
Cosa può dire la bellezza all’uomo di oggi? Il giornalista racconta storie. Difficili, estreme, a volte disperate. La suora di clausura le specchia ogni volta in un’opera della grande arte pittorica otto-novecentesca: i dettagli della composizione, i tocchi cromatici, i giochi delle linee, gli indirizzi estetici esaltano figurativamente i significati umani e spirituali delle tranches de vie proposte dalla pagina scritta, nell’equilibrio di una singolare osmosi fra linguaggi diversi ma compatibili.
Un libro ideale per commuoversi e avviare il dibattito su temi scottanti del nostro tempo attraverso lo sguardo del giornalista e quello appassionato della bellezza che salva.
Un libro che testimonia la pace possibile e l’amicizia tra un laico non laicista, una cristiana non clericale e un mussulmano non integralista.
La bellezza diventa medicina e la fede cultura contemporanea.
Fabio Cavallari (Luino 1970), dopo il diploma superiore ha iniziato a collaborare con settimanali e mensili della provincia di Varese sui temi della politica e della società civile. È stato co-ideatore del collettivo e del foglio luinese RedAzione. Nel 1999 ha curato il libro Hannan Kunu la società dello spirito in memoria di Enzo Sarrubbi. Dal 2002 collabora stabilmente con il settimanale Tempi. Ha pubblicato per le Edizioni Giuseppe Laterza il saggio Fuori dalla metafora del volo (2004) con il coautore Ottavio Brigandì. Dal 2005 partecipa alle attività del sito www.culturacattolica.it. Nel 2004 e nel 2005 ha curato alcuni speciali per Radio Due.
Suor Maria Gloria Riva (Monza 1959), dopo gli studi artistici, ha lavorato nell’ambito del disegno a fumetti per la casa editrice Universo e ha militato in una compagnia teatrale dell’hinterland milanese. Entrata fra le Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento nel 1984, accanto alla sua passione per l’arte coltiva lo studio della sacra Scrittura (con una particolare attenzione all’ebraico biblico e alla tradizione rabbinica), della patristica e della spiritualità di Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, fondatrice dell’Ordine. Ha partecipato alla fondazione di un gruppo laicale associato all’Istituto (la Comunità Rete di luce) e propone, dal 1996, lezioni su Bibbia, arte e spiritualità, presenti sul sito www.beth-or.org. Ha fondato con alcune consorelle una rivista (Nel Cuore del Lume) per diffondere la spiritualità di Madre Maria Maddalena. Ha pubblicato un libro su arte ed eucaristia dal titolo: Nell’arte lo stupore di una Presenza (San Paolo, 20052), Frammenti di bellezza (San Paolo, 2006). Collabora con alcuni quotidiani e riviste e, in particolare, con il sito www.culturacattolica.it.
“Una gemma ... un po’ romanzo, un po’ cronaca, un po’ inchiesta, sempre poetico, dolcemente malinconico come una ballata russa.”
Enrico Franceschini, La Repubblica
La notte tra il 27 e il 28 ottobre del 1910 Lev Nikolàevic Tolstoj è risvegliato da un fruscio nel suo studio: la moglie Sofia sta curiosando ancora una volta tra le sue carte.
Stanco di una vita coniugale reciprocamente tormentata e di una famiglia inquinata da sospetti, gelosie e rivalità, all’età di ottantadue anni, decide di fuggire nottetempo, accompagnato dalla figlia Sasa e dal medico Makovickij.
Alberto Cavallari ha ricostruito in questo racconto di straordinaria intensità i giorni della fuga di uno dei massimi scrittori occidentali (“una fuga dalla morte, una fuga / rivolta, una fuga / libertà”) dalla tenuta di Jasnaja Poljana alla sperduta stazione di Astàpovo, dove Tolstoj morì il 7 novembre, sotto i riflettori del mondo intero.
