
Il cibo, i modi di cucinarlo e consumarlo possono narrare un paese meglio di tante cronache storiche. E proprio oggi che in Italia la cucina è la regina della programmazione televisiva, è importante ritrovarne la memoria. Perché la (buona) tavola è un fatto sociale e culturale, è appartenenza e ricordo, la rappresentazione più intima della nostra identità, tanto che non è azzardato affermare che molti mutamenti del nostro paese possono essere letti attraverso il cibo e la sua preparazione. "Fornelli d'Italia" è un viaggio nel tempo e nei tempi della nostra terra, alla scoperta di come e quanto sia cambiata l'Italia da quel fatidico 1861 in cui siamo diventati nazione. Un viaggio raccontato da un punto di vista originalissimo, quello delle molte straordinarie cuoche che si sono avvicendate nelle cucine delle nostre case. Infatti, mentre la gastronomia, colta e raffinata, è da sempre descritta da quegli stessi uomini che la interpretano (i grandi chef che oggi spopolano come vere star), il quotidiano "far da mangiare", costruito silenziosamente e meticolosamente dalle donne, non ha mai avuto celebri cantori. Con occhi femminili, quelli delle padrone dei fornelli, Stefania Aphel Barzini riscrive la storia d'Italia attraverso il cibo. Una storia che, come in un gioco di scatole cinesi, ne racchiude molte altre, ricche di personaggi sorprendenti, di aneddoti, di ricette narrate anche grazie all'aiuto della pubblicità, dei film, dei giornali e delle riviste dell'epoca.
Chi l’ha detto che in cucina si elaborano solo ricette?
Nelle storie raccontate in questo libro la cucina è al centro di un gioco di cultura e di potere.
Maestro Martino, Bartolomeo Scappi, François Vatel: tre cuochi – dell’Umanesimo, del Rinascimento e del Barocco – capaci di fare la storia del loro tempo, e non solo per la squisita sapienza delle loro preparazioni...
Maestro Martino è cuoco al servizio del cardinale e condottiero Ludovico Trevisan. Vive in prima persona la grande rivoluzione culturale dell’Umanesimo e, involontariamente, ne diventa uno dei protagonisti. Il suo libro di ricette, tradotto in latino ed edito dall’umanista Platina, diventa la base della rivalutazione del buon cibo e della buona cucina, dopo secoli di condanna al girone della golosità.
Bartolomeo Scappi è il secondo maestro. Cuoco di tre cardinali e di due papi, dovrà vedersela col furore ascetico e controriformatore del suo ultimo datore di lavoro, il papa santo Pio V, che abolirà il carnevale e introdurrà a Roma leggi feroci contro le prostitute, gli adulteri e il lusso. All’apice della carriera dovrà rinunciare a cucinare dato che il suo padrone è un austero digiunatore, ma avrà così il tempo di scrivere il più importante libro di cucina della sua epoca.
François Vatel è il terzo celebre cuoco, nonché l’interprete – tragico – della nouvelle cuisine di Luigi XIV. Per Luigi II di Borbone, l’Alessandro Magno di Francia, vincitore a 22 anni delle invincibili armate spagnole, organizza un grande ricevimento al castello di Chantilly – ospite d’eccezione Luigi XIV – di cui però non vedrà la fine. Muore suicida, apparentemente per un’assurda mancanza di... pesce.
Percorrendo le vite di questi tre celebri cuochi attraverso Umanesimo, Rinascimento e Barocco, scopriamo la cucina, il gusto, le ricette del tempo, ma anche i raffinati giochi di potere che presero vita, come accade ancora oggi, sulle tavole di allora.
Una rivisitazione in chiave vegetariana e vegana degli ingredienti, dei sapori e dei piatti che hanno reso grande la tradizione gastronomica italiana. Una rilettura fresca e contemporanea che coinvolge piatti unici, primi a base di pasta o riso, salse e sughi, secondi e dolci, per mostrare che tradizione e innovazione possono andare d'accordo e che una rielaborazione può essere buona e ricca proprio come il piatto a cui è ispirata. Dalla carbonara verde allo spezzatino invernale, dagli arancini di riso su stecco ai baci di noci: un viaggio goloso tra i sapori d'Italia dedicato a tutti i gourmet veg.
