
Nella più completa tranquillità di una stanza d’albergo in riva al mare, dove sta smaltendo le fatiche della tappa conclusa da poco, il campione precipita nel gorgo delle allucinazioni e del panico. Al doping non c’è rimedio facile. Come vincere questa battaglia? Trionfare grazie al doping può costare moltissimo. L’atleta lo capirà!
Sentì che sopra di lui ormai splendeva qualcosa di limpido e pulito.
Fu allora che alzò il suo sguardo lassù, verso il cielo.
Un treno corre nella notte attraverso pianure e montagne, con a bordo un ragazzo in viaggio sulle tracce di un passo sconosciuto; una ragazza in una stanza della sua casa, con gli occhi fissi su una finestra a guardare il buio che avvolge la città.
Un ragazzo e una ragazza distanti e uniti per trovare i propri genitori.
Nessuno sa di preciso cosa li aspetta, ma ciascuno ha la consapevolezza che avverrà qualcosa di significativo e che il destino giocherà le proprie carte imponendo delle scelte importanti.
Quello che ancora non sanno è che ognuno di loro rappresenta un tassello fondamentale nella storia di un uomo ormai cinquantenne, un viaggiatore che ha lasciato tutto alla ricerca, in giro per il mondo, di risposte ai mille interrogativi sull'esistenza.
E così, a vent'anni di distanza, sotto la regia di un disegno superiore, i fili spezzati di questo passato si riannoderanno. Sorprendentemente ogni quesito troverà soluzione e ciascuno dei protagonisti avrà finalmente l'opportunità di far pace con il proprio passato.
Roberto Milone è nato a Roma, dove si è laureato in Lettere.
Giornalista professionista, è stato capo redattore al TG1 della Rai.
E' autore responsabile di programmi televisivi della Rete 1 e della Rete 2 Rai, tra i quali Italia sul 2, Sereno Variabile, Sulla via di Damasco, Ferite d'Italia.
Da trent'anni segue con reportage i fatti del nostro Paese e non solo.
Attualmente è vicedirettore della Rete 2 della Rai.
Per EdizioniSI ha pubblicato anche "Un sogno per te".
E' un libro destinato a chi crede che si possa continuare a crescere nella propria vita superando i vari livelli che il destino ci frappone e interpone sino al raggiungimento di quella pace interiore che alla fine consente a tutti di poter esprimere che non si è vissuto invano.
I proverbi di Calatafimi, curioso, insolito libro, può considerarsi la summa del pensiero di Marco Vitale sul buon management.
Pensato con un taglio divulgativo, è indispensabile per imprenditori e manager; fondamentale per gli studenti di questa materia; utilissimo per chiunque abbia a che fare con persone o cose da organizzare e orientare; piacevolissimo per chi semplicemente ami una buona lettura, ricca della saggezza di chi sa far emergere illuminanti collegamenti tra molti campi dell’esperienza umana e della cultura mondiale.
Federalista della prima ora, amareggiato dalle forze politiche e sociali che usano il federalismo come pretesto per disgregare l’Italia, l’Autore si è recato a Calatafimi, dove si svolse la prima sanguinosa battaglia della spedizione dei Mille, per vedere più da vicino cosa costò questa nostra Unità. Qui, per avventura, si imbatte nel Vicolo dei Proverbi che raccoglie alcuni penetranti detti siciliani. Vi trova racchiuso un insegnamento profondo, utilissimo alla gestione dell’impresa moderna e al buon management. Ne scaturisce un libro agile, leggero, ma denso e prezioso, che dimostra l’attualità dell’antica saggezza contadina e vi aggiunge ciò che quella cultura non poteva ancora dare: le qualità di leadership e l’innovazione che Garibaldi, a Calatafimi, seppe dimostrare.
La nuova edizione del romanzo dedicato a Chiara d’Assisi con l’intento di raccontare al grande pubblico la storia della prima discepola del Poverello.
Dopo Francesco (ripubblicato da Edizioni Terra Santa nel 2018, con prefazione del card. Gianfranco Ravasi), viene proposta anche la nuova edizione del romanzo dedicato a Chiara d’Assisi, scritto da Fabbretti con l’intento di raccontare al grande pubblico la storia della prima discepola del Poverello.
