
L’evoluzione dell’ordinamento giuridico italiano rende necessario un continuo aggiornamento alle norme nazionali, europee e internazionali.
Si palesa indispensabile, pertanto, la consultazione di un valido, completo ed aggiornato strumento di supporto, come il Nuovo Dizionario Giuridico Simone, che riporta, oltre alle tradizionali voci del lessico giuridico italiano, anche alcune tra le principali voci mutuate dal linguaggio giuridico-politico ed economico sovranazionale ed internazionale.
Il Nuovo Dizionario Giuridico chiarisce, in modo rapido ed efficace, dubbi terminologici e contenutistici sia agli studenti universitari e post-universitari, che agli operatori del diritto e, in genere, a tutti coloro che, attraverso le fonti di informazione, si confrontano quotidianamente con l’ampia e complessa terminologia giuridica.
Le quasi 4000 voci di diritto civile, commerciale, penale, amministrativo, costituzionale, internazionale e dell’Unione europea, del lavoro, tributario e finanziario, procedura civile e penale, teoria generale del diritto etc. sono aggiornate ai più recenti interventi legislativi e corredate da opportuni supporti grafici e visivi che permettono un più agevole approccio al volume e ne rendono più stimolante la consultazione.
Il puntuale corredo di rinvii, inoltre, permette di ricostruire percorsi di lettura che consentono di «navigare» con facilità tra i diversi istituti e i singoli rami del diritto.
La VII edizione del "Nuovo manuale" di Istituzioni di Diritto Romano presenta una panoramica completa della materia e riserva particolare attenzione ai più recenti sviluppi della dottrina giusromanistica. Il volume, per venire incontro alle numerose difficoltà degli studenti universitari presenta, in appendice, un glossario che raccoglie, in ordine alfabetico, le singole Leges romane e ne esplica il contenuto, nonché un questionario che raccoglie e commenta le principali domande d'esame. Per favorire l'approccio con la lingua latina, nel corso della trattazione sono stati tradotti i lemmi e le espressioni più complesse, nonché si è curata l'apposizione degli accenti per una corretta pronuncia. Il testo si dimostra di particolare utilità anche per gli aspiranti magistrati che sono tenuti, per la preparazione alla prova orale, alla conoscenza del diritto romano. Il "Nuovo manuale" di Istituzioni di Diritto Romano si caratterizza anche per il raffronto con gli istituti del diritto vigente, al fine di evidenziare la continuità ideale tra il diritto romano e quello attuale.
Con la fine del servizio militare obbligatorio il tema dell'obiezione di coscienza sembrava destinato a scomparire dal dibattito politico e culturale. Si è invece riacceso ed esteso, negli ultimi anni, su un terreno del tutto diverso, quello delle cosiddette materie eticamente sensibili. Dall'interruzione volontaria di gravidanza alla procreazione medicalmente assistita, dalle scelte relative al fine vita al riconoscimento giuridico delle unioni fra persone dello stesso sesso, le richieste di essere esentati dal compimento di atti che toccano profondamente la coscienza personale emergono dovunque si confrontano visioni fortemente contrapposte della persona umana e della sua dignità. La pretesa di non essere costretti ad agire contro la propria coscienza si scontra inevitabilmente con la necessità che le leggi siano effettivamente attuate, quali che siano le convinzioni personali di chi le deve applicare. È possibile trovare un punto di equilibrio fra queste due esigenze? La ricerca riprodotta in questo volume cerca di rispondere a questa domanda. Esaminando un'ampia casistica tratta dalla legislazione e dalla giurisprudenza italiana e di altri ordinamenti, l'autore propone una lettura dell'obiezione di coscienza che coniuga l'apertura al riconoscimento delle ragioni della coscienza con la fermezza nell'individuarne condizioni e limiti, al fine di evitarne un uso distorto.
Il libro sviluppa una originale riflessione sui fondamenti della riparazione di una colpa a partire dalle matrici originarie della violenza e della giustizia, misurandosi con una meditazione più profonda sul nesso "offesa/riparazione". Sono prese in considerazione, tra le altre, le linee tracciate da Walter Benjamin, René Girard, Michel Foucault, Jacques Lacan. Attraverso un'analisi della posizione dell'offeso, vengono declinati gli aspetti giuridici e psicologici dell'argomento, anche alla luce dell'esperienza formidabile della Commissione Sudafricana sulla Verità e la Riconciliazione. Nell'ultima parte del testo sono sviluppate le diverse componenti della riparazione, attraverso la teoria e la prassi del conciliare.
