
Un quarto alle tre di un pomeriggio d'autunno. Uno sparo. Di un cacciatore, forse. Piuttosto vicino, anche. Julius come sempre legge accanto alla stufa nella sua baracca tra i boschi del Maine, dove da anni vive solo, a parte la fugace, misteriosa comparsa di una donna, Claire. Nella baracca, stipati lungo le pareti, ci sono 3282 volumi, meticolosamente letti e schedati prima dal padre e poi da Julius, che sin da bambino trascorre così le sue giornate. La sola compagnia di Julius, il cane Hobbes, in quel momento non è con lui, accanto al fuoco. Come mai? Partono da una calma statica che riga dopo riga cede il passo all'inquietudine, le poche pagine che bastano a Donovan per scrivere quello che è stato definito un classico moderno: per l'asciuttezza del linguaggio che attinge al rigore della grande letteratura; per il ritmo di un thriller che attanaglia il lettore; per l'istantanea nitida, impietosa di una solitudine che si inabissa nella follia, snidata all'improvviso dalla sua latenza. Un racconto lungo tre giorni, il cui impatto sul lettore non conosce scadenza. Come avviene ai classici d'ogni tempo con cui Julius intreccia il suo dialogo quotidiano, nel tepore di una baracca sprofondata nelle nevi del grande freddo americano.
Londra, 2013: dopo la scoperta che la mancanza di una certa sostanza nel cervello induce all'aggressività, le autorità varano il 'Programma Lombroso', destinato a schedare gli individui che presentino tale caratteristica. Chi è trovato positivo viene schedato sotto uno pseudonimo tratto dalla lista degli autori dei Classici Penguin. Lo schedato sotto il nome di Wittgenstein riesce a entrare nel programma del computer, a cancellarsi dalla lista e ad ottenere i veri nomi dei suoi compagni, che inizia ad uccidere uno ad uno. Dell'indagine viene incaricata l'ispettrice capo Jake Jakowicz, esperta di serial killers con moventi sessuali. In una Londra degradata, inquietante e violenta, inizia la caccia. Jake è bellissima, intraprendente, decisa; quando è contattata telefonicamente da Wittgenstein, che ovviamente la conosce, si rende conto di quanto l'uomo che si cela dietro quello pseudonimo sia intelligente, colto, dotato di un fascino perverso che non può che intrigarla, e capisce di dover indagare anche nell'opera del filosofo tedesco e nel profondo della natura umana.
Kim è un ragazzo di Lahore, orfano di un sottufficiale irlandese dell'Armata britannica d'Oriente. Vive a Lahore come un indigeno, pensando e parlando in indostano. Un giorno incontra un santone sceso dalle montagne del Tibet in cerca del fiume purificatore e decide di andare con lui. Quando s'imbattono nel reggimento dove il padre di Kim prestava servizio, il ragazzo viene messo di fronte ai suoi "doveri" di inglese: lasciare il santone, frequentare la scuola ed entrare nel servizio segreto britannico. Accetterà di far parte del "Gran Gioco" e di perdere per sempre la saggezza del santone?
"King Horn" è certamente nata come opera di intrattenimento che mirava a soddisfare i gusti di un pubblico bramoso di storie che tenessero con il fiato sospeso: il protagonista, infatti, si trova perennemente in situazioni pericolose e deve dimostrare ogni volta grande spirito di iniziativa per superare i diversi ostacoli. I suoi fruitori originari non erano però necessariamente di umile origine e di scarsa cultura ed erano in grado di apprezzare non solo il tenore degli eventi narrati ma anche la qualità della narrazione. L'anonimo autore ha allora adottato una tecnica compositiva apparentemente semplice, ma coerente e rigorosa: concentrandosi sempre su un singolo gesto e un singolo episodio, mostra un gusto che si potrebbe definire cinematografico nel collegamento delle azioni che accrescono progressivamente la statura dell'eroe fino alla conquista finale di un regno e di una regina. Questa traduzione costituisce pertanto una rivalutazione di "King Horn", che la tradizionale definizione di testo "popolare" ha spesso relegato tra le opere minori, interessanti più come testimonianze di un'epoca che per le loro qualità letterarie. L'analisi testuale svolta dalla curatrice ha rivelato invece tanto coerenza nella trama quanto vivacità e dinamismo nel racconto, il che consente di apprezzare le doti narrative del poeta e di rivalutare in generale l'attività del "jongleur", figura tipica dello spettacolo medievale.
"Il club dei mestieri stravaganti" è la prima raccolta di racconti di Chesterton. Pubblicata nel 1905, si compone di sei racconti e altrettanti misteri da svelare, con al centro un investigatore improbabile - Basil Grant, ex giudice ritiratosi a vita privata e unanimemente considerato sull'orlo della follia - e un club strampalato dove ciascun membro è chiamato a mantenersi con una professione del tutto nuova e, quindi, bizzarra. Con ironia e gusto del paradosso, Chesterton mescola questi elementi in una divertente parodia dei classici racconti gialli, dove i ragionamenti e le deduzioni lasciano il posto alla pazzia solo apparente dell'indimenticabile Basil Grant e alle sue indagini che non prestano attenzione alla realtà dei fatti: «Potrei sembrare uno sciocco, e in effetti tanto centrato non sono», spiega, «ma non ho mai creduto a quell'uomo... come si chiamava... Ah sì, Sherlock Holmes! Ogni dettaglio indica qualcosa, certo, ma spesso indica la cosa sbagliata». Ma se i fatti sono fuorvianti, come far luce sui misteri della cara, vecchia Londra?
