
Gli strilli di un bambino infrangono l’atmosfera di un grande magazzino alla vigilia delle feste. E dall’enorme costume rosso di Babbo Natale riemerge Madut, il ragazzo del Sudan, l’uomo nero.
In fuga dalla sua terra in fiamme, figlio di una popolazione di pastori, i dinka, Madut è giunto attraverso strade insolite e rocambolesche fino a Roma, per trovare il suo angolo di quotidianità in una lavanderia a gettone. Nella Città Eterna di Madut sogni e speranze, risate e dolori, desideri e negazioni si mescolano, si incontrano, si scontrano. Storie di immigrati e di prostitute, di poliziotti e di preti, in un balletto di vite che va in scena sul palcoscenico di una metropoli dal volto bonario ma densa di insidie, soprattutto se hai la pelle di un altro colore.
Una voce poetica e forte, appassionata e suggestiva. Una riuscita alchimia di relazioni e personaggi che sa tratteggiare vicende straordinarie e minuscole, esistenze sospese tra passato e presente, tra qui e altrove, che si fondono e si confondono con quelle del nostro Paese. Tutte insieme, nella scatola che custodisce i calzini spaiati che Madut ritrova nei cestelli della sua lavanderia.
Non è che un ragazzino Aimone, quando, giovanissimo cameriere all’Hotel Suisse di Como, ottiene di andare in Germania per imparare il tedesco e il mestiere di maître d’hotel. Qualche giorno dopo, a Oberhof, nel castello del principe Watzesky e della sua signora, osserva rapito dal fondo della hall il bel mondo che si appresta a celebrare la notte di san Silvestro del 1938.
Eccola, la duchessa Steinlich, lo sguardo velato di tristezza. Scende le scale, abito di pizzo nero, capelli biondi fermati da un diadema, guanti di seta fin sopra il gomito. A un tratto, scorge il ragazzo al fondo della sala. È un lampo. Inizia ad ansimare, si appoggia alla ringhiera, sviene. Di colpo, l’orchestra smette di suonare. Un uomo si avvicina ad Aimone e sentenzia: è per colpa tua. Eppure non l’aveva mai vista prima. Cosa può averle fatto di male? Quell’episodio nasconde un dramma e una straordinaria coincidenza, che cambierà la sua vita. Il ragazzo si troverà a vivere come un aristocratico nel mondo sfarzoso della capitale nazista, e incontrerà gli uomini più potenti della Germania.
Ma non è che il primo coup de théâtre di questa straordinaria epopea. Perché rientrato in Italia al seguito di una delusione amorosa e arruolato nell’esercito, Aimone dopo l’8 settembre diventa partigiano. Colpire e nascondersi. Sfuggire alla cattura. Non tradire i compagni, per nessun motivo, mai. Nemmeno se vieni arrestato, torturato, impacchettato con destinazione Mauthausen, il campo dell’orrore.
Ma proprio mentre tutto sembra irrimediabilmente perduto, un nuovo colpo di scena cancella la parola fine e rimette in moto la storia di Aimone. E quando, negli ultimi giorni dell’aprile 1945, la colonna della Wehrmacht si arresta alle porte di Dongo, sarà proprio il ragazzo del lago, l’unico che sappia parlare tedesco, a illuminare alcune delle vicende più misteriose della nostra storia.
Damiano Zaguri, capo della squadra Anticrimine di Venezia, viene svegliato in piena notte: in fondamenta San Trovaso un uomo è stato ucciso, un neonato - suo figlio - rapito dalla culla. All'apparenza non vi è alcun movente: la famiglia è abbiente ma non ricca, impensabile un riscatto, né si può immaginare un regolamento di conti. Il padre del bambino è stato ammazzato per sbaglio: se non avesse sorpreso il rapitore, ne sarebbe uscito incolume. Indagando fra gli informatori della malavita nella Baia del Re, Zaguri segue le tracce del criminale e dei suoi mandanti: è una corsa contro il tempo, e una personalissima sfida con un suo lontano antenato, Signore di Notte nella Venezia del Seicento, che si lasciò sfuggire i colpevoli della sparizione del piccolo erede di una contessa. A mettere Zaguri sulla giusta strada sarà un talismano, non unico elemento magico in una Venezia nebbiosa e palpitante, la cui laguna, secondo un'antica leggenda, sembra in grado di esprimere funesti presagi ingrossando le sue acque.
