico J.L.B. Matekoni, che è molto più complicato di quanto appare. Per fortuna, l'investigatrice ha una valida aiutante: la signorina Makutsi, gran cervello dietro una grosso paio di occhiali e una chioma indomabile. Proprio lei, che nessuno ha mai considerato avvenente, deve indagare su alcune ragazze e scovarne una adatta al titolo di Miss Bellezza e Integrità.
Shun'ei vive secondo le più rigide regole religiose in un tempio buddista sul monte Hiei. Ma non è sempre stata una monaca. In una gelida notte rievoca la sua storia. Un tempo si chiamava Toshiko Fujiki ed era una celebre scrittrice, famosa per la sua bellezza e la sua tormentata vita sentimentale. Aveva una figlia, un ex marito e un amore travolgente e distruttivo per un uomo sposato. A quarant'anni la decisione di rifuggire la fama e i tormenti della passione. La storia di una donna che ha osato seguire fino in fondo, e in ogni circostanza, soltanto ciò che le ha dettato il cuore.
Per gli abitanti di Akbar, nell'antico Libano, il Monte Cinque è un luogo inaccessibile, abitato dagli dèi che governano i loro destini. Quando, per sfuggire alla persecuzione della regina Gezabele, il profeta Elia è costretto a lasciare Israele, un angelo gli svela che la strada della sua salvezza - l'arduo cammino verso la realizzazione e la santità - conduce proprio nella città fenicia. In questo mondo straniero, turbato da superstizioni, conflitti religiosi e tradizioni immutabili, il profeta viene accolto da una donna caritatevole, ma deve affrontare i pregiudizi della comunità. Mentre l'esercito assiro preme sotto le spesse mura di pietra di Akbar, il Signore ha ordinato tremende prove per Elia, che dovrà affrontare il Monte Cinque e i suoi demoni. Si può davvero accettare la morte dell'amata in nome della fede? Quale prezzo si deve pagare perché trionfino la giustizia e la verità? Un romanzo sull'amore e la fiducia, che esplora fino a che punto possiamo guidare il nostro destino, quando l'inevitabile arriva nelle nostre vite.
Nel 2009 la Corte popolare di Pechino ha processato e condannato alcuni intellettuali e giornalisti per aver partecipato alla stesura e alla diffusione di Carta 08, un manifesto civile volto a promuovere importanti riforme politiche e a sostenere la causa della difesa dei diritti umani. Un anno dopo l'ispiratore e primo firmatario del documento, Liu Xiaobo, è stato insignito del premio Nobel per la pace, ma non ha potuto ritirarlo perché rinchiuso in prigione, dove dovrà rimanere per altri dieci anni. Sfidando ancora una volta la censura di Pechino, in questa raccolta di saggi e poesie Liu Xiaobo ci offre un vasto e sconvolgente spaccato della Cina di oggi. I cittadini del paese che ambisce al ruolo di prima potenza economica mondiale vengono descritti, infatti, come cinici, ossessionati dal successo economico e personale, o come fanatici nazionalisti. Eppure, nonostante l'attuale vittoria delle forze illiberali, agli occhi di Liu Xiaobo sono evidenti le crepe che faranno implodere il sistema autoritario cinese. Ovunque nel paese stanno crescendo la disillusione giovanile, lo scollamento tra realtà concreta e ideologia politica, la rabbia contro la prepotenza dei burocrati. Malgrado la ridotta libertà d'espressione e l'oppressione del governo sulla società civile, è nel progressivo diffondersi di questi movimenti dal basso che Liu Xiaobo ripone le sue speranze, o meglio le sue certezze, di un futuro democratico anche per la Cina. Prefazione di Federico Rampini.
Protagonista della storia è il re di Soba, un centro dell'impero mandingo: Gighi Keita, il cui regno dura 120 anni e la cui terra viene conquistata e sottomessa dai "Nazareni" (i bianchi) francesi a inizio 900. I cantori delle imprese reali, i griot, celebrano la gloria di Gighi che ha impedito la conversione del suo popolo dalla religione musulmana al cristianesimo, anche se in realtà il re nulla può contro una dominazione che porta morte e distruzione tra gli africani. I francesi promettono a Gighi un treno che collegherà il suo regno al resto del mondo, ma per farlo lo obbligano a procurar loro manovalanza. Il popolo di Gighi muore così di stenti nella costruzione della ferrovia, e i francesi in più fanno giurare fedeltà alla loro bandiera e pretendono che gli africani si arruolino e combattano al loro fianco nella prima e poi nella seconda guerra mondiale contro gli Allamà, i tedeschi. Quando poi Pétain prenderà il potere e a Soba arriverà il nuovo governatore francese, Bernier, Gighi verrà deposto e sostituito dal figlio Bema, avuto dalla giovane Mussokorò (la favorita di cui in un flashback viene raccontata la storia). La ricca vicenda del romanzo, che narra di un'intera civiltà (con tanto di regni, cantori, tradizioni, miti, indovini) spazzata via dalla storia a opera del colonialismo, costituisce un autentico epos, scandito da metafore, termini africani, più voci narranti.
