
La raccolta, proveniente dalle collezioni reali spagnole, si formò in gran parte tra la fine del '500 e del '700 grazie alle acquisizioni degli Asburgo e alle realizzazioni dei Reali Laboratori di Pietre Dure di Napoli e Madrid. Tavoli di marmo intarsiati di pietre, vasi di ebano e porfido, stipi, scrittoi, tessuti, lastre di alabastro, ori, ametiste e lapislazzuli testimoniano il fulgore di un'arte di corte di altissimo livello, espressione dell'intenso rapporto che legò la penisola iberica a quella italiana attraverso artigiani eccellenti e un mecenatismo illuminato. Il volume si avvale di un'ampia introduzione, con documenti inediti, e di schede che accompagnano le riproduzioni a colori delle opere.
Quando, nel 1964, fu pubblicata la prima edizione di questo libro, erano già apparse opere sull’arredamento corredate da ampia documentazione fotografica e da notizie sullo sfondo storico e sociale dei vari stili di decorazione interna. Nessuna di esse, però, era riuscita a penetrare in profondo nelle case del passato. A distanza di quasi mezzo secolo, questo prezioso volume è diventato il classico sull’argomento.
Mario Praz vi traccia la storia degli uomini quale si rispecchia negli ambienti in cui essi hanno vissuto nel corso dei secoli, esplorando il loro «animo» al di là di quel velo di Maia che sono gli stili. A render lo spirito di questi ambienti e dei tempi che essi rappresentano, occorreva uno scrittore di eccezione. Mario Praz, oltre alle doti di ricercatore filologico e di storico della letteratura e dell’arte, possedeva quelle di un malioso saggista, e a tali doti accompagnava la passione del collezionista (più di una delle tavole riproduce quadri o acquarelli da lui posseduti). La documentazione letteraria va di pari passo con quella iconografica, frutto di un’appassionata ricerca che soltanto Praz poteva attuare, raccogliendo raffigurazioni contemporanee che conservano inalterata l’impronta del gusto del tempo anziché ricavarla da fotografie di ambienti allo stato attuale che non sempre rispecchiano l’aspetto originale e che spesso appaiono svuotati di quella vita che un tempo pulsava in loro. Questi interni sono descritti per così dire dal vivo sotto entrambi gli aspetti: interni in funzione di personaggi nella narrativa, ma interni per sé nella pittura, soprattutto da quando nell’ultimo quarto del Settecento comparvero le prime raffigurazioni di camere senza figure umane, anzi viventi di una propria magia di nature morte, un nuovo genere di pittura che sta tra il progetto d’arredamento, la fedele riproduzione di un ambiente quale esiste con tutte le vestigia della vita ivi vissuta, e la camera come espressione di un modo di vita, come paesaggio interiore.
Un'accurata ricognizione del patrimonio iconografico relativo al grande teologo di grande interesse storico, artistico, agiografico e pastorale. La serie di volumi dedicati all'iconografia agostiniana propone una raccolta delle testimonianze figurative sul Santo di Ippona dalle origini fino a XVIII secolo. Un patrimonio sterminato che per la prima volta viene presentato sistematicamente. Il presente volume dedicato al Quattrocento è il primo di due tomi. Nel volume una serie di saggi introduttivi analizzano i più importanti cambiamenti dell'immagine di Agostino durante il secolo. Ai saggi segue una selezione di 125 opere, divise tra immagini singole e cicli biografici.
Il volume prosegue gli studi raccolti nella precedente pubblicazione curata dai noti archeologi tedeschi Paul Zanker e Henner von Hesberg dedicata ai grandi monumenti dell'architettura romana. Il nuovo titolo documenta sviluppo, storia e trasformazione delle antiche città romane in Italia. La città di Roma e le colonie da essa fondate si distinguono notevolmente. A partire dal VII sec. a.C. un lungo processo aveva portato alla crescita di Roma, divenuta poi capitale di un Impero che si estendeva su tutto il Mediterraneo. Resti di strutture arcaiche restavano affiancati a strade pianificate con case a più piani, templi antichi più volte restaurati a impianti templari ellenistici e magnifici fori imperiali. Le città coloniali fondate da Roma avevano invece un aspetto totalmente diverso. Spesso si trovavano lungo o su importanti assi stradali che portavano direttamente al tempio principale, il Capitolium, e al Foro. Un sistema viario ortogonale strutturava l'intera area urbana. A partire dal tardo I sec. a.C. queste città si svilupparono oltre l'impianto originario per offrire spazio sufficiente ad ospitare edifici eccellenti come teatri, anfiteatri, nuove aree abitative e non da ultimo, edifici termali.
L'opera comprende la riproduzione di un rotolo lungo 12 metri, un documento storico sull'antica Cina e un volume critico che ne spiega il valore artistico. Il pittore di corte Xu Yang della dinastia Qing impiegò 24 anni per realizzare il rotolo dipinto un tempo chiamato "Scene di prosperità", che illustrava la ricchezza economica e culturale della città cinese nel XVIII secolo. Lungo 12,25 metri e alto 35,8 cm, comprende 4.600 figure, 1.140 edifici, 40 ponti e 300 barche. Riproduce fedelmente il paesaggio, le scene di vita urbana, i costumi locali nel periodo d'oro della Cina e riprende le attività quotidiane come viste dall'alto: ricco di dettagli, consente di vedere chiaramente le persone all'interno delle case o nei palazzi, sui ponti, i rematori sulle barche, le donne che ricamano la seta, gli uomini che trasportano la merce, le persone d'affari che barattano al mercato, i negozi e ristoranti. Un racconto dipinto di come si svolgeva la giornata in una cornice incantevole di giardini ponti e fiumi. Suzhou, città antichissima con oltre 2500 anni di storia, situata lungo la riva del Fiume Azzurro, è famosa per i suoi ponti di pietra, le pagode e gli splendidi giardini. Ha sempre avuto per la sua posizione favorevole un ruolo significativo nell'agricoltura, nell'industria e nel commercio. L'opera è completa di un secondo volume che ritrae le scene più significative del rotolo e le spiega per capire fino in fondo la storia e i costumi di un'intera popolazione.
