
Treviso, 1259. La città è stretta nella morsa della calura, l'aria stagnante toglie il fiato. Ezzelino da Romano siede severo sullo scranno, il viso impassibile e lo sguardo impenetrabile bastano a identificarlo come podestà senza che inutili orpelli ricoprano il corpo ormai consumato da mille battaglie. Di fronte a lui, insieme a una folla muta e sbigottita, la forca. È quello il destino dei venticinque sudditi che hanno scelto di parteggiare per il Papa e che hanno tradito lui, il loro padrone. Mai nella sua vita Ezzelino ha mostrato debolezza o indecisione di fronte al nemico, e i colpevoli devono morire. Ma quei pochi nobili, impauriti e quasi inconsapevoli della propria sorte, non sono che una goccia nell'oceano dei suoi avversari. Perché il Pontefice sta schierando le truppe contro di lui, per annientare l'ultimo baluardo dell'Impero, per uccidere l'Anticristo e la sua stirpe. Ancora una volta Ezzelino sarà costretto a combattere in quell'impasto di dolore ed esaltazione che è la guerra, ma questa sarà la sua ultima battaglia.
A Parigi, al termine di un'asta infuocata, un manoscritto inedito di Giacomo Casanova viene venduto per una cifra astronomica a un anonimo compratore. Sono pagine perdute delle Memorie del grande seduttore, ma nessuno sa con esattezza che cosa contengano.
Intanto in Sicilia, a Cefalù, vengono trovati nove corpi carbonizzati, cinque uomini e quattro donne. Pare siano stati uccisi in un rito sacrificale da Dioniso, il guru della setta di cui facevano parte. Solo una donna, Anaïs, è riuscita a fuggire e ha fatto perdere le sue tracce.
Quando nella capitale francese il ministro della Cultura traccia col proprio sangue una stella sul muro della sua camera prima di sprofondare nella pazzia, le strade del commissario massone Antoine Marcas, di Anaïs e di Casanova si intrecciano. Perché la stella è una carta dei tarocchi di Thot, ideati alla fine dell'Ottocento da Aleister Crowley, discussa figura di massone e satanista. Ed è a Crowley, la Grande Bestia come si faceva chiamare, che si rifà Dioniso. E Crowley a sua volta era un ammiratore di Casanova.
Che cosa può aver nascosto di così prezioso in quelle pagine il veneziano, noto massone di alto grado e appassionato esoterista, da spingere persone a uccidere, o a impazzire? Marcas stavolta scoprirà a suo rischio che il connubio amore e morte è molto più di un luogo comune.
Bologna, autunno 1312. Mondino de’ Liuzzi, medico anatomista, viene incaricato dal podestà di far luce su una morte strana e orribile: un membro del Consiglio degli Anziani è stato ritrovato carbonizzato in casa sua, eppure nella stanza nulla fa pensare a un incendio. Perfino la poltrona su cui l’uomo era seduto è rimasta quasi integra, mentre il corpo è bruciato in modo irregolare. I piedi sono illesi, un braccio è interamente ustionato, tutto il resto è ridotto in cenere. Mondino fa trasportare il cadavere nella sua scuola di medicina per esaminarlo; sollevando con il coltello da dissezione la pelle bruciata del braccio scopre i resti di un tatuaggio: un mostro alato, con la testa di leone e il corpo avvolto nelle spire di un serpente.
La mattina seguente il cadavere è scomparso.
Il giorno successivo, anche un frate francescano viene ritrovato morto nel quartiere dei bordelli. È stato evidentemente assassinato. Unica traccia, un disegno molto simile al tatuaggio scoperto da Mondino. L’indagine sulle due morti misteriose rivela l’esistenza di una setta di cultori di Mitra, dio persiano del sole e del fuoco, adorato anche dai romani con il nome di Sol Invictus. Con l’aiuto di Gerardo da Castelbretone, un ex templare con cui ha stretto amicizia, Mondino viene a sapere che la setta si propone di salvare l’intera città per mezzo del fuoco purificatore: un grande incendio rituale in cui le anime di quelli che moriranno si riuniranno con il dio.
Tocca a Mondino fare di tutto per sventare la terribile minaccia che incombe sulla città e impedire ulteriori omicidi.
La luna si è già alzata in cielo quando Akki esce dal giardino dello ziggurat, dopo essere stato punito, a frustate, dal sacerdote Lipit, l’uomo più potente della città. Akki è solo un umile giardiniere, dovrebbe mostrarsi rispettoso e impaurito di fronte a lui e invece è un ribelle, un uomo libero che non tollera di avere padroni e che proprio per questo, secondo i suoi superiori, merita di essere umiliato. Camminare nella notte per le vie di Kish, una delle città più ricche del regno di Sumer, è molto pericoloso: i vicoli stretti e i predoni sempre in agguato. Così, quando Akki sente la presenza delle guardie all’inseguimento di un fuggitivo, si nasconde dietro a una siepe e fa l’incontro che cambierà la sua vita per sempre. Accanto a lui, infatti, c’è una donna col capo coperto, avvolta in un sottile tessuto azzurro, gli occhi neri come la pece. È lei che cercano i soldati della città, e ora anche Akki è in pericolo. Ma lo sguardo disperato della donna, una sacerdotessa di Ishtar, fuggita dopo essere venuta meno al voto di castità, lo convince ad aiutarla.
