
Milano, anno del Signore 1576. Sono giorni oscuri quelli che sommergono la capitale del Ducato. La peste bubbonica è al suo culmine, il Lazzaretto Maggiore rigurgita di ammalati, i monatti stentano a raccogliere i morti. L'aria è un miasma opaco per il fumo dei roghi accesi ovunque. In questo scenario spettrale il notaio criminale Niccolò Taverna viene convocato dal capitano di Giustizia per risolvere un difficile caso di omicidio. La vittima è Bernardino da Savona, commissario della Santa Inquisizione che aveva il compito di far valere le decisioni della Corona di Spagna sul suolo del Ducato di Milano. Bernardino aveva ricevuto l'incarico di occuparsi degli ordini ecclesiastici in odore di eresia, come quello misterioso degli Umiliati, messi al bando dall'arcivescovo Carlo Borromeo e desiderosi di vendetta. Contemporaneamente, Niccolò Taverna deve riuscire a individuare il responsabile del furto del Candelabro del Cellini trafugato dal Duomo di Milano. Ma ben presto si accorge che sta seguendo una pista sbagliata perché un altro oggetto, ben più prezioso, è stato sottratto... Nella Milano piagata dalla peste e su cui grava l'incubo della Santa Inquisizione, Taverna deve fare appello a tutte le sue sorprendenti capacità investigative per venire a capo di questi casi che rischiano di compromettere la sua carriera e la sua stessa incolumità, ma che conducono anche sul suo cammino la giovane e intrigante Isabella, nei cui occhi Niccolò ha l'impressione di annegare.
Ha appena cinque anni, Gaio Giulio Cesare, quando il padre decide di portarlo con sé per una campagna militare nelle terre da cui ha preso il suo nome: la Germania. Perché suo padre è Germanico, il più potente e acclamato generale di Roma. L'uomo che molti vorrebbero incoronare imperatore, al posto dell'odiato e temuto Tiberio. Il comandante che non ha paura di nulla, tranne che di un essere umano: la moglie, Agrippina, nipote di Augusto, la madre dei suoi figli. Tra loro c'è Gaio, che non ama il suo nome e preferisce il soprannome che gli hanno dato i suoi amici legionari, cui procura schiave e divertimenti, ottenendo in cambio di essere accolto nel loro gruppo e ricevere i loro duri insegnamenti. Quel soprannome che prende origine dalle calzature militari troppo larghe che ha sempre ai piedi, le "caligae". Quel soprannome che porterà con sé per tutta la vita: Caligola. È quando suo padre Germanico viene avvelenato ad Antiochia, la terza città più grande del mondo, il piccolo Caligola giura che avrà la sua vendetta. E in quel momento che capisce che essere amato non basta, che essere un grande guerriero non è sufficiente, che il vero potere risiede nelle informazioni. Per questo impara ad attraversare non visto i corridoi dei palazzi imperiali, dove viene a conoscenza di trame, intrighi e congiure, ordite da uomini assetati di potere e da donne crudeli e disinibite. Sotto il sorriso maligno del vecchio Tiberio, che pare avere stretto un patto con gli dèi, tanto si mantiene lucido, energico e spietato...
Perché, poco prima delle Idi di marzo, il giorno fatidico in cui venne ucciso, Giulio Cesare rinunciò a essere accompagnato dalla scorta? E perché proprio Bruto e Decimo, gli uomini più vicini al dittatore, avrebbero dovuto desiderarne e organizzarne la fine? Perché, mentre si recava alla Curia, il dittatore di Roma ignorò tutti coloro che lo avvertivano che sarebbe stato vittima di un complotto? E infine perché, quando venne portato via dopo essere stato accoltellato a morte, un lembo della tonaca gli copriva il viso? Secondo Cicerone il dittatore avrebbe provato vergogna per le smorfie di dolore che gli contraevano il volto nel momento della morte, e si sarebbe coperto per nasconderle. Ma se la ragione fosse un'altra? Furono gli schiavi dello stesso Cesare a portare via il corpo del padrone, con il viso nascosto dalla toga. E solo dopo un certo tempo il medico Antistione dichiarò che Cesare era stato colpito da diciotto coltellate, di cui una mortale. Ai tanti enigmi che si affollano intorno alla più famosa congiura della storia, Franco Forte dà un'incredibile risposta nelle pagine di questo romanzo: e se Giulio Cesare non fosse affatto morto alle Idi di marzo? Forse la congiura non aveva la finalità di ucciderlo, ma di sottrarlo allo scomodo e gravoso incarico di padre-padrone di Roma. Offrendogli così la possibilità di tornare a dedicarsi a ciò che nella vita aveva sempre amato: essere alla testa di una legione, la Legio Caesaris, e combattere per la gloria personale e dell'Urbe.