Pochi sanno che Papa Francesco, prima di laurearsi in Filosofia e Teologia, si è diplomato in Chimica degli Alimenti e che il cibo e la cucina hanno per lui un ruolo importante.
Questa è una biografia che racconta Papa Francesco in una prospettiva nuova e originale, nella quale trovano spazio anche 36 ricette buone e semplici, ispirate alla sua vita.
Questo libro ha una valenza culturale e informativa. I fatti narrati sono conformi a verità e documentati. La pubblicazione illustra il rapporto che lega Papa Francesco al valore del cibo e al suo significato religioso. Il cibo e la sua condivisione costruiscono relazioni, trasmettono memoria e culture, e sono un fattore fondamentale per il progresso sociale ed economico.
Dalle cailles ai blinis, al consommè di tartaruga, attraverso l'Amontillado, il Veuve Cliquot e il Clos Vougeot, ecco l'accurato menù messo a punto dalla Babette del famoso testo di Karen Blixen per far venire l'acquolina in bocca a lettori e cultori del gusto. Allegra Alacevich ci conduce in un percorso tra cucina e letteratura e offre le ricette per ricreare uno tra i pranzi più famosi della narrativa e del cinema.
"Ho imparato a cucinare da mia madre Jolanda. È stato guardandola, seguendo il suo esempio e soprattutto assaggiando le cose che cucinava, che ho assimilato nozioni, gesti, cultura che mi sono entrati nel Dna e lì sono rimasti, latenti, fino al momento in cui la necessità si è fatta virtù. E quella necessità ha fatto esplodere una grande passione. Tutto è cominciato nel 1961 quando mi sono trasferito a Milano per seguire il mio sogno di diventare un cantante. Avevo appena diciotto anni. A Milano, trovai subito lavoro in un ristorante di piazza Duomo, che si chiamava Ferrano. Oggi non esiste più e al suo posto è spuntato un fast-food. La mia mansione era 'aiuto cuoco' anche se in realtà in cucina ci stavo ben poco..." Per la prima volta Al Bano presenta al pubblico l'altra sua grande passione: la cucina. Con i preziosi consigli di sua madre, la mitica "donna Jolanda", ci introduce alle squisitezze del cibo della tradizione pugliese, con le quali delizia gli ospiti della tenuta di Cellino San Marco: friselle, sugo di polpette, orecchiette, purè di fave, spiedini di pomodori e filetti di branzino al limone, più una speciale salsetta di sua invenzione...
"Brillat-Savarin è stato per noi una scoperta recente. Avevamo già deciso di scrivere un libro di cucina per esprimere la profonda gioia che ci dà il cucinare e il grande conforto che ne abbiamo tratto vivendo all'estero. Volevamo celebrare la gastronomia e i piaceri dei sensi che si incontrano nel preparare il cibo, nel servirlo e nel mangiarlo. Cucinato, condiviso, consumato da soli, regalato; occasione d'incontro, simbolo di appartenenza a gruppi e a religioni, nutrimento del corpo e della psiche, il cibo è potentissimo antidoto contro l'isolamento e la tristezza. Ce ne siamo rese conto quasi per caso. Rosario, da bambina, nella cucina di casa si incantava a osservare la trasformazione degli ingredienti in pietanza; da adulta, all'estero, cucinava per mantenere la propria identità e ha cominciato ad apprezzare dettagli che danno piacere, come organizzare e riordinare la dispensa, fare la spesa nei mercati del quartiere e cucinare con i fiori del terrazzo. Molte alunne della sua scuola di cucina londinese frequentano i corsi da anni, perché hanno imparato che cucinare aiuta a stare meglio. Simonetta, cuoca per tradizione familiare e per necessità, ha sperimentato attraverso le vicissitudini della vita il valore catartico della cucina. Per lei, la cucina e la tavola, oltre a essere elementi fondamentali dell'esistenza, costituiscono un trionfo dei sensi, della bellezza e dell'ospitalità.

