Volevamo costruire qualcosa, stiamo creando qualcuno? Storia di un incontro che cambierà il mondo. Le macchine possono pensare? Questa domanda inquietante, posta da Alan Turing nel 1950, ha forse trovato una risposta: oggi si può conversare con un computer senza poterlo distinguere da un essere umano. I nuovi agenti intelligenti come ChatGPT si sono rivelati capaci di svolgere compiti che vanno molto oltre le intenzioni iniziali dei loro creatori, e ancora non sappiamo perché: se sono stati addestrati per alcune abilità, altre sono emerse spontaneamente mentre «leggevano» migliaia di libri e milioni di pagine web. È questo il segreto della conoscenza, ed è adesso nelle mani delle nostre creature? Cos'altro può emergere, mentre continuiamo su questa strada? Dopo «La Scorciatoia», Cristianini ci regala un altro libro, in cui racconta le idee alla base di questa nuova tecnologia e della nuova epoca che ci attende.
«L'uomo della comunicazione televisiva non ha retto al declino del suo medium principe. L'irruzione di internet e di chi se ne è impossessato per primo, Beppe Grillo, lo ha scalzato dalla centralità politica.» Silvio Berlusconi è stato un attore centrale della vita politica dell'Italia contemporanea. Non solo ha governato direttamente per quasi dieci anni, e partecipato per altri quattro a larghe coalizioni: ha anche influenzato, e persino modellato, il costume degli italiani, prima attraverso le sue televisioni, e poi dal palco della politica. Berlusconi ha reso egemonica una visione del mondo originale, frutto della sintesi di antiche pulsioni qualunquiste e iper-moderate con prospettive scintillanti di cambiamento e modernità. Questo lavoro individua le ragioni del successo al momento della sua «discesa in campo» e ripercorre le successive, alterne, vicende contrassegnate da trionfi, cadute e risalite. E dimostra come il suo declino sia in connessione tanto con l'irruzione del M5S, che insiste con diversa tonalità e maggiore credibilità sul medesimo spartito anti-politico e scarta la televisione a favore di internet, quanto con l'emergere di una generazione ben più giovane di politici, sia al suo fianco sia all'opposizione.
Un'ideologia imperiale durata 2000 anni, un leader autoritario, Xi Jinping, che la ripropone per spostare il baricentro della leadership mondiale da Washington a Pechino e sovvertire l'attuale ordine globale. Ma il realizzarsi di queste ambizioni richiede qualcosa che la Cina di oggi non è in grado di esprimere: quella forza di attrazione che solo una cultura fondata sulla libertà di pensiero e di espressione può avere. Cina contro Occidente, autocrazie contro democrazie? Quali sono le ragioni storiche e culturali alla base del modello di potere cinese, ritenuto da Xi Jinping superiore a quello delle democrazie liberali? Impossibile rispondere senza legare l'attualità alla storia imperiale. Il progetto di Xi è infatti quello di porre la Cina al centro, com'era nella concezione cinese prima dell'arrivo delle potenze occidentali, e di tornare a occupare la scena del mondo, da protagonista. Lo scontro non è solo economico e politico, ma anche culturale e valoriale: a essere messi in discussione sono infatti gli stessi principi liberali, fondamento delle democrazie di un Occidente oggi sempre più in preda a una forte crisi identitaria. Contrapponendo un nuovo assetto internazionale a quello creato dai vincitori della Seconda guerra mondiale, la Cina di Xi si avvicina adesso alla Russia di Putin. Ci troviamo di fronte a un nuovo tornante della storia? Riuscirà il mondo a evitare un nuovo conflitto mondiale?
