
Il volume è dedicato alla ricca stagione che la letteratura italiana ha vissuto dall'inizio del Novecento fino alle soglie del Duemila. Tra sperimentalismi, cultura della tradizione e nuove forme letterarie della civiltà di massa e della globalizzazione, sono delineati i caratteri generali del periodo, dando opportuno risalto agli autori di maggior spicco sino agli anni Sessanta, ma segnalando anche i valori ormai accertati del periodo successivo.
Per comprendere il disagio infantile e il suo significato, non si può che partire da quanto lo stile di vita e l'educazione del bambino siano cambiati negli ultimi 30 anni, con un'accelerazione formidabile dovuta ai cambiamenti nella struttura familiare e all'immersione nelle tecnologie della comunicazione. Dal 2000 in poi i bambini possono essere chiamati "nativi digitali" volendo sottolineare la loro diversa modalità di essere e di comunicare rispetto alle generazioni precedenti e ai genitori. L'approccio Cognitivo-Interpersonale al disagio infantile vuole intervenire non solo sul bambino, ma anche sul suo contesto ambientale, implementando trattamenti che prevedono sempre come complemento indispensabile, il coinvolgimento di genitori e nonni, nonché della scuola, studiando il bambino nel suo ambiente e verificando se, oltre alle dinamiche più propriamente psicologiche, siano presenti messaggi familiari disfunzionali, o tempi e stili di vita incompatibili con un pieno adattamento, o un contatto pervasivo con la virtualità, che rende il bambino dipendente e gli impedisce di mettere i videogiochi da parte e dedicarsi a modalità ludiche diverse e a relazioni 'vis a vis' con i coetanei. Prefazione di Tonino Cantelmi.
Esistono molti manuali d'avviamento allo studio letterario, non di rado oscuri e prolissi. Qui invece importano, con rigore, la chiarezza e l'essenzialità, in controtendenza rispetto all'attuale e invadente primato dei gerghi tecnicistici. Non è vero che le cose complesse esigono un linguaggio indecifrabile: "parlare al prossimo - dice Primo Levi - in una lingua che egli non può capire è un antico artificio repressivo". Il libro è soprattutto destinato agli studenti della laurea triennale nelle Facoltà umanistiche, e oggi una sintesi, che voglia essere in accordo con le esigenze dell'offerta formativa, deve presentare dati concreti e chiari, su aspetti istituzionali estesi all'intero arco della nostra letteratura. Più in generale, il libro si raccomanda a quanti hanno desiderio d'una guida aggiornata, ispirata a criteri di limpidezza e solidità informativa. L'opera propone un canone molto selettivo, da san Francesco a Italo Calvino: una galleria di scrittori altamente significativi non solo per la realtà storica della nostra identità nazionale, ma per il loro ruolo di autentici maestri nel panorama internazionale. Determinante è il fatto che il lettore deve ripensare l'intero disegno della civiltà letteraria italiana, dalle origini al Novecento. Ripensarlo di secolo in secolo, nella sua linearità e nelle sue svolte, nelle sue connessioni interne e nella sua polimorfa mutevolezza, sempre in dinamica attinenza con la situazione politica.
L'ordine delle cose non è un ordine naturale contro il quale non si possa far nulla. È piuttosto una costruzione mentale, una visione del mondo con la quale l'uomo appaga la sua sete di dominio. Una visione talmente esclusiva che le stesse donne, che ne sono le vittime, l'hanno integrata nel proprio modo di pensare e nell'accettazione inconscia di inferiorità. Solo l'antropologo può restituire al principio che fonda la differenza tra maschile e femminile il suo carattere arbitrario, contingente, ma anche, contemporaneamente, la sua necessità sociologica. Bourdieu prende spunto dalle strutture androcentriche dei cabili in Algeria per dimostrare la continuità della visione fallocratica del mondo nell'inconscio di uomini e donne. Anche nelle donne che, secondo il sociologo francese, partecipano passivamente al dominio maschile. Ne risulta una denuncia, tanto più efficace politicamente in quanto scientificamente fondata, dei molti paradossi che il rapporto tra i generi finisce per alimentare, oltre a un invito a riconsiderare, accanto all'unità domestica, l'azione di quelle istanze superiori - la chiesa, la scuola, lo stato responsabili in ultima analisi del dominio maschile.
"Principi di Neuroscienze" di Kandel et al. è un'opera di riferimento a livello mondiale. Questa IV edizione italiana (basata sulla V inglese) viene pubblicata a dodici anni di distanza dalla precedente. Nel frattempo sono stati fatti importanti progressi scientifici, basti pensare al completamento del progetto Genoma, alle nuove conoscenze in Biologia molecolare e alla loro ricaduta sulla comprensione dei meccanismi della trasmissione sinaptica oppure agli enormi passi in avanti registrati nella comprensione dei processi cerebrali. Di tutte queste e di molte altre ricerche si parla diffusamente nel libro.
