
In questo saggio breve Caffo prende spunto dal celebre "aforisma 115" che Nietzsche scrisse ne La gaia scienza, l'aforisma chiamato "i quattro errori": 1) che l'uomo si vede sempre e solo incompiutamente; 2) che l'uomo si attribuisce qualità immaginarie; 3) che l'uomo si sente in una falsa condizione gerarchica rispetto alla natura e agli animali; 4) che l'uomo inventa sempre nuove tavole di valori considerandole per qualche tempo eterne e incondizionate. Attraverso la rilettura di questi quattro errori fondamentali, a cui viene dedicato un capitolo ciascuno, Leonardo Caffo vuole spingersi oltre l'antropocentrismo e il superomismo verso una nuova e imponente immagine dell'umanità del futuro. Del destino umano è una brillante rilettura della filosofia nietzschiana che sorprende per la capacità di interpretare in modo lucido ed efficace le esigenze e i problemi della nostra contemporaneità e per immaginare un'umanità futura possibile e diversa da quella attuale. L'"impresa" filosofica di Caffo è allora quella di ridisegnare, a partire da Nietzsche ma in un certo modo superandolo, una figura umana "uguale e contraria" a quella del superuomo: il tentativo di costruire una "condizione postumana" capace di andare oltre il nichilismo e l'individualismo.
Nel 1963 Edmund Gettier, un giovane filosofo pressoché sconosciuto, pubblicò su Analysis un breve saggio intitolato "Is justified true belief knowledge?". Grazie alle sollecitazioni e alle sfide lì contenute, la discussione sulla nozione di conoscenza e sulle nozioni correlate - credenza, giustificazione e verità - ha visto negli ultimi cinque decenni il fiorire di una grande varietà di analisi e posizioni filosofiche. L'epistemologia, nel senso di teoria della conoscenza prima ancora che in quello di filosofia della scienza, è oggi, specialmente nella tradizione analitica, uno degli ambiti più vivaci nel dibattito filosofico. Il lettore troverà in questo volume, oltre al saggio di Gettier, i testi epistemologici che sono alla base della ricerca attuale sull'analisi della conoscenza, la natura della giustificazione e il problema dello scetticismo.
Vengono qui riproposti gli scritti metodologici di Mario Calderoni, che figurano nell'edizione completa delle sue opere del 1924 o in altre rare edizioni ormai lontane negli anni e sono, proprio per questo, di difficile reperibilità, nella certezza che chiunque si accingerà a leggerli avrà largamente agevolata la sua fatica dalla limpidezza dello stile e sarà sicuramente coinvolto in una sorta di complicità con l'autore per il fascino delle questioni accostate e discusse.
Dalla teoria "rada" degli universali alla spiegazione attualista della modalità, dalla concezione anti-regolarista della causalità al problema del fondamento ontologico delle leggi di natura, passando per i temi della mente, della percezione, della costituzione dei fatti, dei rapporti tra essere e verità, l'agenda filosofica di David Malet Armstrong è un punto di confronto imprescindibile per la ricerca filosofica contemporanea... Questo saggio ne ripercorre i principali nuclei tematici prestando attenzione alle assunzioni metaontologiche che ne articolano la struttura.
Siamo davvero liberi? La domanda attraversa la storia del pensiero e, lungi dall'essere esaurita, continua ancora oggi a inquietare filosofi, scienziati e pensatori contemporanei. Il presente volume raccoglie dodici contributi nati all'interno delle attività promosse dalla SISRI, con l'intento di esplorare il tema della libertà in una prospettiva autenticamente interdisciplinare, affrontando il problema nei suoi snodi teorici e nelle sue implicazioni applicative. Muovendosi tra filosofia, neuroscienze, psicologia e antropologia, il volume restituisce la complessità di una nozione che, pur essendo familiare, si rivela sfuggente e polisemica. Ogni contributo esplora un volto diverso della libertà, intesa non come mera astrazione ma come esperienza concreta e vitale, e sprona il lettore a interrogarsi senza pregiudizi, alla ricerca di un senso condiviso e incarnato della libertà, tra fini dati e fini scelti, tra necessità e possibilità.
Ricostruisce la storia della civiltà a partire dall'homo sapiens, passando attraverso le grandi religioni dell'antichità per poi analizzare lo sviluppo della costellazione moderna. In questo percorso la sua chiave di lettura privilegia il rapporto tra fede e sapere, ponendo al centro il ruolo della religione e della razionalità filosofica nella genesi del moderno e del pensiero post-metafisico. I saggi riprendono un seminario organizzato a Cortona nell'ottobre 2019 dalla Società italiana di teoria critica alla presenza dello stesso Habermas. Ai sei contributi segue la risposta di Habermas sotto forma di postfazione. La seconda parte del volume è dedicata alla storia della ricezione del pensiero habermasiano a livello nazionale e mondiale.
Di fronte alle molteplici religioni e filosofie del mondo contemporaneo, nessuno sfugge alla domanda: a che cosa è dato credere, per avere una regola stabile di condotta, e nello slesso tempo per poter convivere con chi creda diversamente? E se si diventa tolleranti di fronte alle altre ideologie e religioni, questa tolleranza non è tanto maggiore quanto più fiacca è la lede quanto più il liberalismo decade in agnosticismo, il dubbio in indifferenza, lo spirito critico in spinto scettico? Un dilemma che mette in scacco le certezze religiose e filosofiche, che precipitano in dogmatismi e autoritarismi, ma anche la scienza, chiamata a dire come ultimamente stanno le cose. Di qui l'elaborazione, compiuta da Calogero, di un "principio del dialogo", un perenne principio laico di discussione cooperante, su cui si fonda ogni coesistenza, ogni giustizia e ogni diritto. Il testo che, a partire dal noto saggio "Logo e dialogo", sullo spinto critico e sulla libertà di coscienza, è un classico della filosofia italiana del Novecento, nella misura in cui tocca alcuni dei più dibattuti problemi della cultura e della civiltà di allora e di oggi: impegno religioso e libertà del dubbio, laicismo e certezza, educazione liberale e formazione di una fede civica, libertà dello stato e libertà della chiesa, novità della storia e stabilità dei diritti, coesistenza e competizione...
Ormai è convinzione diffusamente condivisa che Giuseppe Capograssi sia stato uno dei più gradi filosofi italiani del Novecento. La sua filosofia cerca di cogliere la profonda connessione tra pensiero e prassi, con lo scopo di indagare la concretezza dell'esistenza umana. Dare voce alla vita, alle opere e al pensiero di Giuseppe Capograssi, in questo particolare frangente storico, sociale, culturale e politico, significa prendere coscienza del pensare di un autore che, pur non sostando nelle piazze e sulle barricate, anzi dimorando molto spesso nella solitudine esistenziale e accademica, può diventare chiave indispensabile per comprendere il significato del filosofare nel tempo presente e per il futuro dell'umanità.
La necessità di tornare a formulare le esigenze etiche anche nel campo economico ha richiesto la rimessa in discussione della relazione tra etica ed economia. Un contributo significativo teso a conferire alla visione della «ricchezza» e dello «sviluppo» una declinazione antropologica ed etica è certamente quello di Amartya K. Sen, economista indiano, premio Nobel per l'economia nel 1998. Il confronto con la visione di Amartya K. Sen intende contribuire alla elaborazione di una proposta teorica in grado di rendere conto della prospettiva dello sviluppo umano sulla base di principi non esclusivamente economici.