Ha appena cinque anni, Gaio Giulio Cesare, quando il padre decide di portarlo con sé per una campagna militare nelle terre da cui ha preso il suo nome: la Germania. Perché suo padre è Germanico, il più potente e acclamato generale di Roma. L'uomo che molti vorrebbero incoronare imperatore, al posto dell'odiato e temuto Tiberio. Il comandante che non ha paura di nulla, tranne che di un essere umano: la moglie, Agrippina, nipote di Augusto, la madre dei suoi figli. Tra loro c'è Gaio, che non ama il suo nome e preferisce il soprannome che gli hanno dato i suoi amici legionari, cui procura schiave e divertimenti, ottenendo in cambio di essere accolto nel loro gruppo e ricevere i loro duri insegnamenti. Quel soprannome che prende origine dalle calzature militari troppo larghe che ha sempre ai piedi, le "caligae". Quel soprannome che porterà con sé per tutta la vita: Caligola. E quando suo padre Germanico viene avvelenato ad Antiochia, la terza città più grande del mondo, il piccolo Caligola giura che avrà la sua vendetta. È in quel momento che capisce che essere amato non basta, che essere un grande guerriero non è sufficiente, che il vero potere risiede nelle informazioni. Per questo impara ad attraversare non visto i corridoi dei palazzi imperiali, dove viene a conoscenza di trame, intrighi e congiure, ordite da uomini assetati di potere e da donne crudeli e disinibite. Sotto il sorriso maligno del vecchio Tiberio, che pare avere stretto un patto con gli dèi, tanto si mantiene lucido, energico e spietato...
Giulio Cesare non è morto, durante la congiura delle Idi di marzo. Stanco della vita fatta di intrighi politici, corruzione e continui scontri con i senatori della Curia, ha inscenato la propria morte insieme a Bruto. E dopo essere scomparso dalla vita politica di Roma, è tornato al comando di un manipolo di uomini bene addestrati e pronti a tutto, la «Legio Caesaris», con l'intento di esplorare le terre oltre i confini dell'impero, per scoprire ricchezze e tesori, sottomettere le popolazioni barbare e, soprattutto, scoprire il segreto della vita eterna. Perché Cesare ha uno scopo ben preciso in mente, ed è deciso a raggiungerlo: vuole ritornare trionfalmente a Roma per fare piazza pulita dei suoi nemici e regnare come imperatore assoluto. Per sempre. Dopo la sua finta morte durante la congiura, perciò, si è imbarcato con la «Legio Caesaris» verso i regni degli dei del nord, alla ricerca della mitica isola di Thule, per confrontarsi con le creature eterne che governano il segreto dell'immortalità e strapparglielo con la forza. Lo scontro epico che lo ha visto impegnato insieme a Cicerone, Bruto, Spartaco e gli altri coraggiosi che hanno voluto seguirlo in quell'avventura, si è risolto in una cocente sconfitta, ma Cesare non è uomo che si arrende tanto facilmente. Capisce che l'unico modo per conquistare la vita eterna è scendere nell'Averno, il regno delle tenebre, e tuffarsi nelle acque del fiume Stige, che rendono immortali. Ma come raggiungerlo? Secondo le più antiche credenze, lo Stige non è altro che il nome antico per indicare il Nilo. Decide così di intraprendere, sotto la guida esperta e ammaliante della regina Cleopatra, una difficile spedizione per risalire le acque del grande fiume, arrivare fino alla sorgente, individuare l'ingresso all'Averno e conquistarsi il diritto di immergersi nello Stige, combattendo contro gli dei e le terribili creature che popolano il regno degli inferi.
"Tutti commettiamo degli errori, ma far scoppiare la Terza guerra mondiale sarebbe stato un errore piuttosto grave. Continuo a sostenere che non è stata tutta colpa mia. Ma andiamo con ordine. Nel corso della mia esistenza sono sfuggito per un pelo alla collera di un trafficante d'armi ad Amburgo, sono stato mitragliato da un MiG durante la guerra civile nigeriana e sono atterrato in Guinea-Bissau durante un colpo di Stato. Sono stato arrestato dalla Stasi e ospitato dagli israeliani, l'IRA mi ha spinto a un rapido trasferimento dall'Irlanda all'Inghilterra, mentre un'affascinante agente della polizia segreta cecoslovacca... Be', le sue azioni sono state un po'più intime. E questo è solo l'inizio. Sono tutte situazioni che ho vissuto dall'interno, eppure sono sempre stato un outsider." Pilota d'aereo fin da giovanissimo, in seguito giornalista per la Reuters e la BBC nelle zone più calde del pianeta, Frederick Forsyth è passato infine alla scrittura diventando uno dei più famosi autori di thriller del nostro tempo. Questa sua autobiografia è la testimonianza autentica di una vita fuori dal comune, ricca di esperienze uniche, da cui l'autore ha tratto ispirazione per firmare tredici bestseller internazionali.