Dusan e Radmila Balval, due giovanissimi rom, sono i protagonisti di una straordinaria epopea che prende il via negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, quando Dusan, che ha poco più di quindici anni e un incredibile talento per il violino, vive e viaggia con la sua famiglia e altre affini - la sua kumpania - nella Serbia affidata dal Reich al generale filonazista Nediç. La kumpania si sta spostando verso sud, con la speranza di sfuggire alla violenza razzista al momento riservata agli ebrei, in una rocambolesca peregrinazione da un paese all'altro in cui i rom portano musica e abilità di calderai, maniscalchi, acrobati. Intanto, l'apocalisse della guerra incalza. Storie di vita vera, musica e miseria, amori e orrori, dall'olocausto rom alla rivolta dello Zigeunerlager di Auschwitz-Birkenau dove, alla fine di aprile del 1944, quattromila zingari (fra cui il giovanissimo Dusan) lottano contro i tedeschi per non finire nelle camere a gas. Drammi e avventure si mescolano al racconto vivido di tradizioni, folclore e costumi, in un'indimenticabile odissea. Che parla di ieri per raccontare anche l'oggi.
A soli 37 anni, Sarah ha già dimostrato di essere una fuoriclasse: vicepresidente di una delle società di consulenza più prestigiose di Boston, moglie innamorata, madre presente di tre figli adorabili ma decisamente impegnativi. Ogni giorno porta con sé nuove sfide da affrontare per dimostrare di essere la numero uno, di potercela fare barcamenandosi tra riunioni, colloqui, lezioni di piano e partite di calcio. Ma non è sempre facile. A volte, se riesce a fermarsi per più di cinque minuti, le sembra di annegare nel mare di aspettative che tutti, a casa e al lavoro, hanno nei suoi confronti. Fino al maledetto giorno in cui, mentre cerca di arrivare puntuale al lavoro, in macchina sotto una pioggia scrosciante, Sarah viene coinvolta in un terribile incidente e tutta la sua vita cambia. Per un solo istante di distrazione. Quando, otto giorni dopo, si risveglia in un letto d'ospedale, tutto pare normale. In breve, però, si rende conto di non riuscire più ad avvertire nulla che si trovi sul lato sinistro del proprio corpo. I medici la chiamano Negligenza Spaziale Unilaterale: parole complesse che Sarah è cconvinta di poter cancellare dalla propria vita con poche settimane di fisioterapia. Perché non può fermarsi, deve tornare al suo mondo il più in fretta possibile.Ma questa volta la forza di volontà non è sufficiente. Sarah è costretta a convivere con un corpo che le pare estraneo, cattivo, sbagliato, che potrebbe non tornare più come prima, e ad accettare l'aiuto degli altri.
Come in una favola, il cafone Giovanni Pepere salva la vita al viceré nella battaglia di Troia del 1528 e in premio riceve terre nell'agro di Melfi sulle quali incomincia a costruire una masseria. È l'inizio di una scalata umana e sociale, di un riscatto dalla miseria che porterà il cafone a sposare per calcolo una principessa ma ad amarne davvero la sorella; crudele e violento, ignorante ma conscio di esserlo, Pepere si muove nella vacanza di poteri nata dopo il sacco di Roma sfruttando ogni occasione con spregiudicata intelligenza. La scoperta nelle proprie terre dell'"olio di pietra" - base per il micidiale "fuoco greco" - lo lancia in un commercio disinvolto e illecito che lo fa ricchissimo; il fuoco diventa così il simbolo del suo potere e insieme dell'ambizione che gli fa cambiar nome, dichiararsi principe, battere moneta e creare un esercito che lo difenda da chiunque sfidi la sua nuova, illegittima autorità. Sorretta da una lingua ricca e da uno stile di grande impatto, la parabola del cafone che si fa principe fa emergere i caratteri che fanno del protagonista il "primo italiano", prodromo di una borghesia belligerante, senza censo, senza credo e senza paura. In uno specchio distante cinque secoli si disegna così un ritratto collettivo che ci trova, ancora, impietosamente somiglianti
Guido Marchisio, torinese, 46 anni, è un uomo arrivato. Dirigente di una multinazionale, appoggiato dai vertici, compagno di una donna molto più giovane e bellissima: la sua è una vita in continua ascesa. Fino al 26 ottobre 2011, una data che crea una frattura tra ciò che Guido è stato e quello che non potrà mai più essere. Quella mattina, infatti, un incontro non previsto insinua in lui il dubbio: possibile che esista da qualche parte un suo sosia, un gemello dimenticato, un suo doppio misterioso e sfuggente? Giorno dopo giorno, il dubbio diventa ossessione e l'esistenza dell'ingegner Marchisio inizia, prima piano poi sempre più velocemente, a percorrere la stessa rovinosa china della sua azienda e della sua città. Di tutte le sicurezze costruite col tempo, non rimane più nulla: il suo ruolo di freddo tagliatore di teste, di manager di successo, la sua figura di uomo affascinante, tutto, per colpa di quel sospetto, sembra scivolare via da lui, come se accompagnasse l'emorragia che lentamente svuota l'industria italiana. Andare a fondo significherà per Guido affacciarsi all'orlo di un baratro e accettare l'inaccettabile.
