
Il monaco Roberto Salus è invitato a un summit di ministri dell'Economia del G8. L'insolita scelta si deve al potente Daniel Roché, direttore del Fondo Monetario Internazionale, che in una notte drammatica gli chiede di essere confessato. Il destino di Roché e la figura di Salus si intrecciano nel segno del mistero, alla vigilia di una decisione gravida di conseguenze per le popolazioni più povere del pianeta. Con un cast di star internazionali (Toni Servillo, Daniel Auteuil, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino, Lambert Wilson), il film "veicola lo spettatore in un mondo ombroso, che vive nel segreto e che dal segreto della confessione viene minacciato".
"In Gallura sembra quasi che il cielo decida di abbassarsi. come per fare un favore agli uomini. La volta stellata è li a un palmo, pare uno scolapasta rovesciato. Puoi contare tutte le stelle, puoi dare un appuntamento a ciascuna. Quando la mia famiglia era ancora unita, dopo cena ci stendevamo sulle sdraio in bambù e mi veniva insegnato a leggere la notte e il passato." Cristiano De André per la prima volta traduce i suoi silenzi più intimi e lo fa con una premura vergine. Compie un lungo viaggio a ritroso, dalle doglie di una madre su una slitta, in una Genova innevata, alla visione di un ciuffo notturno che canta i giorni in cui verranno a chiedere dell'amore. Dall'ansia di un sequestro, al germogliare dei colori isolani, belli di libertà, feroci come il sangue adolescenziale. Dal mare, che ora dona un dentice sotto gli occhi increduli di un padre, ora alza l'onda e ingoia la serenità di una famiglia, alle fughe continue da un qualcosa che non arriva. E se arrivasse, non conoscerebbe il gesto della carezza. Da una Londra che punge e annienta e lega a un letto d' ospedale, all'innocenza della musica in un conservatorio. Dalle tournée negli anni di piombo, all'emozione della propria voce che fa l'eco in uno stadio. Dal perdonare al perdonarsi come atto estremo di sopravvivenza da confidare a un figlio. Cristiano De André si racconta in un'autobiografia sofferta e tormentata che ruota attorno al suo rapporto con il padre Fabrizio, gigante della musica italiana.
"Pochi artisti sono immobili e definitivi come Parmigianino. La vita tormentata e inquieta, il suo destino e il suo spirito di avventura indicano un'affinità di carattere con l'impetuoso Caravaggio, e la sua biografia potrebbe accendere curiosità morbose e riservare stimoli per affascinare anche i più distratti. Il suo catalogo è uno schieramento di capolavori: a partire dai più antichi affreschi di San Giovanni Evangelista fino a quelli estremi di Santa Maria della Steccata, dalla Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista e Girolamo fino alla Antea, dalla Schiava turca alla Madonna dal collo lungo. È impossibile, per chi lo conosce, per chi lo osserva, per chi ne coglie lo spirito di osservazione nel tratto, non appassionarsi al Parmigianino. Egli ha conservato nei secoli la sua imperturbabile immobilità, rimanendo integro come un diamante e accrescendo anzi nel tempo la sua luce." (Dall'introduzione di Vittorio Sgarbi)
Il romanzo della vita di Shakespeare: così può essere definita questa monumentale biografia che penetra così a fondo nel mondo e nelle vicende più salienti dell'esistenza del genio inglese da apparire più come l'opera di un scrittore coevo che quella di un biografo del ventunesimo secolo. Shakespeare nacque a Stratford il 23 aprile del 1564 e morì nella stessa piccola città inglese nel 1616. Gli amici di Stratford furono i suoi amici di sempre, le persone che accompagnarono l'intera sua esistenza. Lavorò in teatro, recitando nelle prime sale londinesi e riscrivendo e componendo per una serie di compagnie determinate quali "The Queen's Men", "The Lord Chamberlain's Men" e "The King's Men". Un piccolo mondo, preciso, costante. Peter Ackroyd ci accompagna innanzi tutto nel paesaggio di questo mondo. Percorre le strade di Stratford e Londra, a cavallo tra Cinquecento e Seicento, come se appartenesse pienamente a quel tempo. Descrive l'ambiente teatrale come se fosse uno spettatore elisabettiano e assistesse alle prime rappresentazioni delle tragedie e delle commedie. Scrive dello Shakespeare attore, drammaturgo e poeta, e dunque della sua cerchia di impresari, attori e coautori e della loro "comunanza di sentimenti". Ritesse, insomma, non solo la tela dell'epoca di Shakespeare, ma ne ravviva i colori e le sfumature come se fossero appena dipinti.
