
La celebrazione della messa può ancora parlare al cuore delle culture contemporanee o rischia di restare prigioniera di forme lontane dalla vita reale? In un mondo sempre più plurale, questa domanda è quanto mai urgente. Mondi diversi, un unico pane affronta con lucidità e profondità il tema dell'inculturazione liturgica, quel processo vitale attraverso cui la fede si radica nelle culture. La tesi è chiara: l'inculturazione non è un semplice adattamento, ma un incontro reciproco tra vangelo e cultura - pratiche, simboli, immagini, linguaggi.?i?i? esplora il legame profondo tra liturgia ed espressioni culturali. I saggio si muove con rigore tra fondamenti storici e teologici, orientamenti del magistero e casi concreti, come il recente rito amazzonico. Ne emerge una visione dinamica e creativa del celebrare, capace di parlare alle realtà più diverse. L'opera invita a riscoprire la liturgia non come un'eredità semplicemente da conservare, ma come una forma capace di rendere visibile il mistero cristiano nella carne delle culture.E, qui, ?i?i? si muove con maestria, affrontando una sfida cruciale per la chiesa di oggi, chiamata a celebrare un solo mistero in mondi sempre diversi.
Uno studio teso a rinvenire le modalità primarie della celebrazione rituale.
L’ipotesi è di considerare il rito da varie angolature come forma della preghiera dimostrandone l’intrinseca appartenenza.
DESCRIZIONE
La liturgia si manifesta principalmente come atto di preghiera, come un atto dossologico in cui il soggetto si espone coram Deo, costruito secondo una logica temporale e spaziale del ritmo rituale che salvaguardi la trascendenza del mistero di Dio. Tuttavia, coram Deo è una dichiarazione e allo stesso tempo un’invocazione per pronunciare Dio e per pronunciarsi davanti a Dio. La preghiera è intesa come un volgersi dei volti, delle mani, delle voci e delle parole a Dio presente, uno scoprirsi dinnanzi all’Assoluto in un legame di fede. Pregare è coltivare un’attitudine esistenziale a mettersi in rapporto con l’Altro e l’altrove nel ritmo tra il qui e l’oltre, tra il mondo e il cielo, tra la storia e l’eternità; è un modo rituale di essere coram Deo celebrando la presenza di Dio e di percepirsi coinvolti nella storia del dialogo salvifico. Coram Deo, tuttavia, esprime l’alterità radicale che impedisce di trasformare Dio in un idolo o di catturarlo nella proiezione dei propri desideri. Pregare è infatti sempre un atto orientato a vivere e celebrare questa alterità insopprimibile e tuttavia essere esortati ad aderire al Mistero.
AUTORI
Ivica Žižic, teologo e antropologo, si occupa della cultura e ritualità cristiana nella prospettiva antropologica, filosofica ed estetica. Professore ordinario nell’Università di Split (Croazia), svolge l’attivita di docenza e ricerca a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana e il Pontificio Ateneo di S. Anselmo.

