
Du, Diego, Joao Baptista, Constanza, Vanderley e Cleverson si muovono sul fondale, mosso e colorato, del Brasile odierno: ai confini estremi della periferia di Rio, un ragazzo nero aspira a diventare l'amante della bella Elza ma l'arrivo dell'ex poliziotto e gorilla Majò rovinerà l'incanto del loro primo incontro; nell'ufficio di Brasilia, un importante uomo politico all'opposizione progetta di sovvertire il risultato delle ultime elezioni con l'aiuto e il supporto del gruppo di storici sostenitori; nel frattempo, un barbone spinge il suo carretto sulla Avenida Niemayer, paziente e ancora ignaro che quella sarà per lui una giornata memorabile; due cognati invece, uno mite, l'altro più spaccone e presuntuoso, vivranno un pomeriggio a dir poco eccitante in una fattoria non lontana dalla città.
Dalla bandella di Paolo Virzì: Nella bolgia sensuale e infernale di Rio de Janeiro, s’intrecciano vicende fulminanti, feroci ed esilaranti, che attraversano ambienti sociali diversi, miseria e ricchezza, splendore e degrado. Dall’audace avventura di Du, lo spavaldo ragazzino di favela che s’infila nel letto della bella amante del pericoloso delinquente Majò, pagandone poi le conseguenze in modo tragico e grottesco, all’ultimo giorno di vita di Diego, discusso politico e uomo d’affari candidato in pectore alla presidenza del Brasile; da Costanza, la sua giovane ed elegante moglie in cerca di erba da fumare, costretta a sfuggire all’arresto volando giù da una finestra, al barbone Joao Baptista dos Santos da Silva che la raccoglie sul suo carretto di cartoni e la scambia per una divinità; e poi Vanderley e Cleverson, i due becchini del cimitero di Botafogo in cerca di sordide avventure, ed il tenente Ricardo Machado, poliziotto integerrimo folgorato da un innamoramento sconveniente. “Brace” è un romanzo sorprendente, che cattura fin dalle prime pagine, fino a comporre, un capitolo dopo l’altro, l’affresco visionario e realistico, comico e crudele, del brulicare di esistenze di una megalopoli gioiosa e spietata, ritratta in quello che sembra l’ultimo apocalittico giorno dell’umanità. Il fatto che questo libro appassionante lo abbia scritto il mio vecchio amico fiorentino Attilio Caselli, valente scenografo ed abile sceneggiatore scappato dall’Italia per amore, è per me una bella e commovente notizia sul suo stato di grazia e d’ispirazione, e per la narrativa italiana un’inconsueta testimonianza di curiosità e di vitalità.
Gloria, trent'anni, forzatamente single, perennemente assillata dalla dieta, lavora in un'agenzia di pubblicità ed è circondata da amiche sposate o, più o meno felicemente, fidanzate. Al suo diario riferisce quotidianamente gli eventi tragicomici della giornata: in primo luogo le avventure, o meglio le sventure, amorose; e poi i successi, quando va bene, sul lavoro; le risate con le amiche; le frustranti privazioni di cibo.
Gloria lavora in un'agenzia di pubblicità, in una grande città del nord Italia. E' una single assillata dalla dieta, circondata da amiche sposate o, più o meno felicemente, fidanzate. Nel suo diario registra gli eventi tragicomici della giornata: in primo piano la vita sentimentale, dominata dallo stupendo Giulio Righi. E poi il lavoro dell'agenzia pubblicitaria, i trabocchetti delle colleghe invidiose, il "coro" delle amiche e degli amici del cuore di Gloria: Daniela, fidanzata con un uomo sposato; Cinzia in procinto di sposarsi; Dario, detto "il divino"; la zia Nora, single attempata...
