
Il Natale è appena trascorso e la città si prepara al Capodanno quando, sul palcoscenico di un teatro di varietà, il grande attore Michelangelo Gelmi spara con la pistola contro la moglie, Fedora Marra. Nulla di strano, succede tutte le sere, ogni volta che i due recitano nella canzone sceneggiata: solo che dentro il caricatore, quel 28 dicembre, tra i proiettili a salve ce n'è uno vero. Gelmi giura di non aver mai avuto intenzione di uccidere Fedora, ma in pochi gli credono. Il caso sembrerebbe già risolto, eppure Ricciardi non è convinto. Così, mentre il fedele Maione aiuta il dottor Modo in una questione privata, il commissario - la cui vita sentimentale pare giunta a una svolta decisiva - si dedica con pazienza a ricostruire la vicenda. Un mistero reso ancora più oscuro da una strana nebbia calata all'improvviso e che riserverà un ultimo, drammatico colpo di coda.
Il Natale è appena trascorso e la città si prepara al Capodanno quando, sul palcoscenico di un teatro di varietà, il grande attore Michelangelo Gelmi esplode un colpo "di pistola contro la giovane moglie, Fedora Marra. Non ci sarebbe nulla di strano, la cosa si ripete tutte le sere, ogni volta che i due recitano nella canzone sceneggiata: solo che dentro il caricatore, quel 28 dicembre, tra i proiettili a salve ce n'è uno vero. Gelmi giura la propria innocenza, ma in pochi gli credono. La carriera dell'uomo, già in là con gli anni, è in declino e dipende ormai dal sodalizio con Fedora, stella al culmine del suo splendore. Lei, però, così dice chi la conosceva, si era innamorata di un altro e forse stava per lasciarlo. Da come si sono svolti i fatti, il caso sembrerebbe già risolto, eppure Ricciardi è perplesso. Mentre il fedele Maione aiuta il dottor Modo in una questione privata, il commissario, la cui vita sentimentale pare arrivata a una svolta decisiva, riuscirà con pazienza a riannodare i fili della vicenda. Un mistero che la nebbia improvvisa calata sulla città rende ancora più oscuro, e che riserverà un ultimo, drammatico colpo di coda.
Lazio, Terre dei Trenta. VIII secolo a. C. Sull'antico trono dei re di Alba Longa, siede un nuovo e feroce sovrano, Amulius. È un re astuto e sanguinario: il re che era stato promesso. I grandi signori della Lega Albana hanno visto tornare la pioggia che ha lavato via, nel dolore e nel sangue, il ricordo della terribile siccità che per mesi ha minato l'unità dei popoli latini. La pace ritrovata, però, non è che una terribile menzogna. Venti di guerra soffiano sulle Terre dei Trenta e gli Dei mormorano inquieti. Lo sguardo di Ilia, la giovane vestale rinnegata, è arso da un fuoco nero. Il fuoco del Dio Marte, il Signore delle Battaglie, che le ha sussurrato al cuore un'oscura parola, affilata come una lama: vendetta! Altrove, in uno sconfinato bosco ai confini di Velia, sul Tevere, due giovani stremati dalla vita - l'orfano Wiros e il legittimo erede al trono Yemos - sopravvivono come fuggiaschi, cercando di sfuggire l'ombra di una crudele nemica. È una creatura che veste le spoglie di una lupa gigantesca e corre in mezzo alla selva. Con lei c'è un popolo feroce costretto all'esilio, che venera Rumia, la Madre dei Lupi. Si fanno chiamare Ruminales. Sono demoni, silvani, fauni? Nessuno sa dirlo, perché nessuno è mai vissuto abbastanza per poterlo raccontare, ma bramano una cosa soltanto... La carne dei nemici vinti. E mentre gli uomini cercano la gloria in terra, gli Dei si stanno già preparando al più selvaggio fra gli scontri. Una battaglia immane. La regina di tutte le battaglie. Con "La regina delle battaglie" prosegue la trilogia storica che riscrive le origini di Roma. In contemporanea con la serie di Matteo Rovere in onda su Sky, nel secondo volume della saga scritta da Luca Azzolini ritroviamo i protagonisti del primo libro, nel loro percorso fatto di intrighi, tradimenti, atti di viltà e di coraggio, che li porterà a scrivere una delle pagine più importanti della Storia.
