
"I Malavoglia" furono accolti al loro apparire, nel 1881, dall'indifferenza del pubblico e, salvo rare eccezioni, dall'ottusa diffidenza della critica. Negli anni seguenti, tuttavia, il romanzo si andò gradualmente affermando come uno dei capolavori della nostra letteratura e il suo autore come uno scrittore di prima grandezza. Nella storia della famiglia Toscano, detta dei Malavoglia, è analizzata acutamente la fine di una civiltà che si fondava sulla figura del patriarca e trovava il proprio simbolo in poche cose semplici, come la "casa del nespolo", la barca della Provvidenza, le viuzze di Aci Trezza, i proverbi del vecchio padron 'Ntoni: immagini umili ma ricche di una rude poesia, cariche di una saggezza antica. Con un saggio di Vincenzo Consolo. Introduzione di Carla Riccardi.
Dopo le prime prove letterarie ancora influenzate da un Romanticismo attardato e dalla Scapigliatura, Giovanni Verga, sin dalla novella Nedda (1874), tenta una nuova maniera narrativa, volta a rappresentare con sempre maggior realismo temi e personaggi ispirati alla natia Sicilia. Egli approfondirà e consoliderà con esiti sempre più rigorosi tale ricerca nelle raccolte successivamente pubblicate (Vita dei campi, 1880; Novelle rusticane, 1883; Per le vie, 1883; Vagabondaggio, 1887; I ricordi del capitano d'Arce, 1891; Don Candeloro e C: 1894) e nei romanzi "veristi": I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo. Specie ne I Malavoglia - ove il Verga sperimenta canoni stilistici radicalmente innovativi - l'estrema durezza della vita quotidiana delle popolazioni meridionali e la loro condizione di "vinti", in balìa di un fato cieco e incomprensibile, sono senz'altro fra gli aspetti più incisivi della narrazione. Introduzione di Lorenzo Tinti.
Una feroce lotta per il potere tra le più potenti famiglie di Roma Nel 1277, una feroce lotta per il potere si scatena in occasione del conclave. Dopo sei mesi di sede vacante, la famiglia Orsini riesce a far eleggere un proprio esponente. Il nuovo pontefice, Niccolò III, si propone di arginare lo strapotere di Carlo D'Angiò, re francese di Napoli e senatore di Roma, ma mira anche a consolidare le fortune della famiglia. In breve gli Orsini assumono il controllo di Roma, di Viterbo e del collegio cardinalizio. Tuttavia le ambizioni del papa e di suo cugino, il cardinale Matteo Rubeo, obbligano alcuni membri della famiglia, come Orso, podestà di Viterbo, e Perna, spinta da un amore proibito, a sacrificare i loro stessi sentimenti. Ma l'ascesa della dinastia viene interrotta da un evento imprevedibile, che esporrà gli Orsini alla vendetta dei loro tanti nemici. In cerca di riscatto, gli Orsini scopriranno che farsi campioni degli ideali di libertà può essere un obiettivo più gratificante del dominio. Da Bologna a Palermo, passando per Firenze, Viterbo e Roma, si faranno quindi protagonisti delle lotte tra guelfi e ghibellini, per le autonomie comunali e dei Vespri siciliani, imprimendo la loro mano sul ricco affresco dell'Italia tardomedievale. Questa è una storia di potere, di fede, di amore e di sangue. Questa è la storia della famiglia Orsini, i Lupi di Roma.
In una tomba del cimitero dei Rotoli di Palermo scompare un cadavere. Il giovane commissario della squadra mobile, Elio Vittori si interessa del caso e ben presto si trova a doversi muovere in mezzo a ingarbugliate situazioni. La mafia gioca un ruolo fondamentale nella vicenda. Parallelamente alle indagini, si sviluppa la storia d'amore fra Vittori e la donna della sua vita.
"I libri vivono una vita propria che si incrocia con la nostra. Se li lasci abbandonati sugli scaffali per troppo tempo si intristiscono. Non basta comprarli e leggerli. Vanno vissuti, curati, consumati, soprattutto quelli che ti sono piaciuti di più o che ti hanno colpito, emozionato, magari turbato. Devi continuare a viverli anche dopo che hai finito di leggerli. I libri si sentono soli Luigi, come noi". Le parole di un padre al figlio passano il testimone di una biblioteca di famiglia e di tutte le storie che quei libri, raccolti per tre generazioni, hanno l'impazienza di raccontare. Luigi Contu le insegue con l'intuito del cronista e la grazia dello scrittore, in un'indagine che parte da un appunto perduto per dare vita a un appassionante viaggio che attraverso i libri conduce nella storia di una famiglia, intrecciata con le vicende italiane, dai primi del Novecento ad oggi. Tra epiche imprese di banditi sardi, pagine di diari in trincea, testi futuristi e una poesia ritrovata di Ungaretti, "I libri si sentono soli" è un romanzo di avventure letterarie, per chi ama i libri e i segreti che nascondono.