Alberto Cavallari (1927-1998), giornalista e scrittore, ha iniziato la sua carriera fondando la rivista “Numero” e collaborando con numerosi quotidiani locali. Redattore e inviato delle maggiori testate periodiche e dei principali quotidiani, fu direttore del “Corriere della Sera” dal 1981 al 1984 e opinionista della “Repubblica” dal 1984 al 1998.
A proposito della sua Fuga di Tolstoj scrisse: “La vecchiaia si può fuggire in mille modi, magari scrivendo un libro...”
Una storia di amicizia, amore, eroismo e redenzione nella Spagna della guerra civile.
Che cosa accade se un giovane ricco decide di salvare il suo ex migliore amico, ora rivoluzionario, e l’identità del suo Paese da una terribile guerra civile? È quanto succede a Javier Marquez Ochoa, originario di Santiago de Compostela, che abbandona la fede e la vocazione sacerdotale per una vita di successi nell'imprenditoria. Ma a che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima? In Spagna esplode la guerra civile con il suo carico di violenza, esemplificata nel conflitto tra Javier e il suo antagonista Carlos, interpreti di due visioni radicalmente opposte della vita. Un romanzo di amicizia, amore, redenzione ed eroismo in un periodo storico drammatico, quando la posta in gioco era la trasformazione della Spagna, lo sradicamento della religione e delle sue tradizioni.
Chi era veramente Ferdinando Tartaglia, protagonista dell'esperienza religiosa forse più radicale ed estrema del Novecento? Che cosa ha scritto? Una risposta ci è offerta dal ritratto che a Tartaglia ha dedicato Giulio Cattaneo. Scorrono davanti ai nostri occhi le frequentazioni di Tartaglia; il ventaglio delle sue letture; il contesto socio-politico. Emergono così i nessi tra la vita di Tartaglia e la sua opera, dove si stagliano scritti provocatori come la "Tesi per la fine del problema di Dio" o il "Manifesto" per il Movimento di Religione; o tra quei crepuscoli collinari e una filosofia notturna e cameristica come la sua prosa, rischiarata solo dalle irruzioni di un "azzurro subacqueo".
Eddy ha un sogno: fare il giro del mondo via terra, senza prendere aerei. In solitaria. Pulito, lento e circolare. Un'avventura daltri tempi per sentire la terra cambiare sotto i piedi giorno dopo giorno, a contatto con la Natura, senza bucare il cielo.
"Nostalgia di casa?"
"No."
"Ti manca qualcuno?"
"No, nessuno."
"Stai trovando in questo viaggio quello che sognavi?"
"Ho la completa libertà, il mondo come orizzonte. Il sogno si sta avverando."
Lui è grande e grosso, una matassa di riccioli ingovernabili, e proprio non riesce a stare fermo. Non sopporta i tour operator ma non ama neanche chi si improvvisa avventuriero perché stufo della città. Per lui la porta di casa è solo il confine facilmente valicabile tra sé e il mondo. Basta un passo e il viaggio comincia.
Mondoviaterra parla di un sogno: fare il giro del mondo via terra, senza prendere aerei. In solitaria. Pulito, lento e circolare. Un'avventura daltri tempi per sentire la terra cambiare sotto i piedi giorno dopo giorno, a contatto con la Natura, senza bucare il cielo.
Eddy Cattaneo racconta il suo giro del mondo via terra con orecchie e occhi sempre ben aperti, pronti a cogliere sguardi, suoni, sapori, musiche. Vite.
