
Adele ha sedici anni e un bel caratterino: ribelle e irrequieta, odia lo studio e le regole e passa il tempo in giro con gli amici, o con uno dei suoi tre o quattro fidanzati. L'esatto opposto della sua gemella Arianna, studentessa modello e amante della tranquillità, scontrosa e totalmente asociale. Le due ragazze vivono per lo più ignorandosi, quando non litigano fino a picchiarsi. Eppure - pensa un giorno la madre Chiara - da bambine erano sempre pronte a fare scherzi a tutti giocando con la loro somiglianza... E così, con un diabolico ricatto a base di cellulari sequestrati ed altre micidiali privazioni, Chiara propone alle figlie un vero e proprio scambio di identità, per una settimana. Solo trovandosi nei panni l'una dell'altra, le due sorelle potranno capirsi davvero. E sanno bene che, quando la mamma si mette in testa una cosa, non c'è modo di farle cambiare idea. Le due ragazze accettano: dopotutto, è solo per sette giorni. E chissà che la mamma, finita questa settimana, non inizi a pensare ai problemi veri. Perché in casa un problema c'è...
Münden, bassa Sassonia, 1626. Prìncipi e generali devastano la Germania con immense armate, mentre la povera gente annaspa per sopravvivere. La prostituta Rose, bella e combattiva, dopo una vita di umiliazioni al seguito degli eserciti cerca una via di redenzione, ma il destino le pone una scelta complicata. Brian, nauseato e ormai assuefatto al sangue, combatte per professione interrogandosi sull'onore e il senso ultimo dell'esistenza. L'amore tra queste due anime in cerca di riscatto è messo alla prova dai fantasmi del passato e dalle violenze del presente. Il loro cammino s'intreccia a quello di molti personaggi, come il padre gesuita Spee, che contrasta gli ingiusti processi per stregoneria e offre un'ancora di salvezza ad appestati e derelitti, o il piccolo Axel che medita vendetta dopo aver perso il suo signore nell'assedio di Magdeburgo... Il cardo e la spada è un affresco in chiaroscuro sulle contraddizioni della Storia e del cuore umano, tra orrore e speranza, desideri e delusioni, tormento e inaspettata luce.
L'autore del Cavallo rosso a confronto narrativo con un mito moderno: il pugno di marinai ribelli della nave inglese Bounty che nel 1789 volle riprodurre il paradiso in terra vivendo in assoluta libertà su un'isola tropicale. Corti mette in scena quella vicenda utopistica e tragica rappresentando con dialoghi e descrizioni gli ammutinati e la trama dei loro comportamenti. Una storia avvincente in un «racconto per immagini» che inventa uno stile narrativo per accompagnare il lettore contemporaneo nei territori dello sguardo. Ci si emoziona per le speranze, le passioni e gli errori di uomini come Christian, Young Smith, Minari, e per la grazia, il coraggio e il buonsenso di donne come Susanna, Sara, Maimiti e Balhadi. Pitcairn, l'«isola del paradiso», si rivela man mano al lettore come un completo microcosmo di umanità, dove peccato e redenzione combattono la loro eterna battaglia quotidiana.
Amore, fede, guerra, schiavitù, riscatto, india malinconia: un romanzo in forma inedita su un tema inedito. Le reducciones settecentesche del Paraguay (gli insediamenti cioè in cui i gesuiti cercarono e in parte giunsero a elevare una popolazione dall'età della pietra al livello della civiltà europea) offrono il contesto in cui si muove una storia tutta «visiva», costruita secondo i canoni insieme classici e moderni della sceneggiatura cinematografica, e misteriosamente ancorata a un'efficace regia interiore che agisce nella fantasia e nel cuore del lettore. Una drammatica odissea degli umili, in una terra contesa fra la selva e l'imperialismo delle potenze europee.
Maggio 1965. Quando il proprietario di un'azienda importante precipita nell'Orrido di Bellano, il giudice vuole archiviare il caso: molti testimoni, compresa la moglie, confermano che si tratta di un suicidio. Brigante però non ci vede chiaro quando proprio la moglie, contro le evidenze, smentisce la propria testimonianza. E poi Mafalda, la sorella del morto, si propone come medium e inizia a evocarne lo spirito a Villa Isotta, la magione di famiglia. Ed ecco che iniziano strani fenomeni: voci, passi, un fantasma. Altre due morti violente (uno zio psicolabile e la segretaria della famiglia) costringono il poliziotto a trovare la verità a tutti i costi, e un segreto, a lungo celato, completa un puzzle che unisce i vivi e i morti. Nel frattempo, Brigante acquista la sua prima utilitaria, vive una relazione burrascosa con la frizzante Brigitta, tutta proclami e minigonne, e accompagna il mentore Savoia nel passaggio più difficile della sua carriera di commissario. E assiste frastornato al primo concerto italiano dei Beatles al Velodromo Vigorelli di Milano...
