
Arianna Sarris è una ragazza coraggiosa: vuole essere indipendente, studiare, lavorare. Ma, nella New York degli inizi del Novecento, per una giovane donna di origini greche non è facile percorrere la strada dell'emancipazione. Arianna trova lavoro nello zoo del Bronx proprio nel momento in cui arriva una nuova sorprendente attrazione: un pigmeo di ventitré anni, destinato a vivere insieme a orangutan e scimpanzé. Il suo nome è Ota Benga, ed è stato liberato dalla schiavitù da un missionario americano che ne è poi divenuto amico e lo ha portato con sé in America. L'esposizione di Ota Benga nella gabbia organizzata nel 1904 sull'onda di un'interpretazione distorta delle teorie darwiniane, secondo cui il pigmeo sarebbe l'anello di congiunzione tra l'uomo e la scimmia - ha un enorme successo e suscita al contempo violente proteste. Colta, sensibile e perennemente alla ricerca, Arianna entra in crisi di fronte a questa vicenda, che vive da vicino, anche perché uno degli organizzatori è il suo fidanzato. Questo è solo il primo passo di un cammino che la condurrà attraverso gli Stati Uniti e ancora oltre, incontrando uomini e cieli lontani, intrecciando con Ota Benga un silenzioso dialogo a distanza: per giungere ai confini del mondo noto e iniziare a scoprire che il tesoro più grande non è destinato a chi ha gli occhi pieni di certezze, ma a coloro che sanno coltivare il dubbio e la ricerca.
I Bruni - Callisto, la Clerice, i loro figli, sette maschi e due femmine - e il loro regno: la cascina nella pianura emiliana, i campi coltivati con fatica, e la grande stalla, albergo e luogo in cui ci si riunisce per celebrare il rito della veglia nelle lunghe notti d'inverno, ascoltando le storie meravigliose di una tradizione millenaria. Come quella della capra d'oro, idolo demoniaco la cui apparizione è presagio di orribili sciagure... Da questo mondo antico, fatto di valori elementari ma fortissimi, di leggende ancestrali, di fatica immensa ma anche di certezze come il cibo, la casa, la solidarietà, tutti e sette i maschi dei Bruni partiranno per la Prima guerra, e la famiglia dovrà affrontare i lutti, il nuovo regime, un altro terribile conflitto e ancora la guerra civile, con le distruzioni e i cambiamenti che portano con sé. Con gli occhi di Floti, Gaetano, Armando, delle loro donne, dei loro fratelli, animi generosi e intelligenti, attraverso le vite dei Bruni, compiremo un viaggio straordinario che va dall'aia di casa fino a Bologna, dall'Africa alla Russia, dal 1914 al '49, dall'inconsapevolezza alla capacità di lottare per i diritti dei più deboli, per una giustizia in cui credere fino all'ultimo. Fino a quando la solitudine, il fuoco, la storia non avranno compiuto il loro corso...
Il libro è ambientato a Massaua, in Eritrea, nel gennaio del 1896. Sbarcano le truppe italiane, sono soldati che tra sessanta giorni moriranno ad Adua, nella più colossale disfatta che il colonialismo europeo abbia mai subito. L'Italia cerca un posto al sole, tra le potenze. I soldati italiani troveranno nemici superiori per armamenti, numero, conoscenza del terreno. Tra gli italiani che sbarcano ce n'è uno che ha un motivo diverso dagli altri per fare il soldato in Eritrea. Poi c'è una fanciulla che sembra fragile, e anche lei, come il soldato, ha un motivo tutto particolare per stare lì.
Poeta afflitto dalla miseria e dalla noia, Ottavio di Saint-Vincent vive nella perenne attesa di qualcosa cui egli stesso non sa dare il nome, e solo questa irragionevole ma pervicace attesa lo trattiene dal suicidio. Ma il destino può assumere strane forme: quella, ad esempio di una duchessa ricchissima che, per sfuggire a sua volta alla noia, decide di raccogliere "un giovane povero, un uomo disperato", magari "ubriaco, addormentato, incosciente", e di elevarlo temporaneamente al rango di duca e suo sposo. E può poi accadere che la finzione generi una finzione ulteriore non a tutti gradita, forse neppure al suo rigoroso interprete, che si trova prigioniero di qualcosa che aveva fino ad allora fuggito: la costrizione.
Nel 1937 i fratelli Nello e Carlo Rosselli furono assassinati in Francia perché oppositori del regime fascista. Silvia Rosselli, figlia dello storico Nello, nipote di Carlo, fondatore del movimento antifascista "Giustizia e libertà", racconta la propria vita e quella della sua famiglia. Attraverso i suoi occhi seguiamo buona parte della storia del nostro paese nel secolo scorso ma soprattutto seguiamo la famiglia Rosselli: dal confino ad Ustica, all'assassinio in Francia dei due fratelli, all'espatrio in Inghilterra e in America, al rientro in Italia, al trascorrere delle generazioni successive fino ad oggi. "Cosa mi ha spinto a raccontare?", si chiede l'autrice. "Dopo la morte di mia madre ad un tratto mi sono accorta che non c'era più nessuno a cui fare domande sul passato. Ero rimasta l'ultima, è stato allora che ho pensato di scrivere qualcosa, in primo luogo per le figlie, i nipoti, i fratelli e poi per gli amici e anche per quelli che non conosco... Pensavo che il passato giacesse lì quieto e ormai risolto al fondo della mia memoria, era invece una materia ancora viva e incandescente." Lo struggente e nitido ritratto di una famiglia, anzi di una generazione, di un gruppo culturale e sociale che se oggi non esiste più, ha lasciato tracce indelebili nella nostra storia e che leggiamo con straordinaria partecipazione.
