
Questo studio, per la prima volta tradotto in italiano, intende ricostruire il contributo di Baden Powell (1796-1860) ai dibattiti sulla metodologia della scienza, sulla teologia naturale e sulla questione della specie, nel contesto della cultura anglicana - e non solo - dei primi decenni dell'Ottocento. Un pensatore dimenticato dalla storiografia sull'Inghilterra vittoriana, la cui carriera rispecchia le trasformazioni culturali delle élite inglesi dell'epoca: dalla prima giovinezza trascorsa negli ambienti ultra-conservatori della High Church, agli studi all'Oriel College di Oxford, fino alla frequentazione dell'intellighenzia londinese degli anni Quaranta. Nei diversi ambienti culturali e politici, Powell si pone alla costante ricerca di una conciliazione tra la fede anglicana e la modernità teologica, scientifica e filosofica, nella convinzione che solo tale coraggioso compromesso avrebbe consentito di reggere la pressione politica e culturale della nuova classe urbana mercantile, industriale e professionale. In questo sforzo rientra la sua battaglia per una teologia naturale in grado di spiegare la successione delle forme di vita nel corso delle ere geologiche, condotta ben prima della pubblica-zione dell'Origine delle specie (1859). Se gran parte della storiografia darwiniana ha cercato di ricostruire il tempo di Darwin attraverso le sue opere, studiare Powell significa prendere in esame un testimone del suo tempo, mettendo in luce il clima culturale...
Una ricostruzione del discorso filosofico dell'epoca contemporanea che ha l'intento di offrire al lettore un quadro interpretativo unitario dello sviluppo della filosofia dalla crisi del sistema hegeliano a Habermas. Delineando un itinerario attraverso una serie di scuole, autori e testi, Lucio Cortella rende evidente il passaggio dal paradigma del soggetto, dominante nella modernità, al paradigma centrato sul linguaggio, che ha caratterizzato la riflessione contemporanea.
Fino a circa trent'anni fa il mondo filosofico americano guardava a Hegel con sospetto. Esoterico, faticoso da comprendere e irrimediabilmente metafisico, Hegel - come ha scritto Terry Pinkard - era agli occhi di quel mondo l'emblema di "come molte cose potessero andare storte in un sistema di pensiero". In tempi più recenti si è potuto tuttavia assistere a una decisa inversione di rotta: pensatori di grande calibro hanno riportato il filosofo tedesco alla ribalta infondendo nuova linfa alle sue idee e coniando strumenti concettuali volti a rileggerne i testi in chiave contemporanea. Questo libro introduce al lettore cinque dei più importanti filosofi "hegeliani" d'oltreoceano (Wilfrid Sellars, John McDowell, Robert Brandom, Robert Pippin e Terry Pinkard), fornendo una prospettiva d'insieme tanto sul loro pensiero, quanto sulle rispettive interpretazioni hegeliane. Affrontando temi come la filosofia della percezione, l'epistemologia e la filosofia dell'azione, il volume traccia un percorso storico-teoretico attraverso un ambito fondamentale della filosofia americana contemporanea e mostra in che modo Hegel sia tornato ad essere una figura cardine del panorama filosofico odierno.
Gli autori di questo volume affrontano la domanda "Che cos'è una comunità di ricerca filosofica?''. Senza cadere nelle gabbie delle classificazioni semplificanti, nella consapevolezza di avere di fronte un oggetto estremamente complesso e stratificato, sviluppano una ricerca che, per certi versi, procede sul terreno delle "somiglianze di famiglia" e, per altri, si configura come scavo genealogico. Il risultato è un'esplorazione comparativa di costrutti che appartengono alla letteratura sociologica come a quella antropologica e filosofica, ma soprattutto è un'analisi critica e una proposta che si situa nell'orizzonte pedagogico e delle pratiche di formazione come riflessione su come ricostruire/trasformare le pratiche educative e su come ripensare l'educazione quale volano di emancipazione umana e di perfezionamento della democrazia come forma di vita basata sulla partecipazione
Il volume tratteggia un disegno filosofico-educativo coagulato intorno ad alcune tematiche di ampio spessore pedagogico, quali il dialogo, la poetica, la morale dell’essere, la crescita dell’animus e la partecipazione. Coerenti con la riflessione di Edda Ducci, queste tematiche sono tenute insieme dal filo del filosofare, inteso come mezzo, o meglio, come cuore che pulsa e sempre rinnova l’oggetto della filosofia dell’educazione.
