
Nella Londra del dopoguerra, capita spesso a Louise, una giovane donna che si è appena separata dal marito, di essere abbordata nei pub. Louise però si è sempre sottratta agli incontri occasionali, fino a quel maledetto o, forse, benedetto giorno in cui ha incontrato Gordon, lo psichiatra dallo sguardo irresistibile e dal comportamento carismatico, che nel giro di un'ora le ha talmente fatto perdere la testa che Louise gli si è concessa subito, su una panchina del parco. Perché Gordon le infligge piccole, strane umiliazioni fisiche? E, soprattutto, perché lei averte uno strano piacere nel sentirsi sottomessa? Perché sogna di essere completamente schiava dei suoi desideri?
Davanti al palazzo dell'emiro di Buchara, due uomini in cenci sono inginocchiati nella polvere. A poca distanza, due fosse scavate di fresco, e tutt'intorno una folla sgomenta, che assiste in un silenzio irreale. Non è certo insolito che l'emiro faccia pubblico sfoggio di crudeltà, ma è la prima volta che il suo talento sanguinario si esercita su due bianchi, e per di più servitori di Sua Maestà britannica. La scena non è stata scritta da Kipling, ma è accaduta una mattina di giugno del 1842, dando inizio a una vicenda che in questo libro Hopkirk ricostruisce nella sua fase più avventurosa, allorché gli ufficiali dei servizi segreti zarista e vittoriano valicavano passi fino allora inaccessibili per stringere alleanze con i khan della regione.
Alle sei e quarantacinque del mattino di una fredda e nebbiosa giornata di dicembre, la signora Drabdump sale le scale della sua misera casa nel povero quartiere di Bow, a Londra, e bussa forte alla porta di Arthur Constant, il suo inquilino. Quindi scende in cucina, mette il bollitore sul fuoco e aspetta. Brava persona quel Constant, un vero gentiluomo. Aveva chiesto lui di essere svegliato presto, ma ormai sono le sette e mezzo e ancora non si vede. La signora Drabdump torna di sopra e bussa di nuovo. Nessuna risposta. Forse il mal di denti della sera prima è peggiorato e Constant ha deciso di rimanere a letto ancora un po'. Ma non compare neppure alle otto né alle otto e trenta. Un orribile presentimento s'insinua nella mente della donna che decide di chiedere aiuto a George Grodman, il famoso investigatore in pensione che abita dall'altra parte della strada. I due salgono di sopra e Grodman prova la maniglia della porta: chiusa. Non rimane che forzarla; un paio di spallate e l'uscio è sfondato e il chiavistello divelto. La stanza è silenziosa; dalle finestre, anch'esse sbarrate, entra un filo di luce. Constant giace nel letto, con la gola tagliata. Scritto nel 1891, questo libro è entrato nella storia della letteratura gialla: è infatti il primo romanzo in cui si mette in scena il fortunato motivo del "delitto nella camera chiusa".
Nel 1968 Mary Bell, undicenne di Newcastle, uccise senza motivo due bambini di quattro e tre anni, fu processata insieme a un'amica da una corte d'assise e condannata, lei sola, all'ergastolo. Gitta Sereny che aveva seguito come giornalista il caso pubblicò nel '72 un atto d'accusa contro il sistema penale inglese. A trent'anni dai fatti, ormai donna libera, Mary Bell entra in contatto con la giornalista e riguarda il suo intero passato insieme a lei. Il libro ha scatenato furiose polemiche in Inghilterra ed è estremamente attuale in considerazione dei recenti avvenimenti di cronaca che hanno visto protagonisti dei minori.