Babasunde, che ha perso il suo nome. E quella ragazza intirizzita che cammina verso la stazione. Rrock Jakaj, violinista di Scutari. Jean-Claude Izzo, commosso dall'ascolto di una canzone di Murolo. E poi Tinochika detto Tino, che si è aggrappato con tutto se stesso allo sguardo di una donna. Gianmaria Testa ritorna - questa volta non nelle vesti di cantautore ma di scrittore sul tema delle migrazioni contemporanee. E lo fa senza retorica e con il solo sguardo sensato: raccontando storie di uomini con una lingua poetica e tagliente, insieme burbera ed emozionata. A dieci anni dall'uscita del disco "Da questa parte del mare", che ha ricevuto la Targa Tenco nel 2007 come migliore album dell'anno, quelle canzoni così vive e attuali generano qualcosa di nuovo: un altro tipo di scrittura e di voce. "Ho l'impressione che nei confronti del fenomeno delle migrazioni abbiamo avuto uno sguardo povero e impaurito che ha fatto emergere la parte meno nobile di noi tutti, - scrive. Bisogna avere occhi, cervello e coraggio da spendere". Prefazione di Erri De Luca.
Attraverso più di 450 prime pagine del più popolare tra i quotidiani italiani questo volume ripercorre oltre 100 anni di storia dello sport e fornisce una testimonianza dell'evoluzione sociale e culturale del nostro Paese. Gli avvenimenti più importanti che hanno accompagnato la nostra vita, le coppe, le sfide, le sconfitte, le volate, le medaglie, i calci d'angolo, le squadre e gli atleti si scolpiscono nella memoria attraverso un'ampia scelta di pagine "storiche". Un repertorio che offre a tutti il racconto dello spettacolo sportivo attraverso un elemento che è nella natura stessa della Gazzetta e dei suoi lettori: l'emozione, il senso forte della partecipazione. Introduzione di Andrea Monti.
Tra cinema e psicoanalisi esiste un rapporto articolato e profondo e nei film, forse più che in altre opere d'arte, tale legame risulta spesso fondamentale per una migliore comprensione del testo. In questo libro, vero e proprio breve compendio metodologico, a un'introduzione teorica sulle implicazioni tra psicoanalisi e cinema, segue una serie di chiavi interpretative di film scelti come esempi emblematici. Emergono così insieme a una figuratività stilistica molto vicina al linguaggio dell'inconscio, alcuni meccanismi preminenti nel rapporto tra schermo e spettatore: l'immaginario e l'onirismo, l'identificazione speculare e l'erotismo...
"Sono nato a Sora, il 7 luglio 1901, dunque sono ciociaro, anzi cafone." Così si presentava Vittorio De Sica, padre del neorealismo e tra i più celebrati registi e interpreti cinematografici in Italia e nel mondo. Dalla giovinezza trascorsa in "una tragica e aristocratica povertà" alla gavetta nei teatri di prosa e all'approdo al mondo del cinema, queste pagine ricche di aneddoti e gustosi retroscena ripercorrono la vita e la carriera di un personaggio straordinario i cui film hanno segnato un'epoca. Figura geniale e contraddittoria, dedita ai vizi quanto agli affetti familiari, la storia di De Sica si intreccia con icone del calibro di Luchino Visconti, Totò, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Alberto Sordi. Ma è dal sodalizio con Cesare Zavattini che nel dopoguerra nascono i capolavori che lo consacrano nel pantheon dei grandi registi: "Sciuscià", "Ladri di biciclette", "Miracolo a Milano", "Umberto D.", raccontano magistralmente gli albori dell'Italia democratica dal punto di vista dei deboli, di coloro che sono tagliati fuori dal cosiddetto "miracolo economico". E, finita inesorabilmente la stagione del neorealisrno, sa reinventarsi mettendo la sua sensibilità artistica al servizio di grandi interpreti e di produzioni come "La ciociara, ieri, oggi, domani" e "Matrimonio all'italiana". Dando vita a personaggi che hanno saputo raccontare un'Italia tragica e intensa, costantemente sospesa tra la goliardia e l'amarezza.
