
Il dominio di Roma è durato oltre dodici secoli. Milleduecento anni di una vicenda che si snoda, dagli albori leggendari fino al tramonto della civiltà classica, con il passo dell'epos. All'interno di questa Storia Valerio Massimo Manfredi, lo scrittore archeologo, ha più volte tratto la materia per raccontare le sue storie: personaggi celeberrimi, come Caio Giulio Cesare, semisconosciuti o anche del tutto inventati. Leggere i tre romanzi compresi in questo volume - Idi di marzo, L'Impero dei Draghi e L'ultima legione significa partire per un lungo viaggio a ritroso nel tempo, ripercorrere i momenti significativi del nostro passato: assistere all'assassinio di Cesare, all'incontro di un romano con un impero diverso da quello dell'Urbe ma altrettanto affascinante, al passaggio dall'antichità al Medioevo.
Gigi e Filippo. Due veri amici. Ciò che li unisce è ciò che non hanno: donne, avventure, occasioni. Ma in due, si sa, i pesi si sopportano meglio. Ed è per questo che uscire il sabato sera, passando il tempo a guardare il divertimento e le donne degli altri, non è poi così doloroso. Anzi, per Gigi e Filippo "odiare il sabato" è una forma di resistenza. Poi un giorno Gigi conosce una ragazza. Se ne innamora. Lei ricambia. Diventano una coppia. Il tacito patto tra i due amici salta e la bilancia della fortuna pende all'improvviso verso Gigi. Filippo resta a guardare, ma "odiare il sabato" da solo è impossibile. Così si ritrova a sperare nel fallimento sentimentale dell'amico. Finché un giorno Gigi lo chiama. Ma per comunicargli che si sposa. Per Filippo è il baratro. Allora parte, se ne va lontano, e finalmente qualcosa succede: conosce Marlén, una ballerina straniera e bellissima, e la convince a tornare in Italia con lui. Sembrerebbe l'inizio di una nuova vita, eppure il destino ha in serbo un'altra prova. La più terribile, la più dura. Filippo continua a chiedersi perché, e fino all'ultima verità. Una verità che trasforma vittime in carnefici. Una verità dove i buoni non vincono mai.
Mentre Catania è avvolta da una pioggia di ceneri dell'Etna, nell'ala abbandonata di una villa signorile alle pendici del vulcano viene ritrovato un corpo di donna ormai mummificato dal tempo. Del caso è incaricato il vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vanina, trentanovenne palermitana trasferita alla Mobile di Catania. La casa è pressoché abbandonata dal 1959, solo Alfio Burrano, nipote del vecchio proprietario, ne occupa saltuariamente qualche stanza. Risalire all'identità del cadavere è complicato, e per riuscirci a Vanina servirà l'aiuto del commissario in pensione Biagio Patanè. I ricordi del vecchio poliziotto la costringeranno a indagare nel passato, conducendola al luogo dove l'intera vicenda ha avuto inizio: un rinomato bordello degli anni Cinquanta conosciuto come «il Valentino». Districandosi tra le ragnatele del tempo, il vicequestore svelerà una storia di avidità e risentimento che tutti credevano ormai sepolta per sempre, e che invece trascinerà con sé una striscia di sangue fino ai giorni nostri.
Il racconto ruota intorno all'ambizioso progetto che, tra l'estate del 1707 e quella del 1708, anima la buona società exillese: l'allestimento di una Sacra Rappresentazione è motivo di vanto per la comunità ma anche intreccio di svariati interessi personali. Il parroco don Giasset spera di accrescere il proprio prestigio e, soprattutto, di distrarre la sua amante, la vedova Ballon, dalla divisa rossa; dal canto suo, la vedova Ballon vuole distogliere del parroco da quella stessa divisa rossa; la locandiera Léontine intravvede lauti incassi grazie all'arrivo di molti forestieri... L'autrice racconta i preparativi e i problemi organizzativi della comunità, mentre apparizioni e miracoli non sempre autentici accendono la fede quanto i pettegolezzi.
La scelta dei testi documenta sia la produzione narrativa sia quella saggistica, privilegiando le opere pubblicate da Debenedetti in vita poiché è in esse che le sue doti di prosatore emergono maggiormente. Non mancano tuttavia alcune pagine scelte dalle lezioni e dagli scritti sul cinema, testimonianza insieme agli scritti editi in vita di un metodo critico che, oltre a utilizzare la psicoanalisi, la sociologia, l'antropologia culturale e la fenomenologia, lascia ampio spazio alla sua soggettività di lettore.
Quarant'anni (1945-1985) di scritti di Calvino "dispersi" su quotidiani e riviste. La raccolta presentata in questo volume documenta la straordinaria ampiezza dei suoi interessi, la lucidità delle sue analisi, l'esattezza della sua scrittura. Calvino ci spinge a leggere e rileggere autori classici e contemporanei, si occupa di cinema, di antropologia, di scienza, di arti figurative, discute dei rapporti tra letteratura e politica, commenta avvenimenti di politica e di costume. Oltre alle raccolte di saggi pubblicate in vita ("Una pietra sopra", "Collezione di sabbia" e le famosissime "Lezioni americane") questo volume propone anche pagine autobiografiche, interviste, descrizioni di luoghi e reportages di viaggi.
"Saggi e interventi" raccoglie la scelta più ampia oggi disponibile degli scritti non-d'invenzione di Luigi Pirandello.
Il volume raccoglie tutte le opere creative (impressioni di viaggio, bozzetti, ritratti e immagini) di uno dei protagonisti della vita intellettuale del Novecento. I testi, che Cecchi stesso strutturò nelle nove raccolte qui presentate, mostrano la capacità dell'autore toscano di rifuggire dall'enfasi con un discorso dai toni colloquiali e si caratterizzano per un'eleganza volutamente dimessa, capace di accogliere una gamma illimitata di contenuti.