Specchio della nazione, oggetti di culto civile e politico, arredo invisibile del paesaggio urbano, spine conficcate in gola alla città. I monumenti sono simboli sacri per alcuni ma vista insopportabile per altri. Le vicende delle loro origini sono dense di disaccordi, e spesso rivelano ciò che si agita nel ventre della storia più di quanto facciano gli atti di iconoclastia. C'è accanimento ideologico nel modo in cui certi monumenti americani sono discussi, criticati, talvolta vandalizzati, spesso rimossi dalle stesse autorità pubbliche? Oppure sono proprio quei monumenti un tentativo di cancellare la storia, di celebrarne certi aspetti celandone altri? Raccontando la vicenda di alcuni monumenti in una società conflittuale quale è quella degli Stati Uniti, Arnaldo Testi affonda lo sguardo nel cuore magmatico del paese e della sua storia. A emergere è il ritratto di un'America immaginata e imperfetta e delle sue autorappresentazioni, delle polarizzazioni e dei compromessi che l'hanno percorsa, e delle tensioni che oggi l'attraversano. La storia è sempre fastidiosa, continua a tormentarci, a renderci felicemente difficile la vita anche quando viene scritta nella pietra e nel bronzo, e diventa memoria.
Ciò che si produce, si risparmia, si investe, si scambia con il resto del mondo può raccontare l'identità di un paese Che posto occupa l'Italia nel mondo d'oggi? Per ricercare una risposta si può guardare alle condizioni dell'economia, che assorbono molta parte delle energie dei popoli, e dalle quali si può anche ricostruire la loro identità. In questo libro, autorevole e brillante, si racconta l'economia italiana a confronto con le grandi potenze mondiali. Lo si fa attraverso i dati, ma anche con riflessioni di carattere storico e politico; tra buone e cattive notizie ne emerge un paese molto avanzato, seppure con forti anomalie che da tempo gli stanno facendo perdere terreno. Ma c'è un filo conduttore tra il presente e il passato, in particolare quel passato in cui si sviluppò un'economia che coniugava il bello con l'utile, l'arte con l'innovazione, l'eleganza con la tecnologia. Ritrovare quel filo potrebbe essere la chiave per tornare protagonisti di un mondo che sembra oggi richiedere proprio ciò che il nostro paese sa fare meglio. Un nuovo Rinascimento italiano è possibile?
La signora Mirtilla è orgogliosa dei suoi elettrodomestici che sono moderni, splendenti e iperefficienti. Ma questi, un giorno, protestano: ognuno pensa di svolgere al meglio il lavoro dell'altro. La Lavatrice vuole sfornare un pan di Spagna, il Frullino vuole stirare le camicie, il Tostapane produrre ghiaccioli e la Caffettiera il gelato... In un attimo la cucina va in tilt. Max è un ragazzo felice, se non fosse che desidera più di ogni altra cosa al mondo un vestito, un vestito solo, però buono per tutte le stagioni e per tutte le occasioni. Ma un giorno il postino bussa alla porta per consegnare un pacco... Nei versi fantasiosi di "A letto, bambini!" i più piccoli scopriranno con sorpresa che il lettino non è solo morbido, pulito, ben rincalzato e perfetto per sognare, ma può essere anche un posto davvero speciale. Conosciamo Sylvia Plath per le sue poesie, ricche di immagini e di metafore, ma quanti sanno dei suoi libri per bambini? Queste tre storie dalla prosa semplice e dolcemente ironica, tradotte da Bianca Pitzorno, sono impreziosite dalle immagini di Carlo Muñoz, di Rotraut Susanne Berner e di Quentin Blake che illustrò la leggerezza dei versi di "A letto, bambini!" già nella prima edizione inglese. Prefazione di Frieda Hughes. Età di lettura: da 8 anni.
Le nostre creature sono diverse da noi e talvolta più forti. Per poterci convivere dobbiamo imparare a conoscerle Vagliano curricula, concedono mutui, scelgono le notizie che leggiamo: le macchine intelligenti sono entrate nelle nostre vite, ma non sono come ce le aspettavamo. Fanno molte delle cose che volevamo, e anche qualcuna in più, ma non possiamo capirle o ragionare con loro, perché il loro comportamento è in realtà guidato da relazioni statistiche ricavate da quantità sovrumane di dati. Eppure possono essere in certi casi più potenti di noi: ci osservano continuamente, e prendono decisioni al nostro posto. E allora come incorporarle nella nostra società senza rischi ed effetti collaterali? Questo libro - rigoroso, pungente, originale nell'approccio - ci spiega come siamo arrivati sin qui, e indica il percorso che ci aspetta prima di poterci fidare di questi nuovi agenti «alieni». La tecnologia non basta, occorre un dialogo tra scienze naturali e umane: è il passaggio cruciale per una convivenza sicura con questa nuova forma di intelligenza.