I Giardini Vaticani sono un'oasi straordinaria nel cuore della città di Roma. Con i loro 22 ettari costituiscono la metà dell'intero Stato Vaticano e, con il loro armonioso insieme di storia, cultura, arte e natura, rappresentano un luogo unico al mondo. Dove oggi vediamo fontane e siepi c'erano gli Horti di Agrippina e il circo di Nerone, lì è nato il culto di S. Pietro. I Giardini hanno fatto parte della storia della città e del Cristianesimo, sono stati occasione di riposo e preghiera per i Pontefici che li hanno ampliati, adornati di fontane e statue, di piante cariche di significato come l'ulivo proveniente dall'orto dei Getsemani a Gerusalemme. Il tempo di Papa Francesco è un tempo nuovo e pieno di ricchezze spirituali: come la Misericordia a cui il Pontefice ha voluto dedicare questo Giubileo. L'esortazione a prendersi cura del creato si traduce nella prima Enciclica dedicata all'ambiente che prende nome dal Cantico delle creature di S. Francesco d'Assisi: "Laudato si', mi' Signore". Questo volume, il primo uscito sui Giardini Vaticani, viene oggi ripubblicato in una versione aggiornata e arricchita di informazioni e istruzioni. Oggi, come allora, le suggestive fotografie di Erika Young "colorano il singolare spettacolo naturale dalle radici profonde 2000 anni".
The Vatican Gardens constitute an extraordinary oasis in the heart of Rom with 22 hectares comprising half of a State of the Vatican land. Their history, culture, rate and nature define a complex and unique place in the world. It was here that the cult of Saint Peter was born. These gardens are part of the history of Christianity, they have been the setting of rest and prayer for the popes who enlarged them and adorned them with works of art, fountains, statues and plants with powerful significance such as the olive tree from the garden of Gethsemane in Jerusalem. The era of Pope Francis is a new period filled with spiritual richness as evidenced by the dedication of this Jubilee of Mercy. 
In this first English edition of The Vatican Gardens, the beautiful photographs of Erika Young "paint the unique environmental sight whose roots span 2000 years".
"Da anni lavoriamo sulle carte dell'archivio di Fabrizio De André, eppure siamo costantemente sorpresi da nuove scoperte e costretti a confessarci ogni volta che "era molto più curioso" di noi. Leggere le sue carte significa scorrere quaderni, fogli sparsi, libri, agende, buste, sacchetti per rifiuti messi a disposizione da compagnie aeree... vuol dire sfogliare qualsiasi pezzo di carta sul quale potesse appuntare un'immagine nell'istante stesso in cui affiorava. Un caleidoscopio di frasi all'apparenza casuali che tuttavia ci restituiscono il ritratto della sua fede laica nella pietas umana, l'anarchia di chi è libero dagli abusi di potere e il sarcasmo ironico tipicamente ligure. Sorridiamo con le sue rime goliardiche o i "pensierini" scritti per puro gusto del divertimento. Siamo costretti a fermarci e riflettere quando invece "il pensiero e la scrittura diventano grido, insulto o lacrime di rabbia". O, a parer nostro, sollievo. Fabrizio annotava in maniera istintiva e quasi maniacale impressioni, ricordi, detti popolari imparati nei carruggi di Genova o appresi dai contadini della Gallura, ricette, citazioni. In questo mare di appunti si trovano le idee che avrebbero dato vita alle sue canzoni, trasformate poi nelle parole che potevano essere collocate negli "spazi stretti" lasciati dalla musica grazie ad un lavoro di artigiano meticoloso e alla ricerca di un solo termine, il migliore e più agile, in grado di restituire tutta l'idea originale.
È inutile chiedersi cosa sia la felicità, o come fare a raggiungerla. Lo scrive un padre ai propri figli nella lettera che apre questo libro: la felicità, spiega, non è una questione d'istanti, ma una presenza costante, che corre parallela a noi. Il problema è saperla intravedere, imparando a non farci abbagliare. Il padre è Roberto Vecchioni. Sono per i suoi figli Francesca, Carolina, Arrigo e Edoardo - i racconti che compongono il volume. Dalle bizzarrie vissute insieme a loro, a episodi comici e drammatici della sua carriera di insegnante; dagli amori perduti o ritrovati fino a un ritratto vivo e passionale di suo padre Aldo, Vecchioni attinge alla propria biografia per costruire un vero e proprio manuale su come imbrigliare la felicità, senza farla scivolare via finché non diventa soltanto un ricordo. Ma ci sono anche le canzoni, scritte in un arco di quasi quarant'anni. Ci sono squarci letterari: un racconto dalle Mille e una notte, la storia di Paolo e Francesca, il mito di Orfeo ed Euridice, un frammento di Saffo. C'è l'amata Casa sul lago, testimone di tanti momenti, alcuni dei quali difficili e persino spaventosi. Roberto Vecchioni ci conduce in un viaggio personale lungo quello che chiama "il tempo verticale", uno spazio che tiene uniti tra loro passato, presente e futuro, dove nulla si perde. D'altronde "la felicità non è un angolo acuto della vita o un logaritmo incalcolabile o la quadratura del cerchio: la felicità è la geometria stessa".
  