«Bisogna prendersi cura dei doni come se fossero piccoli fiori selvatici: sbocciano senza il nostro aiuto, ma dobbiamo fare attenzione a non calpestarli, a non maltrattarli». E la piccola Livia di doni ne ha eccome. Come si fa a non accorgersene? Lei è una che quando si muove assomiglia a una nuvola trascinata dal vento, capace di rendere più colorato tutto quello che tocca. È timidissima, parla poco, però sorride a tutti. E poi ama scrivere, perché farlo la fa sentire diversa, nel senso di speciale, come se nelle sue vene al posto del sangue scorressero le parole. È un cuore puro il suo, e fragile, e per questo avrebbe bisogno di essere accudito e protetto. Però si sa, le stelle, le stesse alle quali Livia bambina si rivolge sommessamente tutte le sere, seduta sul terrazzo di casa, molto spesso si fanno gli affari loro e non sempre hanno voglia di guardare giù, di ascoltarci. Infatti, a un certo punto, nella vita di Livia accade qualcosa che le inceppa il cuore. Coll'aggravarsi della depressione della madre, tutto per lei diventa faticoso, difficile. Ragazzina sognatrice e poi giovane donna, Livia cerca comunque di spiccare il volo ma, quasi fosse una farfalla con un'ala di seta e una di piombo, non fa che sbattere da tutte le parti rovinando puntualmente al suolo. Così, caduta dopo caduta, sfinita da un amore - quello per la mamma malata - che si ciba della parte migliore di lei, inizia a non fare più caso alle piccole magie che accadono ogni giorno e finisce per rassegnarsi a lasciare andare tutti i suoi sogni. Quel che non sa è che l'amore è più potente di qualsiasi delusione e sa farsi largo anche tra le macerie di una vita che odora di terra bruciata come la sua. «Sempre d'amore si tratta» racconta la storia di Livia, dall'infanzia all'età adulta. E lo fa attraverso lo sguardo delle tante persone che, in momenti diversi, ne incrociano la strada, anche solo per poche preziose ore. Tante istantanee capaci di tratteggiare con precisione l'esistenza di una singola persona ma al contempo di raccontare anche un po' di tutti noi, di quanto sia difficile accogliere l'amore nella nostra vita, prendercene cura, proteggerlo e quanto sia spesso più facile, piuttosto, fuggirlo, maltrattarlo o convincersi di poterne fare a meno.
Nel febbraio del 2015 Andrea Caschetto parte per un lungo viaggio. Non ha bussole con sé, segue l'arcobaleno. Il bagaglio è leggero: nello zaino, con gli indumenti necessari per il caldo e il freddo, ci sono una strana macchina per fare le bolle di sapone più grandi del mondo, qualche giocattolo semplice, musica, matite colorate e, soprattutto, un naso rosso da clown. Serve per far sorridere i bambini che non sanno più come si fa. Sono i bambini randagi, che vivono nelle strade e negli orfanotrofi, e senza padre né madre fanno famiglia a sé. Andrea ha avuto un tumore alla testa a quindici anni. Dopo l'intervento la sua memoria è diventata fragile, a sprazzi, come lo schermo di un vecchio televisore in bianco e nero che dopo un po' perde il segnale. I ricordi svaniscono subito, restano invece i sorrisi. Quelli dei bambini e quelli della mamma, una donna fantastica. Non del padre, che ha rinunciato a crescerlo. Succede, e in questi casi cresce il bisogno di amore. Darlo e riceverlo diventa necessario. Attraversando l'Asia, il Sudamerica, l'Africa, Andrea ha giocato con i bambini, ha raccolto storie terribili e tristi, ma anche dolcissime e ricche di speranza. Ha conosciuto brava gente e orchi senza cuore, sognatori e viandanti, preti buoni e preti ingordi, e quello che doveva essere un viaggio è diventato il viaggio al centro di sé, un tuffo nel mare dei sorrisi che rimarrà per sempre nella nuova memoria da riempire.
Giovanna e Matilde non potrebberero, all'apparenza, avere nulla in comune, salvo il fatto di abitare entrambe nel quartiere di Brera, a Milano, e di incrociarsi talvolta per strada. La prima è un'affascinante antiquaria, sposata e con una figlia adolescente; l'altra è un'anziana diseredata che vive sola in un abbaino da cui cerca, ostinatamente, di non farsi sfrattare. Una serie di circostanze drammatiche avvicina le due donne, che impareranno a conoscersi e a stringere una profonda amicizia.