«Quello costruito da Giorgia Meloni insieme ai suoi coetanei della generazione Atreju è, a tutti gli effetti, non solo nel simbolo, il terzo partito della Fiamma e, al tempo stesso, l'espressione di una destra a-fascista, nazional-conservatrice che, diventata centrale nella politica italiana, tenterà di cambiare gli equilibri della politica europea». Secondo Giorgia Meloni, Fdi è costituito da «uomini e donne che corrono da un'epoca all'altra, da una generazione all'altra, portando con sé una fiamma che non si è mai spenta completamente». Proprio da qui nascono gli interrogativi sul suo partito, sui legami con il fascismo di ieri e la «destra radicale» di oggi. Interrogativi alimentati dalle apparenti contraddizioni di un partito chiuso, gerarchico, old style, con a capo una donna, una leader pop, capace di usare tanti registri comunicativi e di rivolgersi con gli stessi termini a pubblici diversi, alternando rivendicazioni di coerenza e duttilità, teorie del complotto e amore materno, estremismo verbale e realismo. Alla luce di una analisi articolata, documentata, rigorosa, condotta senza pregiudizi e senza sconti, il libro propone una ricostruzione da cui emergono continuità e rotture con Msi e An, un resoconto su persone e circostanze che hanno segnato la costruzione di Fdi, di cui analizza la struttura organizzativa, il profilo ideologico, il network internazionale, la comunicazione, l'elettorato. Infine, riannoda questi vari elementi in una lettura compiuta sul percorso fatto e l'identità costruita nei primi dieci anni di vita, sulle fortune e le virtù che hanno portato gli eredi di una tradizione politica destinata ad estinguersi alla «guida della Nazione».
È necessario rivedere le nostre idee, le nostre categorie, la nostra interpretazione del passato oltre che del presente. Perché anche le categorie e le interpretazioni, come tutti gli oggetti storici, deperiscono e alla fine si inabissano, o cambiano talmente di significato da diventare creature nuove, malgrado portino il vecchio nome. Il Covid e l'invasione russa dell'Ucraina hanno illuminato di colpo l'evoluzione e la crisi delle società occidentali e facendo ciò, hanno reso evidente quanto le categorie con cui siamo cresciuti e abbiamo interpretato il Novecento, e, le nostre stesse vite, siano ormai logore. Andrea Graziosi riflette sulle cause e le conseguenze dei mutamenti che hanno progressivamente trasformato l'Occidente scaturito dal secondo conflitto mondiale. Fine del mondo contadino, individualizzazione, crollo delle nascite e straordinario balzo in avanti nell'attesa di vita che ha reso e rende tutte le società più vecchie e meno vitali, coagularsi di nuove istanze reazionarie, ricomposizione faticosa di collettività plurali dal punto di vista etnico e del colore, crisi dell'azione e delle forme della politica sono alcuni degli aspetti sui quali si sofferma. Su che cosa potremmo far leva per salvare, innovando, un tipo di Occidente e di Modernità che è in crisi ma era riuscito, pur con tutti i suoi difetti, ad aumentare libertà e dignità umane più di ogni altro sistema conosciuto, e il progetto europeo che ne è uno nei nuclei fondamentali?