La donna non teme per la propria vita, sa quale destino la attende, ma vuole che il suo bambino, figlio di un amore proibito, venga salvato.
Sarà Akki, dopo la cattura della sacerdotessa, a prendersi cura del neonato e a crescerlo come fosse suo figlio. Si accorgerà ben presto che il bambino è dotato di capacità straordinarie e lo accompagnerà verso la sua ascesa al trono del regno di Sumer.
Quel bambino diventerà Sargon, re di Sumer, signore del Sole Nascente.
Nel cuore della notte, sul fronte di Caporetto si abbatte terribile l'offensiva austro-ungarica. Il nemico che gli italiani avevano creduto sfiancato, si è ripreso e ora, complice pioggia e nebbia, cala su truppe infreddolite, demotivate e stanche. Impreparate a tanta potenza di fuoco. C'è una babele di dialetti nelle trincee, uomini che maledicono, danno ordini, pregano, e spesso neanche si capiscono tra loro. Per prendere Trento e Trieste hanno mandato a morire molta più gente di quanta ne viva là, osserva il soldato Santini, il socialista della brigata. E poi, avranno voglia quelli di essere liberati? Ma non importa, i generali hanno deciso così, e ormai è lì, immerso nel fango, con le bombe che gli esplodono tutt'intorno, la vita in bilico, legata alla traiettoria di una pallottola. In poche ore lui e i suoi compagni si trovano in fuga, non si parla più di sconfitta ma di disfatta. I "tugnit" avanzano. I soldati allo sbando invadono città e paesi ormai quasi deserti, razziano, devastano, dei civili chi può si da alla borsa nera, gli altri se ne vanno, lasciando tutto. Per sfuggire ai carabinieri, che nel caos tiranneggiano e si lasciano anche andare alla ferocia, Santini e il sergente Tarcisio, intervenuto a difenderlo, si arruolano negli arditi, quelli che si rifiutano di dare le spalle al nemico e gli vanno invece incontro a testa alta.
1900, Pechino. La fotografia che stringe tra le mani è tutto ciò per cui vale la pena lottare in quel momento, circondato, insieme alle altre truppe europee, dai boxer cinesi in rivolta. È la fotografia della sua famiglia, che lo ritrae insieme agli altri componenti attorno al patriarca, Filiberto Bondoli. Al suo ritorno dal fronte, a Ernesto, spetterà l'eredità, ma prima deve diventare un uomo, secondo il nonno. E nulla più della guerra può assolvere a quel compito. Ma Ernesto non torna dalla Cina, l'unica cosa di lui che rivedrà l'Italia sarà quella fotografia che l'ha rasserenato nelle interminabili notti cinesi, insonne per l'ansia e la paura di morire. È il suo compagno Mario a riportare la fotografia a casa Bondoli. Un po' per il legame che nei mesi di guerra ha instaurato con quel giovane gentile e un po' per un volto del ritratto di famiglia, una donna che si è impossessata dei suoi sogni e che vuole rivedere. Al suo arrivo a Ladispoli, Mario troverà in parte ciò che cerca da sempre, una famiglia, una casa le cui fondamenta risalgono al passato e che nulla può far crollare. Una donna da amare, anche se solo da lontano, per tutta la vita. Ma troverà anche segreti celati e difesi col sangue e capirà che la fotografia da cui tutto è cominciato nasconde un universo intero.
È il 1437 quando per la prima volta Isotta degli Atti posa lo sguardo su Sigismondo Pandolfo Malatesta. Lui, ventenne, è il turbolento e ambizioso signore di Rimini e di Fano, lei, una bambina di soli cinque anni, figlia di un piccolo nobile della zona. Isotta cresce nel mito di Sigismondo e grazie alla carica del padre, consigliere economico del signore di Rimini, ha la possibilità di rivederlo. Dopo sette anni dal primo incontro comincia a nascere in loro un sentimento fortissimo. Ma Sigismondo è sposato con Polissena Sforza, e Isotta è stata cresciuta per essere moglie e non amante. Questo il conflitto che renderà tortuoso il percorso di due anime complementari, lei nella perenne ricerca di conferme, lui disposto a dimostrarle i propri sentimenti attraverso l'arte, la parola e l'idea. Quando, dopo la morte di Polissena Sforza, la ragion di Stato sembra volere una nuova nobile moglie accanto a Sigismondo, anche le ultime certezze dei due innamorati paiono vacillare. Inoltre, la vita e lo stesso ruolo del signore di Rimini sono ostacolati da intrighi, avidità, inganni, legami di sangue e di morte, a cui si aggiunge l'odio dei suoi due più acerrimi e potenti nemici: Federico da Montefeltro e papa Pio II, che usa lo splendore umanista del Tempio Malatestiano per condannare il signore di Rimini. Sarà proprio nel momento più difficile della vita di Sigismondo - abbandonato anche dai più fedeli alleati - che l'amore incondizionato e gratuito di Isotta si rivelerà salvifico e porterà a cambiare il destino delle loro vite.