Tra le storie più affascinanti di sempre merita senza dubbio un posto quella del Koh-i-Nur, il diamante dal valore stimato «in due giorni e mezzo di cibo per il mondo intero», la gemma portentosa contesa nel corso dei secoli da un numero impressionante di re, conquistatori, principi, razziatori, ladri e imperatori, le cui morti truculente ne alimentarono la fama di pietra maledetta: accecati, avvelenati, torturati, bruciati nell'olio bollente, 'incoronati' con il piombo fuso o uccisi dai familiari. Nel riscrivere questa storia, William Dalrymple e Anita Anand la sottraggono alle brume del mito e la ricostruiscono meticolosamente a partire dalle fonti originali (persiane, afghane, urdu, in parte tradotte per la prima volta). E mostrandoci, tra l'altro, come la 'maledizione' non abbia nulla di soprannaturale, ma sia la concreta manifestazione della cupidigia e della furia omicida che questo gioiello inestimabile ha suscitato, storicamente, in tutti coloro che lo hanno bramato. E quando il Koh-i-Nur trovò in Inghilterra «la sua dimora definitiva», lo seguì il suo ultimo proprietario indiano, Duleep Singh, che nacque sovrano del più potente regno dell'India e morì, abbandonato da tutti, in un hotel di Parigi, mentre la gemma che un tempo aveva fieramente indossato faceva bella mostra di sé sulla corona della regina Vittoria.
Londra, 1880. Quando suo padre muore all'improvviso, Frances Irvine, cresciuta negli agi della buona società inglese, si ritrova a diciannove anni sola e sommersa dai debiti. È quindi costretta ad accettare la proposta di matrimonio del cugino Edwin Matthews, medico giovane e ambizioso per il quale iei non prova alcuna attrazione, e a raggiungerlo in Sudafrica dove lui ha deciso di esercitare la sua professione. Nel corso del lungo viaggio in nave che la condurrà dal futuro marito, Frances conosce William Westbrook, un uomo affascinante e misterioso del quale si innamora follemente. Giunta a destinazione sposa comunque il cugino, ma la vita nelle aride e inospitali distese del Karoo è molto diversa da quella cui era abituata a Londra. Frances è così concentrata su se stessa e sulle proprie sventure che presta poca attenzione all'incredibile e maestosa bellezza della natura che la circonda, ma soprattutto si lascia trascinare in una torbida storia d'amore illecito, cieca di fronte all'integrità e al valore dell'uomo che ha sposato. Edwin, infatti, preoccupato dall'epidemia di vaiolo che sta decimando gli indigeni impiegati nelle miniere di diamanti di Kimberley, denuncia molto coraggiosamente chi li sta sfruttando, mettendo così a repentaglio i grandi patrimoni dei ricchi proprietari bianchi.
Giovane, bella e dotata di una voce purissima: Anna ha tutte le carte in regola per diventare una soprano acclamata sulla scena operistica di fine Settecento. Dopo un lungo apprendistato con un misterioso castrato in esilio a Londra, la cantante parte per l'Italia dove a soli sedici anni si trova catapultata nell'intossicante mondo dei teatri, della nobiltà e della mondanità. La fama e il successo non tardano ad arrivare tanto che viene invitata dallo stesso imperatore a esibirsi a Vienna, la città della musica. Proprio durante una festa a corte la ragazza incontra Mozart, un giovane pianista virtuoso e un compositore dall'incredibile genio. Fin da subito tra i due nasce un rapporto speciale, entrambi sono brillanti e talentuosi, ma entrambi sono anche sposati. Man mano che la fama di Anna cresce la sua vita personale si disfa, pezzo dopo pezzo, e proprio quando lei crede di non essere più in grado di rialzarsi, Mozart corre in suo aiuto. La travolgente storia d'amore che li cattura infiammerà anche la loro arte. Lei diventa la sua musa ispiratrice, e lui scrive per lei alcune delle sue arie più belle. La loro sarà una passione destinata a vivere per sempre tra le note di alcune delle più belle composizioni del grande Maestro.
