
Trovare lavoro in Italia in tempo di crisi non è poi così difficile, basta capire come funzionano le cose. E Maristella, donna ambiziosa e calcolatrice rimasta presto vedova con un unico figlio da far arrivare in alto, lo sa bene, e sa che la prima cosa è "mettersi dietro il santo giusto". Ernesto si è finalmente laureato in economia e la sua spasmodica ricerca di un'affermazione personale nasce proprio dagli insegnamenti della madre che, cresciuta nei Quartieri Spagnoli di Napoli tra mille difficoltà. ha sempre accarezzato l'idea di un radicale riscatto sociale. In gioventù il suo debole per uomini carismatici e potenti aveva fatto incrociare la sua strada con quella di Alfonso Malatesta, che anni dopo sarebbe diventato un potente boss. Ernesto è il mezzo attraverso il quale Maristella può finalmente realizzare il suo sogno, e Malatesta potrebbe essere il santo giusto per sistemare suo figlio, trovandogli un impiego adeguato. E così avviene. D'altronde Ernesto ha ereditato da lei la determinazione e l'assenza di scrupoli: per diventare davvero qualcuno non bisogna mai mostrare debolezze, bisogna avere i peli sul cuore, e lui non esita ad applicare la lezione della madre nella sua nuova vita d'ufficio, tra grandi regalie e piccole meschinità. A ogni santo la sua candela racconta la rapida ascesa di un ragazzo convinto di potersi emancipare dalle sue umili origini inserendosi a ogni costo in un meccanismo che si fa sempre più pressante. Dove lo condurrà questa sua smania di farsi strada nel mondo? Stefano Crupi affronta senza moralismi e ipocrisie un tema di grande attualità, l'Italia del potere corrotto, delle scorciatoie e delle raccomandazioni. Il cuore del romanzo è però la storia vivida e spietata di una madre pronta a tutto per suo figlio e del loro rapporto simbiotico ed esclusivo.
Continua il dialogo tra Miriàm e Iosèf. Continua con il loro esilio in Egitto, il bambino carico di doni e di pericoli. Oro, incenso, mirra e scannatori di Erode, il Nilo e il Giordano, la falegnameria e la croce: la famiglia più raffigurata del mondo affronta lo sbaraglio prestabilito. In ogni nuova creatura si cercano somiglianze per vedere in lei un precedente conosciuto. Invece è meravigliosamente nuova e sconosciuta. Ogni nuova creatura ha la faccia delle nuvole.
La vita è divisa in due da una linea d'ombra. Succede a tutti di varcarla. Nasciamo dal calore di un amore, se siamo fortunati cresciamo sostenuti dai genitori e da altri affetti, se lo siamo ancora di più queste relazioni continuano a darci sicurezza anche nell'età adulta. Ma, prima o poi, arrivano i lutti, le certezze si polverizzano, i legami si sciolgono. E, da un giorno all'altro, passiamo dall'essere figli al non esserlo più, ci ritroviamo orfani al mondo, soli nell'universo. È successo anche ad Anna Cherubini che, in un periodo relativamente breve, ha perso un fratello, poi la madre e infine il padre. Si è familiarizzata con la parola "morte". E, messa spalle al muro da queste vicissitudini, ha avvertito fortissima l'esigenza di abbandonarsi ai ricordi. Ne è nato un memoir potente ed emozionante che racconta di un padre funzionario del Vaticano, testardo e ruvido ma innamorato dell'arte e della lirica, di una madre che aveva le sue fragilità eppure era capace di sacrifici che oggi le donne non sanno più fare, di un fratello che voleva volare e purtroppo si è perso nel cielo, di un altro fratello che si perse a piazza San Pietro ma ora canta e salta negli stadi, delle anziane e particolari zie, della Bellezza della musica e di quella di Roma.
Edo è arrabbiato. Detesta i suoi professori - Voldemort, la Frigida, il Cetaceo. Non ha veri amici. Odia Cordaro, la sua città. Perché è caotica e sporca, ma soprattutto perché è piena di stranieri. E lui gli stranieri non li può vedere, in particolare i cinesi. Finché non incontra Yong. Chiara è una brava ragazza, fa volontariato, ha voti altissimi a scuola. Tiene un diario intitolato Memorie di un bruco sognatore. Per gli adulti è una da additare come esempio, per i suoi compagni è troppo seria. Finché non scopre Facebook. Raccontata a due voci, una storia che impasta amore, amicizia, pregiudizio; che fa emozionare, ricordare, sognare; che scatta una fotografia nitidissima della vita tra i social network, la scuola, i genitori; che mette a nudo il razzismo dei finti forti e il coraggio dei fragili. Che fa diventare adolescente anche chi non lo è mai stato.
Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell'epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant'anni ha custodito i segreti di quella "mala educacion". Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo, che sbalordisce per l'ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: "Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?". Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l'amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose.
Una giovane documentarista italiana trapiantata a Parigi incontra, durante una trasferta di lavoro, Ramos, danzatore e attore brasiliano bellissimo e carismatico. Ha inizio una lunga storia d'amore, costellata di sfide. Per loro, riuscire a trovarsi nonostante le grandi distanze geografiche e culturali. Per lei, non solo fronteggiare la gelosia di parenti, allievi e attori colleghi di Ramos, tutti in diversa forma innamorati della magnetica natura di lui; anche venire accettata dal mondo delle sue radici il "ghetto" nero afrodiscendente di una favela, microcosmo chiuso nel quale con il passare del tempo, giovane donna gringa (bianca), sempre meno le riuscirà di trovare il proprio posto. Con passione e ostinazione, a dispetto di traiettorie di vita sempre meno convergenti, Ramos e la donna cercano di far sopravvivere il loro matrimonio. Ma parte della personalità di Ramos, tenuta nascosta a tutti (a lei per prima), rende via via più ansiosi e inafferrabili i suoi comportamenti. Un difficile e progressivamente sempre meno gestibile moltiplicarsi di pulsioni che a lui sarà fatale; e per lei, che era sua moglie, dolorosissimo enigma postumo. Intenso racconto che al dramma di una perdita improvvisa e violenta, al tragico apologo/epilogo dell'abissale rischio che una natura paga quando troppo si cela, oppone la sola consolazione possibile per chi resta: il cammino dell'accoglienza del cuore.
Donne di dolori, fatiche di uomini. Malattia, isolamento, solitudine, carcere, manicomio. Il mondo di Pino Roveredo torna in una raccolta di racconti lucidi, spietati, disarmanti come di consueto, che si tratti di schegge o di esistenze narrate intere, di redenzioni in extremis o di condanne irreversibili. Un bacio e un morso: la vita è così, e siamo tutti sempre impegnati a masticare e sputare, come dice la canzone di De André che diventa leitmotiv di un amore spaccato in due da un delitto non commesso. Ma in questo universo che ha la nettezza scavata del bianco e nero entrano anche la luce del mare, la leggerezza di una parola umile, fagioli, che si meriterebbe una doppia per guadagnare ancora più sapore, la voglia di guardare certe città belle per definizione - Trieste, Parigi - con gli occhi nuovi della meraviglia.
"Gray diceva che chiunque poteva scrivere un buon libro, ed era semplicemente la storia della sua vita" recita la lettera di Stendhal in epigrafe a questo libro. "Per le strade della Vergine" è proprio questo: 'semplicemente' la storia della vita di Ceronetti fra il gennaio 1988 e il luglio 1996. Uno zibaldone, "per chi sa quali futuri lettori", che raccoglie viaggi, incontri, ossessioni, amori, lutti, sogni, letture, malattie, amicizie illustri, riflessioni liriche e scene di vita quotidiana, divagazioni oniriche e cronache minuziose. Un itinerario che restituisce il ritratto di uno dei protagonisti della cultura italiana nella sua irriducibile peculiarità.
"Io voglio cambiarlo, questo mondo sporco, o almeno cambiare me, che forse è anche più difficile." Abram Singer è un prete, un uomo che ha deciso di vivere per misurarsi con qualcosa più grande di lui, di credere in qualcosa per cui valga la pena di spendere l'intera esistenza. Questa è la lezione che ha appreso da sua madre, che lo ha cresciuto da sola dopo averlo concepito durante la passione breve e intensissima con un attore ebreo, artista di strada capace di costruire mondi interi con le parole. Così, nonostante le origini ebraiche testimoniate dal nome, Abram è entrato in seminario ed è diventato sacerdote, scegliendo di portare avanti il suo cammino pastorale e spirituale nel cuore di una città brulicante di vita come la New York degli anni Settanta. Lì trascorre le sue giornate in un impegno militante per gli ultimi della terra. Ma Abram è anche un uomo innamorato, di un amore terreno e carnale, per lui tormento ed estasi. Lisa accetta che lui sia un sacerdote, non gli chiede di scegliere, di lasciare l'abito. Lo ama nella sua fragilità e si lascia amare da lui quanto e come può. Al punto da rinunciare al figlio che hanno concepito. Un amore immenso e vissuto con strazio ogni giorno. Fino a che Lisa non si ammala, e Abram è il solo che possa starle vicino.