Costituzioni e trattati hanno agevolato la creazione di uno spazio culturale comune in cui le esigenze condivise dalle popolazioni specialmente nel settore della tutela dei diritti umani tendono ad ottenere risposte simili da parte dei legislatori e dei giudici. In particolare si è diffusa la convinzione che le corti costituzionali e quelle internazionali dialoghino fra loro al fine di sperimentare soluzioni comuni agli stessi problemi. Il libro vuole dimostrare che, mentre esiste un dialogo fra corti statali e corti di Lussemburgo, Strasburgo e la Corte interamericana dei diritti umani, altrettanto non si può dire per i rapporti fra corti statali. Non solo. Intende anche dimostrare come sia infondata la convinzione che il dialogo sia dovunque accompagnato dal ricorso alla comparazione. In realtà il cosiddetto dialogo e il ricorso al diritto comparato sono due miti, come dimostra la ricerca svolta in questo volume che evidenzia l'approssimazione e l'infondatezza di alcune fra le tesi più diffuse dalla letteratura giuridica contemporanea.
Ripensare criticamente i due pilastri fondamentali del moderno 'Stato di diritto': la separazione dei poteri e il principio di legalità. Paolo Grossi - uno dei più grandi giuristi italiani - ritiene assolutamente indispensabile una loro non marginale revisione. È necessaria una innovata visione di un ordine giuridico italiano che non si riduca e non si risolva soltanto in leggi dello Stato. Solo così si può attuare il pluralismo giuridico della nostra Costituzione: ritrovando la sua naturale complessità quale specchio fedele della realtà complessa della società.
La giustizia riparativa - che ha l'ambizione di risanare la frattura tra chi ha commesso e chi ha subìto un torto - non è l'utopia di qualche filosofo del diritto: è ormai a tutti gli effetti una legge italiana. Per questo è importante capire che cosa è e come funziona. Non si tratta di sostituire il processo penale tradizionale. È invece uno strumento parallelo e pienamente operativo che chiama in causa non solo vittima e autore del reato, ma anche il giudice, i mediatori, in qualche caso pezzi di collettività che possano essere stati coinvolti: un quartiere, un paese, un'associazione. Alla 'vendetta pubblica' della punizione tradizionale si offre un'altra strada, un percorso di pacificazione, perché la società intera possa tentare di superare le fratture che ogni atto criminoso comporta.
Fatichiamo a rendercene conto, ma quando parliamo di 'ascensore sociale' che premi i più 'capaci e meritevoli', quando evochiamo il 'paracadute sociale' per i perdenti nella 'gara' della vita, o alludiamo a scalate e arrampicatori, utilizziamo metafore spaziali le cui origini sono antichissime. Così, chi detiene il potere e sta 'sopra' viene sistematicamente definito 'superiore', mentre chi lo subisce, stando 'sotto', è 'inferiore' o 'subalterno'. In sostanza, la metafora spaziale verticale è divenuta la principale forma espressiva del principio di gerarchia che, così, sembra far parte dei processi cognitivi dell'essere umano. Tutto questo ha importanti ripercussioni sulle democrazie liberali. È proprio un processo di polarizzazione che sta mettendo in pericolo il patto sociale che ha retto gli Stati occidentali negli ultimi decenni. Il contributo riequilibratore del diritto è decisivo, in particolare quello che può dare il costituzionalismo sociale del secondo dopoguerra se spogliato di ogni patina gerarchica e valorizzato nella sua dimensione culturale. Perché, anche se a volte lo dimentichiamo, questo è il fine del diritto: contrapporsi alla forza, al privilegio, all'ingiustizia.
In questo lavoro inteso come parte speciale, che continua quanto già trattato nel volume I avente lo stesso titolo, più che la ricostruzione storica di una epoca piuttosto che del singolo accadimento, l'attenzione si concentra sulla figura di Dio considerato al vertice di un sistema immaginario piramidale, non trascurando di analizzare le concezioni, non solo filosofiche del diritto divino, del diritto naturale e del diritto sovrannaturale, nonché ciò che si è inteso ed intende ancor oggi per peccato e del fenomeno ereticale. La disamina si incentra anche sui comportamenti etici ai quali ognuno in terra dovrebbe attendere, indipendentemente da una qualche opzione fideistica. Il discorso poi si sposta sulle dispute dottrinali intorno alle tematiche della condicio servitutis, ad alcuni aspetti dell'idea di sovranità del diritto e sulla evoluzione storico-giuridica che ha caratterizzato la postestas indirecta in temporalibus.