1944. Gli Alleati stanno preparando l'operazione da cui dipendono le sorti della guerra e del mondo intero: lo sbarco delle loro armate in un luogo segreto della costa francese. Ed è per questo che, nella notte del 28 aprile, dieci navi della Marina Americana stanno attraversando la Manica, per simulare uno sbarco sulle coste del Devonshire su una serie di spiagge simili per conformazione a quelle della Normandia da cui dovrebbe partire l'Operazione Overlord, il piano per la liberazione della Francia. Ma un loro messaggio viene intercettato. Subito motosiluranti tedesche si dirigono verso le navi alleate e ne affondano due. Il bilancio è severissimo, centinaia di morti e dispersi, tra cui dieci ufficiali "Bigot", tra i pochi depositari - in tutto circa cento - del luogo segreto dello sbarco. Grande è il sollievo degli Alleati quando scoprono che nessuno di questi dieci è caduto in mano ai nazisti. L'unica informazione che può essere trapelata è il nome di uno di loro, Clarence Collins, che però è sopravvissuto al disastro ed è al sicuro in un ospedale inglese. Questo fa venire un'idea a Stewart Menzies, capo dei Servizi Segreti inglesi, e a Colin Gubbins del SOE, l'organizzazione britannica creata per operazioni di sabotaggio sul suolo europeo. Un'idea audace e ambiziosa per depistare i tedeschi, che stanno iniziando a spostare parte delle loro truppe da Calais, dove credevano sarebbe avvenuto l'attacco alleato, verso la Normandia e la Bretagna...
Avanti e indietro nel tempo. Due linee narrative. Una racconta la frenetica storia on the road che trascina un gruppo di amici per le strade di Spagna sfuggendo, inseguendo qualcosa, qualcuno. L'altra racconta il viaggio che ha portato Benedetto in Spagna dalla nativa Busseto. I personaggi giocano con la mitologia di se stessi: Benedetto coinvolto per amore in avventure più grandi di lui; Zas dark lady della migliore tradizione, di tutti e di nessuno, senza scrupoli e fiondata nel vento verso il suo obiettivo; Adelmo, il contraddittorio fratello-soccorritore che in realtà coinvolge Benedetto in un'azione ad altissimo tasso di pericolo. E poi gangster, giocatori, fan di Elvis, creature della notte.
Anita vive da tanti anni a Torino ma è cresciuta sulle Dolomiti, dove il vento soffia sempre e l'aria è fresca, e dove di recente è costretta a tornare spesso per via della terribile malattia di sua mamma, che se la sta portando via velocemente. Per farle sentire tutto il suo amore, Anita scrive ogni sera una email per augurarle la buonanotte, dove però non racconta la verità. Non le dice che il lavoro all'agenzia letteraria non è entusiasmante come pensava, né che il suo fidanzato di lungo corso, Tancredi, è distratto, distante, stolido. Anzi, scrive che stanno programmando le nozze per dare il via a quella famiglia numerosa che Anita ha sempre desiderato. Durante uno dei viaggi in treno, Anita incontra Arun, un ragazzo italocambogiano, scrittore di libri per bambini, al quale basta guardarla negli occhi per leggere tutta la sua tristezza. Un incontro che la colpisce. Ma chi è Arun? Perché, anche se cerca di tenerlo lontano, qualcosa la riporta a lui? È forse questo il regalo che le ha lasciato in eredità sua madre?
Alla vigilia di un "ponte" festivo, Claudio Meis, che tiene dei corsi di formazione per venditori, passa a prendere a scuola il figlio bambino e decide di andare a trovare il padre, che abita fuori città e non risponde al telefono. Il percorso si rivela fitto di ostacoli: durante il tragitto Claudio si imbatte nella "pecora nera" della famiglia, e viene travolto in un turbine di eventi incontrollabili che in pochi giorni sconvolgono la sua esistenza. Eppure è proprio sull'orlo del baratro che Claudio riuscirà forse a trovare un nuovo amore e una nuova vita.
Una grande famiglia milanese raccontata attraverso il corso del Novecento: dal glorioso laboratorio di "confezione tomaje" a Porta Cicca (oggi Porta Ticinese) che dava lavoro a tutti gli innumerevoli figli, fino agli anni del Fascismo, alla guerra, alle cadute e alle rivoluzioni della seconda metà del secolo. Genitori, figlie e figli accomunati dalla forza di mestieri e valori tramandati di generazione in generazione, da una fede cristiana più forte di ogni avversità. E dalla straordinaria volontà - e capacità - di cambiare le cose, con la consapevolezza e l'orgoglio di chi ha radici forti in un passato di operoso coraggio. Una galleria di personaggi semplici e profondamente autentici nelle loro emozioni, nelle speranze, nel dialetto milanese che è quello delle parole più intime. E, sullo sfondo, Milano. Che guarda, accoglie, lascia fare. Milano che culla e incoraggia, Milano che è madre e padre. Con la passione di chi evoca il passato per affrontare con maggior energia il presente e il futuro, attraverso pagine che restituiscono la vibrante suggestione di gesti, volti, parole dimenticate, Marco Pogliani ci offre un romanzo che è la storia della sua famiglia e insieme la celebrazione di quella forza "naturale", inarrestabile e straordinaria, generata dalla continuità tra padri e figli.