Come può l'amore essere insieme la forza più creatrice e più distruttrice? Cosa siamo disposti a perdere per l'amore, cosa siamo disposti a mettere in gioco? È possibile che la completa felicità si riveli solo nella assoluta infelicità? A Ferrara, Alma e Maio, due fratelli adolescenti, vivono in una reciproca, incantata dipendenza. La loro famiglia è molto unita. La scuola è finita, l'estate inizia. Alma e Maio non lo sanno, di essere felici. Per Alma è un gioco quando propone al fratello di provare l'eroina. Una sola volta, l'ultima sera di libertà prima di raggiungere i genitori per le vacanze. Ma mentre lei passa indenne attraverso il veleno, Maio resta segnato. E un giorno scompare. Bologna, trent'anni dopo. Antonia che tutti chiamano Toni, è l'unica figlia di Alma. Vive con Leo, commissario di polizia conosciuto durante un sopralluogo per i gialli che scrive. Ignora tutto di Maio, la madre non le ha mai raccontato nulla: forse per proteggerla o forse troppo grande è il senso di colpa. Quando Alma viene a sapere che Antonia aspetta il suo primo figlio, non riesce più a mantenere il silenzio di cui si è fatta scudo. Toni si misura con una vertigine improvvisa: che cosa può fare di fronte a un segreto che ha cancellato ogni traccia del passato di sua madre, e quindi anche del proprio? Toni torna a Ferrara per cercare Maio. E nell'inchiesta su Maio si riflette il gioco delle generazioni, la cifra degli anni bui a cavallo tra Settanta e Ottanta, fino al destino stesso di Antonia. Come si fa a meritarsi l'amore?
Un almanacco di soluzioni inattese, di rivelazioni ironiche, di folgoranti incidenti del pensiero. Una scommessa allegra e audace sullo straordinario potere dei personaggi, delle storie, della letteratura. Voci che risuonano nell'oscurità di vagoni semivuoti, lampi che scaturiscono da frammenti di conversazione, profumi nascosti negli anfratti della memoria. I titoli di questa singolare raccolta - trenta scritti di tre pagine ciascuno rappresentano di volta in volta un genere diverso, in un susseguirsi di aneddoti, brevi saggi, racconti fulminei. Li popolano soprattutto figure femminili sfuggenti e indimenticabili, mentre a vicende drammatiche, o amare, si alternano situazioni comiche, sempre in un gioco di specchi tra realtà e finzione. A tenere tutto insieme, come in un mosaico, è una scrittura tersa quanto l'aria notturna, capace di svelare le verità celate nei dettagli dell'esistenza con una magistrale economia di parole. "Un monaco incontrò un giorno un maestro zen e, volendo metterlo in imbarazzo, gli domandò: "Senza parole e senza silenzio, sai dirmi che cos'è la realtà?" Il maestro gli diede un pugno in faccia".
1488. Caterina Sforza, vedova di Girolamo Riario, signora di Forlì e Imola, non è una donna come le altre. Lo sanno bene i grandi signori d'Italia, da Lorenzo Medici a Ludovico il Moro, al papa in persona, i quali ne cercano l'alleanza non solo per la posizione delle sue terre ma anche per l'ingegno di colei che le possiede. Nessuno può credere, quindi, ricordando Caterina, sola, dopo l'assassinio del marito, capace di sacrificare i suoi stessi figli per difendere la rocca di Ravaldino in cui si è asserragliata, che possa perdere forza e scaltrezza per colpa di un uomo. Proprio nei giorni della rischiosissima lotta contro i nemici che hanno ucciso Girolamo Riario, infatti, Caterina incontra un uomo capace di suscitare in lei una passione così impetuosa da distoglierla dai suoi doveri e dalla sua inflessibilità. Si chiama Giacomo Feo ed è uno stalliere, un individuo indegno di lei, del suo rango, anche solo del suo interesse. Ma la Tigre, fin da bambina, ha dimostrato a tutti di avere un carattere indomito e in quella storia clandestina e pericolosa si lascia condurre con lo stesso furore che l'ha sempre sostenuta in battaglia. Accecata dall'amore, non si rende conto che in molti tramano nell'ombra per privarla della reggenza sulla signoria di Forlì. Spetterà a Caterina scegliere tra la vita che crede di meritare e il ruolo per cui è nata. E non sarà una scelta facile.