Sul filo della memoria il romanzo ripercorre le vicende di un giovane che approda come lettore a Santiago de Compostela e, in secondo piano, quelle di suo fratello, che trova rifugio in un kibbutz in Israele. Quello del protagonista è un cammino di conversione sullo sfondo di una Santiago magica e surreale, mentre quello del deuteragonista è un viaggio di esperienza e conoscenza, nel corso del quale è introdotto da un misterioso rabbino alla spiritualità dell’ebraismo. Al centro del romanzo si colloca l’affascinante storia d’amore tra il protagonista e Beatriz, una giovane donna per metà spagnola e per metà indiana. L’amore di Beatriz è un assoluto miracolo che rende nuova l’esistenza del protagonista, facendo affiorare dalle profondità della sua anima l’esperienza di Dio che è Amore. Le dimostrazioni politiche che preannunciano il ’68 segnano il ritorno dall’esperienza visionaria alla realtà e alla storia. Nel commiato finale il protagonista svela l’amoroso mistero rivelatogli da Beatriz e suggerisce il segreto per affrontare i futuri tempi apocalittici. Sullo sfondo delle vicende narrate rivive in tutto il suo eterno fascino la città di Santiago nell’alternanza di uggiosa llovizna e di squarci d’azzurro ed è rievocata in tutta la sua maliosa bellezza la Galizia, incantata e fiorita, una terra che lascia in cuore eterna nostalgia.
Giuliano Caposio è stato docente di italiano all’Università di Santiago de Compostela e nei licei di Torino. È autore di un libro di poesie, Azzurro in versi (Ferrero & C Editori), della novella Aurora (Amazon’s eBook kindle Store), delle Lettere al Padre celeste (Edizioni Segno), de Il mistero di Maria alla Grotta delle Tre Fontane, di Maria nel mistero della Chiesa e di Sfolgora il sole di Pasqua: Gesù, nostra gioia, è risorto! (Amazon’s eBooks kindle Store), meditazioni spirituali frutto del suo incontro con Bruno Cornacchiola, il Veggente delle Tre Fontane fondatore della SACRI, e della sua profonda devozione alla Vergine della Rivelazione.
“Chi sono io? Sono un Rimediante... Falegname e filantropo per atto notarile, mistico e profondamente credente, un uomo che il sabato sera passeggia sovente con il giovanissimo spirito di sé stesso in un luogo remoto dell’anima. Insomma uno come tanti.” “Il Rimediante” è un romanzo avvincente, un mito attualizzato narrato dalla voce di un “prescelto”, quotidianamente impegnato a combattere la malignità dell’uomo e la crudeltà di una divinità pagana grazie alla conoscenza di antichi precetti e ad aiuti soprannaturali.
Note sull'autore
Fabiano Fiorenza, nato a Taranto nel 1974, è laureato a Bari in Scienze dell’Educazione. Lavora nella formazione professionale presso l’ILVA di Taranto ed è presidente di una ONLUS che si occupa d’infanzia con disagio sociale. È coniugato, con due figlie. Il Rimediante è il suo primo romanzo.
Spinto dal desiderio di scoprire il segreto della musica di Beethoven, un giovane si mette sulle tracce del celebre compositore durante un'estate trascorsa a Heiligenstadt, un sobborgo di Vienna dove Beethoven si reca abitualmente in villeggiatura. Il sogno di Wilhelm è quello di diventare un grande musicista, ma non è il solo a coltivare questo desiderio di successo in una città in cui abbonda l'ambizione, vista la presenza di numerosi intellettuali, artisti e scrittori. Con lui ci sono anche Andreas, un giovane boemo - violinista e pianista - discendente da una famiglia nobile, e una ragazza a dir poco enigmatica, Queenia. Alcuni incontri metteranno in contatto i tre, legati dalla stessa ossessione, con il Maestro, dopo un goffo tentativo di introdursi nella sua abitazione in cerca di un misterioso manoscritto. Sullo sfondo di questa vicenda, che sconvolgerà la mente di uno dei protagonisti, gli avvenimenti burrascosi e le figure decisive della Vienna di inizio Ottocento con i suoi sfarzosi salotti, i magnifici teatri e i lussureggianti giardini. In questo romanzo il fermento della Vienna di Beethoven è ricostruito nel racconto di aneddoti su eventi e intellettuali dell'epoca - da Novalis a Hoffmann, da Goethe a Grillparzer - in una celebrazione della cultura del tempo.
