
Il modo di dipingere del Tiepolo è così facile, in apparenza, da risultare quasi frivolo. Questo volume intende dimostrare invece come la sua "intelligenza figurativa" sia costruita non in termini letterari o narrativi, ma puramente visuali. L'artista pensa, ragiona, elabora sulla base di un sapere pittorico che ha le sue regole, la sua grammatica, i suoi trucchi. Rivelatori in questo senso sono i disegni, gli schizzi e i modelli, spia di una grande perizia tecnica, ma anche di una consapevole abilità nello sfruttare i valori più autentici del patrimonio artistico.
Il "Diario" di Anna Frank viene tradotto negli Stati Uniti nel 1952, dove è accompagnato da una prefazione di Eleanor Roosevelt, vedova del presidente scomparso nel 1947. Le entusiastiche accoglienze critiche spingono un uomo di teatro, Meyer Levin, a proporre a Otto Frank un adattamento teatrale. Il padre di Anna finisce per accettare proprio a seguito delle insistenze di Eleanor, che lo convince dell'opportunità di far conoscere il testo anche attraverso il teatro e il cinema. Occorreranno tuttavia altri tre anni prima che il "Diario" venga affidato alla penna di due drammaturghi, Albert Hackett e Frances Goodrich. Un adattamento teatrale rappresentato ininterrotamente da quarant'anni sui palcoscenici di tutto il mondo.
Il pretesto di una celebrazione teatrale per celebrare le nozze di Teseo e di Ippolita, regina delle Amazzoni, scatena una serie di incanti, equivoci, malintesi, litigi e riconciliazioni. L'opera è tradotta da Patrizia Cavalli, una poetessa, cresciuta sotto l'ala di Elsa Morante.
Scritta intorno al 1950, nella scia di Zoo di vetro e di Un tram che si chiama desiderio, questa pièce porta nuovamente in scena una donna non più giovane e non più bella che rinuncia all'esistenza per mitizzare caparbiamente il proprio passato. Ma questa volta la materia è trattata in chiave comica e prevede un lieto fine. La rosa tatuata sarà portato per la prima volta sulle scene italiane da Valeria Moriconi, per la regia di Gabriele Vacis.
Se i filosofi e oratori della Grecia classica sono cittadini della polis, e come tali rappresentanti per eccellenza delle virtù democratiche, in epoca ellenistica gli intellettuali vengono effigiati come guide spirituali, a volte insieme ai loro allievi, cui insegnano come vivere lontano dai dolori e dalle passioni della vita pubblica. Con un lavoro di analisi e raffronto all'interno di un materiale documentario ricco e variegato, l'autore intende offrire una ricostruzione dei contesti sociali, che mostra come i ritratti degli intellettuali, lungi dall'essere tentativi di riproduzione realistica di fisionomie celebri, siano rappresentativi degli universi culturali cui appartengono, riflettendone aspirazioni, ideali, sistemi di valori.
Specialista di Mozart, di Verdi e di Brahms, Massimo Mila ha affrontato con il coraggio intellettuale che gli era proprio anche l'insidioso terreno della polifonia quattrocentesca, affascinato com'era dalla voce del suo artista più insigne, Guillaume Dufay (1400 ca.-1474), il compositore franco-fiammingo che aveva trovato nella corte dei duchi di Borgogna un ambiente congeniale. Artista di transizione, tipico esponente dell'autunno del medioevo, o artista "moderno", dopo il quale la musica non sarà più la stessa? Alla luce di questo interrogativo Mila ripercorre il profilo biografico del compositore, delinea la parabola della sua produzione sullo sfondo dei principali eventi del Quattrocento musicale europeo e passa poi a un'ampia disamina delle opere.