Il giorno in cui la famiglia trasloca nel New Hampshire, davanti agli occhi si apre un incanto: la casa è immacolata, le doghe di legno percorse dalle ombre del bosco, il tetto verniciato di un azzurro fiabesco. L'estate caldissima sembra non voler mai terminare, ma le allusioni misteriose nelle conversazioni con i vicini e i colleghi fanno presagire una minaccia. In un batter d'occhio arriva la neve, il grande fiume è già ghiacciato, bisogna attrezzarsi: le bambine e il cane ammirano in silenzio lo spettacolo bianco in cui vivranno per un anno. Tra sputaneve elettrici e cataste di legna, orsi nel giardino e incendi divampati nella canna fumaria, piste di fondo oniriche e impronte calcate nel bianco per essere certi di ritrovare la strada, la grande scoperta è che il gelo può diventare un membro della famiglia, una lente d'ingrandimento, un modo di sentire. L'esperienza quotidiana del freddo è un'avventura estrema, a cui non siamo più abituati e che potrà sorprenderci come una possente rivelazione. Con la praticità dell'uomo di casa e lo sguardo del filosofo, Roberto Casati ha elevato un altare al freddo in mezzo a betulle sottili che in primavera finalmente raddrizzano la schiena.
Le donne di questo romanzo vivono le passioni in maniera spregiudicata e spontanea, assecondando più l'istinto che la ragione. E si trovano benissimo. La figura principale è Martina, che, come la mamma Vienna e la nonna Ines, rifiuta il conformismo e nutre invece una profonda consapevolezza della vocazione più autentica della donna: quella di generare la vita. Avrà tre figlie da tre uomini diversi e non sposerà mai nessuno di loro, esprimendo così la singolarità del suo personaggio, che supera il femminismo per seguire la via della femminilità. Intorno a lei ruotano altre figure, che vanno a comporre un "ritratto di signore".
Gregorio Caccialupi tira le somme della sua lunga, intensa vita. I primi ricordi risalgono agli anni Trenta e sono legati al Polesine, la terra della sua infanzia, segnata da miseria, malattie, fatica. La tubercolosi che colpisce Isola - la madre, bellissima ma in qualche modo estranea all'aspra realtà di quei luoghi - imprime una brusca svolta al suo destino. È adolescente quando decide di lasciare il suo paese sul delta del Po per andare in America in cerca di fortuna. Intraprendente e affascinante, diventa uomo collezionando successi, sconfitte e una serie di donne che cercano invano di conquistare il suo cuore: Florencia, il primo amore, Nostalgia, la moglie, Erminia, l'ultima passione. Nel frattempo per tutti lui è diventato Mister Gregory: ricco proprietario di una catena di grandi alberghi italiani, è un personaggio influente, e temuto. Finché un giorno, per colpa di un investimento sbagliato, perde tutto il suo patrimonio. Il sipario sembra chiudersi su un tramonto maliconico. Invece, accade qualcosa - un incontro inaspettato, una sorprendente rivelazione - e Mister Gregory, ormai anziano, riacciuffa le redini della propria vita per andare incontro a una nuova avventura. Ancora una volta, Sveva Casati Modignani appassiona e coinvolge i lettori con una storia sontuosa e avvincente che spazia dall'Italia all'America lungo quasi un secolo. Protagonista incontrastato, per una volta, un uomo: complesso, tenero e burbero, affascinante e sfuggente, ma sempre irresistibile...
In una grande dimora, alle porte di Milano, vivono i Cantoni, proprietari da tre generazioni delle omonime prestigiose rubinetterie. In apparenza, ogni componente della famiglia ha una personalità lineare. Nella realtà, ognuno di loro nasconde segreti che lo hanno segnato. È la regola dei Cantoni: ci sono situazioni che, anche se note a tutti, vanno taciute. Si tace perfino sulla vena di follia che affligge Bianca, la matriarca di questa dinastia. Un giorno entra in scena Léonie Tardivaux, una giovane squattrinata francese che sposa Guido Cantoni, l'unico nipote di nonna Bianca. La ragazza si integra così bene con la famiglia da assimilarne tutte le abitudini, compresa la legge del silenzio su certe vicende personali. Questo non le impedisce di essere una moglie esemplare, una madre attenta, una manager di talento, in grado di guidare con successo l'azienda nel mare ostile della recessione economica. E intanto coltiva il suo segreto, quello che ogni anno, per un solo giorno, la induce a lasciare tutto e a rifugiarsi in un romantico albergo sul lago di Como...