Appena dodicenne, Chiara assiste al gesto di Francesco di spogliarsi dei vestiti per restituirli al padre Bernardone. Conquistata da quell’episodio, qualche anno dopo fugge di casa per imitare Francesco e fondare l’ordine femminile delle “povere recluse”, denominate in seguito “clarisse”.
Un racconto povero e avvincente in cui si avvertono echi del tema della donna nella Chiesa che, nel dopo Concilio vissuto da Fabbretti – ma ancora oggi –, dovrà cercare una nuova e finalmente centrale collocazione.
«Sognava un sogno più alto e profondo, vivere tutta per Cristo, povera come lui, ma anche libera. Libera come quel pazzo di Francesco».
«Quando Edmond Dantès arriva finalmente alla grotta sull'isola di Montecristo ad aprire il baule che contiene il tesoro dell'abate Faria, ecco quel che accade: "Si rialzò e prese una corsa attraverso la caverna con la fremente esaltazione di un uomo che sta per diventare pazzo". Con la Commedia può succedere qualcosa di simile.» A 700 anni dalla morte del Poeta, in apertura dell'anno dantesco 2021, un libro per rivisitare tutta la Commedia come racconto di viaggio. Perché quel poema complicato, erudito e pieno di enigmi è anzitutto "commedia", narrazione popolare, teatro. Per questo i lettori comuni hanno obiettivi diversi dai professori e dai Bignami: loro, come Edmond Dantès, vogliono ficcare le mani nel tesoro, immergersi nella musica, inebriarsi delle immagini.
Qual è il miglior locale per capire Torino? Eccolo il midollo della questione. La domanda mi stimola. Mi stimola così tanto che la estrapolo dal contesto, dal fatto che me la sta facendo lo chef più rivoluzionario di tutti i tempi a un tavolo de "La mela stregata" mentre qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi della città. Dunque ci penso davvero. Ci penso intensamente. Seriamente. Un posto che incarni la cucina torinese. Che domanda. A parte che el matador ne ha fatti già fuori alcuni molto validi, non sono poi tanti i ristoranti che raccontino questa città. «Ascultame, Fernando - dico allo spagnolo, molto compreso nel mio ruolo di esperto - io ti direi una vecchia piola.» «Que es una piola?» «Una piola es la vechia hosteria, donde se beveva barbera e se mangiavano acciughe al verdes o tomini eletricos. Una vechia piola nel cuore de la vechia ciudad, con lo vechios silenziosos, los operajos, un piatto di peperones con las anchovas y poco altro.» Silenzio. Contrazione. Poi con un suo tipico scatto si tira su e s'allarga in un sorriso: «Me gusta mucho».
Il cùscuso trasforma in sapore la risacca che s'infrange e la spuma delle onde sulla sabbia. Le donne si alzano all'alba per 'ncocciare la semola di grano duro, creare con l'acqua e la pazienza piccoli grumi che nella cùscussiera posta sopra la mafaradda saranno poi cotti al vapore. Lentamente. Perché di costanza è fatto l'amore. E questo è il cùscuso. Viaggio e ritorno. Tabarka, Biserta, Tunisi, Sfax e la sconfitta Cartagine, che sono sulla stessa rotta, appena qui di fronte. 11 cùscuso è l'incrocio dei venti e dei mari tra via Serisso e via Ossuna. Le lacrime delle madri straziate per i naufraghi inghiottiti dall'impietoso mare. È la luce che s'accende nella stanza delle donne quando è ancora notte. È il canto: «Svigghiativiii ch'è tardu...» Il cùscuso è il cibo che rende i bambini diffidenti, ma appena l'assaggiano vogliono solo quello. Si dice che è fratellanza. Ma è di più. lo do a te e tu in cambio insegni a me, che è tutto quello che c'è da sapere sull'umanità e dintorni.
