
"Il libro si può leggere - secondo P. Di Stefano ("Corriere della Sera") come un appassionato romanzo della cultura italiana del secondo Novecento, ricco di tic e di bizzarrie, di notizie e di storie. Una miscela ben sintetizzata sin dall'ossimoro del titolo." Maria Corti, scrittrice e storica della lingua, definita da Giorgio Petrocchi il "Perry Mason della letteratura", si racconta e racconta a Cristina Nesi i suoi amici poeti e scrittori tra "classici" e avanguardia (Montale, Gadda, Bilenchi, Manganelli, Porta...), le battaglie culturali degli anni Sessanta e Settanta, la creazione del Fondo Manoscritti di Autori Moderni e Contemporanei a Pavia, gli incontri nei caffè o nelle case editrici milanesi e l'impegno nella scrittura.
Questo carteggio sembra tracciare una mappa degli ultimi dieci anni della vita di Benedetto Croce, anni importanti per via della guerra, della fine del fascismo e della rinascita della democrazia, ma anche per il suo saggio del 1942 che creò tanto scalpore ed è ritornato ora di straordinaria attualità: "Perché non possiamo non dirci cristiani". La pubblicazione di questo saggio nella rivista "La Critica" fu accolta con grande sorpresa perché quelle considerazioni che apparvero come un improvviso avvicinarsi di Croce alla religione. Il mondo cattolico guardò a Croce con occhio diverso, mentre quello laico si domandava come era maturata quella riflessione. Oggi è possibile ricostruire il processo attraverso il quale Croce arrivò a elaborare il famoso saggio, perché sono state ritrovate le lettere che il filosofo scriveva in quell'epoca alla marchesa Maria Curtopassi, sua lontana parente, autrice di poesie animate da uno spirito di intensa religiosità. Le lettere sono inedite e rappresentano un prezioso contributo per conoscere come si è sviluppato il pensiero di Croce sui temi della religione, della funzione della chiesa cattolica e del rapporto tra filosofia e religione. È un Croce poco conosciuto, che svela un particolare sensibilità verso i problemi della fede e il soprannaturale.
Questo secondo volume completa la pubblicazione degli scritti autobiografici di Fernanda Pivano, dopo il primo volume che copriva gli anni 1917-1973. La scrittura riprende dal 74 - anno del "Grande Gatsby", del referendum per il divorzio - e si chiude pochi mesi fa, poco prima della scomparsa. Attraverso il ricordo di questi anni, emergono i volti della narrativa americana contemporanea, da Bret Easton Ellis a Jay Mclnerney, da David Leavitt a Barry Gifford, da Don de Lillo a Jonathan Safran Foer, Gore Vidal, Chuck Palaniuk, Kurt Vonnegut, David Poster Wallace... E, insieme a loro, grazie all'inesausta curiosità di Fernanda, le testimonianze di alcune personalità della cultura italiana, letteraria e musicale, da Fabrizio de André a Pier Vittorio Tondelli, da Andrea De Carlo a Ligabue e Vinicio Capossela.
Nel ristretto spazio di tempo (dal 19 gennaio al 30 luglio 1938) in cui viene redatto, il diario registra gli alti e i bassi della tormentata relazione della ventiseienne Elsa con Alberto Moravia. Sotto forma di lettere a un illusorio Antonio, queste pagine giovanili presentano già quello sguardo meticoloso e insieme fantastico che sarà proprio della Morante matura. Il diario è stato pubblicato nella collana "Saggi brevi" nel 1989.
Il romanzo, attraverso il doppio binario delle confessioni dei due protagonisti, un uomo e una donna - un ingegnere e una suora - delinea un rapporto problematico e delicato senza ambiguità, frutto di una diversa e profonda esperienza spirituale.
Il giornale dei sopralluoghi per "Bello, onesto, emigrato Australia" diventa l'ilare resoconto della nascita di un film, e della circospetta esplorazione di un continente lontanissimo. Il testo ritrovato di un maestro della commedia all'italiana - lo sceneggiatore principe di Alberto Sordi.