Un elegante volume in cofanetto che illustra l'opera omnia di Franco Zeffirelli: teatro, opera, cinema.
Il presente volume contiene saggi di carattere storico-critico e un repertorio biografico di 220 artisti - per lo più italiani e rappresentanti di tutte le scuole regionali, oltre che stranieri attivi in Italia - che si sono confrontati con la pittura di paesaggio. Per ogni artista viene riportato: una biografia, una bibliografia aggiornata e una selezione di immagini significative.
Il catalogo della mostra Nicola da Guardiagrele, orafo tra Medioevo e Rinascimento. Le opere - I restauri, a cura di Sante Guido, è stato l’occasione di raccogliere i più recenti studi di molti studiosi della materia. Il volume si apre con un intervento di Ezio Mattiocco sulla produzione orafa in Abruzzo nel periodo immediatamente precedente l’opera di Nicola. Quindi si analizzano le prime opere in mostra, tutte appartenenti al primo periodo della produzione negli anni 1410-1420. Il breve ma importante testo di Elisabeth Taburet-Delahaye permette di portare l’attenzione su un'opera di Nicola conservata nel Museo di Amiens, ma della quale la storiografia italiana del Novecento ignorava l’esistenza. Valentino Pace tratteggia la situazione storiografica e analizza con dovizia di nuovi raffronti importanti opere come le custodie eucaristiche di Francavilla al Mare e di Atessa e la bellissima croce di Santa Maria Maggiore a Lanciano. Infine Mons. Crispino Valenziano presenta una magistrale lettura ed interpretazione teologico-liturgica delle due custodie.
Il volume prosegue con una seconda parte relativa alle opere del periodo 1431-1451, nel quale lo stile di Lorenzo Ghiberti, espresso nella celeberrima Porta Nord del Battistero di Firenze, condiziona l’intera produzione del maestro abruzzese. Mattiocco presenta il paliotto della cattedrale di Teramo, opera scelta come esemplificativa della svolta fiorentina. Aldo Galli analizza, con abbondanza di particolari e puntuali raffronti, le citazioni di Nicola dell’opera di Ghiberti. Serena Romano propone, aggiornandoli, i suoi studi sugli smalti del guardiese come mezzo per illustrare i rapporti tra l’orafo e la produzione pittorica contemporanea. Gina Lullo ricostruisce quindi, apportando nuove segnalazioni, la storia e la produzione scultorea di Nicola. Alessandra Rodolfo presenta alcuni documenti inediti sulla croce di San Giovanni in Laterano, l’ultima a noi giunta dell’intera produzione del maestro. Il volume si conclude con il saggio di Benedetta Montevecchi, che analizza l’eredità dell’arte di Nicola nella produzione orafa.
Tutti i testi sono intervallati da fascicoli fotografici che illustrano, con eccezionali riproduzioni, le opere del Maestro di Guardiagrele.
L’idea di procedere all’edizione di un nuovo catalogo scientifico delle sculture dei Musei Capitolini è nata nel contesto dei profondi cambiamenti che hanno interessato il Campidoglio negli anni a cavallo del Giubileo del 2000 e ha risposto all’esigenza di dare avvio a un necessario e sistematico aggiornamento dei due volumi curati da Henry Stuart Jones e dedicati al Museo Capitolino del Palazzo Nuovo (1912) e al Palazzo dei Conservatori (1926). Il nuovo catalogo, edito in più volumi a cura di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce, si ispira all’edizione novecentesca nella ripresa dello schema della descrizione secondo l’odierna collocazione delle sculture e parte dalla trattazione degli allestimenti del Palazzo Nuovo in Campidoglio. Il primo volume della serie, pubblicato nel 2010, è stato dedicato alle statue del piano terra, dello scalone e della Sala del Galata. Il secondo raccoglie le opere conservate nella Sala del Fauno e nel Salone, tra cui si segnalano alcune delle sculture più celebri delle collezioni capitoline, quali il Fauno in rosso antico, i due Centauri Furietti e l’Amazzone ferita opera di Sosikles. Approfondite schede scientifiche, destinate a diventare punti di riferimento indispensabili per le future ricerche sulle sculture capitoline, sono accompagnate da un ricco apparato di eleganti fotografie in bianco e nero. Ciascuna sezione del catalogo, inoltre, è aperta da inedite foto di sala capaci di restituire a pieno il fascino degli allestimenti storici del Museo.
L'esistenza di Braque è indissolubilmente legata all'atelier, cuore della sua casa, verso cui tutto converge, la cui raffigurazione metamorfica occupa nella sua opera il posto essenziale che questo libro vorrebbe evocare. Dopo l'esame del tema dell'atelier nella pittura moderna, l'autore, grande amico di Braque, analizza le serie di dipinti ("Figure al cavalletto", "Nature morte con la tavolozza", ecc.) che culmineranno nella fondamentale sequenza degli otto "Atelier sinfonici", summa pittorica di Braque e trasfigurazione poetica del suo universo quotidiano.