«Dopo lo scandalo di Bruxelles non si potrà più dire che in Europa non succede nulla, che non vale la pena impegnarsi. Dal maggio 2019 è successo di tutto: la ferita della Brexit, la pandemia, la guerra, la corruzione. E l'Europa ha potuto fare solo una cosa: trasformarsi profondamente e finalmente tendere la mano ai propri cittadini.» Quando le promesse del progetto europeo sembravano essersi esaurite sotto la scure del crescente successo dei partiti populisti, le drammatiche crisi della pandemia e della guerra tra Russia e Ucraina e lo smottamento interno causato da un grave episodio di corruzione hanno dato, sia pure tra difficoltà e contraddizioni, una nuova centralità all'Unione Europea. Dopo anni in cui l'Unione è stata percepita come un organismo sovranazionale guidato da freddi burocrati, interessati soltanto a imporre misure di austerity per far quadrare i bilanci nazionali, quella che emerge dalle crisi è al contrario un'Europa completamente nuova, dove solidarietà, protezione sociale, sostenibilità ambientale sono i motivi dominanti. Le regole del gioco a seguito della pandemia sono cambiate: il Patto di stabilità e crescita è stato sospeso, l'Europa ha ritrovato un ruolo nel campo delle relazioni internazionali e si è cominciato a parlare di Europa della difesa e dell'energia. Elisabetta Gualmini, dal suo punto di osservazione privilegiato, vede che il sogno di un'Europa come comunità di destini, messo in pericolo negli anni dell'ubriacatura sovranista e nazionalista e dalla corruzione nell'Istituzione, non si è ancora frantumato, e che anzi l'Europa, con i suoi anticorpi, può rinascere dalle proprie ceneri: non più matrigna ma madre.
In un mondo segnato da aspiranti potenze impegnate nella competizione per l’egemonia, vale la pena tornare a interrogarsi, oggi, sui meccanismi di ridefinizione violenta di confini, sfere di interesse e influenza, gerarchie postcoloniali e retaggi imperiali.
La guerra in Ucraina segna in profondità non solo le dinamiche regionali, ma anche le relazioni internazionali. Scrivendo nel vivo delle offensive militari, a sei mesi dall’inizio dell’invasione russa, l’autore sviluppa un’analisi del conflitto come guerra di frontiera per l’ordine internazionale, intervenendo nel dibattito su cause, effetti e sfide. Il libro getta luce sulla dimensione ideologica della razionalità geopolitica, soffermandosi sul potere strutturante della violenza bellica e sulle sottostanti tensioni fra sovranità, nazionalismi ed ambizioni neoimperiali. In un quadro internazionale segnato da crescente competizione geostrategica, che sembra relegare la pace a tema latente, Frontiera Ucraina esplora criticamente la genealogia e i profili di escalation di un conflitto nel quale l’invasore è un regime-potenza nucleare che, avendo sbagliato i calcoli, ritiene di poter esistere solo se mostra determinazione nell’assumersi grandi rischi.
Francesco Strazzari è professore di Relazioni internazionali alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Insegna anche presso la Scuola Normale Superiore e la Johns Hopkins University. Con il Mulino ha pubblicato «Notte balcanica» (2008) e, insieme a Marina Calculli, «Terrore sovrano» (2017). Presente sui media, è editor del blog Security Praxis e collabora con diverse reti di attivismo transnazionale.
Rita è una bambina sveglia, curiosa e a cui piace imparare. O meglio... le piace studiare quello che la appassiona! Fin da piccola, insieme al fratello Gino e alle sorelle Nina e Paola, ama esplorare la natura e osservare gli animali. Che si trovi a Torino, al Parco del Valentino, in montagna a Balme, oppure nel cortile di casa, Rita non può fare a meno di stupirsi di fronte alla imprevedibilità della vita. Gli anni passano, Rita cresce e con la sua determinazione, sorretta dal resto della famiglia, riesce a convincere il padre a permetterle di frequentare l'università, nonostante lui avesse in mente per lei un futuro diverso. Rita si iscrive così a Medicina. Il mondo nel frattempo cambia e purtroppo la guerra e i suoi orrori sono dietro l'angolo. Rita, in quanto ebrea, sarà costretta a nascondersi. Nulla però le impedirà di continuare a studiare e a sperimentare. L'incredibile storia della giovane Rita Levi-Montalcini, prima e unica donna italiana ad aver vinto il Premio Nobel per la Medicina: il tenero racconto della sua infanzia, testimoniato dalle lettere e dalle foto di famiglia, la passione vibrante per lo studio e la ricerca, sullo sfondo dei grandi eventi del Novecento. E di colpo, davanti a quel termometro che aveva visto innumerevoli volte, le sembrò che tutto il tempo trascorso da quando aveva finito il liceo s'illuminasse di un nuovo significato. L'inquietudine che veniva così spesso a trovarla si dissolse. «Io voglio studiare medicina. A qualsiasi costo.» Età di lettura: da 10 anni.