In una terra selvaggia e primordiale, ammantata di storia e superstizione, un vomere traccia il solco di una città: nessuno immagina che è appena nata Roma, la Città Eterna. La storia dietro quell'attimo fatale è però molto diversa dalla leggenda che tutti conosciamo, perché avviene in un tempo di fame, freddo e carestie, dove la sopravvivenza è spesso sinonimo di sopraffazione. E la lupa non è affatto quella che i miti ci hanno tramandato. Perché la fondazione di Roma è un'avventura cruda e disperata, un'epopea di resilienza, un solco di sangue tracciato nel nostro passato che racconta la sfida primordiale fra due gemelli consacrati dagli dèi, e il suo doloroso esito, che ne ha proclamato il vincitore: Romolo, il bambino sopravvissuto alla morte, il ragazzo che ha combattuto nel fango e nel dolore, l'uomo che per realizzare il suo sogno ha piegato un mondo ostile, brutale e dominato dalla violenza, dando così inizio alla più gloriosa potenza antica che la storia ricordi. Romolo, il primo re.
"Ho preso dalla provincia lombarda cinque anziani signori - due coppie e un vedovo, tutti afflitti da malanni più o meno disastrosi - e li ho portati in vacanza a Nizza. In Jaguar. In un hotel a quattro stelle, con in mano un elenco di ristoranti lussuosi e in tasca un'American Express a credito illimitato. Tra i giardini del Cimiez e una clinica privata diretta dal sosia di Daniel Auteuil, con l'aiuto di un romanzo inedito di Frederic Prokosch e di una magica sfera di hashish, Cesare, che racconta la storia, si metterà sulle tracce di Leo Meyer. Lo scrittore che negli anni ottanta ha fatto esordire e ha sostenuto come direttore letterario di una nota casa editrice. Leo, il suo amico della vita. Che dopo anni di misteriosa latitanza riappare lì, a Nizza, gli occhi incavati nel volto malato, sul sedile posteriore di un taxi in corsa. Lo so che alla fine ne è uscito un romanzo struggente, con questi cinque anziani a ricapitolare le loro vite in smobilitazione, mentre provano caparbiamente a riallacciare i fili degli affetti. Ma Cesare è fermamente deciso a non cedere di un'unghia alla malinconia e al rimpianto. Come me, che mentre scrivevo tiravo giù dagli scaffali Wodehouse, Carlo Manzoni, Marcello Marchesi, e facevo esorcismi in forma di battute. Intanto che nel romanzo, questa volta felicemente, il mistero cresceva e la trama si infittiva." (Piersandro Pallavicini)
"Ho preso dalla provincia lombarda cinque anziani signori - due coppie e un vedovo, tutti afflitti da malanni più o meno disastrosi - e li ho portati in vacanza a Nizza. In Jaguar. In un hotel a quattro stelle, con in mano un elenco di ristoranti lussuosi e in tasca un'American Express a credito illimitato. Tra i giardini del Cimiez e una clinica privata diretta dal sosia di Daniel Auteuil, con l'aiuto di un romanzo inedito di Frederic Prokosch e di una magica sfera di hashish, Cesare, che racconta la storia, si metterà sulle tracce di Leo Meyer. Lo scrittore che negli anni ottanta ha fatto esordire e ha sostenuto come direttore letterario di una nota casa editrice. Leo, il suo amico della vita. Che dopo anni di misteriosa latitanza riappare lì, a Nizza, gli occhi incavati nel volto malato, sul sedile posteriore di un taxi in corsa. Lo so che alla fine ne è uscito un romanzo struggente, con questi cinque anziani a ricapitolare le loro vite in smobilitazione, mentre provano caparbiamente a riallacciare i fili degli affetti. Ma Cesare è fermamente deciso a non cedere di un'unghia alla malinconia e al rimpianto. Come me, che mentre scrivevo tiravo giù dagli scaffali Wodehouse, Carlo Manzoni, Marcello Marchesi, e facevo esorcismi in forma di battute. Intanto che nel romanzo, questa volta felicemente, il mistero cresceva e la trama si infittiva." (Piersandro Pallavicini)