Reparto di neurochirurgia dell'ospedale Bellaria di Bologna. Caterina ha due anni e otto mesi. E un tumore al cervello. I suoi occhi grandi e bruni ti guardano sempre dritto e ti catturano. Come si attraversa un dolore come questo? Occorre stringere la propria ansia dentro di sé e combattere. Caterina viene operata. Muove poco il braccio e la gamba sinistra, non riesce a stare seduta, l'occhio sinistro ha uno strabismo convergente. Ma, nonostante tutto, è viva. Dopo i "cento metri" dell'operazione, comincia la "maratona" della chemioterapia. Lorenzo la corre con lei, corre attraverso il dolore e l'angosciosa incertezza del futuro. Eppure il futuro è ancora una storia che si può immaginare. In una sequenza di sliding doors che si intrecciano con la storia della malattia, Caterina è adolescente e poi giovane donna, va all'università, si laurea, trova un lavoro, si sposa. Il futuro di Caterina, Lorenzo l'ha scritto in questo libro: per sopravvivere, per rendere omaggio alla vita, per non dimenticare, per guardare avanti.
La crescita, le difficoltà in famiglia, lo studio, la ricerca di un lavoro, la chimera del vero amore: queste piccole e grandi battaglie di tutti i giorni, quando anche le cose banali sembrano andare irrimediabilmente alla rovescia. Specie per Rebecca Rossetti, un'ostetrica in perenne lotta con la propria esistenza, che tende a incrinare sempre verso il disastro. Come comportarsi dunque? Rinchiudersi nell'orgoglio e lasciarsi andare al vittimismo? No, meglio rimboccarsi le maniche. Alla luce della fede e con quel tanto di autoironia utile alla sopravvivenza, i problemi, anche i più difficili, cominceranno ad apparire sotto una luce diversa.
L'autrice
Giulia Fornasier (Conegliano 1989) è single, prima di quattro figli e ostetrica di professione. Nella vita si occupa di riabilitazione uroginecologica e metodi naturali. A tempo perso cerca marito e prove della sua (improbabile) adozione.
È la notte di Natale su un'isola remota, circondata dal mare scuro. Caterina è una vecchia signora stravagante, un'artista, che ha scelto per sé un destino di solitudine. Vive reclusa nella sua casa arroccata su uno scoglio, lo spazio in cui dà vita alle sue opere d'arte. Improvvisamente sente un rumore di vetri che si infrangono. In salotto giace una bambina, bagnata e svenuta. L'emozione di un contatto umano è troppo forte, l'unica cosa che Caterina riesce a fare è coprirla con una coperta. La mattina dopo la bambina è viva, ma non ricorda nulla della sua vita precedente. Sta cercando il suo papà, ma di lui rammenta solo la voce e una musica lontana. Inizia così per entrambe un'avventura che cambierà irrimediabilmente le loro vite e i loro cuori. Succede a volte che qualcuno entri nella tua vita senza che tu te ne accorga né che lo voglia e che quel qualcuno finisca per riempire un vuoto che avevi deciso di non vedere. Perché l'amore non chiede permesso quando arriva dove non c'era. Ma poi diventa impossibile lasciarlo andare via.
Nella sala d'aspetto di una ginecologa romana si incrociano i destini di Claudia e Francesco, Veronica e Camilla, Giulia e Miguel. Sei vite che vogliono generare nuove vite. Ma non possono. Non in Italia, dove se hai un contratto precario, o un ovaio policistico, o origini straniere rimani impigliato nella peggiore giungla di divieti e norme arcaiche immaginate da un Paese che dichiara di amare la famiglia ma forse, segretamente, non la sopporta. Così parte l'avventura comica e disperata della "banda della culla", che sfida la legge per avere giustizia in un Paese dove gli inviati dei talk-show non vengono inviati da nessuna parte, i giornalisti scrivono sotto pseudonimi che scrivono sotto altri pseudonimi, gli argentini fanno i camerieri nei ristoranti messicani ("A brasilià, qui a Roma mica starno a guarda er capello").
Conosciuto ai più come compositore delle "Quattro Stagioni" e celebrato ovunque come esecutore inarrivabile, Antonio Vivaldi fu anche impresario teatrale e protagonista di primo piano di un mondo operistico, nel quale il successo si misura con gli incassi e con ogni spregiudicatezza. In questa biografia vengono ripercorse vita, carriera e alterne fortune del prete rosso, manager indiscusso dello spettacolo e protagonista di un ambiente artistico in cui i testi si manipolano a uso e consumo dei potenti e dell'audience. Sullo sfondo, la quotidianità della vita lagunare e gli incontri con i potenti del tempo: da papa Benedetto XIII a Ferdinando di Baviera, da Federico Cristiano di Sassonia a Carlo VI.
Uno sconvolgente amore proibito rischia di minare un progetto di rinnovamento di un mondo dominato dalla logica dei mercati. Il ricordo di questi giorni però non obnubila l'alba del terzo decennio di questo secolo. Una donna si fa carico di cambiare il corso di una palpitante storia. Una favola o un sogno in cui, attraverso le avventure e i dialoghi di una padre e di una figlia, si delinea una società nuova.