Un uomo del Medioevo, immerso nel suo tempo. Questo il Dante che ci racconta un grande storico in pagine di vivida bellezza. Dante è l’uomo su cui, per la fama che lo accompagnava già in vita, sappiamo forse più cose che su qualunque altro uomo di quell’epoca, e che ci ha lasciato la sua testimonianza personale su cosa significava, allora, essere un giovane uomo innamorato o cosa si provava quando si saliva a cavallo per andare in battaglia. Alessandro Barbero segue Dante nella sua adolescenza di figlio d’un usuraio che sogna di appartenere al mondo dei nobili e dei letterati; nei corridoi oscuri della politica, dove gli ideali si infrangono davanti alla realtà meschina degli odi di partito e della corruzione dilagante; nei vagabondaggi dell’esiliato che scopre l’incredibile varietà dell’Italia del Trecento, fra metropoli commerciali e corti cavalleresche. Il libro affronta anche le lacune e i silenzi che rendono incerta la ricostruzione di interi periodi della vita di Dante, presentando gli argomenti pro e contro le diverse ipotesi e permettendo a chi legge di farsi una propria idea, come quando il lettore di un romanzo giallo è invitato a gareggiare con il detective e arrivare per proprio conto a una conclusione.
Da Giacomo da Lentini a Petrarca, da Gaspara Stampa a Tasso, da Leopardi a Caproni e alla lirica femminile: cento tappe, cento testi - noti e meno noti - alla ricerca del 'verso giusto'. Valore assoluto, rappresentatività e, naturalmente, gusto personale sono i criteri che il grande storico della lingua Luca Serianni ha seguito nella scelta di cento poesie scritte 'in italiano' nell'arco di otto secoli di storia letteraria.
La struttura, i personaggi, gli episodi più significativi e il valore di passaggio cruciale all'interno della cultura italiana del Rinascimento della "Gerusalemme liberata". Dagli esordi carichi di speranze del Tasso dei primi anni Sessanta del Cinquecento all'ostinazione nel riscrivere il poema durante gli ultimi anni di vita, fino alla stampa della "Gerusalemme conquistata", attraverso tutte le fasi della composizione dell'opera. Passo dopo passo, sono illustrate le scelte narrative del poema in venti canti della conquista di "Gerusalemme" e analizzati i personaggi principali: da Goffredo a Rinaldo, dagli eroi pagani alle figure femminili. Con uno sguardo d'insieme, gli ultimi capitoli sono dedicati ad alcuni temi decisivi e agli elementi espressivi che fanno della Gerusalemme liberata il capolavoro della letteratura italiana del Cinquecento.
L'undicenne Pietro Stefano Mele è un ragazzino qualsiasi, che ancora non sa come un piede messo in fallo possa cambiare tutta una vita. Quando la madre scivola sbatte la testa su uno scoglio, inizia una lunga battaglia con il proprio senso di colpa. Il padre, Seb, dall'esasperato egocentrismo, riversa su Pietro la responsabilità dell'accaduto e lo abbandona nel piccolo borgo sardo di San Leonardo de Siete Fuentes, da nonna Sircana, che fino a quel momento è stata, per il nipote, solo una sconosciuta. L'anziana vive in una casa ai confini del bosco e non pare avere alcuna intenzione di aprire il suo mondo a Pietro. Tuttavia, giorno dopo giorno, tra i due nasce un'intesa profonda. Il romanzo di una grande voce letteraria, la storia della formazione alla vita del ragazzo selvaggio che è in ognuno di noi.
Nel testo sono pubblicate foto eseguite nell'aprile 1956 da Italo Insolera, incaricato della redazione del Piano di Ricostruzione di Porto Empedocle, colpita da pesanti bombardamenti aerei e navali inglesi e americani nel 1943. A chi si affacciava a Porto Empedocle nel 1956, due aspetti apparivano importanti, efficacemente illustrati nel libro: il livello molto povero di tante zone abitate e l'enorme estensione di montagne di pani di zolfo accumulati sulle banchine, nelle strade, sulle spiagge. I testi pubblicati sono stati scritti da Andrea Camilleri. Possiamo guardare le fotografie come illustrazioni di questi, oppure viceversa leggerli come introduzioni alle immagini: "Cenni storici su Porto Empedocle", "I luoghi deputati", "Pirandello e Porto Empedocle" (a cui segue una parte del racconto Lontano, scritto da Pirandello nel 1902).