Presentazione del volume
I cinque saggi riportati in questo libro punteggiano un disegno filosofico-educativo coagulato intorno ad alcune tematiche di ampio spessore pedagogico, quali il dialogo, la poetica, la morale dell'essere, la crescita dell'animus e la partecipazione. Capaci di non cedere al fascino dell'immediatezza in cui il sapere pedagogico spesse volte trova il suo approdo, questi temi, intesi nella loro profonda umanità, potrebbero aiutare a comprendere quelle direzioni tese a un'azione educativa portatrice di fondanti valori etici. I pensatori a cui gli autori dei saggi si appoggiano per analizzare le singole tematiche hanno vissuto ed esperito l'uomo nella sua totalità: Platone, maestro insuperabile del dialogo, analizzato attraverso il suo Protagora, per scrutare la comprensione di un agire comunicativo fatto di indagine e di premesse, categorie essenziali per un dialogo educativo vero e autentico; Tommaso d'Aquino, interpretato attraverso il suo De Magistro, per cogliere gli strumenti del conoscere e insieme tentare di comprendere nell'educativo la necessità di una profonda riflessione tra poesia e pratica filosofica; Dhuoda, madre di un figlio lontano, letta attraverso il suo Liber Manualis, per indirizzare alla formazione di una coscienza personale portatrice di momenti paidetici essenziali quali l'umiltà, la volontà e la relazione; Seneca, autore senza età, per stimolare una desiderosa conoscenza di sé, per risvegliare un autentico interesse per l'educativo, per motivare a una professione responsabile e delicata quale quella dell'insegnante; Ebner, dialogista tra i più importanti del nostro tempo, per far comprendere, attraverso un'azione educativa partecipata, il confine tra natura e storia dell'uomo in cui lo spirito, tramite una comunicazione fatta non di suoni ma di parola, esprime pienamente ciò che rende umano l'uomo. Coerenti con la riflessione della filosofa dell'educazione Edda Ducci (1929-2007), queste direzioni sono tenute insieme dal filo del filosofare, inteso come mezzo, o meglio, come cuore che pulsa e sempre rinnova l'oggetto della filosofia dell'educazione.
Scritti di: Fiamma Albanesi, Stefano Bacchetta, Cosimo Costa, Barbara Minelli, Valeria Muti.
Cosimo Costa è ricercatore di Pedagogia generale e Filosofia dell'educazione presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) di Roma. Per l'editore Anicia ha curato Per una filosofia dell'educazione. La riflessione di Edda Ducci attraverso i suoi scritti (2015); Sulla natura dell'essere. Le origini di una filosofia dell'educazione (2016).