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Sede della più grande domus di tutta l’Etruria, la città etrusca di Gonfienti, alla periferia di Prato, nasconde sorprendenti ricchezze sotto una millenaria coltre di fango.
Il ritrovamento di un cippo con quattro parole incise sopra le teste di altrettanti leoni ruggenti convince un gruppo di archeologi angloamericani a chiedere aiuto alla ricercatrice italiana Aura Seianti.
La chiave delle misteriose incisioni orientate verso i punti cardinali sembra essere l’antica leggenda del principe Vhel e dei quattro leoni.
In un intrigante intreccio tra passato e presente, il lettore rivive così le avventure di potenti lucumoni, i viaggi sul Mediterraneo, le alleanze fra etnie diverse, gli scontri fra Etruschi e Romani, le storie di giovani intraprendenti baciati dalla sorte. Per poi tornare al presente, con le indagini dell’ispettore di polizia Sebastiano Larani sulle tracce di un ex tombarolo scomparso e di una tomba leggendaria che nasconde un favoloso tesoro.
Con uno stile a metà fra lo storico e il poliziesco già sperimentato nel romanzo I segreti della via etrusca, di cui ritroviamo qui alcuni dei protagonisti, Gianfranco Bracci e Marco Parlanti riescono a tenere il lettore con il fiato sospeso fino al colpo di scena finale che regala la soluzione degli enigmi.
Napoli non è una città come le altre. Napoli non è neppure una città sola. Perché sotto quella che conosciamo ce n'è una sotterranea, nascosta agli occhi del mondo, con il buio al posto della luce. Marco Di Giacomo l'aveva intuito, un tempo, quando era un brillante antropologo e aveva un talento unico nell'individuare collegamenti invisibili tra le cose. Poi qualcosa non ha funzionato e ora, ad appena quarant'anni, non è altro che un professore universitario collerico e introverso, con un solo amico, il suo impacciato ma utilissimo assistente Brazo Moscati. Considerati folli per le loro accanite ricerche sui culti antichi, i due sono costante oggetto dell'ironia di colleghi e studenti. Perciò nessuno si meraviglia quando il direttore del loro dipartimento li spedisce a fare da balie a una giornalista tedesca venuta in Italia per scrivere un pezzo sensazionalistico sui luoghi simbolo dell'esoterismo. Per liberarsi della seccatura, Marco chiede aiuto a sua nipote Lisi, ricercatrice anche più geniale dello zio ma con una preoccupante passione per le teorie complottiste. I quattro s'imbatteranno in una lunga catena di reati e strani eventi, scoprendosi parte di un disegno che potrebbe coinvolgere l'intera umanità. Soltanto Maurizio de Giovanni poteva scrivere questo romanzo, che nasce dalla conoscenza profonda di una città e della sua gente ma si spinge molto più lontano, mettendo in discussione tutte le categorie, comprese quelle letterarie, per inseguire una verità che forse avevamo davanti da sempre e non abbiamo mai voluto vedere. E questo è l'inizio. Solo l'inizio.
1520. La famiglia Di Segni è una delle tante che vivono a Roma nel serraglio degli ebrei, dove la sera si chiudono i cancelli e nessuno può più entrare né uscire. Michael, giovane capofamiglia, è già un valente cerusico specializzato nella cura delle malattie con rimedi a base di erbe, ma, a causa delle ristrettezze economiche, vive in una casa fatiscente insieme alla moglie Ruth e la loro piccola Ariela. Un giorno, Michael viene convocato dal banchiere Agostino Chigi detto il Magnifico, da tempo affetto da un male che lo tormenta, nonostante i tanti consulti di medici cristiani. Il potente e ricco mecenate vive nel fasto di Villa Chigi con la moglie Francesca Ordeaschi, ex cortigiana, e pur di guarire è disposto anche a passare sopra al fatto che il giovane sia ebreo. Mentre Michael viene fatto trasferire alla villa per stare notte e giorno vicino al malato, Ruth e la figlia rimangono da sole e ai limiti della sopravvivenza... E così, a poca strada dalla residenza dei Chigi, dove si sta organizzando la sfarzosissima festa dell'anniversario del matrimonio, per qualcuno le cose si mettono davvero molto male e Michael dovrà dimostrare tutta la sua capacità di medico e la sua determinazione, se vorrà un futuro per sé e per la sua famiglia...
