
"Personaggio buffo e melanconico, Marcovaldo è il protagonista d'una serie di favole moderne" scrisse Italo Calvino, segnando, come in un suo bloc-notes, avvenimenti impercettibili nella vita di una grande città industriale, quali possono essere il passaggio di una nuvola carica di pioggia o l'arrivo mattutino di uno sbuffo di vento. Un'edizione illustrata da Sto che vuole essere un omaggio a due grandi del nostro Novecento. Età di lettura: da 9 anni.
In questo libro Maria Bellonci ricostruisce l'avventura di Marco Polo e del suo viaggio nell'impero del Gran Khan. Città affollate, ricchezze inimmaginabili, un'organizzazione statale per quei tempi perfetta, sette esoteriche e sette di criminali, fontane di fuoco, una civiltà guerriera e nello stesso tempo colta, lo stupore di un mercante che il favore della storia e la sua determinazione portano al centro di un mondo fantastico.
Una fiction fresca e moderna, arricchita da magistrali disegni, racconta a adulti e bambini la straordinaria storia dei frigoriferi che si mettono in marcia per salvare il Polo Nord, con l'aiuto dei bambini, dando vita a una rivoluzione nonviolenta, fantastica.
Mara è nata nel 1920 e ha 13 anni quando comincia questa storia. Vive vicino a largo di Torre Argentina. Il papà è bottegaio, la mamma casalinga. Ha un'amica del cuore, Nadia, fascista convinta, che la porta a sentire il Duce a piazza Venezia. Le piace leggere e da grande vorrebbe fare la scrittrice o la giornalista. Tanti sogni e tante speranze la attraversano: studiare letteratura latina, diventare bella e indipendente come l'elegante zia Luisa, coi suoi cappellini e il passo deciso e veloce. Il futuro le sembra a portata di mano, sicuro sotto il ritratto del Duce che campeggia nel suo salotto tra le due poltrone. Questo è quello che pensa Mara, e come lei molti altri italiani che accorrono sotto il Suo balcone in piazza Venezia. Fino a che il dubbio comincia a lavorare, a disegnare piccole crepe, ad aprire ferite. Tra il pubblico e il privato la Storia compone tragedie che riscrivono i destini individuali e collettivi, senza eccezioni. Quello che resta è obbedire ai propri desideri: nelle tempeste tengono a galla, e nei cieli azzurri sanno disegnare le strade del domani.
«Ciao Fra, sono tornata. È passato un bel po' di tempo, ma finalmente sono a Roma. Potremmo vederci, che dici? Fammi sapere. Un bacio.» A volte basta una cosa da nulla come un messaggio, un mucchietto di parole separate tra loro da punti, virgole e un unico, importantissimo, punto di domanda per cambiare tutto. Per scatenare uno tsunami di emozioni che sconvolge per sempre la tua vita tranquilla. E a quel punto stare fermi non è più possibile. Questo è ciò che accade a Francesco, poco più che ventenne, alle prese con giornate fatte di stanche abitudini, di noia forse, di piccole e grandi indecisioni e dubbi, ai quali non riesce a dare risposta. Questo è ciò che gli succede quando sul suo telefono arriva all'improvviso il messaggio di Aurora, la sua ex. Un amore grandissimo, il loro, come solo può esserlo il primo amore, appassionato, incosciente e pieno di contraddizioni. Una storia finita da tempo, che lui però non è ancora riuscito a dimenticare. Come potrebbe farlo se da quando si sono lasciati non ha sperato altro che lei tornasse? Eppure, ora che è a un passo dal rivederla, Francesco inizia ad avere paura. La confusione lo stordisce. Gli manca l'aria. Ha bisogno di uscire dalla sua stanza, sente il bisogno di scappare, chi lo sa se da lei o da se stesso. E allora afferra il piccolo diario sul quale, mentre stava con lei, ha preso nota di tutto ciò che accadeva, di tutte le emozioni provate, di tutti i luoghi attraversati insieme, ed esce di casa. Ancora una volta si affida alla sua città, Roma, alle sue strade trafficate, ai suoi angoli più romantici e conosciuti come alle sue periferie, tutti luoghi che quel loro amore lo hanno accompagnato, lo hanno visto crescere. Perché, per trovare la risposta che cerca, Francesco ha bisogno di ripercorrere la loro storia, di ricordo in ricordo, di luogo in luogo. Il diario che porta con sé gli farà da guida, aiutandolo a ricomporre la mappa del loro amore, e forse Roma, da sempre sua fedele compagna, ancora una volta come tante altre in passato lo salverà.