Sono saggi militanti che permettono di seguire il percorso politico di Pasolini dal giovanile interesse per la l'autonomismo friulano fino al contrastato rapporto con il Pci, sempre da battitore libero o compagno di strada. Molto interessante è anche il Pasolini antropologo o sociologo, attento alle trasformazioni della società di massa, ben prima degli interventi degli "Scritti corsari" Tra gli inediti si segnala un durissimo saggio contro la televisione, che risale al 1966.
Novembre 1618: la comparsa di tre comete non solo eccita i timori dei superstiziosi, ma tiene "in continuo esercizio i primi ingegni d'Europa". Ottobre 1623: si conclude la stampa del Saggiatore di Galileo Galilei, colui che gli Accademici Lincei salutano come "lo scopritore non di nuove terre, ma di non più vedute parti del cielo". Spaziando dalla genesi del suono all'origine del calore alla composizione della luce "in atomi realmente indivisibili" Galileo entra pubblicamente nella disputa contro "Lotario Sarsi Sigensano, l'astronomico e filosofico scorpione", cioè il gesuita Orazio Grassi. Nel ripercorrere la vicenda delle sue scoperte Galileo delinea insieme una difesa del proprio operato e l'apologia della ricerca scientifica, sempre più insofferente dei vincoli imposti da autorità teologiche e politiche. Nel tempo in cui, come scrive il poeta John Donne, "la nuova filosofia mette tutto in dubbio", Galileo si affida alla matematica come a una guida sicura per uscire da "un oscuro laberinto" e comprendere il Grande Libro della natura; ma "l'artista toscano" non dimentica per questo il ruolo dell'esperimento e l'apporto della tecnica. Geometria, esperienza e "discorso" (cioè arte dell'argomentazione) cooperano così alla confutazione dell'errore in un'impresa che il singolo studioso può tradire solo col rendere il suo intelletto "mancipio - cioè servo - dell'intelletto di un altr'uomo".
Portando avanti il progetto della « Nuova Edizione commentata delle Opere di Dante (NECOD) », concepito come massimo omaggio al Poeta nel Settimo Centenario della sua morte (1321-2021), il Centro Pio Rajna offre una nuova anticipazione del lavoro in corso per l'opera maggiore. È appena il caso di ricordare che il disegno generale dell'impresa venne illustrato in un ampio saggio di Enrico Malato, che ne approfondiva le ragioni e le modalità di attuazione: Per una nuova edizione commentata delle Opere di Dante (in « Rivista di studi danteschi », a. iv 2004, fasc. i pp. 3-160, poi in vol., 1° di questi « Quaderni », 2004, 20162, con una Postfaz.); seguíto poco dopo da uno specimen illustrativo proprio dell'edizione della Divina Commedia, per la quale si prometteva un testo interamente riveduto - assumendo a fondamento quello dell'edizione Petrocchi (1966-'68) - e un apparato esegetico pensato e attuato con criteri nuovi rispetto a quelli tradizionali: Saggio di una nuova edizione commentata delle opere di Dante. 1. Il canto i dell' 'Inferno' (in « Rivista di studi danteschi », a. vii 2007, fasc. i pp. 3-72, poi in vol., 3° di questi « Quaderni », 2007). Negli anni successivi, mentre la NECOD iniziava (nel 2012) e portava avanti le sue pubblicazioni (ad oggi sono usciti 8 dei 15 tomi complessivi previsti, un 9° è in corso di stampa, gli altri avviati al traguardo), il Curatore dell'edizione della Divina Commedia ha pubblicato altri "saggi" del lavoro in corso, per informazione degli avanzamenti e dei risultati via via conseguiti. Basti ricordare un contributo illustrativo del testo riveduto del poema: Per una nuova edizione commentata della 'Divina Commedia' (in «Rivista di studi danteschi», a. xvii 2017, fasc. ii pp. 235-300, a. xviii 2018, fasc. i pp. 3-132, poi in vol., 9° di questi « Quaderni », 2018), con l'anticipazione del nuovo testo e analitica giustificazione di ogni intervento innovativo (in sostanza, l'Apparato critico della nuova edizione NECOD); quindi, una edizione integrale del poema in un volume della collana «I Diamanti», con il nuovo testo di cui sopra e un commento essenziale a piè di pagina, quale gli spazi del formato ridotto hanno consentito, integrato però da un Dizionario della 'Divina Commedia', che dà corpo a un secondo volume collegato al primo, proposto come strumento utile alla ricerca e al rapido approfondimento di nodi più e meno problematici. Avvicinandosi tuttavia la scadenza del Settecentenario dantesco (settembre 2021) - quando sarà data una congrua anticipazione del lavoro definitivo - è sembrato opportuno esibire un secondo specimen, in funzione non più tanto di prospettiva di un progetto, quanto di documentazione di un processo esecutivo avanzato, ma tuttora in corso di attuazione. Si è scelto il canto x dell'Inferno perché nella "rilettura" complessiva dell'opera somma di Dante è stato focalizzato come uno snodo cruciale di un messaggio poetico che si sa bene estremamente complesso, non meno che affascinante, e tuttavia allo scavo esegetico si rivela portatore di ulteriori spazi di indagine, capaci di nuove comunicazioni e nuove straordinarie emozioni ai suoi lettori. Il lavoro, compiutamente definito nelle strutture fondamentali e in tutte le articolazioni particolari, è ancora in itinere. Si confida che l'anticipazione ulteriore che se ne offre giovi a rendere più agevole il percorso che resta.