Sir Hugo Coal non è mai stato un filantropo. Anche quando non vegetava sulla sedia a rotelle, aveva la tendenza a considerare gli esseri umani meno comprensibili ed eleganti dell'enorme scheletro di sauro che andava pazientemente ricostruendo. Ma quello che vede ora, nella sua villa, nei rari momenti in cui i suoi familiari non lo costringono a fissare una parete, gli piace anche meno. E' chiaro che Fledge, l'ambiguo maggiordomo, sta ordendo una sua trama assai sinistra. Di quella trama la moglie, la figlia e sir Hugo stesso, fanno più o meno consapevolmente parte. Quel che è meno chiaro è in che modo sir Hugo possa usare l'unica arma peraltro letale - che gli resta, il suo "sguardo fisso di lucertola".
Sir Hugo Coal non è mai stato un filantropo. Anche quando non vegetava sulla sedia a rotelle, aveva la tendenza a considerare gli esseri umani meno comprensibili ed eleganti dell'enorme scheletro di sauro che andava pazientemente ricostruendo. Ma quello che vede ora, nella sua villa, nei rari momenti in cui i suoi familiari non lo costringono a fissare una parete, gli piace anche meno. È chiaro che Fledge, l'ambiguo maggiordomo, sta ordendo una sua trama assai sinistra. Di quella trama la moglie, la figlia e sir Hugo stesso, fanno più o meno consapevolmente parte. Quel che è meno chiaro è in che modo sir Hugo possa usare l'unica arma, peraltro letale, che gli resta, il suo "sguardo fisso di lucertola".
Ai tempi in cui Napoleone dominava l'Europa, solo la Royal Navy di Sua Maestà Britannica sfidava la potenza francese. Forrester volle impersonare lo spirito dei suoi uomini in un personaggio indimenticabile: Orazio Hornblower, un antieroe ostinato, taciturno, a disagio in società ma imbattibile al comando della sua nave.
"Guida galattica per gli autostoppisti" presenta l'omomonima saga stellare tratta dalla famosa serie televisiva degli anni Settanta.
"Mi apro alla chiusura": è uno dei tanti enigmi lasciati da Silente con cui Harry Potter deve confrontarsi in questo ultimo, settimo libro. E la saga stessa, giunta alla sua conclusione, si apre a sorpresa su nuovi mondi, nel passato e nel futuro: getta la luce della meraviglia su dettagli, personaggi ed eventi che sembravano già noti, rivelandone segreti e significati profondi. Insieme a Harry, nella sua disperata ricerca della verità, un caleidoscopio di avventure apparentemente già vissute, piccoli fatti e grandi eventi, seguendo il filo della consapevolezza che si dipana e si acuisce in un crescendo di emozioni, colpi di scena, perdite e conquiste. La conclusione, piena di luce e vapore, sembra indurre a rileggere tutto dall'inizio, per arrivare a chiudere il cerchio. Mai gli interrogativi sono stati così tanti; mai come in questo ultimo volume si ha la piena soddisfazione di una risposta che vada oltre l'apparenza; mai come in questo episodio l'autrice dimostra la sua capacità di sorprendere i lettori, di alimentare un fuoco d'artificio che non cessa di ammaliare il lettore. Età di lettura: da 12 anni.
È un momento cruciale nella vita di Harry Potter: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa dei pestiferi Dursley, vuole sognare la cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... E poi vuole scoprire quali sono i grandiosi avvenimenti che si terranno a Hogwarts e che riguarderanno altre due scuole di magia e una grande competizione che non si svolge da cento anni. Harry Potter vuole davvero essere un normale mago di quattordici anni. Ma sfortunatamente, Harry non è un mago normale. E stavolta la differenza può essergli fatale. Età di lettura: da 12 anni.
Tra colpi di scena, mappe stregate e ippogrifi scontrosi, zie volanti e libri che mordono, Harry Potter conduce il lettore nel terzo capitolo delle sue avventure. Harry, giovane studente della prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, è questa volta alle prese con un famigerato assassino che, evaso dalla terribile prigione di Azkaban, gli sta dando la caccia per ucciderlo. Forse questa volta nemmeno la scuola di magia, nemmeno gli amici più cari potranno aiutarlo, almeno fino a quando si nasconderà tra di loro un traditore... Età di lettura: da 9 anni.