A Sartre non piacevano "les textes purgés de leur auteurs". Non piacciono neanche a me, che ho sempre lavorato sulle connessioni profonde autore-opera, vissuto-scrittura. Ciò risulta difficile col Manzoni, che è uno scrittore senza io, del tutto privo di appigli psicologici. Con questo libro ho tentato l'operazione, inedita, del collegamento di una condizione nevrotica dichiarata con un'opera che nulla concede alle confessioni intime. La manzoniana angoscia del vuoto diventa ripudio di ogni forma di lirismo soggettivo, anche nei testi in rima, e adozione della prosa come sicurezza di appoggio sul terreno solido del reale e della storia. E così radicale la scelta del reale storico da portare l'autore alla condanna del genere romanzesco, da lui pure portato alla sua massima espressione e, alla fine, al rifiuto, come "cantafavola", del suo proprio capolavoro, per il credito concesso all'invenzione contro il nudo vero. In Manzoni tutto quanto sfugge alle certezze del reale storico, logico e religioso, viene inesorabilmente eliminato (per fortuna i Promessi sposi erano già in salvo).
Un uomo si aggira nel buio della sua casa, di notte; i bambini dormono, sua moglie prima di uscire ha lasciato in bagno un rossetto aperto, una scia di profumo, le tracce di un desiderio di sedurre certamente non dedicato a lui. A volte le emozioni sgocciolano come rubinetti vecchi, a volte i legami si sfarinano come intonaci esposti al sole: la manutenzione degli affetti è compito arduo e complesso, è un esercizio infinito di duttilità. La scrittura di Pascale delinea in questi racconti un ceto medio distratto, vagamente meridionale, alle prese con i cambiamenti della società e i privatissimi scacchi individuali.
Sette racconti, sette ritratti di donna. Ragazze in lotta per l'amore, la maternità, il lavoro; donne che fanno carriera o ereditano fortune; donne che perdono il lavoro, vengono tradite e lasciate, provano a fare i conti con la sconfitta; che ricominciano, si ribellano, navigano a vista tra le tempeste del quotidiano. Accanto a loro uomini disorientati, capaci solo di lasciarsi vivere, privi del coraggio, dell'ironia ma certe volte anche della solitudine che circonda le loro compagne. Con uno stile asciutto Paolo Cognetti descrive, tra educazioni sentimentali e racconti di formazione, i capitoli di un immaginario "manuale per ragazze di successo": sette modi di trovare o perdere la felicità, sette storie che parlano con la voce di una nuova femminilità.
Un diario di bordo per addentrarsi nella giungla della nostra epoca. Massini raccoglie e amplia i pensieri di due anni - raccolti nell'omonima rubrica del supplemento culturale «Robinson» di «Repubblica» - prima ispirati alle contraddizioni del nostro vivere, successivamente sollecitati dal dramma del virus di Wuhan, destinato a mutare non solo la percezione del presente ma il valore stesso del verbo sopravvivere. Parole come quarantena o coprifuoco diventano d'un tratto limiti reali del quotidiano di ognuno, entrando a far parte di un nuovo dizionario emotivo, tanto imprevisto quanto difficile da declinare. Massini tenta la sfida, stilando un sismografo del comune sentire: squarci esistenziali e letterari svolgono così il ruolo di periscopio sugli umori e le paure di un paese prima sconvolto, poi sempre più provato dal lungo tunnel della pandemia.
"Che l'ultimo - ora malinconicamente postumo - romanzo di Giampaolo Rugarli si intitoli 'Manuale di solitudine' assume inevitabilmente un valore simbolico, quasi a riassumere il suo intero percorso esistenziale e letterario; difficile infatti trovare un'insegna più pregnante del suo carattere, della tensione che segna la ricerca espressiva e contemporaneamente le scelte morali: d'altronde a questo titolo egli giunse, appunto, dopo aver scartato ogni altro descrittivo o referenziale. Se per un verso questo 'Manuale' completa il ciclo estremo, paradossale e grottesco, della sua narrativa, che esplora con dolente furore i desolati territori della disperazione, opponendo loro un'inarrendevole fiducia nella resistenza dell'etica; per l'altro riassume la sua avventura letteraria, intrapresa di fronte alla riconosciuta 'impossibilità di vivere' per riconquistare sulla pagina quanto era andato perduto nel corso del tempo, conservando intatto un radicale e inconsolabile pessimismo. La narrativa di Rugarli - i lettori di questo romanzo dovranno prenderne atto -, anche quando deforma comicamente, caricaturalmente, personaggi e comportamenti, non acquieta il tormento, anzi riaccende la rabbia e lo sdegno, sentimenti luciferini, di un uomo dolente e ferito, la sua ribellione all'andazzo dissennato e perverso di una società che ha perduto la bussola." (Cesare De Michelis)