
Franco Nembrini racconta la Divina Commedia ai più giovani. Il Purgatorio è la cantica della misericordia, del perdono, della fatica e del tempo. Il tempo di diventar grandi, la fatica di crescere, la scoperta entusiasmante che, qualunque sia il nostro male, il nostro peccato, l'inferno da cui usciamo, si può sempre essere perdonati. Basta un maestro, e la libertà, il coraggio di seguirlo. ll Purgatorio, in definitiva, è la cantica che più facilmente possiamo sentire nostra, a qualunque età della vita. Perché sempre abbiamo bisogno di perdono e di ricominciare.
Dallo spettacolo teatrale Danzare col ragno, interpretato da Brizio Montinaro con l'Ensemble Terra d'Otranto, il libro che propone un viaggio affascinante attraverso la letteratura e la musica che dal XV secolo ad oggi hanno segnato le tappe importanti di una delle tradizioni popolari più misteriose dell'area del Mediterraneo. Gli sguardi sul tarantismo di uomini di chiesa, medici, filosofi, viaggiatori, narratori, antropologi. Di volta in volta velenosi, sapienti, stupefatti, ironici, consapevoli. Le musiche antiche tutte certificate da testimoni come musiche veramente eseguite per il ballo delle tarantate: languide, malinconiche o variamente ritmate quelle del passato, scatenate fino al parossismo tragico quelle di oggi. L'iconografia della taranta dei secoli scorsi e le recenti foto "rubate" a Galatina da Brizio Montinaro durante il rito del tarantismo ormai in pieno disfacimento e declino. Le fonti con le partiture originali note, rare e inedite delle musiche italiane e spagnole usate per l'esorcismo della taranta. Il CD con la registrazione integrale dello spettacolo Danzare col ragno.
Sulle ceneri e gli orrori della guerra della Bosnia il reporter Jan ritorna con i ricordi al periodo dell'adolescenza, interrogandosi sui motivi della sua presenza in quella terra martoriata, insanguinata da massacri e terrificanti atti di crudeltà. Nella mente ha il sorriso di Youssuf e gli occhi della figlia Safiyya, che ha lasciato in Italia prima di partire come cronista. Sono stati loro, immigrati dal Marocco, con l'esempio e l'amicizia, a insegnargli i valori della tolleranza, del rispetto, della comprensione. E, tornato dai Balcani, abbandonato lo scenario truculento di Sarajevo, Jan deciderà di dare una svolta alla sua vita e convincere Safiyya a seguirlo nel villaggio di Nevè Shalom, dove arabi e israeliani, cristiani e musulmani, vivono in perfetta armonia. Sarà questo il banco di prova per saggiare il loro sogno, quello di una terra in cui ogni essere umano è uguale, dove non si muore perché si appartiene alla fede sbagliata o si possiede un colore di pelle diverso. Qui Safiyya incontrerà anche l'amore, Yoshua, un uomo dal passato misterioso, con il quale inizierà un difficile percorso.
È la vicenda di una mamma che non ha potuto abbracciare il suo bambino. Ed è la storia di un dolore, un'esperienza drammatica e lacerante a cui oggi, nella nostra società, forse non viene dato il giusto peso.
L'autrice racconta i giorni dell'attesa, dalla grande gioia per la scoperta di una nuova vita che cresce nel suo grembo, allo shock della perdita, al percorso di elaborazione del lutto, reso più difficile dalla sensazione di non essere capita da chi le sta intorno, di essere sola nel proprio dolore.
Un piccolo libro dedicato a tutte le "mamme speciali" e ai loro bambini, custoditi al sicuro nella memoria e nel cuore; e dedicato ai papà, ai parenti, agli amici, a quanti circondano la donna e vorrebbero esserle d'aiuto ma, magari, non sanno come fare.
Pagine intense, che danno voce al dolore, ma non si chiudono alla speranza. Perché anche le esperienze più sofferte possono trovare un senso e recare in sé i semi della rinascita.
