
Il libro intende guidare il lettore alla riflessione sulla persona umana, ma senza la pretesa di essere un trattato di atropologia filosofica bensì una introduzione allo studio di tale materia. Sono diventato un enigma per me stesso" dice Sant'Agostino e se c'è un argomento che dovremmo conoscere bene è proprio la persona umana, giacchè si tratta di quel che siamo. Addenarsi in questo campo non è facile, anche se mai come oggi le conoscenze sull'uomo sono state presentate in modo così insstente e affascinante. Il presente volume vuole essere un viggio intorno all'uomo e alle sue problematiche. "
L'estetica teologica di Hans Urs von Balthasar giunge a compimento solo nella fase matura del teologo svizzero, attraverso un confronto serrato con il pensiero e la letteratura degli ultimi secoli. Lungo questo cammino si possono definire diversi percorsi genealogici, ognuno legato a particolari figure di riferimento (da Guardini a de Lubac, da Ignazio di Loyola ad Adrienne von Speyr, da Tommaso d'Aquino a Karl Barth), ognuno utile a guadagnare una comprensione in toto, sed non totaliter. La via genealogica che sceglie di percorrere questo saggio è quella del pensiero metafisico di Balthasar, sostenendo che l'estetica teologica si sviluppa nel tentativo di una fondazione metafisica cristiana, quindi di una filosofia dell'essere che cerca, da un lato, di far tesoro delle filosofie del finito (vitalismo, esistenzialismo, fenomenologia), dall'altro, di rivitalizzare l'ontologia scolastica nell'incontro-scontro con l'idealismo hegeliano, convitato di pietra di tutta l'opera balthasariana. Lungo questa via si possono individuare due diverse fondazioni metafisiche, che confermerebbero la possibilità di distinguere un "primo" e un "secondo Balthasar". Proprio da un'eventuale insoddisfazione rispetto alla prima fondazione, si può comprendere meglio il percorso che conduce a Gloria, attraverso una risemantizzazione della metafisica come domanda a un tempo estetica, teologica e filosofica sul "mistero della differenza immanente all'essere".
I greci hanno contribuito in modo sostanziale a formulare un linguaggio della mente e a svilupparne i concetti. Le nozioni greche di mente e identità umana - che da Omero e Platone giungono fino a Epitteto e Plotino - toccano questioni di interesse ricorrente e universale, riguardano il modo in cui descriviamo le nostre esperienze, reali o potenziali, e il modo in cui ci confrontiamo, o dovremmo confrontarci, con il mondo e con noi stessi. Cosa ci accade quando moriamo? Gli esseri umani sono mortali o hanno la possibilità di conseguire l'immortalità? Come sono legate la mente, l'anima e il corpo? Siamo responsabili per la nostra felicità? Perché si è giunti a pensare che la vita migliore è una vita governata dalla ragione, con i desideri e le emozioni subordinate al suo comando? Che cosa ha significato pensare all'intelletto umano nei termini di una facoltà divina? Anthony Long si chiede quando e come queste questioni siano emerse nella Grecia antica, e dimostra quanto i modelli di mente ereditati dai pensatori greci siano ancora efficaci nel cogliere e illuminare la nostra comprensione di noi stessi e delle nostre aspirazioni.
Il complicato rapporto tra discreto e continuo, tra software e hardware, tra materia e informazione viene scandagliato fino a prospettare la vertiginosa possibilità che l'Universo sia un computer che calcola agevolmente il proprio stato come un immenso automa cellulare: e di questo computer cosmico fanno parte, come sottosistemi calcolanti piccoli e grandi, tutte le cose, dalle rocce alle persone, alle società, agli stessi calcolatori elettronici. Da questo quadro nasce anche una nuova visione di Dio: il Grande Orologiaio è diventato il Grande Programmatore. Dall'incontro di un teorico dell'informazione con un filosofo è nata un'opera capace di raccogliere le intuizioni scaturite dalle menti più creative della scienza del computer, renderle accessibili, svelarne il senso profondo, connetterle in una trama esplicativa fino a tratteggiare la nascente sintesi che porta il nome di "filosofia digitale".
Una introduzione allo studio del Trattato De ente et essentia" di S. Tommaso. "
Che cosa si intende con il termine ‘postverità’? C’è chi lo utilizza per indicare una modalità di comunicare in cui i fatti oggettivi sono meno rilevanti rispetto alle emozioni e alle convinzioni. Altri lo usano per indicare informazioni volutamente e coscientemente false. Quel che è certo è che parlare di postverità coglie un cambiamento importante propiziato dai media almeno dagli anni ’90. Ormai da molto tempo, infatti, i reality show, i talent, la real tv hanno reso più debole l’idea di realtà e, conseguentemente, di verità. Realtà e finzione si sono intrecciate e spesso confuse, in una logica culturale che premia le emozioni e le identificazioni, non la messa alla prova e le competenze.
Nel 1989, la realizzazione di un mondo senza guerre sembrava a portata di mano; oggi, oltre al terrorismo e ai conflitti locali, torna a incombere il pericolo di una terza guerra mondiale. Come spiegare tale parabola? Losurdo traccia una storia inedita e coinvolgente dell'idea di pace dalla rivoluzione francese ai giorni nostri. Da questo racconto, di cui sono protagonisti i grandi intellettuali (Kant, Fichte, Hegel, Constant, Comte, Spencer, Marx, Popper ecc.) e importanti uomini di Stato (Washington, Robespierre, Napoleone, Wilson, Lenin, Bush Sr. ecc.), emergono i problemi drammatici del nostro tempo: è possibile edificare un mondo senza guerre? Occorre affidarsi alla non violenza? Qual è il ruolo delle donne? La democrazia è una reale garanzia di pace o può essa stessa trasformarsi in ideologia della guerra? Riflettere sulle promesse, le delusioni, i colpi di scena della storia dell'idea di pace perpetua è essenziale non solo per comprendere il passato ma anche per ridare slancio alla lotta contro i crescenti pericoli di guerra.