
A distanza di cinque secoli dalla sua manifattura l?arazzo del cenacolo in Vaticano viene in questo volume analizzato e autenticato su disegno di Leonardo Da Vinci. L'intento dell'autrice infatti è stato proprio quello di dimostrare, grazie a fonti inedite fornite dall'Archivio Segreto Vaticano, che il cartone usato per l'arazzo non è solo una copia fedele, ma il medesimo usato per il murale, ed elaborato da Leonardo stesso. Il libro, inoltre, aiuta il lettore a contestualizzare l'opera di Leonardo nella sua epoca, fornendo dettagli sulla commissione dell'arazzo ed evidenziando l'incontro tra arte e religione che permea l'opera del genio toscano. L'autrice infatti è un'attenta ricercatrice della presenza di Leonardo in Vaticano e ha dedicato grande impegno allo studio della documentazione inerente alla sua vita e al suo operato, rapprtandoli con le varie espressioni del suo genio, privilegiando in particolare l'interazione tra arte, filosofia, scienza e teologia.
Come funziona il laboratorio della creazione artistica nell'Italia del Rinascimento? Qual è il gioco delle parti fra artista, committente, «consiglieri» e «amici» dell'uno e dell'altro? Quale il loro rapporto col pubblico? Queste le domande che Salvatore Settis, nel saggio che dà il titolo a questo volume, apparso nel 1981 negli Annali della storia d'Italia Einaudi, pone a numerosi artisti, da Giorgione a Mantegna, da Leonardo a Leon Battista Alberti, da Michelangelo a Vasari. Un insieme di casi concreti, guardati da vicino con l'ausilio di contratti, lettere e altri documenti contemporanei, consente di descrivere e analizzare le pratiche socio-culturali che articolano il rapporto committente-artista, esplorandone le dinamiche ed evidenziandone le costanti. Settis mette cosí a fuoco la distribuzione dei ruoli nel processo di creazione di un'immagine, ma anche il progressivo accrescersi dello spazio operativo dell'artista, il suo impadronirsi dell'«invenzione» che all'origine faceva parte dell'«intenzione» del committente. Tre saggi su Giorgione (fra cui una nuova interpretazione della Pala di Castelfranco) chiudono il cerchio, tornando a un artista il cui rapporto con la committenza è, per la scarsezza di documentazione diretta, oggetto di studio particolarmente stimolante.
Corredato di un ricco apparato iconografico, rivisto e arricchito di nuove riflessioni e di una postfazione di Antonio Pinelli che ne riprende e sviluppa i temi, questo volume è un prezioso sussidio per guardare «dietro» le immagini, per intendere il variegato gioco di interazioni artista-committente da cui sono nate.
In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato, quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, o quando perdono la memoria di sé. Venezia può morire se perde la memoria, se non sapremo intenderne lo spirito e ricostruirne il destino. Fragile, antica, unica per il suo rapporto con l'ambiente, Venezia si svuota di abitanti, e intanto è bersaglio di innumerevoli progetti, che per "salvarla dall'isolamento" ne uccidono la diversità e la appiattiscono sulla monocultura di una "modernità" standardizzata, riducendola a merce, a una funzione turistico-alberghiera. Il caso di Venezia, emblematico, permette a Salvatore Settis un ragionamento universale: dall'Aquila a Chongqing - città della Cina che è passata dai 600.000 abitanti del 1930 ai 32 milioni di oggi - mutamenti frenetici imposti da ragioni produttive e di mercato violano il contesto naturale e lo spazio sociale, mortificano il diritto alla città e la democrazia.
Dove corre il confine fra «paesaggio» e «città»? E come giudicare o indirizzare gli interventi sull'uno e sull'altra, o la continua crescita delle periferie? Devono prevalere i valori estetici (un paesaggio da guardare) o quelli etici (un paesaggio da vivere)? L'architetto è il mero esecutore dei voleri del committente, anche quando vadano contro l'interesse della collettività, o deve mostrarsi attento al bene comune? Sfidare i confini difficili fra città e paesaggio, decostruire i feticci di un neomodernismo conformista (il grattacielo e la megalopoli) e le sue conseguenze (i nuovi ghetti urbani) vuol dire tentare il recupero della dimensione sociale e comunitaria dell'architettura. In un paesaggio inteso come teatro della democrazia, l'impegno etico dell'architetto può contribuire al pieno esercizio dei diritti civili. Diritto alla città, diritto alla natura, diritto alla cultura meritano questa scommessa sul nostro futuro.
