
Perché devo diventare grande, ricevere un’educazione, obbedire alle regole che la società mi impone? Sono domande che ci facciamo tutti, da bambini o da adolescenti, e che poi tendiamo a dimenticare, come se la crescita fosse un dato di fatto e non un delicatissimo processo che coinvolge ogni aspetto della vita, materiale o psicologico che sia, nel lungo cammino verso l’ambita e al contempo temuta “maturità”.
Chiamando a raccolta le opere e le esperienze di pensatori antichi e moderni, da Platone a Hannah Arendt, da William Shakespeare a Jean-Jacques Rousseau, la filosofa e scrittrice Susan Neiman ribalta l’idea diffusissima per cui crescere sarebbe soltanto un percorso di inevitabile declino. Le esperienze fondamentali della crescita, come l’ingresso nel mondo del lavoro, i viaggi e l’incontro con culture diverse, sono invece una grande conquista personale, ancora più importante e dirompente perché ci permette di affermare noi stessi e liberarci da una condizione di minorità. «Noi eravamo fatti per essere uomini; le leggi e la società ci hanno rituffati nell’infanzia.» Così scriveva Jean-Jacques Rousseau duecentocinquanta anni fa, ma il suo insegnamento è più che mai attuale, in un’epoca come la nostra che mitizza l’infanzia.
Ma allora, perché diventare grandi? Perché è nell’età adulta che impariamo a scegliere cosa fare delle nostre vite, a rendere reali le nostre aspirazioni, a partecipare alla società in modo più profondo e responsabile di quanto non vorrebbero, spesso, coloro che esercitano il potere. Chi sceglie di non crescere, di non pensare con la propria testa, non è un cittadino ma un suddito. Un consumatore famelico di gadget tecnologici confezionati come giocattoli. Un Peter Pan che preferisce delegare ad altri le proprie decisioni pur di non aprire gli occhi sulla realtà.
Tra il 1993 e il 2005 si è compiuta in Italia un'imponente riforma delle amministrazioni pubbliche statali. Nel tracciarne un bilancio questo volume adotta un approccio innovativo: non sono considerate solo le strategie di cambiamento enunciate negli atti normativi, ma sopratutto la misura in cui esse hanno trovato concreta realizzazione. L'indagine si concentra sul modo con cui le riforme sono state attuate, evidenzia la rilevanza di questo elemento sugli esiti del processo ed esamina le trasformazioni subite dalle riforme stesse nel periodo considerato (ripensamento degli obiettivi, cambiamento delle modalità d'azione). Questo tipo di analisi consente da un lato di valutare una fase già chiusa, dall'altro di riflettere sui fattori decisivi che, in prospettiva, possono rendere efficaci le riforme approvate sulla carta. Un libro destinato tanto agli osservatori quanto ai protagonisti del cambiamento all'interno della pubblica amministrazione.
Il digitale uccide il cinema? Il cinema muore oppure si rigenera nello sfavillante mondo virtuale contemporaneo? Non potremmo addirittura dire che l'evoluzione della settima arte si completa soltanto adesso? Digitalizzazione dell'intero processo produttivo, computer grafica, internet, satellite, sala digitale, home theater, visione tridimensionale, ologrammi: le nuove frontiere del cinema sono entusiasmanti, ma al prezzo di quali perdite definitive? Attraverso una narrazione accessibile e coinvolgente, Nardin risponde a queste domande, mettendo a confronto le più recenti trasformazioni tecnologiche con l'impostazione tradizionale del fare e del leggere il cinema, giungendo a un'inedita proposta interpretativa.
Il volume offre una trattazione unitaria e ragionata dell'analisi economica del diritto pubblico. Il calcolo delle scelte razionali e la teoria dei giochi possono utilmente spiegare non soltanto i comportamenti tipicamente di mercato, da tempo oggetto dell'analisi economica del diritto privato, ma anche le condotte strategiche dei cittadini e degli attori politico-istituzionali nella sfera pubblica. Grazie anche a molteplici applicazioni ed esemplificazioni di diritto positivo, gli autori espongono con chiarezza i fondamenti di tale approccio e ne illustrano il contributo che può fornire all'approfondimento di alcune fra le principali questioni del costituzionalismo moderno e del funzionamento degli apparati pubblici. Il lettore potrà così comprendere perché, dal punto di vista economico, esiste lo Stato e quali sono i suoi compiti; quali sono le logiche delle scelte collettive a livello costituzionale e nel processo politico; che cos'è il mercato delle leggi e quando le norme possono considerarsi efficienti; quali sono gli strumenti più efficaci per controllare la pubblica amministrazione; se il federalismo stimoli una benefica concorrenza tra poteri pubblici o rappresenti una minaccia per gli interessi collettivi.
Manuale e allo stesso tempo riflessione critica sulla materia, il volume mostra che il diritto amministrativo e i suoi mutamenti sono regolati non da un ordine giuridico ipostatico, ma dalla logica dell'azione collettiva. In questa prospettiva, il diritto amministrativo, da un lato, mira ad affrontare i problemi strutturali e funzionali dell'organizzazione e dell'azione pubblica; dall'altro, è l'esito, mutevole e instabile, di interazioni ripetute tra politici, burocrati, giudici e privati. Nel testo l'analisi giuridica è integrata con quella economica e politologica: sia per evidenziare le valutazioni e i comportamenti strategici dei diversi soggetti operanti nella sfera pubblica, sia per stimare gli effetti delle regole del diritto amministrativo sul benessere collettivo.
Queste pagine raccolgono il paziente lavoro di diversi anni di docenza degli insegnamenti di Economia aziendale e di Ragioneria generale ed applicata nell'Università degli Studi del Sannio. Viene presentata una breve sintesi dei principali contenuti teorici e tecnici che costituisce necessario presupposto per lo sviluppo degli strumenti che favoriscono l'apprendimento: esercizi svolti e commentati di tecnica amministrativa e ragioneria, verifiche strutturate e questionari. Seguono esercitazioni di riepilogo e una ricca e utile classificazione dei principali conti.
La nuova partecipazione femminile al mercato del lavoro, l'aumento della disoccupazione e dell'instabilità lavorativa, l'invecchiamento della popolazione e i nuovi modi di "fare" famiglia hanno modificato l'insieme dei bisogni e messo in crisi gli attuali assetti di welfare state. Di fronte a questi cambiamenti quali sono state le risposte di policy? Quali sistemi di cura per l'infanzia e per gli anziani fragili o non-autosufficienti sono stati attivati? Partendo dal confronto delle politiche sociali di sei paesi rappresentativi dei diversi regimi di welfare, il volume risponde a questi interrogativi centrando la sua analisi sui più recenti cambiamenti di policy e sulle diverse soluzioni proposte.
Include: libro; piattaforma connect.