Questo manuale, nel proporre una trattazione completa della parte generale del diritto penale, da un lato informa sugli orientamenti di fondo dell'attuale dibattito penalistico e, dall'altro, fa propria la tendenza a scomporre l'analisi del reato in tanti capitoli "autonomi", quanti sono i principali modelli criminosi: e cioè, commissivo doloso, commissivo colposo, omissivo proprio (doloso e colposo) e omissivo improprio (doloso e colposo). Da qui il tentativo di compendiare, e mettere a punto, i risultati cui sfocia la costruzione c.d. separata dei fondamentali tipi di illecito penale, nella convinzione che i tempi siano ormai maturi per trasformare in acquisizioni non solo degli studenti, ma anche degli operatori in genere, i meno caduchi esiti di un processo evolutivo che vede impegnata la dottrina penalistica europea da circa un quarantennio. La scelta di premettere esemplificazioni "casistiche" all'analisi dei più importanti istituti obbedisce ad esigenze di efficacia didattica e mira a soddisfare la necessità - sempre più avvertita specie dagli studenti - di rendere meglio comprensibile il nesso tra elaborazione teorica e prassi applicativa. Il volume, in questa settima edizione, tiene conto delle innovazioni normative che sono intervenute nel corso degli ultimi anni (in tema di diritto penale e Unione europea, reato colposo, reato omissivo, sospensione del procedimento con messa alla prova, misure di sicurezza, ecc.).
Le prime indagini sulla scena del crimine rappresentano una chiara prerogativa degli organi di polizia giudiziaria i quali, ordinariamente, sopraggiungono per primi sul luogo ove il reato è stato commesso; è per tale motivo che ad essi il legislatore ha riconosciuto il delicatissimo compito di preservare lo status quo del teatro del delitto, assicurando tutti gli elementi necessari per consentire da subito al pubblico ministero un’efficace direzione delle indagini.
"L'opera del Prof. Razzante costituisce una guida che si distingue per la chiarezza e l'immediatezza con la quale fornisce un quadro completo ed aggiornato del diritto e della giurisprudenza più rilevante in materia di informazione, giornalismo e tutela dei diritti. Ma, a mio avviso, il pregio di quest'opera risiede anche nella capacità di contestualizzare il mondo delle regole in una cornice appropriata che dà conto delle sfide economiche che la professione giornalistica e l'impresa editoriale stanno affrontando, oltre che delle specificità che il sistema dei media ha nel nostro Paese. Vi è piena consapevolezza, dunque, che sia il diritto che il mercato devono trovare nella sfida imposta dall'evoluzione della tecnologia e della società occasione per un rinnovamento virtuoso che sappia porre anche nel nostro Paese solide basi per un'industria dell'informazione moderna e libera. Non ho dubbi che di questo processo di cambiamento l'opera del Prof. Razzante saprà essere anche in futuro non solo testimonianza lucida e accorta, ma anche autorevole punto di riferimento per tutti coloro che, a vario titolo, vorranno essere protagonisti della nuova società dell'informazione". (dalla prefazione del Prof. Giovanni Pitruzzella, Presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).
L'opera, giunta alla XIX edizione, è prevalentemente destinata agli studenti universitari di diritto della previdenza o della sicurezza sociale, diritto del lavoro, legislazione sociale o del lavoro. Fornisce i concetti e le nozioni della previdenza sociale con frequenti rinvii alla legislazione.
Il Manuale di Istituzioni di Diritto Privato si presenta come editio minor del Trattato di diritto civile del medesimo autore, che racchiude in una veste sintetica i contenuti, i principi e il metodo propri del Trattato. In questo senso il Manuale e il Trattato possono essere concepiti come due opere che rappresentano due tappe del medesimo percorso formativo: lo studio del Manuale è volto a dare una visione completa e aggiornata degli istituti del diritto privato, il cui approfondimento è riservato allo studio del Trattato. Questo collegamento è confermato dal rinvio interno al Trattato che si trova all'inizio di ogni capitolo del Manuale, rinvio che attesta la linea di continuità tra le due opere. Caratteristica principale del Manuale è quella di fornire una visione a tutto tondo degli istituti del diritto privato con un'attenzione particolare alla dottrina e alla giurisprudenza. Della dottrina si dà conto nella summa alla fine di ogni capitolo. Alla giurisprudenza è dedicata particolare attenzione, attraverso la citazione in nota delle massime più significative delle recenti sentenze degli organi giudicanti italiani e comunitari. Altro segno peculiare dell'opera è la presenza costante di esempi che accompagnano il lettore e chiariscono gli argomenti trattati nel testo. Per le sue caratteristiche, il Manuale è rivolto sia agli studenti che devono sostenere l'esame di Istituzioni di Diritto Privato sia a coloro che, già laureati, si preparano per i concorsi di giudice, notaio e avvocato.