Italiana. Una donna italiana. Maria Oliverio, altrimenti conosciuta come Ciccilla, nasce a Casole, nella Sila calabrese, da famiglia poverissima. Dalle strade del paese si sale sulla montagna che è selvaggia, a volte oscura, a volte generosa come una madre. Quelle strade, quei sentieri li imbocca ragazzina quando la sorella maggiore Teresa, tornata a vivere in famiglia, le toglie il letto e il tetto. E quelli sono i sentieri che Maria prende per combattere al fianco di Pietro, brigante e ribelle, diventando presto la prima e unica donna a guidare una banda contro la ferocia dell'esercito regio. Se da una parte Teresa trama contro di lei una incomprensibile tela di odio, dall'altra Pietro la guida dentro l'amore senza risparmiarle la violenza che talora ai maschi piace incidere sul corpo delle donne. Ciccilla passa la giovinezza nei boschi, apprende la grammatica della libertà, legge la natura, impara a conoscere la montagna, a distinguere il giusto dall'ingiusto, e non teme di battersi, sia quando sono in gioco i sentimenti, sia quando è in gioco l'orizzonte ben più ampio di una nuova umanità. Il volo del nibbio, la muta complicità di una lupa, la maestà ferita di un larice, tutto le insegna che si può ricominciare ogni volta daccapo, per conquistarsi un futuro come donna, come rivoluzionaria, come italiana di una nazione che ancora non esiste ma che forse sta nascendo con lei. Giuseppe Catozzella ricostruisce le vicende di Maria Oliverio in un romanzo vivo, mescola documenti e leggenda, rovescia la sua immaginazione nella nostra, disegna dramma famigliare e dramma storico ed evoca l'epica grandezza di una guerra quasi ignorata, una guerra civile combattuta in un mulinare di passione, sangue e speranza, come nella tradizione dei poemi cavallereschi, del melodramma e del cinema americano.
Maria Oliverio, detta Ciccilla, nasce in Calabria, da famiglia poverissima. Combatte al fianco di Pietro, brigante e ribelle, diventando presto la prima e unica donna a guidare una banda contro l'esercito regio. Si conquista così un futuro come donna, come rivoluzionaria, come italiana di una nazione che ancora non esiste ma che forse sta nascendo con lei.
Samia è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del cuore, confidente e primo, appassionato allenatore. Mentre intorno la Somalia è sempre più preda dell'irrigidimento politico e religioso, mentre le armi parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni nello stadio deserto, per nascondersi dagli occhi accusatori degli integralisti, e le prime affermazioni la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino. Arriva ultima, ma diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Il suo vero sogno, però, è vincere. L'appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere, Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a fronteggiare una perdita lacerante, mentre il "fratello di tutta una vita" le cambia l'esistenza per sempre. Rimanere lì, all'improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi. Rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri, l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.
Amal nasce su un'isola in cui è guerra tra Esercito Regolare e Neri, soldati che in una mano impugnano il fucile e nell'altra il libro sacro. Amal è l'ultimo, servo figlio di servi pescatori e migliore amico di Ahmed, figlio del signore del villaggio. Da piccolo, una mina lo sventra in petto e ora Amal, che in arabo significa speranza, porta un cuore non suo. Amal e Ahmed si promettono imperitura amicizia, si perdono con i loro sogni in mezzo al mare, fanno progetti e dividono le attenzioni della affezionata Karima. Vivono un'atmosfera sospesa, quasi fiabesca, che si rompe quando le tensioni che pesano sul villaggio dividono le loro strade. In questo nuovo clima di conflitti e di morte anche Hassim, il padre di Amal, lascia il villaggio, portando con sé un segreto inconfessabile. Rimasto solo, Amal chiede ancora una volta il conforto e la saggezza del mare e il mare gli dice che deve raggiungere l'imam della Grande Moschea del Deserto, riempire il vuoto con un'educazione religiosa. Amal diventa preghiera, puro Islam, e resiste alla pressione dei reclutamenti. Resiste finché un'ombra misteriosa e derelitta riapre in lui una ferita profonda che lo strappa all'isolamento. Allora si lascia arruolare: la religione si colma di azione. L'educazione militare lo fa guerriero, lo fa uomo. Lo prepara a trovare una sposa per generare un figlio. Ma è proprio questo l'unico destino consentito? Qual è il bene promesso? L'avventura di vivere finisce davvero con la strage del nemico?
