
Nel febbraio del 1965 i cappellani militari in congedo della Toscana emanano un comunicato stampa accusando i giovani italiani obiettori di coscienza di essere dei vili. In loro difesa interviene don Milani con una lettera aperta agli stessi cappellani nella quale chiede rispetto per chi accetta il carcere per l'ideale della nonviolenza. Per questa sua lettera Milani viene denunciato da un gruppo di ex combattenti e messo sotto processo. Impossibilitato a parteciparvi per l'aggravamento del tumore che lo porterà, di lì a poco, alla morte, Milani scriverà una memoria difensiva sotto forma di lettera ai giudici. In essa la storia civile dell'Italia unita viene riletta senza retorica celebrativa come storia feroce di guerre, di spietato colonialismo, di sopraffazione di poveri. La lettera, vero manifesto contro l'obbedienza cieca, metterà anche sotto accusa la illusoria deresponsabilizzazione dell'esecuzione di ordini, anche omicidi, impartiti da un'autorità. Le due lettere di Milani sono accompagnate da note che ne chiariscono il senso e le relazioni con la sua opera. Nella postfazione il curatore ricostruisce lo svolgersi del processo grazie ad inedite lettere e carte processuali.
Vi voglio bene è l'espressione di don Tonino che utilizzava in più occasioni e in circostanze diverse. Essa esprime il desiderio che ha animato la sua vita e la sua azione pastorale: guardare con simpatia alle persone e agli avvenimenti della storia, per testimoniare a tutti la gioia del vangelo. L'ordinazione episcopale di don Tonino Bello è un evento che segna una certa discontinuità con il periodo precedente. In realtà, la discontinuità è solo apparente. Vi è infatti una continuità sostanziale con il tempo del ministero sacerdotale che costituisce un tassello fondamentale per comprende il flusso vitale, culturale e pastorale di don Tonino. Sembra che don Tonino abbia parlato e agito solo negli undici anni di Molfetta e sia stato muto e inerte nei quarantasette anni. L'introduzione evidenzia la linea di continuità e di sviluppo che caratterizza la vita e il ministero pastorale di don Tonino, come sacerdote a Ugento e vescovo a Molfetta.
Quasi mezzo secolo fa, nell'immediato post-Concilio, uno dei più rinomati biblisti italiani elevò un grido di allarme: la Chiesa cattolica, che predica la conversione al mondo, deve dapprima convertire se stessa. Altrimenti si condanna a un inesorabile naufragio. Dopo i decenni di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, Francesco sembra raccogliere quel grido d'allarme: ma che significherebbe, in concreto, una Chiesa "convertita" al vangelo di Gesù? Una risposta audace viene proposta in questo magistrale scritto.
Con grande coraggio e integrità intellettuale il vescovo episcopaliano J.S. Spong espone in questo libro le cause della crisi mondiale del cristianesimo, che è in primo luogo dottrinale. Opera cruciale, questa di Spong, perché in essa sono contenute e anticipate le sue "12 Tesi. Appello per una nuova riforma", che costituiscono il suo più importante contributo per un coraggioso rinnovamento della fede e della vita delle Chiese. L'Autore intende aiutare i cristiani non solo a trovarsi meno impreparati ad affrontare il cambiamento epocale in atto ma a diventarne i promotori. Solo così il cristianesimo potrà passare alle nuove generazioni.
L'appassionante profezia del frate "controcorrente" (1925-2015) che ha anticipato la Chiesa di papa Francesco: «La "rifondazione"' più che la "riforma" della chiesa sembra al momento presente oltre che un sogno, una follia, ma sarà l'avvenimento più sensazionale che la storia riserva alle generazioni future». Tra contraddizioni e incoerenze, la chiesa si rinnova. Più che pavoneggiarsi per le glorie del passato torna alle sue umili origini; riprende la strada del Vangelo, del "regno di Dio", abbandonando le logiche mondane. È la Chiesa "profetica" i cui cardini sono: il primato dell'annunzio disarmato, l'impegno nella storia, l'identificazione con la causa dei poveri, la provvisorietà delle teologie, la subordinazione dei riti e del culto alle reali operazioni di bene, la supremazia dell'uomo sulle strutture e delle coscienze sul sistema. La Chiesa "profetica" è la Chiesa non tanto maestra di verità e di dottrine, quanto attenta a segnalare agli uomini il volere di Dio: il suo disegno nei travagliati mutamenti della storia.