Perché le classi deboli si stanno allontanando dai partiti di sinistra? La sinistra di oggi saprà contrastare le disuguaglianze e difendere la democrazia? Le disuguaglianze sono molto cresciute nelle democrazie avanzate. Le conseguenze della pandemia e l'invasione dell'Ucraina contribuiscono ad aggravare il quadro. La sinistra europea e quella italiana si trovano così ad affrontare una nuova sfida, decisiva non solo per il loro futuro, ma anche per quello del capitalismo democratico. L'elettorato popolare, che ne costituiva il fulcro, alimenta infatti l'esodo verso l'astensionismo e verso la nuova destra radicale, attratto dalla protesta e dal populismo. A fronte del peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita, vecchi e nuovi gruppi più a disagio non si sentono oggi rappresentati. Questo volume, valendosi di un ampio materiale di ricerca, indaga sulle difficoltà della sinistra europea - con l'eccezione interessante dei paesi nordici - nel contrastare le nuove disuguaglianze come aveva fatto negli anni del grande sviluppo post-bellico. Ma mette anche in luce come la sfida non sia persa. C'è ancora un futuro per il capitalismo democratico: passa da un riorientamento dell'offerta politica della sinistra di cui vengono qui discusse condizioni e possibilità.
«Assemblando i pezzi del mio racconto, come raccogliendo in un album le istantanee scattate in questi anni, mi accorgo che ho a che fare con tante narrazioni contrastanti, ciascuna contenente uno scampolo di verità. E ho la conferma che i nostri umori e la nostra sorte sono nelle mani dell'informazione». Dal 2008 ogni sera, nel programma Otto e Mezzo, Paolo Pagliaro seleziona e commenta in due minuti un fatto particolarmente rilevante o significativo della giornata. Una sorta di diario pubblico che si interroga sulle grandi e piccole trasformazioni che hanno riguardato l'economia, la comunicazione, le abitudini sociali, la demografia e l'ambiente nel nostro paese. Siamo ricchi o siamo poveri? È vero che il lavoro ci sarebbe per tutti, se solo volessimo? Dove ci sta portando e come si arresta il declino demografico? Ambientalismo significa pale eoliche e pannelli solari, oppure nulla di tutto questo, se il prezzo è una modifica del paesaggio? E quanta parte della nostra vita si sta trasferendo online? Domande che si prestano a innumerevoli esercizi ideologici e che costituiscono altrettanti aspetti controversi, ma essenziali, della nostra autoconsapevolezza di italiani.
È l'autunno del 2001, a New York le Torri Gemelle sono appena state abbattute, e come conseguenza, la guerra, si prepara a travolgere ancora una volta l'Afghanistan. Yanis è un ragazzino di soli tredici anni, ma già da tempo ha deciso di partire alla volta dell'Europa, dopo che il conflitto afgano ha portato via la sua famiglia e la sua casa. Ha appena superato il confine con il Pakistan, in un lungo viaggio a piedi per le montagne, quando fa un incontro che rivoluzionerà la sua vita e il suo percorso: è l'incontro con Gino Strada, il leggendario medico italiano che costruisce ospedali in Afghanistan e in ogni angolo del mondo martoriato dalla guerra. Yanis non ha dubbi. Seguirà quest'uomo burbero e magnetico nel suo viaggio a ritroso verso Kabul bombardata per riaprire gli ospedali e curare i feriti, ascoltando i suoi racconti sulle guerre che ha vissuto, sulla fondazione di Emergency, su come le rivalità dei potenti distruggano le vite dei civili: e capirà che anche se sono poche e troppo spesso inascoltate, le persone che si oppongono a tutto questo esistono. Un romanzo commovente di un acclamato autore italiano, che ci restituisce la figura di Gino Strada attraverso eventi reali e lo sguardo incantato di un bambino. Età di lettura: da 10 anni
Società intelligente o stupidità di massa? Che forma prenderà il mondo che ci aspetta? Davanti a noi una scelta di civiltà. Dopo la pandemia, la guerra in Europa. I due ultimi shock globali dovrebbero convincerci che la stagione della globalizzazione sta definitivamente tramontando. Siamo ormai oltre la modernità liquida, costretti ad affrontare gli esiti di un virus che non si lascia debellare e allo stesso tempo spinti a ripensare il futuro, nel quadro del paradigma tecnico-scientifico e del delicato processo di costruzione di un nuovo ordine mondiale. L'epoca nuova - quella della supersocietà - è caratterizzata da una vita individuale e collettiva sempre più dipendente dalla tecnologia, dall'intreccio inestricabile tra azione umana ed ecosistema, e dal rapporto sempre più stretto tra soggettività - nelle sue componenti anche psichiche e biologiche - e organizzazione sociale. E domani? Dove ci condurranno sostenibilità e digitalizzazione, i due grandi protagonisti della nostra quotidianità? Verso un mondo distopico, centralizzato e burocratizzato, o verso la società dell'intelligenza diffusa dove la libertà potrà ancora essere l'elemento cardine per tenere insieme sviluppo economico e democrazia?