Nel 991, l'esiguo drappello di sassoni scampato a un attacco vichingo sulle coste dell'Anglia orientale decide di non sopravvivere al suo signore caduto in battaglia; solo Werferth, il cantore, fuggirà, per tramandare la memoria di quel giorno: "li vide perdersi nella penombra del giorno e delle foglie, ma alle sue labbra già affiorava un verso". Così Borges, appassionato cultore della "germanistica d'Inghilterra e d'Islanda", immagina si sia svolta la storica battaglia di Maldon. E il gesto di Werferth, deciso a salvare quel che il "vento del tempo" travolge, potrebbe essere l'insegna della "Moneta di ferro", che, pubblicato nel 1976, raduna poesie (oltre a due testi in prosa) redatte nell'arco di un anno, a ridosso di eventi decisivi: la scomparsa della madre, dolorosa ma liberatoria, la felicità di un amore corrisposto, il lungo soggiorno a East Lansing, nel Michigan, insieme a Maria Kodama, la caduta di Isabelita Perón.
Agli estremi confini del mondo conosciuto, fra le tempeste e i ghiacci del Mar Nero, c'è un paese selvaggio e poco abitato, Tomi (l'odierna Costanza), il luogo della relegatio di Publio Ovidio Nasone, che lì visse per una decina d'anni e che vi fu sepolto il 17 o il 18 d.C. In una totale trasmutazione di tempi, in completo anacronismo, giunge a Tomi un amico di Ovidio, Cotta, determinato a trovare tracce del poeta e del suo capolavoro incompiuto, le Metamorfosi. La singolarità di "Il Mondo Estremo" fa sì che il lettore sia coinvolto nella ricerca di Cotta e ritrovi, attraverso di lui, un mondo siamo ai giorni nostri - in cui il mito si trasfigura in realtà. Ecco allora che il contesto diviene minutamente realistico e, per esempio, alla sera, nella desolata piazza della ferrigna Tomi, giunge Cypari, un "proiezionista" ambulante, che mostra un film d'amore disperato in cui la bella Alcione viene trasformata, assieme al compianto sposo, in un uccello marino. Cotta troverà presso Tomi, a Trachila, in montagna, la casa di Ovidio. Lo aiuterà Pitagora di Samo, ridotto a servo di Ovidio, e, nel folto dei boschi cupi e terribili, sotto una coltre di lumache striscianti, appariranno delle pietre con i versi incisi dal poeta. E ancora, in una memorabile alba, mentre si consumano i riti del carnevale, apparirà un corteo di pazzi, travestiti chi da dio Sole, chi da Medea, chi da Orfeo... Recitano strani versi di un'opera distrutta dall'autore, ma non scomparsa: le Metamorfosi.
Sofia Amundsen è una ragazzina dalla vita per niente straordinaria. Tutto cambia quando cominciano a spuntare strane domande dalla sua cassetta delle lettere, poi le curiose risposte dell'eccentrico filosofo Alberto Knox per cui Sofia approderà a una bislacca festa di compleanno, nel giardino degli Amundsen. Ma la storia di Sofia non è soltanto un giallo raffinato o un incredibile romanzo d'avventura. Si tratta anche della più divertente storia dell'uomo e del suo pensiero che sia mai stata scritta.
Che cosa pensa Banana Yoshimoto del mondo? E del cinema? E della pittura contemporanea? E dell'Italia? E del Giappone? E della sua stessa scrittura? Un piccolo volume per entrare nelle stanze rarefatte, aeree, segrete di Banana Yoshimoto. Un tributo al culto ormai planetario di un'autrice che ha continuato a rinnovarsi, ad aprire in sé e fuori di sé le porte della percezione. Il volume analizza i temi cari alla narrativa dell'autrice, manie, predilezioni, tratti caratteristici. Sicuro e partecipe come può essere un amico e traduttore di fiducia, Giorgio Amitrano entra nel "mondo" di Banana offrendo interessanti spunti di lettura. Questa nuova edizione è arricchita da un'intervista condotta all'Orientale di Napoli nel 2001, da un saggio che situa la narrativa di Banana nel contesto della cultura giapponese contemporanea e da altre utili curiosità. Accompagnano il volume le riproduzioni di alcune opere degli artisti giapponesi che hanno costituito e continuano a essere il cerchio figurativo in cui si muove l'immaginazione della scrittrice.