Che significato può avere la parola "avventura"? Il quotidiano Avvenire lo ha chiesto a venticinque tra i più importanti scrittori italiani di oggi: ognuno ha risposto scrivendo una storia in cui racconta la sua "idea" di avventura, sia nell'ottica classica del fortunato genere letterario, sia in quella di una dimensione più ampia, quella dell'avventura umana. Ne è nata, in collaborazione con l'Editrice AVE, questa "naturale" antologia in cui si confrontano scritture e stili diversi, e soprattutto tante idee per definire cos'è oggi l'avventura: scoperta di mondi e paesaggi lontani o fantascientifici; questione di memoria e ritorno all'età dell'oro dell'infanzia; scandaglio di percorsi metafisici o di sguardi interiori; lettura in chiave metaforica della realtà, con particolare attenzione alla figura del migrante, oltre alla rilettura di testi della classicità. Ne emerge un paesaggio vario con tanti luoghi visti o sognati, tante voci e tanti personaggi, ognuno alle prese con la propria avventura. Le storie sono di: Affinati, Arslan, Bianchi, Bosio, Buticchi, Cardini, Cavina, Conte, D'Alessandro, D'Avenia, Ferrero, Lupo, Mannuzzu, Milani, Missiroli, Montaldi, Morazzoni, Mussapi, Nigro, Parazzoli, Pardini, Pressburger, Veladiano, Zaccuri, Zocchi
Costruito come un percorso attraverso la memoria (di persone, fatti e luoghi) "Camerata Neandertal" è forse il romanzo più dolente e personale di Antonio Pennacchi. Un libro popolato da fantasmi: da Ajmone Finestra - il Federale di Latina, motore delle vicende narrate in "Palude" e nel "Fasciocomunista" agli operai che di "Palude" decisero lo svolgimento; da Carlo Alberto Blanc, paleontologo, la cui ossessione e curiosità divengono le stesse dell'autore nelle "Iene del Circeo", ad Aldo Dapelo padrone della Fulgorcavi narrata in "Mammut", fino al fratello Gianni, che considerava suo "Canale Mussolini" ma morì senza riuscire a leggerlo. Attraverso i suoi personaggi Pennacchi racconta in realtà sé stesso e la propria formazione come uomo, come intellettuale dal basso e come scrittore. Un romanzo autobiografico dove realtà e finzione si intrecciano e si fondono, coinvolgendo il lettore in un viaggio, spesso esilarante, fra letteratura e vita.
Se nasci in Afghanistan, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che, anche se sei un bambino alto come una capra, e uno dei migliori a giocare a Buzul-bazi, qualcuno reclami la tua vita. Tuo padre è morto lavorando per un ricco signore, il carico del camion che guidava è andato perduto e tu dovresti esserne il risarcimento. Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle patate. Così, un giorno, lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accompagna in Pakistan, ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo per bene e ti lascia solo. Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l'incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l'Iran, la Turchia e la Grecia. Un'odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l'ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età. Questa è la sua storia.
Lui è Luigi, un quarantenne equilibrato, sentimentale, sereno e innamorato della moglie incinta. La casualità di un banale esame medico lo pone di fronte a una tremenda rivelazione: ha un tumore al rene e bisogna intervenire con urgenza. Così, con il ricovero, la vita di Luigi cambia drasticamente e si riduce a un’unica semplice realtà: l’ospedale, il reparto, i compagni di stanza, infermiere e caposala, i medici e, fra questi, su tutti, la mitica presenza del professor Zamagna, genio della chirurgia urologica, che vive solo per operare e che a Luigi appare un salvatore. Quella che scopre giorno per giorno Luigi è una verità a lento rilascio in cui tutto viene rimesso in discussione: l’aleatorietà del sapere medico, che cambia in base alle persone, la saldezza della fede, che può perdere anche un prete malato, la passione per la medicina, che possono perdere anche i medici, e la resilienza di chi, giovane o anziano, vuole solo sopravvivere. Compagni di avventura di Luigi sono soprattutto i pazienti: un somalo assolutista, un ristoratore che sa tutto di medicina, un prete in crisi, un intellettuale taciturno e uno stuolo di anziani cattivi perché in cattività. Nato assieme alla realizzazione della serie omonima, in uscita sulla Rai con protagonista Valerio Mastandrea, La linea verticale riesce a dosare con straordinario equilibrio comicità e dramma, emozione e distacco, per diventare una riflessione molto umana sulla malattia come occasione per rinascere.
