
La libertà in condizioni di libertà è diversa dalla libertà in condizioni di costrizione. È questo il problema che interpella oggi la "società dei liberi". È vero, ci siamo liberati. Ma nel frattempo siamo divenuti prigionieri della potenza: quella dei grandi apparati tecno-economici e quella della volontà di potenza soggettiva, in continua espansione. Tutti uguali, finalmente disinibiti, perennemente in cerca, sempre aperti a tutto. Ma trasformando, alla fine, il desiderio in godimento e facendoci schiavi della performance. Arrivando a negare la realtà, il senso, l'altro da noi, la vita. E così diventando violenti, insoddisfatti, depressi. Pieni di cose e perfettamente vuoti. E disuguali. Esiste però un'altra libertà: la "libertà generativa". Una libertà che insegue una speranza e sta in relazione con la realtà, con l'altro da sé. Un generare che è biologico e simbolico. Come movimento antropologico originario, speculare al consumo, la generatività si manifesta nell'arte, nel lavoro cooperativo, nel volontariato, in certa imprenditorialità, nell'artigianato. E si realizza in quattro tempi: desiderare, mettere al mondo, prendersi cura e, infine, lasciar andare. Movimenti che ci rigenerano come soggetti capaci e nuovi. Dunque, la generatività come nuovo immaginario della libertà che ci libera da noi stessi. È questo il modo per riformare il nostro modello di sviluppo e rinnovare la democrazia. Superando l'individualismo della società dei consumi.
Qui presentato in una nuova edizione riveduta e aggiornata, il volume offre una serie di strumenti utili per la comprensione e la gestione dei fattori che possono ostacolare o favorire il dialogo interculturale, collocandoli nella cornice della più ampia questione del rapporto tra culture nel mondo globale. L'autrice adotta un approccio interdisciplinare (tra sociologia, linguistica, antropologia, psicologia sociale, filosofia) e utilizza numerosi riferimenti non soltanto alla letteratura scientifica, ma anche ai media, alla narrativa e alla vita quotidiana.
Questo volume mira ad offrire una serie di strumenti utili per la comprensione e la gestione degli elementi comunicativi che possono ostacolare o favorire il dialogo interculturale. Più in generale, l'intento è leggere tale questione sullo sfondo delle trasformazioni sociali in atto. Facendo propri gli strumenti di una disciplina - la comunicazione interculturale - che si va ormai consolidando nel mondo occidentale, l'autrice adotta un approccio interdisciplinare (tra sociologia, linguistica, antropologia, psicologia sociale, filosofia) e utilizza numerosi riferimenti non soltanto alla letteratura scientifica, ma anche ai media, alla narrativa e alle situazioni della vita quotidiana.
La società come è stata storicamente definita non esiste più. Viviamo ormai in una condizione diversa, che ancora non sappiamo nominare e che per questo chiamiamo post-societaria. Il volume analizza alcune delle dinamiche sociali che, in questo nuovo contesto, si producono e tra queste, in particolare, le trasformazioni della soggettività e le nuove condizioni della vita sociale nel mondo globalizzato.
Il termine globalizzazione fa parte di un lessico ormai abusato, anche se a questo punto è difficile trovare espressioni meno generiche che conservino la stessa capacità di identificazione e la stessa immediatezza. Ciò non significa che il termine sia privo di una certa ambiguità, dato che assume di volta in volta, nei diversi ambiti in cui è utilizzato, significati contrastanti. In generale, comunque, si parla di globalizzazione a partire dal riconoscimento di fenomeni collocabili a livello macrosociale o macroeconomico, mentre scarsa attenzione è stata posta al punto di vista dell'esperienza individuale. Questa prospettiva consente di osservare un fenomeno molto più sfaccettato e di cominciare ad esplorare il nuovo rapporto tra individuo e contesto sociale.