
"Nel 2160 la questione del Mezzogiorno era irrisolvibile e occorreva mandare tutti su Saturno. Su Saturno i terroni avrebbero potuto riprodursi senza pericolo per via del pianeta molto grande e non avrebbero potuto diventare pigri, perché il Sole era lontano e Saturno perennemente ricoperto da nebbie." "La fantarca", scritto da Giuseppe Berto nel 1965, è la storia dell'ultimo contingente che dalla Terra parte per Saturno a bordo della nave Speranza N. 5, comandata dal capitano Don Ciccio Torchiaro. Un viaggio nello spazio, ma anche nel tempo e nelle piccolezze grottesche e amare dell'umanità, una favola sorprendente che, dietro al tono scanzonato e sorridente, mette in ridicolo le assurdità che la miope superbia dell'uomo è in grado di generare: oggi come cinquant'anni fa. Prefazione di Giuseppe Lupo.
Gigi Berté, vicequestore aggiunto di origine calabrese, di residenza milanese e di... esilio ligure credeva di dover espiare le sue colpe nell'atmosfera sonnacchiosa di Lungariva sedando risse fra ragazzotti in vacanza e dirimendo annose vertenze sull'appropriazione indebita di una cabina da spiaggia. Ebbene, si sbagliava. È arrivato da pochi mesi ed è già al secondo caso di omicidio. E questa volta si tratta di una celebrità del luogo: la professoressa Adelaide Groppini, preside del liceo San Giorgio di Genova, ritrovata con il cranio spaccato vicino a un cassonetto della spazzatura. Una donna, come ben presto scoprirà Berté, dalla vita all'apparenza specchiata, ma con tanti lati oscuri. Come del resto tutto il suo entourage, rivestito di perbenismo, ma traboccante di ipocrisie, tradimenti e desideri di vendetta. Quel che ci vuole al commissario Berté, non solo per dimostrare di che pasta è fatto, ma anche per ritrovare quell'ispirazione a scrivere che gli viene dalla rabbia per i morti ammazzati e per prendere le distanze dalla Marzia, la proprietaria della pensione in cui Berté abita, che lui sente già come un po' sua e che invece è irrimediabilmente sposata...
Questa favola è una pagina di poesia perenne, fusione perfetta di reale e fantastico, oscillare misurato fra commozione e celia che salva sempre dai pericoli del sentimentalismo. Il campo di concentramento, la fame, una guerra perduta, l'incertezza, la morte sempre in agguato: è in questo clima che Guareschi, soldato italiano che non si era arreso e che si era fatto deportare per mantenere fede al suo giuramento, compose questa favola piena di ironia e di speranza per cercare di "tenere alto" il morale dei suoi compagni. Ma nella follia dei lager nazisti era impossibile trovare una logica; si poteva trovare la forza della poesia nei cuori di persone coraggiose e piene d'amore come fu Guareschi.
Un bambino di nome Albertino parte la notte della vigilia di Natale per andare dal suo babbo prigioniero in un Paese lontano. Con lui la nonnina, il cane Flik e la Lucciola con il suo lume. Durante il loro viaggio vengono aiutati da una locomotiva che li trasporta fino a un ponte, che però è saltato; poi incontrano una gallina padovana residente all'estero che indica loro di camminare per 1490 passi, fino a un bosco abitato da tante creature, buone e cattive. L'avventura di Albertino alla ricerca del suo papà è popolata di sogni, paure e poesie: una favola toccante scritta da Guareschi e letta per la prima volta la vigilia di Natale del 1944 a un gruppo di compagni rinchiusi con l'autore in un campo di prigionia. Ed è anche la storia di quegli uomini, che la ascoltarono e che proprio grazie a queste parole riuscirono a mantenere viva la speranza del ritorno.
Questa è la storia di Kate e William, due ragazzi che si sono conosciuti all’università, si sono innamorati, si sono lasciati per poi rimettersi insieme e decidere di sposarsi. All’apparenza una storia d’amore come tante, se non fosse che uno dei due è il futuro re d’Inghilterra e che la loro relazione è stata seguita passo passo da milioni di persone nel mondo, tutte invitate il 29 aprile al loro matrimonio in televisione. Alfonso Signorini, con il suo stile unico e appassionante, ci racconta la storia di William e Kate: il primo incontro, le loro famiglie così diverse, le difficoltà, le litigate, le corse in macchina, le feste, i momenti pubblici e quelli privati. E ce lo racconta come se fosse una favola, una favola d’amore reale.
"Il primo a partire fu Carmine Leto, il nonno paterno di cui porto il nome." Comincia così la nuova saga di Carmine Abate che abbraccia quattro generazioni della famiglia Leto, più di un secolo di storie e tre continenti. Come "La collina del vento" era la storia di una famiglia che rimane e resiste, così "La felicità dell'attesa" racconta i destini - più che mai attuali - di quanti lasciarono le sponde del Mediterraneo per cercare fortuna altrove, approdando nella "Merica Bona": una terra dura eppure favolosa, di polvere e grattacieli, sfide e trionfi. È qui, negli States, che un ragazzo partito nel 1903 dal paese arbëresh di Carfizzi, la mitica Hora di Abate, può diventare un campione di bowling noto in tutto il mondo: Andy "The Greek" Varipapa. Proprio lui è il mentore di Jon Leto, l'uomo che parte tre volte: per vendetta, per amore e per lavoro. A Los Angeles, grazie a Andy, Jon incontrerà una giovane donna circonfusa di un fascino magnetico, come il neo ammaliatore sulla sua guancia sinistra: Norma Jeane, non ancora nota con il nome che la renderà un mito... Carmine Abate dà vita a una grandiosa epopea tra l'Italia e il "mondo grande", che ancora una volta scava nella nostra memoria, collettiva e ci racconta di uomini e donne coraggiosi: dal capostipite Carmine Leto, con la sua moglie americana, al figlio Jon e al nipote Carmine, il narratore della storia, che segue le tracce segrete del proprio padre...
