
Città di pietra e di luce, Firenze nasconde nel suo ventre un luogo di pura tenebra, dove la sera del 2 ottobre 1981 un uomo in sedia a rotelle viene condotto. Di lui si sa poco, molto invece delle sue ossessioni. Per il mondo strangolato dai suoi abitanti e dalla follia che li domina. Per la sua vita che corre senza senso verso la fine. Per il tempo che non c'è più. È uno come tanti, Venturino Filisdei, dunque non è nessuno, o comunque uno che, non avendo più nulla da esplorare nel mondo di sopra, scende nel mondo di sotto, dove rigurgitano acque malsane e fioriscono incubi. Terrore chiama terrore, e lui si prepara a morire. Ma benché sappia che c'è anche di peggio della morte, non sospetta quanto possa essere penoso quel che sta per capitargli. Ad attirarlo nella trappola è un'improbabile banda armata. Trappola ? In realtà è lui a muovere verso di loro, anime perse come lui, e a lui affini più di quanto si possa pensare. Loro sono Max Penitenti, un povero diavolo che la sa anche troppo lunga. Dolores Entierro, brigatista malinconica e indecifrabile. Confiteor, equivoco comandante transgenere. E poi quel ragazzo cupo e disperato, che si rivela suo figlio. Un patto di sangue li impegna ad amare e a uccidere gli stessi compagni. Lui lo rispetta. Non perché lo voglia, ma perché costretto da una tragica necessità. E dire che la vita era là fuori, libera, dolcissima, con quanto di non vissuto e desiderabile aveva da offrire. Bastava abbandonarsi al suo incanto. Ma ormai non c'è più tempo.
Un capolavoro architettonico ammirato in tutto il mondo. Una città, Firenze, al culmine della sua fortuna storica e artistica sotto i Medici. E un genio tormentato, Filippo Brunelleschi, destinato a lasciare un'impronta indelebile nella storia. Sergio Givone tesse in queste pagine la trama che portò alla nascita della cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore, simbolo indiscusso del Rinascimento, ripercorrendo i giorni di una città colpita dalla peste, il magico incrocio degli artisti dell'epoca, da Masaccio a Donatello, da Arnolfo di Cambio a Lorenzo Ghiberti, le rivalità, le delusioni e i drammi di un'impresa temeraria. A seicento anni dall'inizio dei lavori di costruzione, riviviamo le voci, i gesti, i personaggi e i retroscena di una saga drammatica ed eroica, scopriamo il sogno di un artista visionario che sfidò le leggi della fisica e lo scetticismo dei contemporanei, ma anche il suo rapporto col figlio tanto profondo quanto contrastato. Nel romanzo della cupola s'intrecciano ricostruzione degli eventi e filosofia, scienza e biografia, svelando arcano e realtà di un'opera tra le più rilevanti della nostra civiltà.
Firenze, agosto 1968 - settembre 1985: sedici omicidi sconvolgono la provincia del capoluogo toscano. Un "mostro" massacra senza pietà coppie di giovani fidanzati, mutilando il corpo delle donne, e nella città esplode la paura delle colline, della campagna, delle strade poco frequentate. Il noto giallista Carlo Lucarelli e Michele Giuttari, che ha condotto le indagini su quegli omicidi, ricostruiscono in modo lucido e avvincente le diverse piste seguite dalla polizia, l'enigma Pacciani, la scoperta dei complici, i segreti dei "compagni di merende" e i misteri che ancora circondano un caso entrato nella storia della cronaca nera italiana. E indagando anche l'inquietante possibilità che dietro i delitti si nascondessero dei mandanti insospettabili ma ancora più perversi degli esecutori, ci guidano in una serrata caccia all'uomo nella quale siamo, di volta in volta, preda e inseguitori.