1488. Caterina Sforza, vedova di Girolamo Riario, signora di Forlì e Imola, non è una donna come le altre. Lo sanno bene i grandi signori d'Italia, da Lorenzo Medici a Ludovico il Moro, al papa in persona, i quali ne cercano l'alleanza non solo per la posizione delle sue terre ma anche per l'ingegno di colei che le possiede. Nessuno può credere, quindi, ricordando Caterina, sola, dopo l'assassinio del marito, capace di sacrificare i suoi stessi figli per difendere la rocca di Ravaldino in cui si è asserragliata, che possa perdere forza e scaltrezza per colpa di un uomo. Proprio nei giorni della rischiosissima lotta contro i nemici che hanno ucciso Girolamo Riario, infatti, Caterina incontra un uomo capace di suscitare in lei una passione così impetuosa da distoglierla dai suoi doveri e dalla sua inflessibilità. Si chiama Giacomo Feo ed è uno stalliere, un individuo indegno di lei, del suo rango, anche solo del suo interesse. Ma la Tigre, fin da bambina, ha dimostrato a tutti di avere un carattere indomito e in quella storia clandestina e pericolosa si lascia condurre con lo stesso furore che l'ha sempre sostenuta in battaglia. Accecata dall'amore, non si rende conto che in molti tramano nell'ombra per privarla della reggenza sulla signoria di Forlì. Spetterà a Caterina scegliere tra la vita che crede di meritare e il ruolo per cui è nata. E non sarà una scelta facile.
Un weekend romantico a Parigi. Caterina non ci è mai andata, ed è stata una delle prime promesse che Giacomo le ha fatto. Invece niente. Un eterno rinvio, il simbolo perfetto della loro relazione. Quando si conoscono lui le pare quasi irraggiungibile. Caterina è ancora una studentessa mentre Giacomo, fedele collaboratore del padre di lei nell'azienda di famiglia, è sorprendente e pieno di fascino. Ma soprattutto sposato. Con il tempo, però, tra loro nasce una sintonia perfetta. Fra un bicchiere di vino e una chiacchierata notturna, l'amore li travolge. Giacomo intanto si è separato da Federica, la compagna di sempre, e Caterina comincia a capire ciò che vuole da lui: un amore profondo, un futuro insieme. Ma lui non è ancora pronto a darle tutto questo, perché il senso del dovere e la nostalgia lo spingono a correre ogni volta che la moglie lo chiama. Nel frattempo, a unirlo ancora di più a Caterina, sono le difficoltà del padre e dell'azienda. Quando tutto precipita, il loro legame è messo alla prova e nessuno dei due può più nascondersi. Sapranno, insieme, dimenticare il passato e vivere l'amore?
Questa volta Giampaolo Simi lascia a casa Dario Corbo, ma la tensione, l’indagine, lo scavo nella coscienza di fronte al delitto, l’angolo nero che ciascuno nasconde dentro di sé, la forza della scrittura sono quelli del grande inventore di storie che i lettori già conoscono.
La sera del 23 luglio nella tenuta della Falconaia, vicino Lucca, viene trucidata Esther Bonarrigo, 42 anni, moglie dell’imprenditore Daniel; insieme hanno creato la catena di italian food «Il Magnifico», 127 ristoranti in tutto il mondo. Una coltellata alla gola, una sola, precisa e mortale come in un’esecuzione. La villa deserta, il personale in libertà. Una serata ideale per un appuntamento tra due amanti, questo è quello che si sospetta quando poco lontano dal corpo della donna viene rinvenuto il cadavere di Jacopo Corti, un giovane che lavorava nella tenuta da poco licenziato. Unico sospettato il marito della vittima che si protesta innocente, ma le prove sono più che sufficienti per portare l’uomo a processo. Ed è la giuria la vera protagonista del romanzo di Simi, con i giurati popolari che in Corte d’Assise sono chiamati a decidere insieme ai due giudici togati. Sono cittadini comuni scelti dalla sorte, persone diverse, ognuno con mille domande e timori; curiosi, spaesati, intimoriti, alcuni già con una loro idea sul caso di cui giornali e TV hanno rivelato ogni particolare. Si assiste così al dibattimento, udienza dopo udienza, ognuna vissuta però dal punto di vista di un giurato diverso, di cui veniamo a conoscere anche la vita privata. Emma, sulla soglia dei cinquant’anni, sicura di sé e dell’innocenza dell’imputato, Serena, irrisolta e solitaria, Terenzio, con qualcosa di ingombrante nel suo passato, e poi Iris, Ahmed, Aldo. Sei persone qualsiasi, ignare di come si amministra veramente la giustizia e che ora toccano con mano cosa vuol dire decidere delle vite degli altri. Durante le udienze accusa e difesa si danno battaglia, i colpi di scena si susseguono, facendo oscillare di volta in volta la bilancia della giustizia da una parte e dall’altra.
«Nel mondo di Giampaolo Simi non c’è spazio per gli eroi a tutto tondo senza macchia e senza paura. È più interessato, lo scrittore, a sviscerare le contraddizioni dell’essere umano perennemente scisso tra miserie e nobiltà» - Gigi Riva, L’Espresso
«Un narratore di talento, a cui da tempo i canoni dei generi stanno stretti. E che ha la giusta ambizione di scrivere un vero romanzo» - Ranieri Polese, La Lettura