Maddalena ha 26 anni, vive ancora con i genitori e dorme con un pupazzo di Gesù con cui a volte si ritrova a parlare. Niente di troppo strano, dal momento che siamo in Italia e che suo padre è uno psicoterapeuta cattolico amatissimo dal pubblico televisivo e tanto gradito al Vaticano. Sua madre, poi, è una devota donna di parrocchia, anche se l'aggravarsi del suo disturbo ossessivo-compulsivo l'ha trasformata in una fervente adepta del fitness. Il problema è che Maddalena pensa che se Dio avesse creato il cibo non avrebbe creato anche le calorie, Maddalena odia le suore con le quali ha studiato, ha una vita sentimentale fuori dagli schemi e ha sviluppato una passione alla quale sta dedicando addirittura la propria tesi di laurea: il porno. Del porno le interessa tutto: gli aspetti rituali, i feticci, ma in particolare le vite vere delle star, di cui conosce ogni dettaglio. Insomma, a Maddalena la sua vita fa schifo ed è alla ricerca di quel tassello mancante che, è convinta, le permetterà di essere felice. Le sembra che quasi tutti, intorno a lei, lo abbiano trovato. Così, quando incontra Simone, crede che il suo momento sia arrivato: lui è un cattolico convinto, uno dei pochi maschi al mondo a non aver mai visto un porno, un ragazzo serio e affascinante. Simone potrebbe essere Quello Giusto, intorno a cui tutto trova un ordine e un senso...
Anna è una donna intelligente, bella, con un lavoro interessante, ma di colpo tutto questo non serve più. Dopo cinque anni la sua storia d'amore con Davide affonda in una palude di tradimenti, bugie, ricatti. E la sua vita va in pezzi. Si trasforma in un'isterica, non dorme, non mangia, fuma e si ubriaca ogni sera per riuscire ad addormentarsi. Compulsivamente inizia a frugare nel telefonino di lui nelle chat, sui social. Non sa cosa sta cercando, non sa perché lo sta cercando. Per un anno rimarrà prigioniera di quello che lei stessa chiama il regno dell'idiozia, senza riuscire a dirlo a nessuno. Questo racconto è la sua confessione, sotto torma di lettera, a Valentina, la sua più cara amica, che l'ha vista distruggersi sera dopo sera. Anna dice tutto, senza pudore. I dettagli umilianti e ridicoli, l'ossessione, la morbosità. Anna somiglia a tutti noi, che combattiamo questa guerra paradossale che chiamiamo amore. Ogni tanto vinciamo, più spesso perdiamo. L'unica cosa su cui possiamo sempre contare, l'unica capace di indicarci i nostri confini, i nostri bisogni, è il corpo. E sarà al corpo che Anna si aggrapperà per sconfiggere il dolore.
In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada provinciale. È nuda e coperta di sangue. A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati su di lei. Quando, poche ore dopo, verrà ritrovata morta ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della più influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio. Ma le cose sono davvero andate cosi? Cosa legava Clara agli affari di suo padre? E il rapporto che la unisce ai tre fratelli - in particolare quello con Michele, l'ombroso, il diverso, il ribelle - può aver giocato un ruolo determinante nella sua morte? Le ville della ricca periferia barese, i declivi di ogni rapida ascesa sociale, una galleria di personaggi indimenticabili, le tensioni di una famiglia in bilico tra splendore e disastro: utilizzando le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato e da una galleria di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell'azione, Nicola Lagioia mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo.
Il romanzo racconta, in modo ironico, di un professore di matematica colpito dalla leucemia.
A Torino, all'inizio del nuovo millennio, Alexandra Berthollet invita a casa sua un gruppo di amici, tutti ex militanti di un gruppo di estrema sinistra, per festeggiare il ritorno di Carlo, un altro ex membro del gruppo, diventato un famoso direttore d'orchestra negli Stati Uniti e ora in procinto di dirigere il Falstaff di Verdi al Regio. Per ognuno di loro il tempo è passato: inesorabile, spietato. Per Alexandra, bella e amata in quei giorni lontani da Carlo, oggi una donna difesa dai suoi privilegi. Per Angelo, l'amico proletario di Carlo, sconfitto nei suoi ideali ed escluso dal mercato del lavoro dopo la restaurazione degli anni ottanta. Ciò che è stato, le lotte e le promesse di trent'anni prima, è ridotto a una labile traccia, forse a un'icona da cui non sprizza più energia, solo una rabbia indefinita ma a cui si deve dare un nome, ora che la festa è finita e non sappiamo a chi dare la colpa. Pubblicato per la prima volta nel 2002, un romanzo che racconta la passione, le illusioni e il riscatto attraverso le storie di tre amici che non vogliono, e non possono, rinunciare alle loro speranze.