Una Firenze indifferente e crudele che nasconde il segreto di atroci violenze; il capo della Mobile, Michele Ferrara, perseguitato da misteriose lettere minatorie; un giovane sacerdote e un giovane giornalista americano che, oltre alla bellezza, hanno qualcosa in comune; due giovani donne legate da un'amicizia morbosa; una catena di delitti efferati apparentemente opera di un maniaco; cadaveri sulle cui carni il coltello del killer ha disegnato alcune lettere dell'alfabeto che formano un messaggio di morte; un'abbazia sperduta nei boschi del Casentino dove l'enigma troverà la sua tragica soluzione... Un thriller crudo, violento, la prima opera narrativa di Michele Giuttari che dal 1995 al maggio del 2003 è stato capo della Squadra Mobile di Firenze.
La morte per overdose di una minorenne, di cui la polizia non riesce a stabilire l'identità, si intreccia con la scomparsa di Massimo Verga, il libraio amico del commissario Ferrara, coinvolto in un caso di omicidio in Versilia. Il capo della mobile di Firenze deve districarsi tra le due indagini, che lo portano a misurarsi con due realtà altrettanto micidiali: il diffondersi della droga a Firenze e l'espandersi subdolo e irrefrenabile delle mafie su tutto il territorio toscano. In un crescendo di tensione e colpi di scena, Ferrara dovrà imporre le sue scelte a dispetto delle incomprensioni e delle manovre di oscuri burattinai che tentano in ogni modo di ostacolare le indagini.
Gli incubi peggiori nascono dal buio, come flash improvvisi, per spegnersi alle prime luci dell'alba. Alcuni però non svaniscono al risveglio e diventano ossessioni che ci seguono ovunque. Il commissario Ferrara con quel buio profondo è abituato a convivere. All'inizio dell'estate del 2004 Firenze è soffocata dal terrore suscitato dagli agghiaccianti omicidi del serial killer Leonardo Berghoff. Ma la sua morte sembra portare una ventata d'aria fresca in una città che ormai tutti credevano maledetta. Quando vengono trovati i corpi del senatore Enrico Costanza e del suo maggiordomo, barbaramente trucidati, Ferrara capisce che la partita non è chiusa. La mano ora è un'altra, le modalità sembrano diverse, ma il sangue riprende a scorrere sull'Arno mentre, dagli inferi della città, la misteriosa loggia massonica della Rosa Nera continua a tessere la propria terribile ragnatela. Le ricerche si complicano, abbandonando la polizia in un labirinto di ipotesi senza uscita. Non solo perché chi muove i fili da dietro le quinte non ha intenzione di fermarsi. Ma soprattutto perché Ferrara, seguendo le tracce di Angelica, una donna misteriosa che ha troppo da nascondere, si è ritrovato faccia a faccia con una realtà al di là della sua immaginazione.
Rabbia, vendetta, delirio. Nel buio della sua cella fetida, il serial killer Daniele De Robertis può solo immaginare la propria vita al di là delle sbarre. Ha troppi conti in sospeso con il mondo. L'omicidio del gemello Leonardo. L'odio cieco verso Sir George Holley. La fame sessuale che incendia le sue fantasie notturne. Il sogno diventa realtà quando riesce a evadere e a far perdere ogni traccia di sé. Nello stesso momento, comincia per il commissario Ferrara il peggiore degli incubi, quando un avvocato di grido e la moglie vengono uccisi nell'oasi da cartolina del borgo Bellavista, nelle campagne toscane. È l'inizio della fine: al primo sopralluogo, gli agenti della Mobile trovano nella casa delle vittime nove fotografie agghiaccianti, vere e proprie istantanee di morte di alcune donne immolate sull'altare di un dio sbagliato. Da un giorno all'altro, tutto il Male sepolto solo pochi mesi prima negli inferi di Firenze torna in superficie con una forza inarrestabile. Sulle tracce del fuggitivo, l'indagine costringerà Ferrara a scavare tra i segreti di personaggi illustri e intoccabili, in una spirale di ossessioni e violenza - nel segno di una misteriosa Rosa Nera - che in Italia ha soltanto il suo epicentro.