Una signora borghese, Flaminia, con un passato rimosso e mai raccontato a nessuno che si è fatta una vita nuova e irreprensibile. Due figli: Carlo e Caterina. Un equivoco in una feroce domenica di calcio a Roma Nord, zona stadio. Una telefonata: Carlo è morto, ucciso dalla polizia durante una giornata di scontri con gli ultras. Solo che Carlo non è un ultras, ed è morto per niente o quasi niente. Un desiderio di vendetta che prende forma con rapidità, diventa folle ossessione e poi progetto condiviso con l'amica del cuore di tempi molto bui. Un giro di vecchie amicizie che si mette in moto all'improvviso, in odio all'ingiustizia. Un poliziotto. Una soffiata. Una pistola. Due cinquantenni che tornano ragazze per cancellare l'ultimo e più insopportabile torto della vita.
Apparentemente il romanzo sembra raccontare una storia d'amore, che, come tutte le storie d'amore, mette in scena i meccanismi di un sentimento sempre in bilico tra promesse e disinganni, tra accensioni e smarrimenti. Enrico e Laura sono due giovani medici che, con tutto l'ardore e gli impulsi della giovinezza, pensano di essere pronti, insieme, ad affrontare un destino già indicato in qualche modo da sogni e propositi tessuti in comune. Ma qualcosa succede a deviare fin dall'inizio il cammino previsto, qualcosa che era già dentro di loro, un impulso diverso, come sopito e celato dalla passione. E l'altro amore di cui parla il titolo, che ha un'irruenza più sottile ma non per questo meno urgente.
Roma, primavera 1501. Salaì, apprendista pittore, scapestrato e sciupafemmine, scrive a un ignoto destinatario lo sgrammaticato resoconto del suo viaggio nell'Urbe. Il giovane è arrivato da Firenze al seguito del patrigno, un vecchio frustrato e squattrinato dalla testa zeppa di strane invenzioni che non funzionano mai: Leonardo da Vinci. Ufficialmente Leonardo è venuto nella Città Santa per studiare dal vivo l'antica architettura romana. In realtà è stato chiamato per un'indagine delicatissima: dovrà scoprire chi sta spargendo voci calunniose e infamanti sul pontefice, Alessandro VI Borgia. Il bel Salaì, rozzo ma dal cervello fino, a sua volta ha ricevuto dalle autorità fiorentine l'incarico di spiare il patrigno: Da Vinci, che è anche ingegnere militare, è sospettato dai suoi concittadini di cospirare con potenze straniere. Durante la caccia ai calunniatori di Papa Borgia, Leonardo e Salaì s'imbattono in un brutale assassinio: uno scrivano pontificio è stato massacrato a colpi d'ascia nel suo letto. L'omicidio conduce a una lobby di tedeschi residenti a Roma: finanzieri, artisti, prelati e letterati, tra cui i potenti banchieri Fugger e il capo del cerimoniale vaticano, Giovanni Burcardo. Con una serie di peripezie esilaranti e inquietanti, dove delitti e suspense si mescolano a roventi avventure amorose e fughe rocambolesche, Leonardo e Salaì risaliranno dalla morte dell'anonimo scrivano fino a una colossale frode, destinata a cambiare il mondo. Perché anche dietro ai piccoli misteri c'è una grande bugia, e per salvare la pelle, come insegna Salaì, bisogna sempre chiamare le cose con il loro nome. Gli autori Monaldi & Sorti ci conducono per mano nei meandri della Storia, costruendo sulle fonti storiche originali un giallo storico-satirico che ci parla del nostro presente.