Indice
Carmela Di Agresti, Presentazione
Fiamma Albanesi, Il dialogo nell'agire educativo. Annotazioni su un dialogo platonico
(Dia-logos ed esistere; Dialogo o chiacchiera?; Il dialogo: cuore pulsante della realtà-uomo; Le categorie dell'incontro; Il percorso dialettico; Bibliografia)
Stefano Bacchetta, Filosofare con i bambini. Dal De magistro di Tommaso d'Aquino indicazioni per un'educazione poetica
(Introduzione; Chi può insegnare? Una risposta dal De magistro; Gli strumenti e i signa; Filosofia e poesia. Quando insegni al bambino il nome dell'uccello, il bambino non vede più l'uccello; Poesia come signum e strumento; La Poesia nella dinamica tra inventio e disciplina; Riflessioni; Quale filosofia con i bambini? Quale poesia?; Conclusioni; Bibliografia)
Cosimo Costa, Sulla formazione morale dell'essere. Spunti di riflessione dal Liber Manualis di Dhuoda
(Circa l'educazione morale; Dhuoda: anima "turbata dai molti affanni; La condizione dell'umiltà; Il motivo della volontà; L'etica della relazione; Conclusioni; Bibliografia)
Barbara Minellim Attendere all'umano (Attendas ad totum hominem)
(Filosofare sull'educativo; Inquietare; La proposta di Seneca; Seneca e lo Stoicismo; L'educazione dell'animo; Bibliografia)
Valeria Muti, La parola tra l'Io e il Tu in Ferdinand Ebner. Prossimità o partecipazione?
(La muraglia cinese; L'Io e il Tu; Dalla prossimità alla partecipazione; Bibliografia).
Tolleranza e riconoscimento sono due concetti allo stesso tempo familiari e opachi. Ciascuno di noi ne ha una comprensione intuitiva, ma più che idee chiare e distinte, sembrano le sedi naturali di un infinito conflitto di interpretazioni. Eppure, alle due categorie è affidato un ruolo politico strategico allorché si discute nelle nostre società circa i modi in cui andrebbe affrontata la questione della pluralità culturale e religiosa. È sufficiente tollerare ed essere tollerati? Oppure quello che pretendiamo è di essere visti, riconosciuti, stimati, apprezzati per ciò che possiamo offrire alla comunità di cui facciamo parte, non a dispetto, ma grazie alle nostre identità diverse e irriducibili? Il problema è allo stesso tempo storico, concettuale e pratico e in questi termini viene affrontato dagli autori di un volume che ha l'ambizione di accompagnare il lettore proprio nel centro di una contesa decisiva del nostro tempo. Il libro raccoglie quasi tutte le relazioni tenute all'interno del ciclo di conferenze sul tema della tolleranza e del riconoscimento organizzato dal Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler (FBK) tra ottobre 2012 e febbraio 2013 In appendice al libro viene pubblicata (con l'assistenza scientifica di F. Forte) una Tavola rotonda sull'Islam e il pluralismo religioso, tenutasi sempre nei locali della Fondazione Bruno Kessler, il 18 aprile 2013.
Che utilità ha oggi la filosofia e qual è la "specialità" del filosofo nell'epoca della settorializzazione dei saperi? Consapevoli dell'impossibilità di preservare la supremazia della "philosophia prima" in quanto conoscenza del Tutto, negli ultimi due secoli i filosofi occidentali si sono trovati spesso nella condizione di dover giustificare la propria funzione, alleandosi ora con la politica, ora con la storia, ora con la scienza. Tutti questi tentativi sono naufragati di fronte all'incapacità di disciplinare gli eccessi della ragione. Congedate le tentazioni autarchiche, a volte persino imperialiste, e i vari sforzi di mettervi freno, è venuto il momento di riconoscere che l'utilità del pensiero filosofico sta forse proprio nella sua natura eccedente, nel connubio tra l'aspirazione metafisica alla totalità e l'apertura scettica alla complessità dell'esperienza, nel desiderio sconfinato di espansione e inclusione, nell'esigenza di conciliare sintesi e apertura alla varietà dell'esistente. Più che di utilità sarebbe allora opportuno parlare di urgenza della filosofia, in quanto forma di curiosità onnivora, desiderio di sentirsi a casa ovunque, caotica creatività intellettuale. Per saggiare la desiderabilità degli eccessi della ragione si riflette in altrettanti capitoli del libro su dieci questioni centrali non solo della filosofia, ma dell'esistenza.
«L'uomo, nella sua essenza secondo la storia dell'essere, è quell'ente il cui essere, in quanto e-sistenza, consiste nell'abitare nella vicinanza dell'essere. L'uomo è il vicino dell'essere.»