Giustizia: che bella parola! Eppure è impronunciabile, in quel paese che dall'alto della collina scambia sguardi con il mare infinito della Calabria. Lara l'ha capito presto, tra gli ulivi del nonno, alle prese con i soprusi del vicino di casa, e sui banchi di scuola, dove a dettare legge sono Totò e i suoi amici. Un giorno, in un edificio abbandonato, Lara e Totò trovano un cagnolino bianco e morbido, che guaisce chiedendo aiuto. È lei a vederlo per prima, eppure il ragazzo reclama prepotentemente il suo diritto di tenere il cucciolo tutto per sé: non ci sta a farselo portare via da quella ragazzina che lo affronta a testa alta, senza paura. Ma Lara ha ormai intuito che il solo modo per sconfiggere la mafia, che serpeggia tra le case e le vie del paese, è guardarla in faccia con onestà e coraggio. Così decide di fare a Totò una proposta che non può rifiutare... Costellata dalle figure straordinarie di Falcone e Borsellino, magistrati vittime della mafia nel 1992, e di Gherardo Colombo, ex magistrato d'ispirazione per la protagonista e per molti, una storia di crescita e riscatto per raccontare ai ragazzi che di fronte alla mafia c'è sempre la possibilità di percorrere una strada diversa. Età di lettura: da 10 anni.
Perché la «questione della verità» è tornata così prepotentemente proprio nell'epoca della massima disponibilità delle informazioni? E perché servono nuove regole sul rapporto tra disinformazione e democrazia o, se si vuole, tra libertà e verità? Il dramma della pandemia e le elezioni americane del 2020 ci hanno consegnato il trionfo della disinformazione. Notizie false, distorte, emozionali si presentano a noi in modo sempre più credibile. Non siamo dunque immersi in un libero e aperto «mercato delle idee», dove la concorrenza tra le informazioni genera nuove possibilità di conoscenza e di scelta, ma precipitiamo in un paradossale «mercato delle verità», dove compriamo e vendiamo fatti verosimili, spinti da una manipolazione fondata sulle nostre preferenze. Questo libro ci propone un'analisi provocatoria e pungente, da cui emerge con urgenza il bisogno di nuove regole per riconciliare libertà d'espressione e buon funzionamento della democrazia.
Quando Sofia arriva alla Baia è piena di rabbia: non vuole essere lasciata lì insieme alla nonna che non vede da anni, e non vuole che sua madre ritorni in città dal suo odioso fidanzato. Ma appena sente il rumore del mare ne riconosce subito la voce... perché lei è una sirena! Sofia, infatti, è convinta che tutti assomiglino a un pesce e che la terraferma sia costellata di sardine, pesci volanti e minacciosi barracuda. Sofia sa di essere un esemplare in via di estinzione, ma alla Baia incontra Luisa, un'altra sirena, e le due diventano amiche inseparabili, capaci di affrontare piccole e grandi avventure. Ma cosa succede quando la voce docile dell'oceano si trasforma in un grido spaventoso? Le sirene saranno ancora in grado di capirlo? Una storia profonda come il mare, che parla di paura e perdita, ma soprattutto di amicizia e scoperta di sé. Età di lettura: da 10 anni.