Le distruzioni intenzionali di opere d'arte, l'incuria che affligge i monumenti e i paesaggi, il declino delle città storiche e il diffondersi dei ghetti urbani sono i multiformi segnali di una crisi che non è solo economica e politica, ma culturale. Stiamo disimparando a convivere con il nostro passato, a cui non sappiamo più guardare se non con nostalgia o con disagio. Per capire quel che sta accadendo, nessun osservatorio è più adatto di questa Europa sempre più disgregata, troppo spesso ridotta a progetto economico-politico in cui la cultura ha un ruolo gregario. Eppure, dall'eudaimonia di Aristotele al flourishing dell'odierna filosofia morale, la cultura è da sempre risorsa e motore dell'economia e della società, ma anche della democrazia, dell'uguaglianza, della giustizia. Partendo proprio dall'orizzonte europeo come intersezione fra opposti campi di forza (l'economia e la cultura, le identità nazionali e i flussi migratori, il passato e il futuro), Salvatore Settis affronta alcune idee vigenti di "cultura" e "culture", tra potenziali conflitti e possibili convergenze. Non soltanto quindi il lascito della civiltà greco-romana e della cultura rinascimentale, non soltanto la grande Mitteleuropa. È necessario un quadro più articolato e una maggiore consapevolezza delle "Europe" che compongono questa Europa. Una memoria culturale plurale è infatti il terreno di crescita di una creatività che non miri all'effimera felicità del successo: un sentimento che incardini l'individuo nella vasta comunità europea. A noi italiani va riconosciuto un merito, e spetta un compito. Riconoscendo ai cittadini il diritto alla cultura, la nostra Costituzione ha saputo guardare lontano: occorre farne tesoro ed espandere questa idea fino a contagiare l'Europa intera.
"C'è chi ama la musica rock, chi l'opera, chi il bricolage: ma tutti vedono film. E non c'è nessuno che non si sia trovato almeno una volta a cena da amici coinvolto in una animata discussione su un film, a difenderlo o attaccarlo con convinzione. Tutti coloro che amano il cinema sono spesso buoni lettori che forse leggerebbero con piacere libri sul cinema capaci di parlarne con la stessa passione che suscitano i film. I libri di cinema, invece, sembrano parlare solo a esperti di film o a studiosi specializzati. L'idea del testo è proprio quella di un libro che si rivolga a tutti e che sappia raccontare per quale ragione sedersi di fronte a un film, ad assorbirlo immobili per quasi due ore, è un'esperienza più misteriosa di quanto si creda e come ha fatto il cinema a diventare proprio questo: da Spielberg ai fratelli Coen, da Hitchcock a Welles, da Polanski a Coppola, il libro cerca di mostrare il modo in cui i film raccontano i propri segreti, senza svelarli." (Mario Sesti)
La vita di Gioachino Rossini è più avventurosa di quella dei quattro moschettieri messi assieme, è un romanzo. Da ragazzino povero a uomo ricco e infelice, da giovane di "sinistra" a vecchio di destra però sempre pronto a sfottere imperatori e impostori. Ci sono più di mille donne nel catalogo di Gioachino, una lista che avrebbe imbarazzato Leporello. Dopo i primi successi è talmente popolare che le ragazzine lo rincorrono per la strada tagliandogli pezzi di vestito da dosso, come succederà con i Beatles, e, se possibile, qualche ciocca di capelli. Lo scrive Lord Byron, furibondo che qualcuno fosse diventato ancora più famoso di lui. Delle opere di Rossini tutti conoscono Il barbiere di Siviglia (del quale quest'anno ricorre il bicentenario, fu composto nel 1815), ma, con la rinnovata percezione del grande compositore, si vanno riscoprendo le opere "serie" e in particolare la sua ultima, il Guillaume Tell, che spalanca le porte al Romanticismo. C'è totale follia ne L'Italiana in Algeri, e Il Turco in Italia è surreale, ante litteram. Ma il vero fulcro tematico del libro è perché Rossini abbia smesso di comporre all'ancora verde età di trentasette anni. La risposta che dà Gaia Servadio si basa sull'analisi critica di un epistolario trovato solo di recente. Oltre 250 lettere che esprimono bene lo humour feroce del Maestro, le sue passioni nascoste ma anche il male e il bene di vivere. La pazzia e il genio sono fratelli gemelli, non solo in Mozart, ma anche in Rossini.
Due filosofi e due storici delle religioni espongono le loro opinioni su un affascinante edificio 'misterioso', che la Sovrintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l'Area Archeologica di Roma ha negli ultimi anni restituito alla città e al mondo della cultura, salvandolo dal degrado e dall'infestazione micotica che ne disgregava i pregevoli stucchi. Si tratta della Basilica sotterranea di Porta Maggiore, a Roma, rinvenuta per caso durante i lavori della linea ferroviaria Roma - Napoli nel 1917. Da allora molti studiosi si sono cimentati per attribuirle un'appartenenza cultuale e religiosa, e per decifrarne il messaggio nei pregevoli stucchi che la adornano. In questo volumetto il mondo degli stucchi dell'ipogeo viene considerato da prospettive diverse, fornendo al lettore un prospetto 'a rilievo' di un monumento che elude conclusioni definitive.
Macchine surreali, metamorfosi animali e vegetali, una sequenza di invenzioni colorate commentate da una scrittura immaginaria, il "Codex Seraphinianu"s è un libro di culto, un codice miniato visionario e misterioso pubblicato originariamente nel 1981 da Franco Maria Ricci, che continua da anni ad affascinarci per la sua capacità di rivelazione. Apprezzato da storici e critici dell'arte come Federico Zeri e Vittorio Sgarbi, il "Codex" ripercorre in chiave utopica e fantastica tutti i campi dello scibile, dalla zoologia alla botanica, dalla mineralogia all'etnografia, dalla fisica alla tecnologia: uomini tenaglia, amanti-coccodrillo, uova che volano, alberi capovolti. Quest'anno, 32 anni dopo la prima edizione, Rizzoli pubblica una nuova edizione dell'opera in due versioni, trade e deluxe, arricchite da nuove tavole appositamente disegnate dall'autore e dal testo di Italo Calvino che introduceva la prima edizione.