Una mattina di fine estate, in un Giappone di un'era imprecisata, la direttrice dell'Istituto Gokuraku, Sada, e la sua assistente, Yuki, prelevano da una vecchia casa una bambina rimasta orfana: la piccola Sumiko. Presto si accorgono che Sumiko non intende parlare, mangiare, interagire con niente e nessuno; i suoi occhi sono persi in un punto indefinito davanti a sé, su qualcosa che sembra nulla. Anche Yuki, venticinque anni prima, è stata ospite dell'istituto: privata dei genitori, è stata sottoposta a un programma di accudimento materno artificiale il cui fallimento ha generato dei "bambini difettosi", confinati in istituto sotto la guida e le cure soffocanti di Sada. Yuki dovrebbe essere la tutrice di Sumiko, ma viene risucchiata nella spirale dei suoi silenzi e della sua fissità, trascinata in una "zona pericolosa", uno spazio interiore frammentato da cui pensava di essere uscita per sempre. Sumiko si rivelerà essere custode dei segreti del passato e dei traumi di Yuki, ma anche la sua possibilità di salvezza.
A settembre le sere romane sono ancora calde e accoglienti, i giovani si riversano per le strade per vivere gli ultimi giorni d'estate. All'alba il risveglio ha il colore del sangue: sul lungotevere viene trovato il corpo senza vita di una ragazza, atrocemente mutilata. La fine delle vacanze si trasforma in un incubo per l'ispettore Mariella De Luca, che si trova catapultata nell'universo fragile e crudele dell'adolescenza. Tra coppie in crisi e minacce della mafia russa, madri sole e figli alla deriva, Mariella riannoda i fili di una relazione pericolosa, nell'età in cui la menzogna appare l'unica difesa, e la morte l'unica alternativa.
Vent'anni dopo "Woobinda", Aldo Nove ritorna con "Anteprima mondiale". Vent'anni in cui tutto è cambiato senza tradire le profetiche premesse che infiammarono allora pubblico e critica. Nove racconta un mondo mutato per sempre, giunto oggi a un punto di saturazione, e gioca la carta più difficile: descrivere con ironia e compassione una deriva che non risparmia niente e nessuno, se non un residuale senso di umanesimo a cui possiamo ancorare le nostre speranze per il futuro. "Anteprima mondiale" fa ridere e al tempo stesso tocca le nostre inquietudini più profonde, riuscendo nel paradosso di trasformare, grazie alla letteratura, ciò che ci fa spavento in qualcosa di sorprendentemente comico.
Secondo la definizione di Salvatore Battaglia nel "Grande dizionario della lingua italiana", l'istantanea è eseguita con un tempo di esposizione molto breve senza l'impiego di un sostegno. Claudio Magris compone un florilegio di istantanee, raccolte in ordine cronologico, dal 1999 al 2016. In esse Magris ritaglia piccoli e grandi aspetti della vita quotidiana, della vita politica, della nostra intimità. Stigmatizza false credenze, modi di dire, comportamenti che nascondono abissi di incomprensione e superficialità; sottolinea piccoli gesti, nascosti, che rivelano l'ampiezza dell'animo umano. Pesca dalla storia e dalla letteratura situazioni sorprendenti, capaci di illuminare il presente confuso in cui viviamo. Ne emerge una piccola commedia umana, un affresco unitario delle nostre vite nevrotiche, il cui telaio è lo spirito caustico, ironico, sempre pieno di Pietas dell'autore, autentico moralista (nel senso alto del termine) dei nostri tempi. Che non ci dice mai come dobbiamo essere o vivere, ma ci invita a guardarci con rigore e tenerezza. E alla fine di questo viaggio ci saluta con un invito: "Solo quando puoi nuovamente ridere, dice una scritta letta più di trent'anni fa sulla porta del Duomo di Linz, hai veramente perdonato".