Ma può una donna amata in una lontanissima estate della giovinezza e mai più rivista, sconvolgere ancora, dopo più di trent'anni, l'esistenza di un uomo? È quanto accade a Giulio Guasso. Per lei, come in un romanzo di Fitzgerald, Giulio è divenuto scrittore, e ci penserà il destino, attraverso le sue imperscrutabili trame, a farli rincontrare come, del resto, era già accaduto la prima volta. Messo al mondo per far da erede al sublime Arturo Benedetti Michelangeli - che lo chiede apparendo in sogno alla mamma - il giovane Giulio si ridurrà invece a insegnare pianoforte nei paesi dispersi tra le cupe foreste di un Sud selvaggio e incontaminato. Ma sarà proprio la madre di uno dei suoi allievi a mettere in moto la ruota del fato, procacciandogli l'incarico di pianista in un grande albergo di Ravello. Qui Giulio verrà proiettato a mille anni luce dall'esistenza nella sua grande famiglia meridionale, in quell'ambiente cosmopolita di cui ha avuto qualche fugace visione dai racconti di zio Sgiascì, carabiniere nella Roma della Dolce Vita e sciupafemmine impenitente, uno dei personaggi memorabili del romanzo. Ma tanti altri se ne contano e di ogni risma. Così le zie devote, innamorate perse del fratello Sgiascì, il padre negoziante che si millanta inventore della formula commerciale della "lista di nozze"; i due musicisti cosmici Irmgard e Achim von Kruger; il poeta ruspante Sasà Sassi e il candido Rosario, architetto fallito e terrorista per caso tra quelli veri...
“Io non sono uno storico della letteratura, bensì un lettore-critico militante interessato soltanto ad alcune manifestazioni della nostra più recente narrativa: trascuro tutte le altre che, per alcuni, ne costituiscono la parte più preponderante. Dunque non una (pur piccola) storia: mi sono limitato a stendere un filo in cui ho appeso, sapendo che sapeva sostenerle, le novità della narrativa in lingua italiana quali si sono manifestate negli ultimi sessant’anni. Tutte? Non lo so: certo le più significative. Ripeto che questa qui abbozzata non è la storia della narrativa italiana degli ultimi sessant’anni, ma solo un ramo di essa. Dal gomitolo aggrovigliato e confuso ho colto un filo che spuntava nervoso e l’ho tirato servendomene come anima in cui inanellare i narratori scontrosi.” Guglielmi traccia un originale bilancio della letteratura italiana contemporanea, dal 1950 a oggi, riflettendo sul rapporto tra realtà e rappresentazione artistica – un rapporto che chiama in causa categorie complesse come quelle di realismo o di imitazione. Contro la tesi facile di un contemporaneo “ritorno alla realtà” (in autori come Ammaniti, Lucarelli, Saviano, Scurati), Guglielmi oppone la convinzione che il reale sia orizzonte e obiettivo obbligato della scrittura. Dalla realtà il romanzo non può fuggire.
Da Rita Levi Montalcini, Nobel nel 1986, al Duemila. Quindici anni di incontri, cronache e avventure a Stoccolma. Ennio Cavalli racconta l'annuale "retata" di cervelloni in riva al Baltico, il dietro le quinte, il dopo Nobel. Dalle occasioni ufficiali al più modesto appuntamento con il sarto. Al centro della storia, l'amore che legò l'inventore della dinamite Alfred Nobel alla giovane fioraia Sofie Hess. Con una nota introduttiva di Dario Fo.
Un'Italia segreta, inquietante in un romanzo che ha il ritmo delle saghe noir americane. Un libro dove i protagonisti sono una banda di giovani delinquenti che decide di conquistare Roma, e diventa un esercito quasi invincibile. Politica, servizi segreti, giudici onesti, poliziotti e il più grande bordello della Capitale in un romanzo basato su una minuziosa documentazione. Nel DVD il film di Michele Placido con Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria, Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Anna Mouglalis e Jasmine Trinca.
Un'Italia segreta, inquietante in un romanzo che ha il ritmo delle saghe noir americane. Un libro dove i protagonisti sono una banda di giovani delinquenti che decide di conquistare Roma, e diventa un esercito quasi invincibile. Politica, servizi segreti, giudici onesti, poliziotti e il più grande bordello della Capitale in un romanzo basato su una minuziosa documentazione.