Guareschi è tenente di artiglieria quando, all'indomani dell'8 settembre, rifiuta di giurare fedeltà alla Repubblica Sociale Italiana e viene fatto prigioniero dai tedeschi. Comincia così quella che diventerà l'esperienza più importante della sua vita, che lo trasformerà da semplice umorista in autore capace di uno sguardo profondo e umano sulla realtà e gli individui che lo circondano. Durante l'internamento in Germania Guareschi decide di tenere un diario, di scrivere storie e aneddoti che legge ai compagni girando di baracca in baracca - per regalare un sorriso, per addolcire la malinconia, per far dimenticare almeno un po' la fame e dare a ciascuno la possibilità di sentirsi ancora libero. La cronaca di anni terribili, arricchita dal tono ironico e delicato del maestro della Bassa, ripercorre la vita quotidiana degli internati italiani, riflettendo il valore e la dignità di tutti coloro che sono stati costretti alla prigionia.
Disteso lungo l'arco di un ventennio (dal 1950 ai primi anni Settanta) e costruito avendo negli occhi i luoghi e i volti di tanti viaggi, il "Diario" brulica di pensieri che sperimentano tutte le forme possibili del rapporto tra la mente e la realtà. Vi troviamo velenosi "calembour" concentrati come saggi, aforismi e massime perforanti e definitivi, microritratti di taglio, apologhi surreali e corrosivi, sequenze in zapping, tra incanto e sarcasmo. L'irrefrenabile tendenza all'autodistruzione della specie umana pervade "Diario degli errori" come un malinconico Leitmotiv: ma la crudele esattezza della tassonomia è in Flaiano venata dalla "pietas" del moralista disilluso.
L'opera raccoglie in un unico volume gli scritti di viaggio di Lalla Romano ("Diario di Grecia", "Le lune di Hvar") e alcuni racconti composti in diverse occasioni e riuniti in "Un sogno del Nord". Accanto a questi, uno scritto inedito su due viaggi in Ungheria.
Quale oscuro legame unisce Luca Trevisan, cuoco famoso, esperto di spezie, e Andreas Dürren-Fischer, celebre restauratore di quadri fiamminghi? Luca e Andreas appartengono a due mondi diversi, l'arte e la cucina, e hanno due caratteri opposti: tanto timido e impacciato il primo, quanto sicuro di sé e mondano il secondo. Tuttavia, quando Luca conosce Andreas pensa sia arrivato finalmente il momento per dare una svolta alla propria carriera. L'invito del restauratore a seguirlo in un giro di incontri professionali in Germania gli offrirebbe l'occasione di trovare nuovi clienti e abbandonare il ristorante di provincia che gli garantisce una vita tranquilla, ma che lo costringe anche a sacrificare le sue più alte ambizioni professionali. Luca accetta la proposta, ma non sospetta che dietro l'affabilità del restauratore si nascondano segreti inconfessabili e un passato impossibile da dimenticare. In viaggio con Andreas fra i boschi della Germania e le montagne dell'Austria, Luca verrà trascinato in un gorgo che minaccia di distruggere ogni sua certezza obbligandolo a compiere scelte atroci. Unico appiglio per mantenere la lucidità, il diario dove da anni annota osservazioni sulle spezie e sulla preparazione delle ricette. Ma c'è un uomo che segue Luca e Andreas da lontano: un ispettore "a caccia di fantasmi", in lotta da anni con un complicato caso internazionale e che, per uno strano gioco d'incastri, sarà forse l'unica persona in grado di salvare Luca...
"Diario di un padre innamorato" è il regesto emozionale di un uomo quarantenne che diventa padre e affronta - prima, durante e dopo - tutte le trepidazioni che l'evento gli fa provare, a cominciare dalla paura. Orchestrato come una "monodia" di introspezioni progressive, in una prosa limpida e intensa, di evidente impronta poetica, il testo si compone di settanta frammenti lirici, i quali costituiscono altrettanti paragrafi di una ideale "lettera aperta" che il padre, divenuto pienamente consapevole del proprio amore, scrive in prima persona alla figlia, ricordandole - dal concepimento ai primi tre anni di vita - tutta la bellezza racchiusa nel "miracolo" di essere nata. Con un saggio di Paolo Di Paolo.