Pedinare, raccogliere indizi, confrontare le prove. E poi spaccarsi la testa su un caso fino all'alba, quando gli occhi bruciano e la schiena fa male. Non sono scene da thriller, ma pagine appassionate dell'autobiografia di Michele Giuttari, racconto fedele e spietato di un trentennio del nostro Paese e del vero lavoro di un poliziotto: una strada difficile, punteggiata di lotte e momenti bui ma anche di gioie e grandi soddisfazioni. Tutto comincia nel 1978 in Sardegna, tra "disamistade" e sequestri, per poi arrivare alla Calabria, dove Giuttari ha affinato le sue capacità investigative tra omertà e minacce, 'ndrangheta e rapimenti. Fino al periodo toscano, macchiato del sangue delle vittime del Mostro di Firenze. Sono storie di terrore collettivo, quelle su Pacciani e i "compagni di merende". Eventi incomprensibili ai quali Giuttari ha provato a dare un senso, a muso duro contro ricostruzioni utilitaristiche e punti di vista talvolta discutibili dello Stato e delle forze dell'ordine; opponendosi alla "pista sarda" e all'ipotesi del serial killer solitario, ripartendo ogni giorno da capo per trovare una logica in un racconto sfilacciato e chiamando in causa personaggi intoccabili, troppo scomodi per un Paese che ha preferito accontentarsi di una mezza verità piuttosto che rompere equilibri di facciata. Ma Giuttari, rigoroso e caparbio, non ha mai smesso di credere negli uomini e nello Stato, e ha scelto di confessare tutto, raccontando la sua storia senza omettere nulla...
Il volume riprende l'intero "corpus" poetico di Giudici, costituito dalle dodici raccolte da lui pubblicate, e arricchito dalla riproduzione in appendice alle sue prime "plaquettes", nonché da una cospicua sezione di poesie inedite.
Il volume raccoglie sei studi danteschi, editi in rivista tra il 1992 e il 2010: cinque letture di canti, di If. XV e XXXIII-XXXIV, di Pg. XVI e XXXI, di Pd. XV, seguite da una riflessione sulla fortuna della Commedia attraverso il caso specifico di Tommaso Campanella. Unifica la raccolta l'intento di far emergere in quale misura si debba al primo e più grande dei nostri poeti l'avvio non solo della prima fase, teocentrica, della storia italiana ma altresì della seconda, umanistica, cosmocentrica e cristocentrica, sullo sfondo di una prospettiva che riconosce nella letteratura la principale e autentica forza spirituale specificamente costitutiva dell'unità nazionale italiana. Ne deriva una lettura nuova e coerente di momenti, episodi e temi della Commedia - dall'incontro di Dante con Brunetto Latini a quello con Marco Lombardo, con Cacciaguida e, soprattutto, con Beatrice nel Paradiso terrestre -, che rappresenta un'occasione di riflessione e ripensamento per semplici appassionati della poesia dantesca, e in generale della cultura letteraria italiana, per gli studenti e per gli studiosi.
Il romanzo racconta una storia moderna che, per una serie di avventure, si aggancia a eventi lontanissimi, al tempo cioè del “faraone eretico” Akhenaton, al quale è attribuita la prima visione monoteistica della storia. Egli, infatti, impose al suo popolo la fede in Aton, il dio del sole che tutto illumina e a tutto dona la vita, l’Unico da adorare. Un’autentica rivoluzione culturale, che però durò poco perché la potente casta dei sacerdoti di Amon, riprese il potere e cancellò ogni traccia del culto monoteistico.
Almeno così si credeva. Nella realtà (del romanzo) il casuale ritrovamento di un pezzetto di intonaco dipinto staccato dalla parete di una tomba della Valle degli Artigiani mette in moto un meccanismo che porterà a individuare una tomba intatta nella quale il culto monoteista del dio Aton è celebrato in tutto il suo splendore.