Una borsa con qualche vestito e le matite per disegnare. Quando la moglie gli dice che lo lascia, il protagonista di questa storia non prende altro: carica tutto in macchina e se ne va di casa. Del resto che altro può fare? Ha trentasei anni, una donna che l'ha tradito, un lavoro come pittore di ritratti su commissione che porta avanti senza troppa convinzione dopo aver messo da parte ben altre aspirazioni artistiche, e la sensazione generale di essere un fallito. Così inizia a vagabondare nell'Hokkaid?, tra paesini di pescatori sulla costa e ry?kan (le tipiche pensioni a conduzione famigliare giapponesi) sulle montagne. Finché un vecchio amico gli offre una sistemazione: potrebbe andare a vivere nella casa del padre, lasciata vuota da quando questi è entrato in ospizio in preda alla demenza senile. Il giovane ritrattista accetta, anche perché il padre dell'amico è Amada Tomohiko, uno dei pittori più famosi e importanti del Giappone: abitare qualche tempo nella casa che fu sua, per quanto isolata in mezzo ai boschi, è una tentazione troppo forte. Quando si trasferisce lì, il nostro protagonista capisce che la sua decisione ha dato il via a una serie di eventi che cambieranno per sempre la sua vita... anzi, la sua realtà. Prima lo intuisce quando scopre un quadro che Amada Tomohiko aveva nascosto nel sottotetto subito dopo averlo dipinto, molti decenni prima: è una scena misteriosa e apparentemente indecifrabile, che però trasuda una violenza maligna e indicibile. Poi ne avrà la certezza quando, una notte, sente il suono flebile eppure inconfondibile di una campanella provenire dal folto del bosco. Facendosi coraggio decide di seguire quel suono che sembra aver attraversato dimensioni sconosciute: dietro un piccolo tempio abbandonato, in mezzo agli alberi, c'è un tumulo di pietre. C'è davvero qualcuno - o qualcosa - che agita una campanella lì sotto? «L'assassinio del Commendatore» (di cui questo «Idee che affiorano» è il primo volume) è il grandioso ritorno di Murakami Haruki alle atmosfere fantastiche e sospese di «1Q84»: un'indagine sulla forza riparatrice dell'arte e quella distruttrice della violenza; su come sopravvivere ai traumi individuali (ad esempio la fine di un amore) e a quelli collettivi (una guerra, un disastro); sul fare tesoro della propria fragilità e diventare ciò che si è.
Alto, capelli (che furono) fini e chiari, un pallore quasi cadaverico, palpebre e baffi cascanti, naso aquilino. Aspetto apatico, andamento pigro e indolente, aria annoiata, tempra aristocratica, "in gran parte simile a quella dell'anarchico". Horne Fisher, rispettabile membro della buona società inglese, cresciuto in mezzo a primi ministri e politici illustri, inizia la propria carriera come segretario personale di Sir Walter Carey, ufficiale del Governo irlandese e suo parente. Proprio al servizio di Sir Carey si ritroverà accidentalmente coinvolto nella sua prima avventura da "investigatore non ufficiale". Sì, non ufficiale, perché Horne Fisher non è un professionista del crimine ma un uomo che, oltre quel muro di ostentata indifferenza, nasconde capacità analitiche fuori dal comune e curiosità e sensibilità sovraumane "nel comprendere le circostanze" e l'animo umano. Da quella prima esperienza irlandese, Horne Fisher comprenderà quanto il crimine possa essere oscuramente intrecciato con la legge e da lì in avanti, per tutta la vita, si ritroverà ad avere a che fare con faccende similmente oscure, appesantito dall'onere di "sapere troppo", di conoscere il lato squallido e la corruzione delle alte sfere, di cui lui stesso fa parte.
"L'abbazia di Northanger" è forse il romanzo meno conosciuto di Jane Austen: fu terminato nel 1803 e soggetto a molteplici rivisitazioni da parte della scrittrice, tanto da essere pubblicato postumo, nel 1818. Si tratta, in verità, di uno scritto eterogeneo, che non possiede ancora la coesione propria dei capolavori successivi ma che, d'altro canto, mostra già una prosa rapida, scorrevole e sempre accattivante. Con la sua protagonista, un'anti-eroina elevata spesso a ruolo d'eroina, il romanzo vuole essere una parodia del genere gotico molto in voga nella seconda metà del XVIII secolo e che raggiunse la sua pienezza con la figura di Ann Radcliffe in "The Misteries of Udolpho" (1794). II risultato di questa voluta operazione parodica è un romanzo che, soprattutto se si ha presente il testo di riferimento, risulta a tratti assolutamente esilarante.
Siamo nel 1911. Benson, che col suo Lord of the World aveva inorridito i lettori con la profezia di un mondo completamente scristianizzato (oggi rivelatasi per molti aspetti spaventosamente reale), si diverte ora ad immaginare lo scenario opposto: che succede se vincono i nostri? L’avvento del Regno di Dio sulla Terra si va a delineare sullo sfondo di un'Europa futuribile e sorprendente, che l'autore dipinge con geniali intuizioni tecnologiche (i collegamenti satellitari, il pc, la guerra aerea) e profetiche (le due Guerre Mondiali, il pericolo del Nazionalismo tedesco, l'esperimento del Socialismo Reale e il suo fallimento...). Attraverso gli occhi sconcertati del protagonista, in tutto e per tutto un uomo dei nostri tempi, il lettore imparerà ad orientarsi in un mondo nuovo, dove Fede e Scienza non sono in contrasto, il concetto di democrazia è superato, e il latino è parlato comunemente in ogni nazione.