Fosco è un paese arroccato su uno scoglio a picco sul mare. Per arrivare alla spiaggia, bisogna avventurarsi lungo una scala di legno e pietra che nessuno si è mai preso la briga di aggiustare. Perché il mare è maledetto e gli abitanti non lo possono avvicinare. La Calabria di Fosco è una terra aspra dove il tempo scorre lento, dove tutti corrispondono ai propri ruoli e ai propri cognomi e, fin dalla nascita, hanno il loro posto nel mondo. Le regole, dettate dalla malavita locale, sono legge per coloro che lì nascono. Per tutti, ma non per Irene. Irene ha quindici anni e un quaderno arancione sul quale disegna il quotidiano, così come se lo immagina. La notte, sui tetti di Fosco, si incontra con Rocco, il figlio di uno sparato, in uno spazio di complicità e tenerezza che permette di fantasticare un altro mondo possibile. Durante l'annuale pellegrinaggio alla Madonna delicata, Irene e Rocco ascoltano una conversazione tra "masculi" che cambia per sempre il corso delle loro vite. Le successive tre notti dell'abbondanza segnano un prima e un poi senza ritorno. E se è vero che le donne di Fosco nutrono il sistema e spingono i figli a vendicare, c'è chi prova a cambiare, nella convinzione che la vita si accetta ma non si subisce. Irene farà la sua scelta. La vita, per lei, è una pennellata di colore su un muro bianco.
La vita di Giulio d 'Aprile cambia in una bella giornata di fine ottobre, mentre percorre il viale alberato che lo condurrà all'Istituto dove lavora come psicoterapeuta. Varcata la soglia di quel luogo, in cui il tempo sembra essersi fermato, Giulio incontra l'uomo che molti anni prima era stato il suo maestro. La persona geniale, brillante, autorevole ha lasciato però il posto a un vecchio stanco. La memoria vacilla e gli occhi sembrano perdersi altrove. Da quel giorno il Professore sarà un suo paziente. Da quella mattina di ottobre avrà inizio un duello. I due uomini dovranno fare i conti con una verità dolorosa che entrambi nascondono, in un progressivo e incalzante ribaltamento dei ruoli. La vita di Giulio entra ed esce da quella stanza, il matrimonio fallito, la perdita del padre, il senso di inadeguatezza nei confronti dei figli, il mondo perfetto di un passato confezionato in un'esistenza senza slanci. Fino a quando appare qualcuno e qualcosa accade. E inverte bruscamente la rotta, tra il buio e la luce. Come una crepa nel muro. Come una specie di felicità.
Valerio conosceva le erbe, le pozioni, i rimedi della natura. Aveva amato una giovane sacerdotessa germanica e studiato per essere medico, perché quella era la sua vocazione. Suo fratello, Antonio Primo, detto “becco di gallina”, impetuoso generale al comando della legione Galbiana, aveva sgominato una tribù di barbari ribelli in Pannonia, ma a lui le armi facevano orrore. Il fato, però, aveva per lui programmi diversi da quelli che si era scelto. Ora, negli anni insanguinati della guerra civile, la sua libertà è stata venduta a un lanista di Tolosa, come quella di centinaia di giovani da trasformare in schiavi. O in gladiatori. Il suo bracciale è diventato una catena. Una prigione la sua casa. Non ha più niente di ciò che aveva, ma la sorte di suo fratello e perfino quella di Roma sono nelle sue mani. Mentre una guerra ignobile sconvolge la valle del Po e avanza come un fiume in piena verso la capitale dell’Impero, deve imparare un’arte che non conosceva e impugnare una lama non più per guarire ma per uccidere. Deve scoprire una forza che aveva ripudiato. Adesso ha un altro nome e un altro destino. Adesso, deve combattere.
Anna Torretta racconta quanto vita e montagna siano strettamente intrecciate, se non la stessa cosa. Perché ha salito pareti di roccia e cascate gelate in ogni angolo del Pianeta, perché si è imposta in un ambiente maschile. E perché forse, da donna e madre, percepisce più forte il palpito vitale della natura. C'è tutto un mondo che prende vita in queste pagine, da una scalata all'altra: la guida alpina che distrugge i segnali sul percorso, perché se non sai ascoltare le fate del bosco che ti indicano la via, non sei degno di scalare. Lola, l'alpinista rimasta paralizzata, che, grazie agli amici, torna in quota. Le tante persone incontrate nei molti viaggi, ognuna con la sua storia. La bellezza che, come l'aria, salendo si fa pura, diventa quintessenza. Attraverso le esperienze di Anna, vediamo la montagna trasfigurarsi: da posto fisico diventa la meta che si sposta ogni volta che pensi di averla raggiunta, Diventa continua ricerca, l'istinto stesso che ti spinge a cercare e a cercarti. La montagna ti pone sempre un'altra sfida, come la vita.