Un romanzo di ombre e luce, tragico e divertente, che esplora in profondità la fragile e ostinata resistenza dei piccoli che non smettono di cercare un mondo migliore. Pietro è stato bocciato in prima media e suo padre decide che, insieme alla sorella Nina, dovrà trascorrere l’estate ad Accentura, un paesino sulle montagne della Basilicata, dai nonni materni. La madre è morta qualche anno prima, lasciandoli orfani, eppure Pietro non si considera tale. Sente infatti che sua madre non è meno presente di prima: ha solo “traslocato” e “gli parla ancora con la sua voce dentro la testa”. Una voce che lo guida con sicurezza. Rispetto alla periferia di Milano in cui vivono, il paese di Nononno e Nononna sembra muoversi con ritmi propri, immutabili, senza che il male possa mai attecchirvi, né niente di nuovo possa accadere. Mimmo lì è il suo amico elettivo, pastore senza regole, selvaggio, analfabeta, compagno di avventure. Un giorno, giocando a calcio con lui e gli altri ragazzini del paese, Pietro perde il pallone dentro la torre che si affaccia sulla piazza. Andando a recuperarlo, scopre all’interno sette stranieri nascosti, sei adulti e un bambino, Josh. La rivelazione scuote la vita del paese: gli stranieri vengono adottati da alcune famiglie, tra cui quella del ricco e prepotente zi’ Rocco, proprietario terriero locale, e inevitabilmente gli equilibri su cui si regge la piccola comunità si alterano. I nuovi arrivati si accontentano di paghe più basse del consueto, cosa che li fa presto odiare dai braccianti della zona, e li induce a provare a propria volta l’odio. Le tensioni esplodono definitivamente quando, durante i fuochi d’artificio della notte di Ferragosto, il casale in cui alcune famiglie, come quella di Pietro, vedono una possibile rivincita contro il monopolio di zi’ Rocco si incendia, seguito dai vigneti, dagli ulivi e dagli alberi di noce. È la fine del sogno di un nuovo futuro. La comunità non aspetta altro per addossare la colpa sugli stranieri, ma
Samia è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del cuore, confidente e primo, appassionato allenatore. Mentre intorno la Somalia è sempre più preda dell'irrigidimento politico e religioso, mentre le armi parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni nello stadio deserto, per nascondersi dagli occhi accusatori degli integralisti, e le prime affermazioni la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino. Arriva ultima, ma diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Il suo vero sogno, però, è vincere. L'appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere, Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a fronteggiare una perdita lacerante, mentre il "fratello di tutta una vita" le cambia l'esistenza per sempre. Rimanere lì, all'improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi. Rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri, l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.
Amal nasce su un'isola in cui è guerra tra Esercito Regolare e Neri, soldati che in una mano impugnano il fucile e nell'altra il libro sacro. Amal è l'ultimo, servo figlio di servi pescatori e migliore amico di Ahmed, figlio del signore del villaggio. Da piccolo, una mina lo sventra in petto e ora Amal, che in arabo significa speranza, porta un cuore non suo. Amal e Ahmed si promettono imperitura amicizia, si perdono con i loro sogni in mezzo al mare, fanno progetti e dividono le attenzioni della affezionata Karima. Vivono un'atmosfera sospesa, quasi fiabesca, che si rompe quando le tensioni che pesano sul villaggio dividono le loro strade. In questo nuovo clima di conflitti e di morte anche Hassim, il padre di Amal, lascia il villaggio, portando con sé un segreto inconfessabile. Rimasto solo, Amal chiede ancora una volta il conforto e la saggezza del mare e il mare gli dice che deve raggiungere l'imam della Grande Moschea del Deserto, riempire il vuoto con un'educazione religiosa. Amal diventa preghiera, puro Islam, e resiste alla pressione dei reclutamenti. Resiste finché un'ombra misteriosa e derelitta riapre in lui una ferita profonda che lo strappa all'isolamento. Allora si lascia arruolare: la religione si colma di azione. L'educazione militare lo fa guerriero, lo fa uomo. Lo prepara a trovare una sposa per generare un figlio. Ma è proprio questo l'unico destino consentito? Qual è il bene promesso? L'avventura di vivere finisce davvero con la strage del nemico?