Una rocambolesca e forsennata corsa a bordo di una mitica Fulvia coupé per liberare i fratelli dalle grinfie di malvagi rapitori che ne chiedono il riscatto. Riuscirà Thani, una teenager in giro per il mondo, a salvarli? Uno strampalato professore di letteratura inglese le darà una mano nel suo disperato tentativo contro il tempo. Insieme affronteranno rischi d'ogni sorta, attraversando praterie innevate, periferie metropolitane e orridi precipizi. Sullo sfondo, arroccato tra inaccessibili guglie di roccia, il misterioso Castello della Pietra e William Shakespeare con la sua arte immortale. Un racconto per tutti, un "mystery thriller" che terrà i lettori col fiato sospeso fino all'ultima pagina, in compagnia di Giulietta e Romeo, Amleto, Falstaff e tanti altri famosi personaggi creati dalla straordinario talento poetico di William Shakespeare. Età di lettura: da 9 anni.
I dieci anni più intensi e drammatici della vita di Galileo, culminanti con il processo del Sant’Ufficio, la condanna e l’abiura, rivivono, in questo romanzo di Luca Desiato, in una angolazione piena di suggestione e di pathos: il diario di Suor Maria Celeste, la figlia naturale che Galileo aveva avuto a Padova nel 1600 dall’amore di una popolana, e che sedici anni dopo aveva preso i voti nel monastero delle Clarisse di Arcetri. Desiato fonda la sua ricostruzione romanzesca sulla base di 124 lettere di Suor Maria Celeste, di cui 97 scoperte nella seconda metà dell’Ottocento e pochissimo note. Ne esce una sorta di rappresentazione duplice e parallela: della vita del chiostro, con le stasi contemplative, le vibrazioni all’unisono con la natura colta nell’avvicendarsi delle stagioni e le crisi violente che talvolta sembrano sovvertire la scelta religiosa; e della vita di Galileo, segnata dagli intrighi e dai tranelli della Roma papale, in un periodo di sommovimenti sotterranei e di ciniche repressioni. Ma anche gli affetti familiari del grande scienziato vi trovano uno spazio coinvolgente: gli esordi scapestrati del figlio prediletto e l’assistenza devota di Suor Maria Celeste nella villa “Il Gioiello” ad Arcetri fino alla precoce morte di questa a soli 34 anni.
La singolarità di questo romanzo di Desiato è di evocare il clima di un’epoca e la dimensione grandiosa e quotidiana di Galileo attraverso un linguaggio ricco e vivido, che allude alle espressività del tempo senza cadere in pedantismi; e insieme di animare il racconto con particolari illuminanti e scorci umanissimi. Tema unificatore dell’opera è la rievocazione di una delle più belle vicende di tutti i tempi: un’appassionata storia di amore filiale.
Giuseppe Pontiggia
Luca Desiato è nato a Roma nel 1941. Ha vissuto alcuni anni in America Latina dove si è dedicato, tra l’altro, a studi teologici. Attualmente vive e lavora a Roma. Ha pubblicato Benito e il mostro (1977), Il Marchese del Grillo (1981), GaIileo mio padre (1983, Premio Grinzane Cavour e Premio Maria Cristina), Come il fuoco (1986, Premio Basilicata), Bocca di leone (1989), Storie dell’eremo (1990, Premio Chiara), Sulle rive del Mar Nero (1992, Premio Rhegium Julii e Frontino-Montefeltro), La notte deIl’angelo (1994, Premio Oplonti, Premio Penne), Giuliano l’apostata (1997), DaI giardino murato (2002, Premio Elba), C’era una volta Trilussa (2004).
Si può dedurre facilmente quanto continuare a scrivere incessantemente sia fondamentale per don Fabrizio Centofanti. Scrivere consente di vedere, di sognare, di ritrovarsi, di accendere le luci di un desiderio che è fatto di comunicazione e di comprensione. Scrivere vuol dire riuscire a rendere tangibile ciò che si è fatto della propria vita e dargli un senso che sia un po' meno limitato di quanto spesso si crede che sia stato. Ma, nello stesso tempo, scrivere è il mezzo migliore per dare per concluse le esperienze che diventano così più vere, più autentiche, degne di essere ricordate da tutti e non solo da parte di chi le ha vissute. Affidate al mondo dei lettori, potranno essere dimenticate come angoscia personale del singolo e diventare memento e sanzione per la coscienza di tutti.
In questo breve saggio si vogliono raccogliere pensieri e riflessioni nel tentativo di evidenziare alcune affermazioni e conclusioni sbagliate in cui sono incappati alcuni pensatori, anche eminenti.